considerazioni sulla tecnica come forma di violenza/le ragioni della
natura provocatoria
della tecnica
1.] il significato della provocazione della tecnica, così
come ad esempio espressa nel libro di galimberti “psiche e techne. l’uomo
nell’età della tecnica” e nel neoparmenidismo, può essere così illustrato:
a.] l’uomo creato ha una parte apparente e una parte non
apparente.
b.] la parte non apparente è anche cibernetica-bionica.
c.] così l’uomo della natura romantica ha una parte non
apparente di tipo robotico [come si vede nel film “matrix”].
d.] l’uomo è salvato in cristo solo se viene riprodotta tale
parte in paradiso. questo processo viene epistemicamente definito clonazione
del vincolo di salvezza.
e.] ciò avviene nei sacramenti [invisibili]. la liturgia è
forma della tecnica [della tecnologia].
f.] l’età della tecnica è quella in cui la nauesa della vita
quotidiana, a causa della morte, pone l’uomo nella condizione di darsi da solo
la salvezza, creando, ovvero facendo apparire questa nuova parte
cibernetica-bionica paradisiaca di sé, che dio dovrebbe creare, se l’uomo
attinge ai sacramenti, e che l’uomo pensa di creare da se stesso, facendola
apparire.
g.] questa parte [parte della nuova creazione] apparirebbe realmente
in una dimensione.
h.] l’uomo la fa apparire in questa dimensione [dimensione
terrena: da qui il cambio di “età”: mutamento epocale e età della tecnica], e
così l’interconnessione innaturale appare violenta. la fa apparire perché l’uomo
è certo dell’esistenza solo di ciò che appare.
i.] questa è quindi la provocazione della civiltà della
tecnica e della tecnica:
i.1.] la tecnica è salvezza. la tecnica data da cristo è
salvezza.
i.2.] io simulo questa salvezza. ne ho bisogno. la faccio apparire.
è salvezza e quindi non posso farne a meno.
i.3.] ma la faccio apparire nel luogo sbagliato, e quindi
questa forma di paradisizzazione appare come infernalizzazione. la tecnica appare
come innaturale alienazione.
2.] forme tradizionali di tecnica-salvezza sono, ad esempio,
nelle donne i gioielli, e nei giovani il piercing [cultura punk].
3.] il transumanismo esaspera tale condizione.
4.] si arriva fino a fare emergere la parte artificiale del
paradiso nella natura/dimensione terrena, in cui appare l’artificiale che si
sostituisce al naturale.
5.] quello che dovrebbe essere il paradiso [l’artificiale]
appare come l’inferno, perché il luogo del suo apparire è errato. lo si fa
apparire per rassicurarsi circa la clonazione del vincolo di salvezza, la parte
tecnica di cristo e dell’anima celeste, ricreata.
6.] la paradisizzazione comporta l’emersione della tecnica
non solo come ambiente artificiale ma anche come corpo per il suo potenziamento
[bionico]. ciò avviene anche nella infernalizzazione, in cui il corpo umano è
innestato nella tecnica come camera di tortura. così proprio nell’inferno [paradisizzazione
come infernalizzazione].
7.] è, quindi, la tecnica terrena forma ambivalente di
paradisizzazione e di infernalizzazione, e in ciò sta l’alienazione generata
dalla tecnica, intesa come provocazione irresistibile:
a.] provocazione [tentazione] come paradisizzazione e
simulazione della salvezza, ma anche infernalizzazione [la provocazione
presenta sempre un aspetto positivo e uno negativo].
b.] irresistibile perché tale è la pulsione umana alla
salvezza.
3.] essa è tale perché dopo la morte l’ascensione al cielo e
la discensione nell’inferno [simulate nella storia] sono processi
irreversibili, e come tali essi si presentano, in forma anticipata, nella
modernità [apocatastasi = globalizzazione], la quale viene accettata [e
imposta], pur di essere diversi e potenti [salvi] contro la morte.
4.] il modo, in cui il demone a livello inconscio codifica
nell’uomo la tecnica come segno di potenziamento contro la morte, consiste nel
fare apparire una qualche forma di segno tecnico sul corpo umano [ad esempio,
un “chip sottocutaneo”], avente solo una funzione simbolica [ap 13, 16: il “marchio”].
la suggestione della tecnica è subliminale. essa intende dire all’individuo che
con la tecnica è qualcosa “di più” [super-uomo = anima celeste]. l’uomo della
tecnica è un uomo privo di ideologie speculative, che cerca la droga [forma di
paradisizzazione, come l’edonismo] e il cambiamento del corpo per potenziarsi
psicologicamente rispetto alla nausea della vita, che conduce alla morte, codificata
come nulla e inferno. all’uomo deideologizzato per affrontare i novissimi
[morte e inferno] rimane solo il proprio potenziamento con la tecnica, da fare
apparire sul proprio corpo.
proposizioni su qualcuni aspetti del
senso comune in relazione alla civiltà della tecnica/implicazioni in
ordine
all’escatologia epistemica/determinazioni di
escatologia epistemica
1.] il
neoparmenidismo non è una filosofia avanzata, astratta, accademica, separata dal
sentire della gente comune.
2.] ci sono milioni di uomini [politici,
professionisti, medici, ingegneri, accademici, scienziati, impreditori,
economisti], che non sono credenti, e quindi elaborano inconsciamente la
salvezza associata ai novissimi in modo nichilistico: costoro stanno
trasformando il mondo secondo una simulazione della salvezza cristiana.
edificano il tempio cristiano della chiesa non apparente nella tecnologia della
civiltà della tecnica. ma la tecnica non appare [l’uomo possiede solo il segno
della tecnica: un microprocessore apparente non è tecnica, che è solo quella
ipostatica non apparente, da cui l'uomo è separato], per cui il potere politico
e economico può realizzare solo una grande simulazione della tecnica, un
simbolo, un sogno, una suggestione, di massa.
3.] la gente comune lo
percepisce, e partecipa del loro stesso bisogno, preparandosi a vivere in questo
mondo costruito per essa: la cività della tecnica [paradiso e inferno della
tecnica], di cui il neoparmenidismo si costituisce come l’ideologia, per questo
adatta al tempo attuale.
4.] il popolo, con il potere sovrano della
democrazia, evoca il potere della tecnica [reso da dio proibito in eden: gn 3,
22-24].
5.] si sente la gente comune fare questi discorsi: “cambia tutto ... i giovani domani avranno un chip
sotto la pelle”. questo chip [che è una forma di
auto-distruzione/auto-aggressione del comportamento] non è un potenziamento del
corpo, ma è il segno, sogno e simbolo del suo potenziamento, vissuto come
auto-violenza perché la paradisizzazione anticipata, facendo emergere il
rapporto [già esistente e ora nascosto] tra corpo biologico e corpo
bionico-cibernetico [come nel costume del prete], è anche infernalizzazione
anticipata [il chip sottocutaneo simula le torture dell'inferno].
6.] è
determinazione epistemica [una determinazione è una proposizione infallibile dal
punto di vista della ragione speculativa], a carattere escatologico, che
l’umanità, creata nel deserto, per vincere la morte, su possessione demonica
[una possessione che va al di là di quanto conosciuto dalla scienza
dell’esorcismo del magistero ecclesiale/per cui tutta la modernità è uno stato
possessivo di imitazione dei cieli: mt 11, 12], vive come al di là della morte
[2 tm 2, 18], e quindi anticipa, creando la storia, il processo apocatastico di
ascensione [che avviene dopo la morte], che è insieme potenziamento spirituale e
tecnologico: per questo gli uomini si integrano oggi con la tecnica [come nei
social network], e i giovani [eventualmente] metteranno i chip sotto la pelle,
senza alcun potenziamento reale, e anzi con danneggiamento della salute. i
piercing sono già anticipazione di questo “chip”, anche se solo simbolica.
[invece, braccialetti, collane, anelli, orecchini, sono simboli positivi della
tecnica, perchè tradizionali.]
7.] questo indossamento di un
costume tecnologico è di tipo idolatrico, perché dannaggia il soma e la psiche
[cioè esige un sacrificio], e quindi offende la dignità dell’uomo ed è peccato
contro dio. si tratta di ciò che dice il libro dell’apocalisse: “chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve
il marchio sulla fronte o sulla mano ...” [ap 14, 9]. il cittadino
democratico deve adorare la besita e la statua, perché la salvezza ha una
struttura invariante, e per questo, se non si adora cristo, necessariamente si
adora l’anticristo, ovvero la Tecnica [il grande fratello/statua, simulazione di
cristo: ap 13, 15]. anche il neoparmenidismo adora la tecnica. sempre la evoca e
ne descrive la potenza [“onnipotenza”], mai mettendola in dubbio. il rifiuto di
severino della tecnica è solo dovuto al fatto che severino sa, sente, percepisce
che la tecnica è peccato, e così, mentre evoca la potenza della tecnica, la
nega, censurando il peccato del neoparmenidismo, sempre diviso tra espressione
della potenza della tecnica e negazione della stessa [definendola "follia"].
severino chiama follia la tecnica, ma non mette in dubbio il suo potere. non il
potere in ordine al divenire, ma quello concreto come potere di fare il male,
cioè di arrecare violenza agli uomini. di questo potere severino non dubita,
privando il genere umano di speranza [anzi definendo speranza e amore forme di
violenza].
commento ad articolo di emanuele
severino "la tecnica, un superstato oltre i confini della politica",
apparso
sul corriere della sera in data 1 novembre
2009
1.] scrive
severino: “… ma, infine, ci si deve chiedere: europa, stati uniti, russia …
riescono a scorgere il volto autentico dell’”ordine delle cose” ? essi agiscono
ancora politicamente, cioè come stati che nel loro fronteggiarsi credono di
essere in grado di servirsi della potenza della tecnica per far prevalere le
loro rispettive forme statuali. non si rendono conto che le loro tensioni e la
loro elaborazione dei problemi del mondo … stanno diventando una lotta di
retroguardia; che tuttavia è necessaria proprio per andar oltre, nella
direzizone che vado da tempo indicando. incomincia infatti ad affiorare il
contrario di quanto essi credono: affiora che è la Tecnica, su cui si basa la
loro forza politica, economica e militare, a servirsi sempre di più degli stati
per accrescere la propria potenza, non la loro. in questo processo, l’apparato
scientifico-tecnologico si costituisce come il Superstato che va lasciandosi
alle spalle la politica e lo stato e i loro confini. l’integrazione
europa-russia, ossia la riduzione delle autonomie statuali, è un passo
importante in questa direzione”.
2.] in queste parole emerge un nuovo
tema nella filosofia di severino, ovvero l’istituzionalizzazione della tecnica
come stato [super-stato].
3.] è stato detto che, se la tecnica agisce in
modo personale [come in severino: "... è la Tecnica ... a
servirsi sempre di più degli stati per accrescere la propria
potenza"], dietro la tecnica sta una persona. questa persona
è da severino distinta dagli uomini [del cui potere sono emanazione gli stati].
gesù dice che non appare più [gv 16, 10: “non mi
vedrete più”]. ne consegue che questa persona, "impersonale", che sta
dietro la tecnica, ente impersonale che in severino agisce come una persona, non
può che essere il demone, tenuto conto che il potere della tecnica agisce contro
la fede e la chiesa, e angoscia gli uomini. è inoltre una persona che agisce
nell'inconscio degli uomini, come il demone.
4.] si legge nel libro
dell’apocalisse: “… per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di
compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro
di erigere una statua alla bestia … le fu anche concesso di animare la statua
della bestia sicchè quella statua perfino parlasse …” [ap 13, 14-15].
5.] si osserva il rapporto simbolico stato/statua [questa è solo una
metafora].
6.] la statua “parla”: quindi è il sistema mass-mediale, detto
grande fratello [cristo, come figlo di dio, è il fratello dell’uomo], quindi
esso è l’anti-cristo.
7.] questa statua è la tecnica planetaria, di cui
parla heidegger, che ora severino chiama super-stato, quasi legittimandola
giuridicamente-istituzionalmente.
8.] nella filosofia epistemica del
diritto, poiché la vita umana proviene da un macro-organo [cosmo-adamo e
cristo], lo stato corrisponde a un macro-organo, di cui è simbolo/segno
[semiotica istituzionale]. uno stato grande, e quindi il super-stato della
tecnica, che è detto impersonale, ma che agisce come una persona, e che agisce
contro gli uomini, come un potere indipedente dalla loro volontà, e agisce nel
loro inconscio, una statua che gli uomini adorano e che essi sostittuiscono a
dio, opponendola a dio, non può che essere una “persona”, che sia macro-organo e
opposta a dio: essa è quindi azione di satana. il neoparmenidismo è idolatria
della tecnica [perché ne riconoscere il potere assoluto e senza limiti, che
vince anche la chiesa, considerata una ideologia], e dietro alla tecnica sta il
potere del demone.
9.] la democrazia è il potere dello stato che discende
dall’uomo. il libro dell’apocalisse dice che questo potere, il potere dello
stato/statua, “sedusse gli abitanti della terra”, ne consegue che il
potere della tecnica è indipendente da quello degli uomini, come potere del
demone, e agisce nel loro inconscio, ma è anche invocato dagli uomini [il
cittadino ha sovranità, e la usa per incrementare il potere della tecnica]:
a.] sia gli uomini che il demone necessitano di cristo,
cioè della sua salvezza [ma il demone non può più avere la salvezza di cristo:
gv 16, 10].
b.] conseguentemente, rifiutata la chiesa, gli uomini erigono la
statua di un “altro cristo”, cioè lo
stato/statua/anti-cristo/mass-media/grande-fratello, che parla dando voce
[“le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicchè quella statua
perfino parlasse”: ap 13, 15] al demone. da questo simulacro di cristo, che
è l'anti-cristo, il demone spera la propria salvezza. per questo la tecnica deve
essere onnipotente, come dio [anzi più di dio/ormai non potendo dio salvare il
demone].
10.] il sapere neoparmenidista, in quanto evocativo
del potere della tecnica, potere impersonale ma inconsciamente personale, e
quindi demonico, è un [è il] sapere satanico: severino, parlando del potere
assoluto della tecnica, che domina gli uomini, sta parlando del potere di
satana. questa è una determinazione scientifica, dimostrata anche con un
sillogismo:
a.] il potere della tecnica ha un fine ["accrescere la propria
potenza"].
b.] dietro la tecnica non stanno gli uomini.
c.] ma la tecnica è [evidentemente] agita dagli uomini.
d.] quindi è
agita dal loro inconscio [l'inconscio è e non è la persona].
e.] avendo un
fine, il potere della tecnica è un potere personale e consapevole
["... è la Tecnica ... a servirsi sempre di più
degli stati per accrescere la propria potenza"/qui la tecnica agisce come
una persona, ma non è gli uomini].
f.] è una persona che
agisce nell’inconscio degli uomini ed è ostile agli uomini.
g.] ne consegue
che è il potere di un macro-organo personale [= super-stato], opposto agli
uomini [e a dio]: cioè, dietro la tecnica, sta il demone, che agisce
nell’nconscio degli uomini. il macro-demone è detto satana.
11.] severino
negherebbe che il suo sapere sia a carattere demonico, nello stesso modo di
freud, che infatti identifica il "mostro" [la tigre o l'insetto, che fa paura al
bambino] alla figura del padre, rimuovendo il concetto di demone:
a.] il
demone è figura "arcaica" [si usa il tempo per creare distanziamento dal
concetto].
b.] ma l'inconscio e la tecnica sono realtà misteriche e
oscure.
12.] la razionalità epistemica e il magistero ecclesiale sanno
che l'oscurità e il mistero dell'inconscio sono costituiti dalle realtà
inferiche.
13.] freud e severino rimuovono questo concetto, perchè la loro
azione etica non è cattolica, e per questo essi temono inconsciamente le sue
conseguenze morali.
proposizioni su diritto e
tecnica/la teoria cibernetica del diritto/implicazioni su natura e caratteri
della civiltà della
tecnica
1.]
il diritto è linguaggio.
2.] questo linguaggio ha la
capacità di orientare il comportamento umano. nel momento in cui viene prevista
la sanazione, l’uomo si sente obbligato al comportamento, e quindi il diritto ha
la capacità di determinare nell’uomo una condotta meccanica, quasi robotica.
3.] lo stato e le istituzioni sono simboli, segni, e
sono simboli della tecnica.
4.] il diritto è come il
software, lo stato è come l’hardware di una macchina/computer, che funziona
tramite il software del diritto. secondo la teoria cibernetica del diritto, lo
stato riproduce l’organizzazione del corpo:
a.] il potere legislativo rappresenta la
mente e il sistema nervoso.
b.] il potere esecutivo
rappresenta il corpo.
c.] il potere
giudiziario rappresenta il sistema di controllo [feedback] dell’organismo.
5.] un computer
controlla una macchina tramite onde e cavi. anche l’uomo a livello di sistema di
unità organica controlla l’uomo a livello virtuale terreno, tramite lo spirito
[“onde” e “cavi” spirituali]. inoltre il diritto e lo stato comandano il
comportamento dell’uomo come un computer che comanda il corpo umano, essendo
questo una macchina biologica. questo computer è il computer edenico.
6.] la sanzione come minaccia psicologica paventata,
la natura linguistica del diritto e la natura simbolica dello stato sono
simboli/segni dei prolungamenti spirituali [verso la psiche] e materiali [verso
il corpo], che collegano l’uomo al computer divino. lo stato è simbolo della
tecnica.
7.] la civiltà
della tecnica “scopre” questi “cavi”, passando dal simbolo al concetto
[hegelianamente], per cui ora questi “cavi” di comando e controllo sulla psiche,
che nel diritto e nello stato sono simbolici [per cui il comportamento umano è
guidato dalla sanzione], diventano appariscenti, e al controllo del
comportamento, rispettoso della libertà perché fondato sulla psicologia e
sull’educazione, si sostituisce il controllo fondato sulla tecnica, dove alla
norma giuridica si sostituisce l’impulso elettrico computer-mente umana.
8.] si passa così dal regno del diritto alla
civilità della tecnica, dalla minaccia della sanzione, associata alla libertà
del precetto, al controllo e comando diretti computer-mente umana, dove alla
norma si sostituisce l’impulso elettrico. nella civiltà della tecnica lo
spirito, che non appare, appare ora come cavo elettrico, e gli uomini indossano
la tuta virutale, ovvero sono obbligati, per studio e lavoro, a stare davanti al
computer, e a calarsi in una realtà virtuale di secondo livello, il
“second-life”, in cui avviene la loro selezione.
proposizioni sull'ideologia della
scienza e della tecnica
1.]
scienza e tecnica si oppongono alla chiesa, ma in esse emerge soprattutto
l’anti-stato.
2.] oggi [e nella storia] non c’è mai stato lo stato [la
repubblica democratica italiana è una forma di stato inconscio, cioè non
consapevole, in senso hegeliano].
3.] hegelianamente si distingue
epistemicamente tra simbolo e concetto:
a.] al simbolo
corrisponde l’al di qua, come tecnica simbolica.
b.] al concetto corrisponde
l’al di là, come tecnica reale.
4.] ecco quindi che la
tecnica reale che appare oggi si sostituisce allo stato, che è il simbolo della
tecnica, e fa credere all’uomo di trovarsi già in paradiso.
5.] a questa
sostituzione è associata la trasmutazione dei valori, perché il paradiso è senza
etica, e i valori del paradiso sono edonistici.
commento ad articolo di alberoni “sono
la scienza e la tecnica a rivoluzionare vita e valori” apparso sul corriere
della sera in data 17 agosto
2009
1.] è stato
detto che la forma del regno del male è la civiltà della tecnica, presente
nell’antico testamento come “il regno di ferro più duro di ogni altro regno”
[daniele] e nel nuovo testamento come il luogo in cui “avverranno prodigi
che inganneranno anche i credenti” [san paolo]. è possibile infatti che
anche i credenti siano ingannati dalla civiltà della tecnica, perché …
a.] gesù dice di non opporsi al male,
b.] la tecnica
appare invincibile e irreversibile,
c.] ma [essi possono pensare], se
qualcosa è invincibile, allora vince anche la chiesa, e poiché niente può
vincere la chiesa, la tecnica [nella forma della civiltà della tecnica] deve
essere espressione del bene.
2.] si è detto che il regno
del male come civiltà della tecnica [dove la tecnica sono i cieli, trono di dio,
e il regno del male si appropria dei cieli: mt 11, 12] svolge una funzione
positiva nell’economia della storia della salvezza, perché attraverso la tecnica
l’uomo conosce ciò che lo attende in paradiso [appunto, la tecnica].
3.]
viano afferma correttamente che il neoparmenidismo è una “minaccia”: in esso
severino afferma l’inevitabile destino del trionfo della tecnica, anche contro
il cristianesimo, come vittoria di una tecnica intesa come [positivamente,
secondo severino] estrema forma di dominio, potenza e violenza [così severino
spiega la positività della tecnica in un suo articolo: superando le ideologie,
la tecnica supera anche l’ideologia del crimine].
4.] nell’episteme, la
tecnica è l’anticristo, concetto questo non simbolico ma scientifico, essendo la
tecnica il “cristo” da cui il demone attende e spera la propria salvezza
[essendo cristo la salvezza], e la tecnica è appunto simulazione di cristo, che
è il fratello dell’uomo, come “grande fratello” [la statua: ap 13, 15]. nella
prospettiva dell’episteme, l’uomo non deve combattere e abbattere il
gigante/tecnica [che, secondo daniele, crolla “non per mano di uomo”], e non
deve lottare contro il grande fratello, ma imparare a riconoscere il proprio
demone interiore, rapportandosi con il grande fratello dei mass-media in modo
ludico, come nelle sale giochi dei luoghi di villeggiatura, in cui i bambini
giocano con i demoni [che si proiettano nelle macchine e nei robot]. si deve
cioè convivere serenamente e positivamente con la tecnica, essendo essa
epsressione di una pulsione e possessione umane.
5.] anche
l’articolo di alberoni presenta la tecnica come una minaccia. egli scrive:
“la società occidentale sta rapidamente mutando e non sappiamo dove vada. ma
anche le altre civiltà … sono investite dalla stessa bufera. e ciò che le mette
in moto non è l’occidentalizzazione, è qualcosa di più radicale: la scienza e la
tecnica … osservando i paesi emergenti come la cina, l’india o quelli islamici,
noi siamo colpiti essenzialmente dal progresso materiale, dalle fabbriche, dai
grattecieli ma non siamo in condizione di capire quale sotteranea rivoluzione
stia avvenendo nel mondo sociale e nell’interiorità … e presto o tardi la parte
sotteranea verrà in superficie” [ciò che è sotterraneo è il demone].
questa analisi, che, come divulgativa, è necessariamente in ritardo rispetto
alle più avanzate analisi della tecnica di severino e di galimberti, mostra come
questa analisi, come già mostrato in precedenti paragrafi, stia nascostamente
costruendo una propria “ideologia” presso il mondo della cultura in generale. è
quella della tecnica [la tecnocrazia] l’ultima ideologia totalitaria della
storia.
6.] come ha detto severino, gli scienziati, gli imprenditori, i
politici e i cittadini sono persone ideologicamente ancora poco avvertite: essi
sono orgogliosi delle loro molteplici “tecniche” [l’economia, i mercati, le
imprese, i prodotti]. l’articolo di alberoni parla di un tempo in cui [come
anticipato da severino] il potere, politico e economico, nella società, si
accorgerà della necessità di passare dalle tante “tecniche” alla “tecnica in
sé”. è questa l’ultima ideologia totalitaria della storia, in cui si esprime
perfettamente l’essenza del male. la tecnica non rende realmente l’uomo dio, ma
è il segno di questa volontà sostitutiva.
7.] la tecnica [come ha mostrato
l’episteme] non ha alcun potere soprannaturale, né ha un grande potere naturale,
ma cerca di simularlo. il suo potere di suggestione deriva dal fatto che dio e i
sacerdoti [i preti] creano e salvano con la tecnica [essenza della chiesa non
apparente, o celeste-cosmica], e la civiltà della tecnica vuole appropriarsi di
questo potere salvifico.
8.] non potendolo fare, lo simula: il
potere della tecnica è solo il sogno della tecnica e del suo potere. la tecnica,
emergendo, divinizza l’uomo, perché è segno della sua risurrezione in paradiso,
dove unicamente avviene la ricongiunzione post-apocatastica tra cristo e la
tecnica [il computer divino].
9.] quindi, ciò che sta emergendo
“nascostamente” non è un effettivo potere, ma è solo una forma di violenza, di
tipo simbolico/semiotico: l’uomo applica al proprio corpo un “chip”
sottocutaneo, e questa sola applicazione [immagine della unione futura
paradisiaca dell’anima beata con il proprio corpo cibernetico] fa sentire l’uomo
divino, cioè già risorto, quindi salvato, quindi potente. l’uso della tecnica
[che non può generare il super-uomo] potrà divenire motivo di nuova
discriminazione sociale e di razzismo.
10.] ciò che emerge [e che alberoni
chiama “sdoppiamento”] è il potere [apparente] del demone, che infatti è la
“parte sotteranea”, il quale, come si proietta nei robot e nelle macchine, così
si proietta nelle applicazioni tecniche bioniche sul corpo dell’uomo. esse non
potenziano il corpo, servono solo per il loro valore simbolico/semiotico, e
questo è dato inconsciamente dal fatto che l’uomo, unito con la tecnica,
consente al demone di uscire dagli inferi, sentendosi unito al corpo dell’uomo
[quale è la condizione infernale del dannato: di qui la disumanizzazione del
corpo dell’uomo unito con la tecnica].
11.] anche se la tecnica umilia
l’uomo, l’uomo moderno vuole questa umiliazione del proprio corpo unito alla
tecnica [nella quale l’uomo umilia dio], perché egli opera il male, e vuole
unirsi al demone, apparente tramite la tecnica.
proposizioni su tecnica e sacra
scrittura
1.] nel
paragrafo PTF211.html_[…] si è detto che il bambino
sulla spiaggia, costruendo castelli di sabbia, senza che nessuno lo istruisca a
questo riguardo, anche solo una piramide e una buca [mt mt 21, 33], come quelle
egizie, senza avere il secchiello, che suggerirebbe la costruzione
dell’edificio, manifesta la pulsione umana di edificare una torre, cioè la
tecnica.
2.] quindi, essendo l’uomo a immagine di dio, anche dio possiede la
tecnica, ha creato con la tecnica e sta salvando con la tecnica, la tecnica
essendo la torre del computer, riprodotta anche nel tabernacolo liturgico.
3.] la torre di babele, di cui al passo biblico gn 11, 4, è l’amplificazione
di tale pulsione umana, e tale sono la civiltà della tecnica e la
globalizzazione attuali.
4.] il cristianesimo non è una
religione come fatto privato. esso [e non il divenire del neoparmenidismo] è la
chiave di interpretazione della storia [che, come dice severino, è storia della
tecnica] e del tempo attuale, in cui la tecnica si manifesta pienamente: è essa
la tecnica usata da dio per creare e per salvare, di cui l’uomo si appropria
simbolicamente [semiotica epistemica].
5.] numerosi sono i passi biblici e
evangelici che fanno riferimento alla tecnica:
a.] gn 2,
17; gn 3, 22-24 [il frutto proibito è la fonte, l’eden è la tecnica come
paradiso: sistema socio-tecnico].
b.] gn 11, 4 [la torre di babele
simboleggia la torre del computer].
c.] mt 11, 12 [il regno dei cieli di cui
i violenti si appropriano sono la tecnica e lo stato].
d.] mt 13, 44 [il
tesoro nascosto è il paradiso, cioè la tecnica, i “cieli” come paradiso].
e.] mt 21, 33 [la torre è la torre del computer paradisiaco, il frantoio
scavato è l’inferno e la torre del computer infernale, che più precisamente è la
civiltà della tecnica attuale, per cui appunto la tecnica è violenta].
f.]
mt 5, 34 [il cielo come trono di dio è la tecnica, la tecnica e il computer di
dio, eterni e non creati, di cui dio si serve per creare e per salvare].
g.]
ap 13, 15 [la statua è il grande fratello mass-mediale, opposto a cristo, il cui
eden è il mercato].
h.] ogni volta che nella bibbia si esalta un oggetto
inorganico, esso è simbolo della tecnica: così, la chiesa come edificio fisico
[sacra tradizione] e la sacra scrittura sono simboli della tecnica [la chiesa
come corpo robotico di cristo, la bibbia come simbolo del computer di dio:
parallelo tra libro e computer, dove il libro è il simbolo del computer/il
conflitto attuale tra libro e computer caratterizza il regno del male come
conflitto tra simbolo e concetto, dove il male vuole esplicitare concettualmente
il simbolo, il cui concetto è invece eticamente proibito].
proposizioni sulla
tecnica
1.] il bambino in
spiaggia costruisce con la sabbia i castelli, cioè delle
torri.
2.] questa pulsione manifesta che la tecnica
è per l’uomo una pulsione, e quindi sua idea è innata, cioè eterna [ereditata da
dio].
3.] il castello di sabbia è tecnica non
simbolica, ma vera macchina.
4.] deve quindi essere
spiegato il rapporto tra tecnica secondo severino e tecnica secondo l’episteme,
la quale è macchina.
5.] è evidente che la tecnica è
“per” l’uomo, perché, sebbene il bambino sia dominato dalla propria pulsione
tecnologica [come la bambina dalla bambola], è evidente che il castello non
serve a dominarlo e a nuocerli: domina l’uomo la pulsione della tecnica, cioè la
pulsione ad essere potente come vantaggio, e non svantaggio per
l’uomo.
6.] ma in paradiso esistono il paradiso e
l’inferno: esiste quindi una tecnica che può anche potenzialmente nuocere
all’uomo.
proposizioni sul rapporto tra scienza e
tecnica e sul paradosso/follia della scienza moderna, così come intesa secondo
comte
1.] il
rapporto tra scienza e tecnica, così come espresso da comte, che chiama la
tecnica con il nome di “arte” e “azione” dell’uomo sulla natura, mostra la
follia e il paradosso della scienza moderna, anche in relazione alla concezione
aristotelica della scienza, propria di tutto il mondo antico.
2.] comte dice
che la scienza conosce le leggi della natura, e che dalla conoscenza di come
funziona la natura l’uomo può trarre il modo con cui intervenire sulla natura e
manipolarla.
3.] gli antichi e aristotele avevano invece un concetto
contemplativo della scienza e della conoscenza.
4.] la scienza moderna, al
servizio della tecnica, è una forma di follia.
5.] essa non è follia nel
senso della medicina, e qui appare [nell’ottica epistemica] sorprendente che
comte abbia ragione, che cioè l’uomo realmente possa manipolare la natura con la
tecnica conoscendola con la scienza.
6.] la conoscenza descrive la realtà.
7.] nella realtà necessaria è inserito dio, che è immobile in essa.
8.]
la conoscenza che dio ha della realtà e della propria realtà è quindi
contemplativa, perché dio non manipola la prorpia realtà [se non
nel processo creativo].
9.] ecco quindi che appare assurdo che l’uomo possa
conoscere la natura, nella quale egli è inserito staticamente come dio nella
realtà necessaria, allo scopo di manipolare quella natura che lo racchiude.
10.] la natura funziona secondo le leggi. se, dunque, la natura funziona
secondo leggi, è impossibile che l’uomo possa modificare la natura e le sue
leggi.
11.] l’uomo ha la tensione manipolatrice [in cui proietta la
salvezza], perché dio ha manipolato una parte di sé per creare l’uomo e
modificarsi con l’uomo.
12.] è evidente che l’uomo può effettivamente
manipolare la natura [come con la medicina], perché l’uomo si trova nella realtà
virtuale, l’unica che dio ha potuto manipolare, nella quale l’uomo è attualmente
inserito.
determinazioni conclusive sul paragrafo
PTF77.html_[…]: definizione scientifica della
tecnica
e integrazione sulla
teodicea
1.] la tecnica
è il prodotto protonico tra oggetto e soggetto, determinante un oggetto avente i
caratteri del soggetto:
a.] la tecnica è oggetto perché è
in-organica [a-vitale], secondo la sostanza.
b.] la tecnica ha la forma del
soggetto, perché è organica secondo la forma.
2.] si
osserva ad esempio il rapporto tra computer e cervello:
a.]
il cervello è soggetto [in realtà sarebbe oggetto, perché il corpo è a-vitale].
b.] il computer è oggetto, avente la forma del cervello.
3.] qui ci si riferisce alla tecnica di dio.
4.] “prodotto protonico”
significa una auto-determinazione del principio [che è l’esistenza], la quale
determina l’esistenza di una trasformazione dell’esistenza in una ipostasi
dell’essere.
5.] perché, nella tecnocrazia [civiltà della
tecnica], la tecnica è dominio e violenza, secondo severino e galimberti ?
6.] nel suo libro “psiche e techne”, galimberti sostiene che è mutata la
concezione dell’uomo, ora inteso come macchina. nell’episteme l’uomo è una
macchina, perché, dice gesù, “la carne non giova a nulla, è lo spirito che è
vita” [gv 6, 63], cioè il corpo di carne [ad esempio: apparato scheletrico,
muscolare, ecc.] è una macchina, in cui si incarna l’anima tramite lo spirito.
il pensiero e la mente sono proprietà dell’anima, non del cervello, il quale non
è vita, non pensa e non vive. la cellula non vive. in essa vive la cellula
dell’anima, che si incarna nella cellula di materia, come una mano indossa un
guanto.
7.] quindi, è naturale che, essendo l’uomo una macchina [secondo
cartesio], sia naturale il rapporto tra uomo e tecnica.
8.] questo rapporto
diventa fonte di violenza e di dominio, come [utilizzo di metafora
esemplificativa] l’armatura del corpo fa soffrire il corpo se viene riscaldata,
perché …
a.] la tecnica-infernale anticipa in terra
l’inferno, perché l’uomo cerca di evitare l’inferno, non con la salvezza
sacramentale [forma della tecnica salvifica], ma infernalizzando anticipatamente
il suo simile.
b.] la tecnica come dominio è la tecnica-infernale …
b1.] con cui dio ha creato il mondo
b2.] e con cui dio
sta salvando il mondo,
b3.] appropriata dall’uomo per controllare il
processo salvifico, per cui la civiltà della tecnica è una simulazione liturgica
del tempio-celeste.
ulteriori
determinazioni
1.] è possibile distinguere una tecnica organica da
una tecnica in-organica:
a.] la tecnica organica è il corpo [cellule,
organi, tessuti, apparati], ed è originata dal "filtraggio" [divisione
protonica] del soggetto da parte dell'oggetto [ma potrebbe essere il
contrario].
b.] la tecnica in-organica è la tecnologia [computer, mercati,
aziende, ecc.], ed è originata dal "filtraggio" [divisione protonica]
dell'oggetto da parte del soggetto [ma potrebbe essere il
contrario].
note
1.] classificazione
sistemica:
a.] logica/empireologia/tecnologia.
b.]
etica/empireologia/tecnologia/teodicea.
2.] paragrafo chiuso in data
13/5/2009 alle ore 19:20.
determinazioni sull'essenza della
tecnica
1.] la
determinazione epistemica dell’essenza della tecnica parte dalla considerazione
che la tecnica ha una forma organica, e riveste il corpo come un’armatura. di
ciò si danno alcuni esempi:
a.] funzionamento della mente
umana: processo input-elaborazione-output [dove l’output è la rappresentazione].
b.] funzionamento di un computer [= forma della tecnica]: processo
input-elaborazione-output [dove l’output è il dato].
c.] funzionamento di
una cellula corporea: processo input-nutrimento-output [dove l’output è
l’energia].
d.] funzionamento di un’azienda [= forma della tecnica]:
processo input-trasformazione-output [dove l’output è il prodotto e
l’informazione].
2.] poste le seguenti ipostasi:
a.] esistenza estesa e puntiforme [oggetto].
b.] vita
organica estesa [corpo] e puntiforme [mente] [soggetto].
c.] la tecnica può
essere definita come:
c1.] il prodotto protonico tra
esistenza e vita-organica [dio], che dà una “materia” [o meglio sostanza]
[esiste anche la tecnica-spirituale, la quale è il tempio] con le seguenti
caratteristiche:
c1.1.] tecnica puntiforme [ad esempio: il
computer].
c1.2.] tecnica estesa [ad esempio: l’azienda].
c1.3.] tecnica
organica [il robot ha la forma dell’uomo].
c1.4.] tecnica a-vitale [le
macchine non vivono e non pensano].
c2.] il rivestimento
robotico della vita. ad esempio: il computer riveste la mente; l’azienda e il
mercato rivestono l’eden [che è l’intelligenza artificiale di dio];
l’armatura-robot riveste il corpo;
c3.] il medium separatore tra vita e
esistenza [qui si inserisce il principio di incarnazione, ancora di non
precisata definizione], avente la forma della vita [tecnologia come forma di
organicismo] e la sostanza [a-vitale] dell’esistenza [materiale e spirituale].
la tecnica infatti non vive e non pensa.
3.]
nell’episteme la tecnica è intesa come “macchina”.
4.] severino definisce
invece la tecnica come:
a.] organizzazione che persegue un
fine tramite un mezzo.
b.] la potenza.
c.] la potenza che assume come
fine il mezzo stesso, per l’incremento infinito della potenza.
5.] …
a.] quale può essere il rapporto tra le due
definizioni della tecnica [epistemica e neo-parmenidistica], anche per definire
la civiltà della tecnica [come paradiso della tecnica, casa di dio e dell’uomo]
e la sua violenza [l’inferno è un livello del paradiso] ?
b.] perché la
tecnica, che nella concezione epistemica è “macchina”, diventa nell’inconscio
dell’uomo simbolo della potenza ?
c.] perché nell’attuale tecnocrazia
[civiltà della tecnica severiniana] la tecnica aggredisce l’uomo ?
6.] …
a.] dio ha creato dal nulla,
quindi anche dall’inferno, inteso come spazio.
b.] l’inferno [eterno e
creato] è anche macchina [ad esempio: sedia elettrica; camera a gas;
ecc./definizione dell’essenza degli strumenti di tortura].
c.] dio ha creato
servendosi di questa macchina [controllo mentale-liturgico del tempio], si serve
di essa anche per salvare, cioè per la nuova-creazione [inferno =
tempio-infernale = tecnica in senso “negativo”].
d.] dio ha creato anche con
la fonte [sintesi energetica infernale dell’Intero eterno].
e.] la civiltà
della tecnica è la società in cui l’uomo acquisisce simbolicamente il controllo
della tecnica-infernale [quindi rivolta contro l’uomo], e della sua sintesi,
nella fonte, intesa come potenza.
7.] si precisa che questa
definizione di tecnica riguarda la tecnica di dio e in dio [tecnica come
ipostasi eterna][ad esempio: computer di dio], dove la tecnica è il paradiso, al
cui interno è dio [empireologia e domotica]. l’uomo non crea [cioè non inventa]
la tecnica, solo la imita [“copia” in senso platonico].
8.] questa tecnica,
eterna, in paradiso forma:
a.] la chiesa eterna;
b.] lo
stato eterno;
c.] la tecnologia eterna;
d.] l’economia eterna [mercati e
aziende eterne] [industria e finanza celesti].
9.]
l’iperuranio platonico è l’eden, che è il mercato [idee = frutti = prodotti e
informazioni], ed è tecnica, come intelligenza artificiale di dio, organica, non
vitale, spirituale e materiale [livelli a matrice].
note
1.]
classificazione sistemica del paragrafo:
a.]
logica/cristologia/empireologia/tecnologia.
b.]
etica/antropologia/empireologia/tecnologia/discipline del tempio, della tecnica,
della chiesa, dello stato, dell’economia.
c.]
etica/empireologia/tecnologia/teodicea.
2.] paragrafo
chiuso in data 13/5/2009, alle ore 16:00.
determinazioni sulla civiltà della
tecnica
1.] tramite
l’edificazione della civiltà della tecnica l’uomo …
a.] desidera inconsciamente controllare la liturgia celeste non apparente
per dirigere la salvezza sacramentale verso se stesso [secondo il rapporto tra
tempio e tecnica: il tempio è il vertice di controllo della tecnica/inoltre
esistono una tecnica spirituale e una tecnica materiale].
b.] inoltre, dio
per creare [e per salvare] usa la tecnica, e la usa per sospendere il creato
sopra il baratro infernale. l’uomo usa la tecnica quindi su imitazione di dio
per controllare il creato, creare la creazione e la salvezza [= nuova creazione]
e proteggere il creato dal suo destino [paradisiaco e infernale].
c.] poiché cristo per creare
si è separato dal padre, da se stesso, dalla fonte e dalla tecnica, l’apparire
della tecnica [il medium come messaggio] è messaggio che comunica all’uomo la
riunificazione apocatastica di cristo con la tecnica, e quindi la chiusura del
processo apocatastico, per cui l’uomo, facendo apparire la tecnica, può così
sentirsi già in paradiso [al di là del bene e del male: legislazione sulla
vita].
d.] altre determinazioni sono date dal concetto di tecnica secondo
severino, epistemizzate: con la tecnica l’uomo acquisisce totemicamente la
potenza della fonte edenica [tecnica come totem moderno] [gn 3, 22-24].
2.] la tecnica inoltre riproduce il paradiso che include
l’inferno. quindi esistono:
a.] una tecnica come paradiso
della tecnica [severino].
b.] una tecnica come purgatorio.
c.] una
tecnica come inferno della tecnica.
di qui anche le rigide
divisioni sociali, frutto della imitazione della pre-destinazione.
3.] si
precisa che il concetto epistemico di paradiso della tecnica differisce dal
concetto severiniano di paradiso della tecnica:
a.] il
concetto severiniano è una appropriazione retorica: il cristianesimo è errore e
la civiltà della tecnica riproduce il paradiso sottraendo al cristianesimo il
concetto di paradiso.
b.] nell’episteme invece [in base anche al principio
sociologico secondo cui, poiché il luogo naturale dell’anima è il paradiso,
sempre l’uomo edifica il paradiso attorno a sé], il paradiso della tecnica è la
riproduzione del paradiso, non nel senso che questo non esiste in cielo, ma nel
senso che esso esiste in cielo, e l’uomo moderno [ateo e agnostico] lo riproduce
in terra [nei totalitarismi e nella tecnocrazia]. per cui il paradiso della
tecnica terreno [in cielo il paradiso è la tecnica] è vera imitazione e
sostituzione del paradiso celeste.
elenco di proposizioni di definizione essenzialistica della tecnica
la questione della tecnica e la
filosofia di severino hanno costituito sempre per i cristiani e gli uomini del
tempo attuale due tra le maggiori problematiche speculative, fonte di
provocazione, inquietudine e angoscia.
la filosofia di severino è stata
qui presumibilmente confutata: l’essere non è un’entità monolitica, ha una sua struttura,
viene dall’episteme “spezzato” [da qui il logo della fondazione_episteme], e il
nulla e il divenire non sono solo caos angosciante [come li intende severino],
ma anche strutture “positive”, fondanti l’essere in quanto essere, e in quanto principio
del reale necessario. la questione della tecnica è
sempre stata fonte d’angoscia per i giovani, e come tale è sempre stata proposta da severino:
la tecnica come violenza, dominio, onnipotenza, potere invincibile che domina
l’uomo e il mondo e di fronte a cui nulla può resistere. per questo i giovani si difendono dalla
tecnica, introiettandone la pervasività con il culto dei cellulari, con il
piercing, con la cultura punk, e altre forme di elaborazione dell’angoscia [metropolitana,
giacchè la tecnica si lega alla periferizzazione urbana e cosmica, come ambiente
artificiale].
L’angoscia, che deriva dalla
tecnica, cioè dall’istanza del condizionamento mentale, agisce solo se non si
conosce l’essenza della tecnica e della sua provocazione: conosciuta questa,
l’angoscia si scioglie e cessa, e l’episteme ha certamente ormai esaurito la
problematica tecnologica.
per risolvere tale questione, la
fede deve riappropriarsi dell’essenza della tecnica, perché essa agisce con la
forza della verità della tecnica, la quale è positività assoluta, che viene
capovolta e appropriata da parte del male e del peccato [e del demonio]. dopo
aver esposto le due essenze della tecnica, positiva e negativa, viene elencato
il percorso compiuto in questo sito, che era già stato compiuto dal 1991 al
2000 circa [ricerca epistemica], percorso condotto in questo sito a
conclusione.
essenza postiva della tecnica:
1.] la tecnica è il divenire in
quanto ente e “cosa” [ad esempio, a livelli successivi di
complessificazione (nella piramide tecnologica, il cui vertice è
il tempio, che si innesta nella mente di dio): la tecnica come divenire
produttivo di esistenza è l'azienda industriale di produzione e
il processo_produttivo, parti di paradiso_celeste coinvolte nel
processo creativo];
2.] la tecnica è medium
separatore tra dio e l’esistenza, per la conservazione della sua identità
[psiche e techne: inri e croce];
3.] la tecnica è la sintesi della
realtà nell’idea in_organica [computer] e anche organica [verbo];
4.] la tecnica è scritturalmente
contemplata, come sacra_scrittura [= computer] e sacra_tradizione [= croce =
verbo = chiesa e stato]];
5.] la tecnica è strumento di
salvezza [sacramenti e tempio/liturgia celeste, visibile e invisibile];
6.] la tecnica è l’essenza della
salvezza [eucaristia e clonazione del vincolo di salvezza, che è cristo e la
tecnica stessa];
7.] e questa è il paradiso [e
l’inferno], inteso come luogo fisico come trono di dio [industria e finanza
celesti, ecc.];
8.] la tecnica è la fonte edenica [energia come cibo di dio ["ho da mangiare un cibo che voi non conoscete": Gv 4, 32] [il punto_omega dell'universo];
9.] la tecnica opera la trasfigurazione dell'anima_terrena in anima_paradisiaca [= super_uomo];
10.] la tecnica è l'essenza del regno [regno di dio, regno dei cieli: modernità].
essenza negativa della tecnica
[l’origine della la tecnica come
suggestione e provocazione/la tecnica nemica dell’uomo]:
1.] l’inferno non è solo spazio_tempo
[come il paradiso], ma anche luogo della pena_capitale, e per questo angoscia
[ed essa angoscia];
2.] questo luogo è l’idea [cioè
pensiero e vita], in_organica [= computer_infernale, quello della società del
computer come condizionamento] e organica [corpo_carnale di cristo], luogo
dell’eros divino, che brucia i demoni;
3.] tutti i fenomeni di angoscia
sono manifestazione di penetrazione mentale [di tipo psichiatrico] delle realtà
infernali nella dimensione terrena [condizionamenti mentali, cultura
dell’horror, periferizzazione, disorientamento, anche metropolitano,
alienazione, malattia psichica];
4.] l’onnipotenza della tecnica
[che è un errore, grossolano, in quanto neppure dio è onnipotente come lo
vorrebbe severino, e l’onnipotenza di cui parla la teologia cristiana, a volte,
è causata da nichilismo teologico: molte cose dio non può farle, come ad
esempio essere ciò che non può e non vuole essere] è la proiezione del bisogno
che ha il demonio di abbattere il principio di non contraddizione [questo è il
segreto della “potenza della filosofia contemporanea”, di cui parla severino,
la quale apre la strada all’onnipotenza della tecnica, che è solo un sogno e
una suggestione], per farlo uscire da dove si trova, e per evitare il suo
destino infernale;
5.] la tecnica [e non il
capitalismo, come dice cacciari erroneamente] è l’anti_cristo, cioè quel
grande_fratello [cristo è fratello], nel cui potere e nella cui onnipotenza
spera il demonio, perché da cristo [che è la tecnica = verbo] proviene appunto la
salvezza. questa salvezza è quanto si è detto sopra [essenza positiva della
tecnica] ai punti 5.] e 6.]: globalizzazione come eucaristizzazione;
6.] che la tecnica non sia onnipotente
è presto dimostrato: è onnipotente, ciò che può dare l’eternità all’uomo, non
domani o dopodomani, ma già adesso, e poiché adesso la tecnica non può far
risorgere l’uomo [la tecnica umana, che mai potrà farlo], ecco che essa, di
fatto, è assolutamente impotente;
7.] il potere della tecnica è
solo una suggestione, una penetrazione mentale: il suo potere è solo questo: “io ho la pistola e posso toglierti la vita”
[così dicono a scuola i ragazzi: “che
senso ha il karatè, se uno ha la pistola ?”]. ma dice gesù [e in queste
parole finisce la modernità (non è mai iniziata, anch’essa è solo una
suggestione), perché la modernità abolisce ogni timore, e quindi il timore del
sacro]: “sì, ve lo dico, temete Costui” [Lc 12, 5] [cioè il
Padre, che unicamente ha il potere di far perire l’anima, mentre l’uomo può far
perire solo il corpo]: temere non la tecnica [di cui dice gesù: “ora io vi dico che qui c’è qualcosa più grande del tempio”: Mt 12, 6],
ma temere dio, per cui tutte le rassicurazioni [unione europea, il progresso,
l’evoluzione, la tecnica] e le provocazioni [la tecnica], di fronte a dio e al
suo potere, cessano [dice il vangelo sulla tecnica e sulle metropoli: "mentre
usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre
e che costruzioni !". Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi
costruzioni ? Non rimarrà qui pietra su pietra che non sia
distrutta"" [Mc 13, 1_2]: questo gesù non lo dice solo con riferimento alla
caduta di gerusalemme ad opera dei romani, ma lo dice con riferimento alla tecnica di severino,
cioè al tempio e ad ogni tempio che non sia la chiesa]. severino
confida quindi nel tramonto di dio [siamo infatti
nell’era contemporanea, in cui non si potrebbe più parlare
di dio], nel
tramonto di tutti gli dei [non già dimostrato, ma solo affermato
in base
all’autorità di “giganti del pensiero”:
nietzsche e leopardi], e nella potenza
della tecnica, nella sua onnipotenza. ma nelle promesse battesimali, i
genitori
del bambino e l’assemblea dichirano insieme, a nome del bambino
battezzato, che
“rinunciamo alle suggestioni di satana”.
questa, come dimostra l’episteme, è l’essenza della
tecnica, che tanto ha angosciato, e ancora angoscia i giovani;
8.] la tecnica come fonte viene proiettata nella ricchezza e come paradiso nella proprietà;
9.] la tecnica come trasfigurazione paradisiaca ascensionale viene proiettata nell'eugenetica;
10.] come detto, la tecnica è anche l'anticristo, perchè
è il totem in cui satana, facendolo emergere, proietta il
cristo, da cui spera la salvezza [essendo il verbo forma della tecnica].
ricerca_epistemica [essenza della tecnica]
proposizioni essenzialistiche sulla tecnica nella concezione di
severino e galimberti
1.] cristo, per creare e per
salvare, si è separato dalla tecnica, usa la tecnica, ed è crocifisso nella
tecnica [il tempio è il centro di controllo della tecnica];
2.] la tecnica è sia centro del
paradiso sia centro dell’inferno;
3.] come meccanismo di difesa
dall’angoscia per la potenziale infernalizzazione [mancando attualmente la
salvezza, cristo essendo in fase di clonazione], l’uomo fa emergere nella
storia, nella pulsione tecnologica, il paradiso nella tecnica, che emerge
quindi come la tecnica infernale, in cui cristo è crocifisso;
4.] il concetto severiniano di
“paradiso della tecnica” è retorico: la civltà della tecnica non è una
invenzione che imita il paradiso cristinao, il paradiso cristiano [il
regno dei cieli predicato da gesù] è la
tecnica;
5.] come cristo si è separato
dalla tecnica, essa non dovrebbe emergere, e quindi, emergendo per simulazione
del tempio [cattolico_liturgico] salvifico, emerge come la tecnica che
crocifigge attualmente cristo [nel mercato si opera la transustanziazione del
grande fratello];
6.] questa tecnica, che opera
l’infernalizzazione attuale di cristo, è quella di cui parla galimberti nel
libro psiche e techne: cioè la civiltà della tecnica [paradiso e inferno
emergenti nella storia/alla fine della storia] come tecnica che è violenza
contro l’uomo;
7.] questa violenza contro l’uomo
[che è la tecnica come s_personalizzazione, dis_umanizzazione e annientamento (trans_umanismo) dell’uomo]
simula nella dimensione terrena, contro l’uomo, l’attuale macro_crocifissione
di cristo [l’umanità viene crocifissa nella tecnica come infernalizzazione e
purgatorio anticipati.
nota
il tempio è
l’intelligenza_artificiale_divina, cioè l’iperuranio [= eden], inteso come
centro di controllo telepatico della tecnica [piramide_tecnologica, il cui
vertice è il tempio]:
1.] casa e computer,
2.] mercato e azienda,
3.] industria e finanza.
nota sulla funzione terapeutica della concezione epistemica della
tecnica
la tecnica [come illustrato nel
libro psiche e techne di galimberti] crea angoscia [quel libro e gli scritti di
severino non si propongono di neutralizzare l’angoscia per la tecnica, ma la
esasperano, cercando di preparare l’uomo al suo dominio, inteso questo come
violento e inevitabile]. questo perché la tecnica è un concetto positivo
[auto_concetto], e l’uomo sa che non si può fare a meno della tecnica [che
serve, ad esempio, per vestirsi: i vestiti sono la tecnica, la tecnica è lo spazzolino a
denti, la tecnica è la medicina ed anche la tazza del latte]. viene fatto
credere che questa positività [necessità funzionale] evolva necessariamente in
modo violento, ma non come tecnica diversa, bensì come l’essenza della tecnica,
intrisecamente violenta. a questo punto il ragionamento epistemico appare in
tutta la sua efficacia e semplicità:
1.] si dice che la tecnica non è
stata creata dall’uomo, ma dalla necessità come tecnica per dio in paradiso;
2.] una tecnica divina, imitata e
copiata dall’uomo, essendo una tecnica per dio, non può certamente
essere violenta;
3.] quindi l’essenza della
tecnica, essendo la tecnica finalizzata a dio come all’uomo, è intrinsecamente
positiva, come funzionalmente preposta a servire dio e l’uomo [dice l’episteme:
“nessuna timore a usare il computer,
perchè anche dio usa il suo computer, il suo cellulare, il suo televisore”];
4.] quindi, l’idea secondo cui la
tecnica deve evolvere in modo pervasivo e violento viene fatta
erronemente
credere come appartenente all’essenza [positiva] della tecnica, e
invece
appartiene al male e al peccato [processi di infernalizzazione
emergente: trovandosi la tecnica anche nelle realtà infernali] [dice
infatti l’episteme che la civiltà della
tecnica è l’essenza del regno del male, pur l’episteme rivalutando e
valorizzando il regno del male della civiltà della tecnica, perché essa
imita
il paradiso celeste, che è il regno della tecnica: filosofia epistemica
della
storia: mt 11, 12; mt 13, 44];
5.] tutto ciò libera
dall’angoscia per la tecnica;
6.] sorgono a questo punto due possibili obiezioni contro l'episteme:
a.] essa episteme, attribuendo a
dio la tecnica, favorirebbe l’idolatria della tecnica e della civiltà della
tecnica, del capitalismo e della tecnica in tutti i suoi aspetti, anche
violenti e peccaminosi;
b.] essa episteme, identificando
la tecnica con la croce, si porterebbe a dire che la violenza della tecnica è
il destino inevitabile per l’umanità, su imitazione della crocifissione di
cristo.
7.] queste due tesi sono da sempre state evitate dall’episteme:
a.] dio crea separanosi dalla
tecnica: quindi questa non dovrebbe apparire, e certamente non deve apparire il
regno del male [il cristiano deve edificare la civiltà della tecnica, come
assoluto protagonista di essa, ma in modo non violento: il televisore serve per
passare ore liete alla sera, ma passare molte ore davanti alla televisione
(funzione s_personalizzante della tecnica) è segno di solitudine, o di mancanza
di alternative gratificazioni nel mondo reale];
b.] come già detto, la questione
della tecnica non è tra sì o no alla tecnica, ma poiché dio ha la tecnica e la
tecnica è finalizzata a dio come all’uomo, la questione della tecnica è tra
l’uso della tecnica secondo il bene e secondo il male;
c.] la crocifissione di cristo
non significa che tutti i cristiani devono necessariamente essere crocifissi:
a.] “prendere la propria croce”
ha un unico significato: affrontare il proprio dovere quotidiano [studio, lavoro, ecc.],
non cercare il martirio e “farsi passivamente crocifiggere” dal mondo, secondo un destino giudicato inevitabile;
b.] esiste nell’episteme un unico
concetto di cristianesimo e di crocifissione:
b1.] una società “bene” per tutti gli
uomini, "positiva" e senza violenza;
b2.] quindi la
crocifissione di cristo non è un invito o un obbligo a farsi
"crocifiggere" [cioè a subire passivamente violenza], ma
è
quell’unico atto d’amore che dio ha sopportato per salvare
gli uomini da ogni
crocifissione della storia, e dalla crocifissione eterna delle pene
infernali:
cristo si è fatto crocifiggere perché l’uomo
potesse essere liberato dal male e
dal dolore;
b3.]
conseguentemente, limitatamente agli aspetti pervasivi della tecnica,
la civiltà della tecnica è, in essi [e solo in essi] anti_cristiana.
la struttura originaria [7
significati_epistemici]
nella
ricerca_epistemica il concetto di struttura_originaria, di derivazione
severiniana, acquisisce 7 significati:
1.] essa è
la struttura dell’esistenza pura, cioè dell’origine, che è il principio, ed è
l’essere in quanto essere, costituito di essere, nulla e
divenire;
2.] essa è la mente di Dio, o il
pensiero [Cristo = Episteme, come Intelletto/Matrice trinitari). Nella sua
struttura_originaria, Severino [e il pensiero_occidentale] si sono appropriati
di Dio: la posizione conoscitiva originaria dell’uomo [l base_speculativa della
struttura originaria della “verità” dell’essere) è la posizione
speculativa della Trinità;
3.] essa è la Trinità, che riflette
la struttura trinitaria del principio, il quale origina Dio [co-eterno al
principio: principio di sincro-causalità] e il
reale_in-creato;
4.] essa è il Paradiso, ovvero la
“struttura” del regno di Dio, fatta di parte spirituale e materiale, di parte
celeste e terrestre [in-creata]. E’ la struttura del regno dei Cieli, cioè del
regno della Tecnica, costituito di Paradiso [parte tecnica], Purgatorio e
Inferno;
5.] essa è, quindi, la Tecnica
[Croce], rivestimento robotico di Dio;
6.] essa è
il computer_divino, che è l’Iperuranio_celeste, parte della Tecnica, ovvero
l’intelligenza_artificiale_arborea;
7.] essa è la struttura del
male. La struttura del male è totemica.
IL
PROBLEMA DEL CONTROLLO DI DIO SULLA TECNICA_PARADISIACA E LE SUE IMPLICAZIONI
POLITICHE
posizione di domanda: se la realtà di
Dio è necessitata [metaforicamente: “Dio è
quello che è”], e la tecnica serve ad una sua [di Dio] parziale
scissione_identitaria dall’esistenza [schema_INRI/identità sulla Croce e
rapporto tra psiche (identità) e techne (tecnica) , individuato dal prof.
Umberto Galimberti] [la tecnica è il rivestimento esistenziale dello spirito, e
quindi viene da esso organicizzata in senso robotico], per cui la tecnica è
medium tra Dio e l’esistenza, a cosa serve a Dio controllare la tecnica, e come
la controlla, dato che la tecnica serve come presenza/esistenza, e non come
controllo, in quanto appunto Dio è perfetto e non necessita di “spostare” gli
enti o “riprodurli” ?
la risposta dell’episteme era certa, ma
sembrava poco rilevante: a Dio la tecnica serve per manipolare la realtà
virtuale [sintesi tra spirito e materia] e quindi per controllare la propria
attività onirica [Dio non dorme, ma anche “sogna ad occhi aperti”]. Ciò appariva
poco rilevante, dato che il maggior appagamento di Dio sta nell’estasi e nella
contemplazione [nel senso] della propria forma, dimensioni reali e non oniriche.
Ma ultimamente [da pochi giorni], unendo dati schemi, si è compresa la rilevanza
per l’uomo di tale limitato uso del controllo [e
ora ne emerge forse anche un altro: se il destino è dato nel medium, forse Dio
può influire sul destino tramite la tecnica/proposizione prioritaria/necessità
di approfondimento].
Rimanendo sull’idea data: se il Creato
è tratto dalla realtà virtuale, esso è una fantasia onirica di Dio, e tra le
tante esso è l’unica a base razionale e razionalizzabile. Allora la storia del
genere umano appare come l’incrocio tra molti sogni, convergenti verso l’unica
storia possibile, a determinazione obbligata: de_oniricizzazione strutturale del
Creato e della storia_umana.
implicazioni politiche: appare chiaro
che l’umanità sta oggi vivendo il suo ultimo sogno [la civiltà della Tecnica], e
quindi il ruolo della politica dovrà consistere nel "svegliare gli uomini" da
questo sogno.
nota
riguardo al controllo tecnico del
destino [idea emersa nella scrittura della pagina], posto che Cristo [= Corpo] è
l’essenza della tecnica, si darà approfondimento nel paragrafo sul destino e la
causalità.
essenza della
civiltà_della_Tecnica/l’attuale stato della dottrina delle
essenze
posto
che la Tecnica è il paradiso emergente nella storia e il rivestimento
esistenziale dello spirito [per questo essa è “organicistica”], la
ricerca_epistemica ha individuato finora 11 possibili spiegazioni di cosa sia la
civiltà_della_Tecnica, cioè del perché il paradiso emerga nella storia [si
aggiunge la dodicesima: quella data da Severino] [non si dice qui cos’è la
tecnica, ciò che è stato detto, ma cos’è la civiltà della Tecnica, cioè la
ragione storica e psicoanalitica dell’emergere della tecnica a livello
planetario] [12 determinazioni]:
1.] poiché gli uomini
devono costruire la propria identità paradisiaca già nell’al_di_qua [dove
quest’ultimo è una data dimensione esterna al paradiso e a Dio, sempre comunque
interna al paradiso e a Dio/differenti livelli], e poiché l’anima in paradiso si
rapporta alla tecnica [che è un’ipostasi del paradiso], nella dimensione_terrena
gli uomini vivono e agiscono la tecnica per costruire tale identità [principio
dell’INRI: rapporto tra identità e tecnica, o tra psiche e techne]/in breve: la
tecnica come vissuto per l’identità;
2.] la tecnica è, dunque, una forma di
“dover essere” della tecnica, intesa come “etica della tecnica” e dovere di
agire la tecnica e di rapportarsi ad essa, dovere che viene anche capovolto nel
male e nel peccato [esempio di etica positiva: andare a messa (frequentazione
del tempio, che è un vertice della tecnica a classificazione matriciale), o
saper usare il computer/esempi di etica negativa: usare la pistola e uccidere un
uomo]/in breve: la tecnica come dovere etico [e anti_dovere];
3.] poiché il
luogo naturale dell’anima è il paradiso, che è la tecnica, l’uomo, ovunque si
trovi, ricostruisce attorno a sé la tecnica, intesa come ambiente artificale
[rivestimento esistenziale e materiale dello spirito] [ad esempio: un mendicante
non abita in casa e sembrerebbe rifiutare la tecnica/invece c’è quasi sempre
nelle stazioni ferroviarie un mendicante che sta in stazione perché anche il
mendicante si circonda della tecnica (vive la stazione come la sua casa)_]/in
breve: la tecnica come ambiente naturale [se non c’è, l’uomo lo fa apparire]/la
tecnica come riproduzione delle configurazioni standard e definitiva;
4.] la
tecnica riproduce la storia: come prima della creazione Cristo ha creato il
mondo con la tecnica, e come gli uomini dopo la risurrezione andranno in
paradiso verso la tecnica, così psicoanaliticamente gli uomini nella storia
vanno verso la tecnica [e ora sono nella tecnica]/in breve: la tecnica come
necessaria tappa della storia;
5.] la tecnica è un sogno: gli uomini
“credono” di trovarsi nella civiltà della Tecnica, e che il computer sia
tecnica, e che la globalizzazione stia avvenendo: invero, gli uomini hanno
davanti ai loro occhi un insieme slegato [casuale] di fenomeni [atomi] e di
eventi storici, che, come un grumo di sabbia può assumere la forma di un uomo,
essi sono tali, per cui su di essi la mente umana proietta lo schema mentale
della tecnica [ipostatica]/anzi: gli uomini appositamente mettono insieme i
fenomeni e gli eventi per trarre maieuticamente la convizione di trovarsi
davanti alla tecnica, ovvero già in paradiso [riferimento biblico: “essi
credono di essere già risorti” (2 Tm 2, 18), parole cambiate]/in breve: la
tecnica è un sogno, ed è un sogno voluto [anche difensivo];
6.] la tecnica è
[vissuta oniricamente come] apparizione della riproduzione clonativa del vincolo
di salvezza [il neo_Corpo_di_Cristo_con_gli_uomini, corpo robotico includente la
tecnica, e “ponte” per la continuità incarnativa dell’anima tra al_di_qua e
al_di_là, o tra al_di_là e al_di_là mediati dall’al_di_qua]: poiché la tecnica
[il vincolo] appare, essa [per me] esiste, e quindi sono salvo [schema del
calvinismo sulla ricchezza, applicato alla tecnica: la tecnica come
ricchezza]/la tecnica viene fatta apprire per poter dire: poiché esiste sono
salvo/ ma la tecnica apparente non è ipostatica, essa è un grumo informe, su cui
l’uomo proietta lo schema della tecnica: la tecnica e la globalizzazione, in
realtà, non esistono [secondo la razionalità_epistemica]: gli uomini stanno
vivendo il “mito della tecnica” [auto_proiezione paradisiaca]/viene in mente il
film su “Kim”, quel giovane indiano_britannico, la cui mente viene ipnotizzata
per vedere i cocci del vaso che si ricompongono formando il vaso, ma era
soltanto un incanto: la filosofia epistemica riconosce i cocci [fenomeni di
migrazione, apparizione di miliardi di computer e cellulari, unificazione
globale dei mercati], e si disincanta dalla ricostruzione del vaso/quei fenomini
sono tutti sì “connessi”, ma non ipostaticamente connessi: fenomeni
correlati/coordinati [come il grumo di sabbia cui si dà “forma”], non veramente
connessi [quella forma del grumo di sabbia è mimetica/attenzione: si rileva
epistemologicamente che tutta la scienza atomistica moderna è “teoria del grumo
di sabbia”]: la globalizzazione non è vissuta come evento “interpretato”, ma
come “necessità storica”, quello stesso tipo di necessità che gli uomini
vivranno [solo] dopo la morte e la risurrezione, nell’ascensione al cielo [alla
quale i beati non potranno sottrarsi]: essa dunque ora non c’è, la
globalizzazione è solo un sogno: i cocci del vaso sono tra loro fenomeni sì
interconnessi, ma non necessari, sono tutte e soltanto pulsioni dell’es_globale,
dovute all’assenza di un super_io_globale: assenza del diritto capace di
controllare la globalizzazione];
7.] la tecnica è il medium
per la visione e il controllo del destino [notiziari televisivi e uso del
computer per darsi stabilità mentale/interpretazione psicotica dell’uso del
computer, inteso come controllo del mondo, della storia e del destino tramite
internet];
8.] la tecnica è visione della propria pre_destinazione: ad
esempio: vedo un documentario sul terzo mondo o un film “horror”, e così mi
libero della mia pre_destinazione infernale [l’esposizione dei giovanissimi alla
cultura del “nero” non è solo catarsi per l’angoscia per il futuro];
9.] gli
uomini usano la tecnica [pesante/nascosta, controllata tramite il computer e la
sua tastiera: il monolite di “2001: Odissea nello spazio” è oggi il mouse e la
keyboard/tastiera] per controllare la liturgia_celeste per la creazione del
vincolo di salvezza [che Dio crea invece solo per gli uomini di buona
volontà/atei e credenti];
10.] gli uomini stanno davanti al monitor per
controllare il destino apocatastico della Creazione, creata dentro la realtà
virtuale [attenzione: la sostanza della Creazione è di tipo esistenziale puro/la
realtà virtuale è stata da Dio “trattata”, non “trasformata/il Creato è immerso
nella realtà virtuale, unicamente manipolabile, non è realtà virtuale];
11.]
gli uomini stanno davanti al monitor perché l’estasi prodotta dalla realtà
virtuale è panteizzazione dell’identità_tecno_psichica [INRI/INRI significa la
parte della Croce, simbolo della tecnica, che corrisponde alla psiche, parte
tecnica, perché incorporata nella croce], ed essa blocca la libertà e la
volontà: un’umanità che sta davanti al computer e alla televisione cessa di
agire il mondo e la storia;
12.] “la tecnica è la massima forma della
volontà di potenza” [ciò che è un errore, perché tale massima forma è l’uomo
(anche solo il suo inconscio, a volte incontrollabile, ma sempre “es”
dell’uomo), piuttosto, che decide la tecnica]: così Severino [e l’episteme
aggiunge: rispetto ai desideri dell’uomo, la tecnica è invece infinitamente
impotente: potente è il sogno della tecnica, non la tecnica].
tali determinazioni consentono di poter dire che:
1.]
la tecnica non è un “mistero”;
2.] la tecnica non è “novità”;
3.] la
tecnica non è “provocazione”;
4.] la tecnica è stata epistemizzata
[perfettamente compresa/ma ora si vedrà: non propriamente].
alla luce di tali determinazioni [un altro esempio è dato dalle tre teorie
del male], si può spiegare l’attuale fase della dottina delle essenze:
a.] queste sono 12 teorie della tecnica;
b.] esse sono
o divergenti o paralleli [cioè tutte valide], ma appaiono non convergenti;
c.] l’essenza dell’apparire della tecnica è una sola: manca una teoria
unitaria della civiltà della tecnica;
d.] quindi la dottrina delle essenze è
nella sua fase divergente e parallela: l’episteme produce numerose ipotesi su un
dato fenomeno, ma non riesce a giungere a un’ipotesi globale unitaria
[convergenza delle ipotesi all’unità di spiegazione, o “essenza”].
e.] più
volte la ricerca_epistemica si è “stupita” che una essenza abbia tanti risvolti
anziché presentare un unico “volto”.
nota
in virtù dei punti 1.] e 2.] si dice
quanto segue:
1.] il disincanto dal sogno della tecnica non comporta il
tramonto immediato della tecnica, se non come tramonto del sogno;
2.] gli
uomini hanno il dovere di agire la civiltà della Tecnica e di eseguirne il
progetto.
tredicesima essenza della tecnica:
proposizioni definitive sull'essenza della tecnica/nota sul pensiero di
Severino
in riferimento all’articolo
del Prof.
Emanuele Severino, apparso sul Corriere della Sera del 3
novembre 2006, seguono le seguenti riflessioni:
1.] l’articolo ha consentito al
soggetto_espositore di ricordarsi di un’altra essenza della tecnica, pensata più
di 10 anni fa [forse 15]: la tecnica serve per trasformare l’uomo in super_uomo,
ovvero [secondo una definizione scientifica] a trasformare l’uomo
nell’anima_paradisiaca, a densità energetica infinita/inoltre: circa la
creazione di Dio stesso da parte dell’uomo, possibile in quanto Dio si sta
ricreando e l’uomo partecipa a ciò eticamente [aspetto associato alla 19°
dimostrazione e alla 20° dimostrazione], questo aspetto viene di fatto compiuto
nell’emersione del Grande_Fratello;
2.] a questo punto segue tale pensiero:
a.] Severino definisce la tecnica come
incremento infinito di potenza, da ottenere togliendo ogni limite a tale
incremento, e ciò può essere fatto non certo annullando un Dio che esiste, ma
estirpando la fede terrena in questo Dio, ovvero togliendo all’uomo il senso del
limite, che è il senso di colpa. L’episteme aggiunge che la tecnica non è mai un
"fine", ma è sempre e solo "mezzo" [perchè l'essenza della tecnica è di essere
il medium, cioè lo strumento/organon/Verbo]: il fine dell’incremento infinito
della potenza è stato detto sopra: creare il super_uomo e creare il super_Dio
[fine evidentemente rimosso, perché mimetico di ciò che già sta avvenendo, e sta
avvenendo in senso cattolico con la chiesa, i sacramenti (quelli veri sono di
dimensioni infinite: principio tempio/tecnica) e il Dio_cattolico];
b.] ma allora: se il fine della
tecnica, che non è la tecnica stessa, come dice Severino, ma è il
super_potenziamento [paradisiaco] dell’uomo [ottenuto mimeticamente: poiché
l’uomo è per la morte, l’uomo può sognare di essere super_uomo semplicemente
estirpando il senso di colpa, e producendo per i ricchi_occidentali miliardi e
miliardi di cloni (in cui si proiettano le ubiquità paradisiache), ecc.], è
appunto lo stesso del cattolicesimo, perché semplicemente non si rimanere “buoni
cristiani”, rinunciando alla tecnica, vivendo eticamente e aspettando la morte ?
se il fine della tecnica è lo stesso del cattolicesimo, che dice "voi siete
dei", ovvero costruire tali dei, perchè non svolgere la tecnica andando a messa,
anzichè producendo cloni ?
3.] è evidente che l’uomo ha bisogno del sogno della tecnica [possibile
solo abbattendo il senso di colpa, cioè la tradizione ecclesiale, e così
svincolando la ricerca scientifica da ogni limite: per l’episteme la tecnica
rimane un sogno (perché il luogo naturale dell’uomo è la morte), ma la potenza
del mondo è il sogno, sogno capace (forse) di dominare il mondo e la stessa
chiesa]: perché ne ha bisogno ?
4.] si può ritenere che questo bisogno
sia dovuto al peccato quotidiano delle masse: esso allontana Dio dall'uomo
“fisicamente” [perchè ne incrementa lo sforzo creatore] e fa a Lui inviare sulla
terra processi auto_purificatori di infernalizzazione, dai quali l’inconscio
dell’umanità si difende producendo il sogno dell’ascensione storica [mutamento
epocale], della globalizzazione simul_apocatastica e della tecnica, la quale
come detto non esiste, ma esiste il suo sogno [che è la filosofia della Tecnica
alla quale Severino destina la tecnica materiale, a valore ipostaticamente
semiotico: “poiché credo nel
potere della teccnica, uccido (ad esempio: uccido gli embrioni per
clonare)/credo, ho fede nella tecnica, cioè sogno”], tutte difese dall’inconscia
infernalizzazione, e ci si salva dall’inferno solo andando in paradiso e
apparendo già come anime_paradisiache [clonazione dei ricchi: la ricchezza
calvinista sta ora nella “massa clonata”, e i cloni sono anche i dipendenti di
un’azienda/sociologia_epistemica];
5.] ma l’episteme conferma il limite
alla tecnica: il senso di colpa non si può abbattere, perché [dimostra
l’episteme] Dio esiste;
6.] allora la tecnica deve distruggere
l’episteme;
7.] a questo punto l’episteme conferma
parola per parola l’articolo di Severino e semplicemente depone la questione
della tecnica nella responsabilità di Dio. Dio ha detto che “non prevarranno”. Il Dio, che non può essere distrutto
dalla tecnica, perché il luogo naturale della tecnica è di essere strumento al
servizio di Dio e dell’uomo, deve ora lui stesso dimostrare queste parole/di più
l’episteme non può fare, perché l’episteme può essere neutralizzato dalla
tecnica. Dio deve cioè poter impedire l’estirpazione della fede/senso di colpa
dall’uomo. La costruzione tecnica del super_uomo è una “Arancia meccanica”
[film] alla rovescia: gli scienziati, la cultura [e Freud] mirano a costruire un
uomo senza senso di colpa: la neutralizzazione della colpa, cioè della religione
[per liberare la ricerca scientifica di ogni limite]: questo è il potere del
sogno della Tecnica [e dell'a_teismo]: il suo unico potere: promettere sogni/ad
esempio: tanti cloni quanti se ne possono comprare. L’episteme rileva che la
definzione scientifica del concetto di “schiavo” è semplicemente questa: lo
schiavo era il clone per il ricco dell’antichità: l’uomo proietta la propria
eternizzazione e infinita ubiquità nel clone. l’episteme aggiunge: la
ricerca_epistemica potrebbe forse dimostrare che la tecnica è impotente, e che
non esiste la possibilità tecnica data all’uomo di creare veri “cloni”: i
principii della riproduzione umana, controllabili umanamente e tecnicamente
dall'uomo sulla terra, potranno dare sempre e soltanto individui assolutamente
originali [mai veri cloni: lo dice anche la scienza: i cloni presentano sempre
differenze]]. Allo scienziato rimane solo la capacità di sognare [il sogno del
clone]. Il problema politico fondamentale è che questo sogno è una forza che
appare invincibile, perchè appare capace di vincere la fede in
Dio.
CRITICA ALL’ARTICOLO DI SEVERINO DEL 22
NOVERMBRE 2006 APPARSO SUL CORRIERE DELLA
SERA
Le tesi
espresse da questo articolo sono state perfettamente già comprese e superate da
quanto esposto finora dalla ricerca epistemica sul sito:
1.] tutto il discorso di Severino sulla tecnica presuppone la convergenza
della filosofia contemporanea alla tecnica, perché essa le togli ogni limite:
ora, si rileva, l’episteme emergente ha ben superato questa filosofia,
confutandola: non il pensiero dimostra che Dio non esiste, ma, solo, il pensiero
può “drogarsi” e cessare di pensare Dio: la filosofia contemporanea è una forma
di non_pensiero;
2.] Severino parla di una tecnica che abolisce anche la
guerra [un vero “paradiso”], ma accetta la previsione della tecnica come
violenza, parlando di “follia” della tecnica. tutto ciò è stato già
perfettamente spiegato:
a] i "nuovi valori", secondo le
tesi di Galimberti, volte a ridefinire tutte le componenti della verità,
dell’identità e della moralità dell’uomo nell’era della tecnica, non sono altro
che le trasformazioni dell’uomo quando ascende in paradiso. Ma, rileva
l’episteme, si conserva l’identità terrena, e quindi il valore della tradizione,
anche nell’era della tecnica, è indistruttibile, e perciò quegli scritti stessi
di Galimberti e di Severino sono una forma di persuasiva menzogna e violenza
[far credere agli uomini che il contatto con la tecnica implichi una
redifinizione radicale dei valori: è un inganno, un sogno, una suggestione: la
tradizione è tradizione in quanto tradizione, cioè in quanto validità perenne
del passato, e la dimensione terrena è il passato, da cui si esce non con il
progresso, ma solo la morte];
b] la tecnica che abolisce la
guerra è il paradiso, ed è violenza, perché calpesta l’uomo, che non sta in
paradiso, ma sta in terra, e ha bisogno della guerra [da contenere con l'etica,
non con la tecnica], quindi la tecnica di Severino è una simulazione del
paradiso, di qui la follia …;
c] la tecnica come follia è l’inferno, per cui
il discorso di Severino sulla tecnica crea angoscia semplicemente perché
rappresenta l’inferno, e questo è anche un paradiso “forzato”, cioè calato in
terra [perché la terra, nella globalizzazione, ascende in cielo]: quel paradiso
della tecnica che, nelle intenzioni di Severino, abolirebbe anche la violenza, è
già stata vista: è il “metodo Ludovico” nel film “Arancia meccanica”, ovvero una
"buonizzazione" dell’uomo contro la natura dell’uomo: ha ragione il sociologo
Alberoni: si ammette che, se la tecnica di Severino dovesse imporsi, ci sarà il
metodo Ludovico, ma questo appunto si imporrà a una popolazione passiva e inerme
come oggi i cinesi: sarà accettata la tecnica manipolatrice, ma accettata da
un’umanità calpestata dalla tecnica: non come crede Severino, un’umanità
realmente trasformata dalla tecnica, come invece solo
avverrà in paradiso [ma con l’identità terrena (= tradizione) conservata]. la
tecnica non può trasformare l'uomo, perchè la sua destinzione alla morte è
struttura necessaria della salvezza.
3.] quindi il discorso
di Severino è per una tecnica che deve venire e che invece viene già qui
perfettamente compresa dall’episteme, senza alcuna sorpresa o novità. Ma se
l’episteme prevede, potrebbe anche fermare, giacchè è evidente il peccato di
coloro che vogliono questa “simulazione liturgica”, che è la tecnica;
4.]
alla luce di tutto ciò, quando ancora la tecnica deve emergere e il discorso di
Severino appare “terribile e pauroso”, l’episteme rileva che il saggio di
Severino è "vecchio e superato" dall’episteme, che vive già oltre la tecnica, e
questo è proprio il suo maggiore problema.
definizione della tecnica, della
chiesa, dello stato e matrice cibernetico_istituzionale
con
rapporto tra pubblico e privato [pagina corretta ore
16:20]
definizione della
tecnica:
1.] la tecnica è il
rivestimento/duplicazione esistenziale [spirituale e materiale] dello spirito [e
della materia], per cui, come lo spirito è organicistico, così la tecnica [e per
questo] è organica [il robot ha la forma dell’uomo, l’azienda è un sistema
cibernetico, il computer è simile a una mente, ecc.];
2.] la
funzione della tecnica è quella di separare Dio dall’esistenza, costituendo,
…
a.] da un lato, il medium/separatore
tra Dio e l’esistenza, e quindi nella sua essenza la tecnica è un ente che è sia
Dio che esistenza: come Dio è organica [formalmente], come esistenza è
in_organica [sostanzialmente] [tecnica corporea come “croce”];
b.] dall’altro, tale medium
salvaguardia l’identità psichica divina, e quindi è anche innestata nella psiche
[maschera_identitaria, come quelle del carnevale: papa e re: “inri”/“inri”
nell’episteme significa la parte psichica della croce/tecnica: ad esempio, il
ruolo del nome e del volto e il rapporto tra linguaggio e stati
mentali/psicoanalisi];
c.] la parte più complessa della
tecnica è la carne di Cristo, cioè il corpo: il corpo umano non è legato alla
tecnica, esso stesso è tecnica ed è la tecnica più complessa: le cellule, il
cervello, i genitali cerebrali [collocati sopra la testa] di Cristo sono
tecnica: lo spirito è vita, la carne è in_organicità: il corpo non è organico,
il DNA [= robot = tecnica] non è vita: come il guanto, rivestendo la mano, ne
assume la forma, così il corpo assume la forma dell’anima spirituale,
rivestendola.
nota
questa è dunque la tecnica. il
discorso di Severino sulla tecnica come potenza è “oracolare”, non scientifico
[e proprio perché “oracolare”, Severino può nascondere i suoi errori, che in un
discorso scientifico emergerebbero].
prosegue
se questa è la tecnica, in
Dio come per l’uomo, allora Dio è al centro della tecnica e la tecnica, nella
sua essenza più profonda, sta per Dio e sta al servizio di Dio [e così
dell’uomo]. c’è un rapporto tra tecnica e panteizzazione, per cui, poiché la
creazione deriva dal caos, la tecnica può fondersi con il corpo e la psiche
umani, e quindi “aggredire” lo spirito e la sua identità. questo spiega la
tecnica come caos, cioè la tecnica “aggressiva” di Severino. vari esempi di
panteizzazione “aggressiva” o “violenta” della tecnica:
1.] gli scienziati, gli psicologi e i
biologi hanno commesso l’errore di attribuire al corpo gli attributi dell’anima:
il corpo di carne non è vita, essi invece lo considerano vita [e identificano la
psiche come parte del corpo], perché, non credendo in Dio e nell’anima, hanno
identificato le sensazioni dell’anima con gli stati del corpo [corpo, che non ha
in sé “stati sensitivi” (così, ad esempio, è l’anima spirituale, che prova il
piacere sessuale, e non il corpo, e lo prova tramite le stimolazioni del corpo),
dice Gesù: “lo spirito è vita, la carne non giova a nulla”/spirito e anima che,
nell’episteme, sono concetti scientifici che non hanno nulla, ma proprio nulla
di “religioso”/religione che, se intesa come “spiritualità”, l’episteme associa
ad una patologia esistenziale/tutto il cattolicesimo pre_epistemico è una
plurimillenaria forma di patologia e di alienazione/se la religione non è intesa
come “fredda procedura” salvifica, essa è malattia dello spirito e
alienazione];
2.] le corazze degli insetti [la cui
informazione genetica deriva dalle carcasse dei demoni] palesano come l’unione
peccaminosa [cioè senza la mediazione dello Spirito Santo] alla fonte energetica
abbia “fuso” il corpo degli angeli decaduti al loro livello di rivestimento
robotico. Gli insetti sembrano proprio dei “robot”;
3.] tale fusione, in cui la tecnica,
anziché proteggere l’identità della persona, si fonde con essa, aggredendola, si
manifesta in atteggiamenti sociali di difesa da essa quali l’anarchia_politica
[timore e paura, leciti, della panteizzazione della tecnica_stato, e oggi della
tecnica, timore condiviso dal soggetto_espositore, ma, ormai, superato: si può
temere la tecnica solo se non si possiede l'esatto concetto della tecnica] o il
piercing dei giovani, in cui la penetrazione dell’orecchino nella carne, nella
lingua e nel naso manifesta il timore della fusione indifferenziale della
tecnica/simulazione della crocifissione_tecnologica, percepita come
disorientamento urbano/metropolitano e assenza di centro nel mondo e nella
storia/si osserva che la presentazione pastorale_ecclesiale, agli uomini, di un
Gesù “religioso” anziché filosofico, amplifica l’alienazione religiosa e la
patologia ad essa associata [difesa dalla religione e dalla chiesa]: Cristo è
l’episteme, cioè la ragione hegeliana purificata dall’immanentismo, il Cristo
dell’episteme è anche religioso [perché l’episteme è vero episteme e conosce
l'essenza della religione], ma è secondariamente religioso: la vera ed efficace
immagine di Cristo per gli uomini può presentarla solo lo stato, essendo Cristo
non innanzitutto “prete”, ma psicoterapeuta: come fa un Cristo “prete” a
comprendere l’intimità erotico_sessuale e l’oscurità possessivo_identitaria di
una qualunque ragazza del nostro tempo [con le sue esigenze di protezione, di
erotismo e di profondo piacere] ? la testimonianza ecclesiale di Cristo_"prete"
è limitata, parziale e fondamentalmente dannosa per la stessa immagine di
Cristo/un Cristo “prete” dà fastidio agli uomini di oggi, oltre a costituire la
comoda “scusa” per chi vuole relegare Dio a fatto religioso, dicendo che “Dio non interviene nella storia e quindi nella sfera
privata” per cui “faccio quello che
voglio”/deve invece dire l'episteme: "Dio è anche ateo" (cioè
laico)_];
4.] l’alienazione urbana,
metropolitana, storica e mondana, che angoscia i giovani e attanagliò Hitler, il
cui errore non sta nel tentativo di assoggettare il mondo al proprio dominio
[tentativo che fu salutato positivamente dagli Stati Uniti d’ America e
inizialmente dall’intero popolo tedesco], intenzione pura e innocente, perché
nel dominio di uno solo tutti possono dominare [e chi non vuole dominare,
potendolo fare, non massimizza il bene per se stesso, e non serve il prossimo
come il prossimo avrebbe bisogno di essere servito], ma nell’aver costruito tale
progetto di dominio su di un’azione criminosa e criminale, mentre il
progetto_episteme non commette la più piccola, lieve e leggera forma di
molestia. chi oggi elogia Hitler [ad esempio, i nostalgici e i giovani
neo_nazisti, smarriti e disorientati] vedono appunto la positività della sua
azione, e censurano [colpevolmente] l’olocausto degli ebrei per un semplice
meccanismo di difesa: temono [perché non hanno adeguati strumenti
intellettuali], che i crimini di Hitler non possano essere dissociati dal suo
progetto. ee dissociati dal suo progetto. Eanza sia
asdanatto che la maggior parte degli uomini sia religiosa e solo una minoranza
sia atea che cos’è questo porgetto ? è forse esso un tentativo
assolutamente ignobile e maniacale di dominare tutto e tutti ? no, esso è
semplicemente e puramente l’apparizione terrena della condizione dell’anima
paradisiaca, che è innestata nella tecnica [istituzioni], è al centro di essa ed
è servita da essa, come da ogni altra anima: “uno per tutti e tutti per
uno”, tutto ciò è semplice ed evidente, e deve eticamente essere realizzato,
senza molestare gli esseri umani.
la tecnica, in paradiso, pone al
centro di se stessa l’uomo, ogni uomo e donna [anime]: tutti i principii e le
ipostasi della tecnica convergono all’uomo, perché in paradiso la tecnica non è
parallela a Dio, ma è convergente su Dio, e ovviamente non “aggredisce” Dio,
perché in paradiso non c’è il male: tutta la filosofia di Severino sulla tecnica
è un incanto, una suggestione, un’ipnosi, volta a fraintendere il concetto di
tecnica [che per l’episteme è medium, mezzo, strumento e macchina], allo scopo
di dimostrare una tesi: che la tecnica è nemica e dominatrice dell’uomo,
un’ipnosi e un falso concetto, una specie di “aggressione intellettuale” volta a
dare alla tecnica un’anima personale [che l’episteme ha già definito: è l’anima
del demonio che esce dall’uomo e si proietta nelle macchine], capace di
svincolare la tecnica dal controllo umano e di farla agire “per se stessa”
contro l’uomo con indicibile violenza manipolatrice: nell’ottica di Severino
[accolta da Galimberti] neppure si può parlare di violenza, perché la tecnica
produrrebbe artificialmente l’adattamento a sé dell’uomo e la sua accettazione
da parte dell’uomo, trasformato in modo da essere “contento e pago”
dell’invasione tecnica [Satana che si fa riconoscere come Dio]: ciò l’episteme
lo ha già spiegato: questa tecnica “felice e autonoma” suggestiona
invincibilmente, perché altro non è se non la trasformazione paradisiaca
[tecnologica] dell’uomo quando ascende in paradisoha natura peccaminosa.erchè tecnica anticipatrice degli
eventi e controllo del destin, processo a cui nessuna anima beata potrà e
vorrà svincolarsi. Ma questo processo avviene dopo la morte, e la sua
anticipazione terrena, evocata prepotentemente da Severino [che raramente fa
autocritica: dice, ad esempio, che la potenza della tecnica è dovuta alla
filosofia contemporanea, che dice essere “grandiosa”, invece il
soggetto_espositore la giudica speculativamente inconsistente: giudizio di chi
ha costruito qui pensieri definiti dalla chiesa e dal mondo accademico
“interessanti, altrettanto profondi e precisi”], è violenza perché è
panteizzazione anticipata quando Cristo la sospende, allo scopo di salvaguardare
la libertà proprio dal contatto con la tecnica anticipatrice degli eventi e
controllo del destino: ciò che l’uomo non deve avere, perché ha natura
peccaminosa. si constata, per le ragioni che saranno dette, che la maggior parte
dei Vescovi della chiesa idolatrano la tecnica e sono soggetti alla suggestione
della storia e della globalizzazione, dicendo essi che “nulla può e deve
opporvisi”. ma se in paradiso la tecnica serve l’uomo, allora l’uomo ha il
dovere di farsi servire dalla tecnica, e quindi la tecnica concepita da Severino
è una suggestione demoniaca, a cui il magistero_eccelsiale stesso ha ceduto ed è
soggetto, credendo che la storia e una tecnica “appaiano ed esistano”, mentre
invece non esistono la tecnica, la storia e la globalizzazione [ipostatiche], ma
solo la loro interpretazione semiotica, che serve ad abbattere il senso di
colpa: [… la tecnica è il paradiso …] … “siamo già in paradiso, al di là del
bene e del male”.
definizione della chiesa, dello stato
e matrice_cibernetico_istituzionale
nel film Matrix, una
protesi_cibernetica di tipo cerebrale [“spuntone”] penetra/viene letteralmente
“conficcata” nel cervello degli uomini, per calarli nella realtà virtuale e così
controllarla: questa protesi_robotica_cibernetica sono la chiesa e lo stato,
vertici_templari_tecnologici della tecnica [principio tempo_tecnica]. la tecnica
serve a Dio, infatti, per controllare la realtà_virtuale, da cui la creazione è
stata tratta. si definisce pertanto [presupponendo la matrice dei posizionamenti
dimensionali]:
1.] la chiesa come
l’elemento_protetico_alpha_uno di tipo
a.] cerebrale;
b.] spirituale
[trascendente]_spirituale [trascendente]_materiale
[immanente];
2.] lo stato come
l’elemento_protetico_omega_uno di tipo
a.] cerebrale;
b.] materiale
[immanente]_spirituale [trascendente]_materiale [immanente].
La chiesa e lo stato sono
cioè il vertice [di controllo] [= tempio] della piramide tecnologico_economica.
questa protesi cerebrale [analizzata qui nella sua determinazione
robotico_cibernetica e neuronica] ha nelle due istituzioni ecclesiale e statale,
evidentemente, proporzioni immense, infatti …
1.] essa è piccola [concetto della
punta del diamante_tecnologico, o elemento_sintetico_ complesso] nel punto in
cui si innesta nel cervello dell’anima …;
2.] … poi si espande fuori dalla
mente, legandosi all’eden, all’iperuranio e al paradiso, di proporzioni infinite
…;
3.] …
infine, si innesta nel cervello dei cloni_robot delle altre anime, per
controllarli telepaticamente [sono presuppposti elementi di parapsicologia,
forma di potere che gli uomini non hanno nella dimensione terrena, perché la
caduta edenica energetica di Adamo ha scisso gli uomini dai loro cloni_robot, e
questo anche per rendere il loro comportamento sequenziale, al fine di evitare
che l’uomo possa fare il bene e il male contemporaneamente, rendendo impossibile
il giudizio selettivo divino].
quando un cittadino agisce la
scheda_elettorale, inserendola nello scatolone [urna], per dare il suo voto
politico, questo cittadino sta simulando l’azione del suo controllo sullo stato,
attraverso la propria protesi cerebrale, e la cabina elettorale è la
camera_bianco_virtuale.
la parte più importante della
concezione epistemica dello stato vede lo stato come tecnica rapportata non alla
società, ma all’individualità della persona: lo stato [secondo Corpo di Cristo
mistico] diventa questione “privata”, esso potenzia principalmente non la
società, ma l’individuo e la persona e la sua identità, lo stato diventa un
interlocutore dell’uomo, del singolo uomo, che lo rapporta innanzitutto a se
stesso [terapia e filosofia], a Dio [laico e religioso] [e anche alla Chiesa] e
solo dopo tutto ciò, alla società.
schemi riguardanti l'essenza della
tecnica [quattordicesima essenza]
[con analisi
della voce "tecnica" tratta da wikipedia]
la
ricerca_epistemica è forse giunta vicino all'essenza della tecnica:
def_[tecnica] =
entizzazione/cosalizzazione della causa/causazione esistenzializzante, ovvero
l'entizzazione del divenire
… della tecnica sono già state
poste altre 13 essenze, per cui si può parlare forse di esaurimento della
problematica].
_parte:1: posto il principio epistemico secondo
cui l'esistenza esistenzializza le relazioni astratte [ad esempio: Dio è la
relazione astratta dell'identità o della terza identità dell'essere con
l'essere, fatta questa relazione ente essa stessa, cioè "cosa", e pensiero], la
tecnica è la relazione astratta della 1.esistenzializzazione [sistere
dell'ex_sistere], 2.divenire, 3.causa/caus_azione, fattasi
ente;
_parte_2: questo ente è tale per cui, come il principio
principia [cioè esistenzializza, essendo esso l'esistenza prima] l'Intero, così
questo ente principia/esistenzializza l'essere, cioè gli enti, riproducendo
l'Intero, e nella tecnica, ad un livello secondario, ciò è reso evidente da tale
parallelo assiomatico:
a.] ... come il principio e il divenire
esistenzializzano la realtà, …
b.] ... così la tecnica e l'azienda di
produzione produce i prodotti/realtà [realtà intesa come prodotto industriale].
… la tecnica è, quindi, la cosalizzazione [= macchina/azienda] [meglio:
entizzazione] del divenire, che è la causa [verticale] auto_esistenzializzante
dell'essere, che viene ad essere da e per se stesso, e quando questa
causa/causazione/divenire si cosalizza [meglio, si entizza] in Dio, la tecnica
si fa verbo e carne, che non sono cristo, ma le sue due nature, come appendici,
a livello tecnico [perchè esiste anche quello speculativo], ovvero pensiero come
azione [essendo la tecnica, come dice wikipedia, azione (anche se l'episteme
l'ha finora intesa come macchina)_]. e quindi la civiltà della tecnica è la
civiltà di cristo, cioè dell'anti_cristo, perchè la tecnica come cristo sta solo
nella liturgia del tempio, vertice della tecnica. ma/tuttavia:
a.] il
regno del male = civiltà della tecnica = civiltà del Grande Fratello = regno
dell'anti_cristo [cristo essenso fratello dell'uomo] non è negatività, bensì
positività conoscitiva assoluta ["scoperto il tesoro ...": Mt 13, 44], avendo
potuto l'episteme conoscere l'essenza del paradiso [= tecnica/croce] e del verbo
[= tecnica/croce] grazie alla tecnica;
b.] il piacere è bene, e così la
tecnica;
c.] l'anti_cristo è positiviltà, immagine del cristo_dionisiaco del
paradiso, e del cristo_giudice infernalizzante del guidizio;
d.] il
super_uomo è colui che, conoscendo l'essenza della tecnica, la conduce al
tramonto [perchè il super_uomo domina e non è dominato: "qui c'è qualcosa più
grande del tempio"];
e.] idolatrare la tecnica è forma di cristolatria;
f.] l'episteme vede ovunque positività, la tecnica tuttavia fornisce
all'a_teo l'alibi di una presunta originalità creduta e vissuta come
originarietà;
g.] è lecito idolatrare la tecnica [= tecnologie, interet,
imprese e mercati, globalizzazione], solo a tre condizioni:
1_non molestare l'uomo [il concetto di molestia significa minima violenza o
violenza allo stato minino: ad esempio: essere costretti, per ragini di lavoro,
a lasciare la propria città o nazione di origine];
2_condurre tutto nella
liturgia;
3_subordinarsi alla chiesa e allo stato.
il
discorso sulla tecnica è storicamente determinante per le seguenti ragioni
[determinante come tappa hegeliana della storia della salvezza, che converge
alla chiesa come tecno_croce, e quindi allo stato_epistemico]:
1.] nel
verbo è il divenire e la tecnica, sua entizzazione;
2.] con la tecnica [ed
essendo il figlio la tecnica] il padre ha creato, usando lo strumento del
figlio;
3.] quindi il figlio crea il Creato e la nuova_creazione/salvezza,
di cui una parte è la clonazione di sè, della tecnica e del mondo;
4.] così
l'anti_cristo dell'uomo imita cristo, e produce la clonazione del mondo nei
cloni [bio_etica] e nella realtà virtuale [internet/rete e diocesi], dove
peraltro cristo ha creato, manipolando l'essere, e sta controllando il creato e
una sua parte dalla deflagrazione [come già è stato detto all'inizio del sito:
gli uomini stanno davanti a internet per controllare i propri processi di
disgrgazione, tra cui l'angoscia];
5.] infine: poichè cristo ha creato nel
digiuno, condizione per accostarsi all'eucaristia non è la rinuncia alla tecnica
e al piacere, ma la rinuncia [= digiuno] alla civiltà della tecnica, la quale
molesta l'uomo strutturalmente, perchè l'uomo proietta nella sofferenza
dell'umanità sofferente [= poveri e classe media che fatica nel lavoro]
l'attuale sacrificio salvifico/creatore di cristo: il regno del male non ha solo
la tecnica, ma ha un sacrifico sopra questo "altare": tutti i mali del genere
umano causati dagli uomini [= riproduzione artificiosa della sofferenza di
cristo];
6.] non si ritiene di poter dire che sia stata esaurita la
complessità dell'essenza del tempo attuale;
7.] forse si è vicini ad essa.
… ci si orienta quindi a considerare cristo, nella
natura verbale, cioè il verbo, come la tecnica [in realtà, l'equazione tecnica =
verbo è sempre stata posta/presupposta in questo sito], per cui la civiltà della
tecnica è regno dell'anti_cristo, semplicemente perchè la salezza viene dalla
tecnica che è cristo, e quindi è imitata dalla tecnica, di cui parla Severino:
lo strapotere della tecnica altro non è che il sogno di una eucaristizzazione
simulata dalla globalizzazione [cioè la tecnica domina per avere da essa la
salvezza, in quanto questa viene da cristo, che è la tecnica del padre]. allora
si aprono i seguenti problemi [mentre risulta perfettamente spiegato il
rapporto, teorizzato da Heidegger e da Severino, tra tecnica e metafisica:
quest'ultima è il logos, cioè cristo, che è quella tecnica, la tecnica, capace
di manipolare l'essere per creare il Creato e la salvezza come nuova creazione]:
il problema del rapporto tra speculativo e tecnologico, ovvero tra
episteme come pensiero e scienza, da un lato, e episteme come azione e tecnica
dall'altro: si dovrà porre la tecnica come un momento della metafisica, poichè
appunto è nota [dai testi epistemici] che la capacità manipolativa di cristo
sulle strutture della necessità è limitata alla sola realtà virtuale, servendo
la tecnica in Dio non a manipolare, ma solo a separarlo dall'essere per la
preservazione della sua identità.
analisi della voce
“tecnica” tratta da wikipedia: tratta da: http://it.wikipedia.org/wiki/Tecnica
[analisi separata in corsivo]
attenzione: il commento al presente testo
è produttivo di teoria
wikipedia: tecnica …
…
Premessa
In questa sede verrà trattata la 'tecnica' in
generale, come orizzonte di significati e valori, come elemento costitutivo
della nostra civiltà. Riferita al nostro
presente essa vale come sinonimo di ‘tecnologia’. Verranno invece ignorati i
significati settoriali (tecnica pittorica, piuttosto che nautica, o medica
etc.). Questa voce non ha alcuna pretesa di completezza né storica (viene
trascurato tutto il Medioevo) né
tematica: ha la semplice funzione di riassumere i passaggi salienti della
riflessione occidentale sulla tecnica.
commento
la tecnica è azione, che può essere entizzata [= ad,
esempio: azienda di produzione], o rimanere divenire, ma anche questo entizzato
[= ad esempio: processo produttivo].
questa azione è l’azione dell’esistenzializz_azione,
cioè del venire all’esistenza a causa del principio di esistenza o produttivo.
La tecnica è il divenire come ente, e l’azienda è quell’ente che produce, col
divenire del processo produttivo, il tutto [ad esempio: sintetizzato nel
computer, che racchiude il tutto duplicato e in esso sintetizzato].
Perché si abbia
entizzazione di una relazione astratta, come sua ipostatizzazione [ad esempio,
la tecnica come ipostatizzazione del divenire] è necessario che ciò che viene
entizzato sia:
1.] una relazione astratta;
2.] una relazione
necessaria;
3.] una
relazione di struttura ipostatica.
ad esempio, le forme del caos sono prive di legami
necessari [il caos è il plasma la cui legge è il caso], e quindi non vengono
entizzate.
entizzazione di una relazione astratta significa
questo:
1.] posto che esiste una mela sopra un tavolo, c’è una
relazione di posizione tra la mela e il tavolo;
2.] il principio trasforma tale relazione
[astratta] in un ente, ad esempio la sedia: la sedia esiste perché è la
relazione della mela sul tavolo, trasformata in oggetto.
fuori di metafora, si deve osservare che deve essere
spiegato perché, oltre agli insiemi, ci sono anche gli elementi: questi sono
[tra cui Dio, la tecnica, la fonte e il caos] le relazioni tra gli insiemi [che
sono l’esistenza e il tutto esteso], trasformate in enti concentrati.
riguardo al medioevo, la tecnica è vissuta nel tempio e
nella liturgia, forma assolute della tecnica [e il prete è il robot spirituale =
verbo].
… I Greci e la
téchne
Il termine greco "téchne" indica l'"arte" nel senso di
"perizia","saper fare", "saper operare", e quindi si potrebbe tradurre con
"abilità specifica". Nella Atene di Pericle abbiamo la affermazione sociale e
politica del "démos", nuova classe sociale portatrice di una nuova cultura basata appunto sulle conoscenze
tecniche. Quindi fin dal suo apparire come concetto specifico, la "tékne"
acquisisce un insieme di connotazioni più ampie del semplice "saper fare". Nelle
discussioni di Socrate con i suoi
concittadini si ha il primo confronto tra tecnica e filosofia. Nel noto passo centrale della
"Apologia", Socrate riferisce di aver interrogato gli uomini politici, i poeti
ed infine gli artigiani o "démiourgoi"; solo questi ultimi hanno evidenziato
delle reali capacità e conoscenze, ma limitate al loro specifico campo
professionale. Il "démos" insomma ha una sua dignità ed una sua cultura, ma non
per questo può avanzare pretese sul controllo della pòlis. In Platone la polemica contro la tecnica (di cui
gli esponenti più criticati sono i Sofisti) è volta contro una concezione
interessata, strumentale e utilitaristica del sapere. Per esempio nel "Gorgia" platonico, l'opposizione tra filosofia
e tecnica viene assimilata a quella tra medicina e culinaria (bene del
corpo/adulazione del corpo), o a quella tra dialettica (dimostrare il vero) e
retorica (convincere senza riguardo alla verità). Neppure Aristotele considera la tecnica come vero
sapere, poiché essa si limita ad operare negli ambiti particolari senza curarsi
delle cause.
commento
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… Età
moderna
Solo nel
‘600 ha inizio la tecnica nel senso moderno, non più contrapposta alla ‘vera’
scienza, ma parte integrante di essa. Nei
secoli successivi, ed almeno fino ai primi del Novecento, la tecnica viene alternativamente
vista in una luce positiva (Illuminismo,
Positivismo), o negativa (Romanticismo, Idealismo). E’ noto che il Positivismo, specie
nella formulazione di Comte, affida agli
scienziati il ruolo di guide della società, e prevede uno sviluppo della società
in 3 stadi (teologico, metafisico, positivo), alla fine del quale tutta l’
umanità approderà alla scienza come sua unica guida, anche in senso spirituale.
Secondo Marx, che su questo tema appare
vicino al Positivismo, grazie alla tecnica l’ umanità potrà progressivamente
liberarsi dalla servitù del lavoro, delegando alle macchine lo ‘scambio organico con la Natura’ in
cui consiste la civilizzazione. Gli avversari della tecnica (prevalentemente
letterati, come Leopardi, Tolstoj o T. H.
Lawrence) le rimproverano di produrre un mondo volgare e senz'anima. In
entrambi i casi la tecnica viene identificata con il progresso e l’ industrializzazione. Poi, nel quadro dell’
irrazionalismo filosofico e della “crisi
dei fondamenti” di fine secolo, si va oltre l’ alternativa accettazione/rifiuto.
Già in Schopenhauer, poi in Emerson, Nietzsche e Bergson si afferma una concezione pragmatica
del pensiero, dove il ‘conoscere’ è un ‘fare’, rivolto essenzialmente alla
soddisfazione di bisogni (individuali e
sociali). In questa ottica la tecnica costituisce l’ esito necessario della
conoscenza, quando questa si sia liberata
dalle pastoie della metafisica (e per
alcuni della religione). La ‘morte di Dio’ apre così l’ epoca del nichilismo attivo, dove l’ umanità utilizzerà
consapevolmente le forze della Terra in direzione del dominio sulle cose.
L'alternativa a questo resta la filosofia dei giorni formulata nel saggio "Le
opere e i giorni" di Emerson.
commento
quando la tecnica è riconosciuta e incorporata
dall’episteme come positività assoluta, tale inclusione conduce al tramonto
della tecnica. infatti, condizione per attingere alla tecnica come liturgia
[tecnica simbolica che comanda a Dio di agire la tecnica salvifica = liturgia
celeste] è il digiuno dalla tecnica concettuale, che nella civiltà della tecnica
tende a sostituirsi alla liturgia celeste.
… Il
Novecento
Il panorama
culturale di inizio secolo, specie quello tedesco, è impegnato in una indagine
critica sul senso della tecnica e della modernità in generale. Sulla scorta di
Nietzsche si apre una nuova riflessione. Il concetto-guida è quello di
"nichilismo", identificato in vari modi con la tecnica, ed assunto come destino
della civiltà occidentale. L’antitesi spengleriana tra "Kultur" e "Zivisation",
la profezia weberiana sul "disincanto del mondo" e l’avvento della "gabbia
d’acciaio" burocratico-tecnologica, oppure le pessimistiche riflessioni di Freud sul disagio della civiltà moderna, sembrano
identificare le linee di fondo della modernità con la decadenza e quest’ultima
con l’avvento generalizzato della tecnica. In particolare Max Weber identifica la tecnica con il dominio
del "pensiero calcolante", tema poi ripreso da Heidegger. La novità di queste posizioni
risiede nella accettazione della tecnica come destino inevitabile ed
improcrastinabile della civiltà moderna, che ne fa l’aspetto caratterizzante
della nostra epoca.
Gli anni della Repubblica di Weimar sono duri per la Germania; una sensazione generale di fallimento
e di crisi, unitamente alla volontà di riscatto dell'umiliazione subìta a Versailles, accentuano le tendenze reazionarie
di una parte della cultura. Autori come Ernst
Junger o Mõller van der Bruck, raccoltisi negli anni '20 intorno al
gruppo della cosiddetta "Rivoluzione
conservatrice", rilanciano la tecnica e la tecnologia come "forze nuove",
che devono essere usate senza pregiudizi al servizio della potenza tedesca. In
Junger l'esaltazione delle forze primordiali e barbariche della "giovane razza tedesca" si uniscono al vagheggiamento di
un mondo aristocratico, basato sui valori della tradizione e della eccellenza. Questo inedito
cocktail di esaltazione tecnologica e primitivismo sta anche alla base del Futurismo italiano, soprattutto nella
elaborazione di Filippo Tommaso Marinetti.
Per restare in Germania, Husserl in "La crisi delle scienze europee"
(1936) vede nella concezione oggettivistica della Natura, impostasi a partire da Galileo Galilei, la causa della crisi che
avvolge la Civiltà Europea. Si tratta di una crisi di senso e di significato,
nel momento in cui la tecnica pare raccogliere i suoi maggiori successi. Scienza
e tecnica forniscono sempre nuovi risultati, ma non sanno rispondere alle
domande fondamentali che coinvolgono l’uomo e la sua esistenza nel mondo. La tecnica rivolge alle cose uno sguardo
distaccato, freddo, che tende ad "oggettivizzare" anche il soggetto che guarda, rendendo l’uomo una cosa tra le cose. Husserl ripropone con forza
l’antitesi tecnica-filosofia, nei termini di alienazione-riappropriazione della Ragione da parte dell’Uomo.
commento
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... La riflessione
heideggeriana
Con Heidegger abbiamo una profonda riflessione
sulla tecnica, a partire da Che cos’ è la metafisica? (1929) e poi con
Nietzsche (1936-46). Sulla scia di Nietzsche, la tecnica è vista come l’
esito destinale della civiltà Occidentale, dominata internamente dalla metafisica. L’ esser-ci umano ha disimparato ad interrogarsi
sul senso dell’ essere, per volgersi al
mondo degli enti, delle cose, che si mostrano già preliminarmente come ‘essere-alla-mano, nella luce della loro
utilizzabilità. Man mano che procede la presa di possesso dell’ ente da parte
dell’ Uomo, l’ autentico senso del mondo, che Heidegger identifica con l’ essere
dell’ente, si ritira sullo sfondo fino a farsi del tutto dimenticare (Emerson diceva, più semplicemente, che "ci
furono offerte le opere e i giorni, e noi prendemmo le opere" e descriveva
l'allontanarsi dei Giorni). Infine l’ essere si offre solamente come oggetto di
manipolazione, ovvero nella luce della Volontà
di potenza, che a Heidegger pare il culmine della metafisica, ed il
momento in cui essa si risolve nella tecnica. Nietzsche viene letto come colui
che conclude la metafisica, mettendone a nudo l’ essenza nichilistica. Anche sul
piano della società la tecnica
costituisce l’ ultimo atto della metafisica, quando oramai il mondo, nella sua
totalità, si identifica con ciò che può essere conosciuto, dominato ed
utilizzato. Tale destino è nichilistico, ovvero si apre un’ epoca dove “dell’
essere non ne è più niente” (come notoriamente afferma Heidegger): si è
dimenticato non solo il senso dell' essere, ma persino che tale senso è andato
perduto; l’ umanità occidentale ha dimenticato non solo la risposta, ma anche la
domanda. Il dominio sull’ ente si rivela come fine a se stesso, sprovvisto di un
orizzonte o un senso più ampio entro cui essere iscritto. Nella successiva
Lettera sull' umanesimo (1947) Heidegger lega l' affermarsi della tecnica
a quello del dominio del soggetto, il cui
senso recondito è la volontà di controllo totale sull' ente.
Successivamente Heidegger (L’
abbandono, 1959) pare rivedere la propria posizione sulla tecnica: se quest’
ultima è l' essenza del presente, tra le maglie del controllo totale sull’ ente
si dis-vela il senso dell’ essere nell' epoca della tecnica. Il discorso di
Heidegger ha ancora un taglio ontologico: la tecnica non viene vista solo nel
suo rapporto con l’ esserci, ma anche in se stessa come
manifestazione-nascondimento dell’ essere, e quindi come l’ essenza stessa della
nostra epoca in quanto epoké, sospensione nel darsi dell’ essere. Quindi
una autentica (nel senso heideggeriano) interrogazione filosofica non può essere
posta contro la tecnica, pena il precludersi del pensiero alla comprensione del
senso dell’ essere nell’ epoca della tecnica. L’ inquietudine che la tecnica
moderna suscita nel filosofo viene positivamente assunta come ‘apertura al
mistero dell’ essere’.
commento
il possesso dell’ente è proiezione in esso della fonte
creata e prima creatrice [di salvezza]. Il nulla evocato dal nichilismo serve
per salvare l’uomo dall’inferno. quindi, paradossalmente, il nichilismo è una
forma di salvezza. L’uomo occidentale teme il nulla, ma riesce a vivere. La
previsione dell’inferno invece non fa vivere:
1.] il credente è un uomo superficiale, perché crede
nell’inferno, ma non ha idea di cosa sia l’inferno e di cosa e chi sia un Dio
che può infernalizzare [l’intuizione della profondità ma soprattutto
dell’eternità della pena infernale produce immediatamente un ritirarsi della
mente da tale pensiero: sperimentarlo dà le vertigini e fa sperimentare uno
stato immediato e invincibile di angoscia come disturbo
psicoanalitico;
2.]
l’a_teo crede di essere più coraggioso del credente, accusato di avere bisogno
di Dio per vivere, ma non sa che …
a.] il vero pericolo non è il mondo ma Dio stesso, e si
inizia a difendersi da tale pericolo iniziando a
conoscerlo;
b.]
credere è più coraggioso che non credere, perché chi non crede teme il nulla,
mentre è più coraggioso affrontare l’inferno.
la perdita del senso dell’essere è la caduta dall’eden,
che fuori di metafora è il rapporto ambivalente verso Dio e la fonte [rapporto
edipico, totemico (aggressività) e prometeico (invidia)_], fonte che viene
proiettata nell’ente [la “cosa”], il cui rapporto col nulla sconta appunto tale
ambivalenza [annullare significa introiettare]. L’a_teo è come Crono che tiene
Dio dentro di sé e non lo fa uscire da sé.
il dominio dell’ente è la transustanziazione:
trasformare l’ente in Dio.
...
Emanuele Severino
Tra i
prosecutori della riflessione heideggeriana sulla tecnica occorre nominare Emanuele Severino, il quale si muove all'
interno della prospettiva ontologica e della distinzione essere-ente. La lettura
dell' Occidente come nichilismo ed il tentativo di un pensiero post-metafisico
sono esigenze condivise da molta filosofia contemporanea. In Severino queste
istanze si legano strettamente al tema della tecnica. Nel recente saggio sulla
tecnica Severino scrive "La storia dell' Occidente é il progressivo
impadronirsi delle cose, cioè il progressivo approfittare della loro
disponibilità assoluta e della loro infinita oscillazione tra l' essere e il
niente...in esso resta pertanto celebrato
il trionfo della metafisica" (Techne, Milano 202, p. 257). Tale
progetto è totalizzante e totalitario, poiché tende a cosituire come ente
tecnico l' uomo stesso: "La civiltà della tecnica...si é già incamminata
verso la produzione dell' uomo, della sua vita, corpo, sentimenti,
rappresentazioni, ambiente, e della sua felicità ultima." (ibid.) L' aspetto
totalizzante della tecnica va a costituire l' orizzonte ontologico entro cui
qualsiasi azione, anche rivolta contro la tecnica, non può mai porsi comunque
del tutto al di fuori di essa: ""E' all' interno di questo progetto
produttivo-distruttivo che si realizza ogni preoccupazione mirante a non rendere
disumana la civiltà della tecnica" (p.256).
commento
il trionfo della metafisica è il trionfo del Logos che
manipola l’ente in quanto cristo è [anche] [parte della] la tecnica [ulteriori
determinazioni su Severino seguono in altro paragrafo].
... Il secondo
Novecento
La Scuola di Francoforte, a partire dalla
Dialettica dell’ Illuminismo (1947) di Horkheimer e Adorno, porta allo scoperto la volontà di
dominio e di sfruttamento che muove la Ragione illuministica portandola a piena
realizzazione nella società capitalistica e ipertecnologica. In questo modo la
lettura della tecnica come nichilismo viene ad unirsi ad una critica della
società capitalistica che attinge a Marx e Freud. Ne L’ uomo a una dimensione,
fortunato best-seller di Herbert Marcuse
(1964), la tecnologia viene presentata come l’ essenza totalitaria del
capitalismo, che opera attraverso la manipolazione dei bisogni umani da parte
del potere costituito. Così la tecnica, da sempre identificata con il progresso
e trasformazione sociale, viene al contrario vista come strumento di
conservazione dello status-quo. Su tutt’ altro versante si pone il movimento
cyber-punk il quale, a partire dagli anni
Ottanta, assume le tecnologie digitali e la realtà virtuale come ‘luoghi’ di una possibile
liberazione politica e sociale, come nuova agorà nella quale possano svilupparsi
un pensiero ed una pratica sociale alternativi rispetto al sistema
capitalistico: non più liberarsi dalla tecnica, ma attraverso di essa. In tal
modo il movimento cyber-punk oltrepassa la alternativa tra tecnologia come
alienazione/ come liberazione, proponendo una sorta di 'iper-alienazione' la
quale, in una sorta di rovesciamento dialettico, libererebbe l' uomo dalla
alienazione medesima attraverso la tecnica. Di fatto, e al di là delle
teorizzazioni di 'guru digitali' come Nicholas
Negroponte o William Gibson, la
tecnologia digitale é oggi uno strumento elettivo del movimento no-global, i cui membri comunicano tra loro ed
imbastiscono iniziative sociali e politiche tramite il tam-tam di Internet, dei
suoi blog e dei suoi gruppi di discussione. Viene così a realizzarsi nella
pratica almeno una delle profezie del '68, la nascita di quei 'gruppi informali
in fusione' nei quali Sartre e il già
citato Marcuse vedevano una alternativa veramente rivoluzionaria rispetto alla
oramai obsoleta forma del partito
politico.
commento
questo paragrafo dovrebbe precedere quello su Severino,
che chiude la questione della tecnica, ma in realtà andrebbe bene anche così,
perché Severino sottovaluta la questione della tecnica come potere umano,
economico e politico. Tale questione è essenziale per capire la
“personificazione” della tecnica, per la quale i demoni si proiettano nelle
macchine [come nella bambola della bambina], uscendo dall’uomo. inoltre, che
l’uomo [in cristo] domina la tecnica, così alcuni uomini dominano il processi
della globalizzazione. anche lo stato_epistemico deve dominarli [guidarli e
condurli al tramonto], perché come la tecnica è in funzione di cristo, così la
tecnica deve essere al servizio di ogni
uomo.
ulteriori determinazioni sull’essenza
dell’istituzione ecclesiale e statale [essenza della chiesa e dello
stato:
proposizioni vicine all’essenza
della tecnica, della chiesa e dello stato]
ha detto a Bologna il
Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano [riferimento
crono_storico: 21 febbraio 2007] quanto segue [si riporta articolo del Corriere
della Sera]: “Per quanto legittimi e importanti
siano anche i canali del conflitto sociale e delle manifestazioni di massa e di
piazza, è fuorviante la tendenza a farne la forma suprema della partecipazione
e, retoricamente, il “sale della democrazia”: qualunque tema e problema deve
trovare la sua misura nelle istituzioni elettive e nelle relative sedi di
decisione democratica perché solo così si rispetta l'essenza della democrazia
come governo …”
.
[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/02_Febbraio/21/napolitano.shtml”].
in base a tale proposizione si è potuto
avvicinarsi all’essenza dell’istituzione, forma simbolica della tecnica,
integrando le determinazioni speculative del paragrafo …/m170.html_[…].
si raggiunge un’essenza se
si spiega cosa sia un’ipostasi nella realtà necessaria. se lo stato è anche il
poliziotto, cioè la tecnica [organica = verbo] come matrice che, dando forma al
caos della devianza e dell’illecito della possessione demoniaca e della pulsione
anti_legislativa [reato], così esercita su tale magma caotico la coercizione
come plasmazione del comportamento richiesto dalla legge [nel loro inconscio,
gli uomini sanno che c’è lo stato e così si percepiscono protetti e nel contempo
positivamente controllati e coattati dalla potenziale suggestione della
tentazione all’illecito], come può darsi un “poliziotto” in paradiso ? come può
cioè la tecnica ecclesiale e statale agire sul caos anche in paradiso, affinchè
l’essenza dello stato come plasmazione del comportamento sia un’essenza eterna
?
la risposta è positiva e immediata: come parte del
meccanismo del libero arbitrio e della volontà divine, in essi c’è il caos,
posto nel profondo dell’inconscio di Dio. la tecnica si è detto serve a Dio per
due ragioni:
1.] solo
per la conservazione dell’identità, ovvero sussistendo come ponte separatore tra
Dio e l’esistenza;
2.] per il controllo della realtà
a livello di realtà virtuale e sogno [realtà onirica];
3.] … si aggiunge ora anche per il controllo del caos, infatti
…
… la prima tecnica,
che sta al di sopra di ogni altra forma della tecnica, è il linguaggio, scritto
e parlato [appunto, la Bibbia è forma della tecnica, così la Parola = verbo =
episteme], e il linguaggio è l’essenza del diritto, ecclesiale e statale,
essendo il diritto il software [sia detto questo in senso non metaforico] per il
funzionamento della macchina hardware istituzionale [istituzione = simbolo di
una macchina]. e poiché il controllo nasce come volontà di controllo, e la
volontà è libera perché anche appoggiata sul caos [posto nel cuore infernale
dell’inconscio della mente di Dio], questo controllo si serve di un linguaggio
matrice = verbo, per dare forma e quindi volontà al caos della libertà [caos
eterno che solo adesso è, per gli uomini, demoniaco]: questa è l’essenza
dell’istituzione: la piazza e la manifestazione popolare sono segni del magma
caotico della volontà, cui l’istituzione dà ordine, sovrap_ponendosi
epi_stemicamente ad essa, o per ascoltarla e darle forma in una legge o [ad
esempio, in uno stato ingiusto] per reprimerla.
I
vescovi e i politici gerarchi [e i poliziotti/militari] impersonano il
verbo_macchina_robot [= diritto: codice di diritto canonico; codice di diritto
epistemico] , che dà forma [umana] al caos della volontà e della libertà, allo
scopo di controllare la tecnica e la realtà manipolabile.
determinazioni conclusive sull’essenza
della tecnica secondo la concezione di emanuele severino/il modo corretto di
rapportarsi alla demonologia/commento all’articolo di ernesto galli della loggia
apparso sul corriere della sera in data 8 marzo 2007/testo
unitario
se il
cristianesimo promette la felicità eterna dopo la morte, perché la tecnica la
vuole ora ? severino dice che la tecnica vuole violare l’inviolabile, e parla di
follia del divenire. questa è dunque l’essenza della tecnica intesa secondo
severino [epistemizzazione]: quella che deve oltrepassare il principio di non
contraddizione, affinchè non ci sia alcun limite al potere della tecnica, che
serve a satana a uscire da dove si trova e a salvarsi dal destino che lo
attende. satana fa apparire la civiltà della tecnica, perché nel grande fratello
[mass_media] appaia cristo [verbo = informazione], che unicamente solo avrebbe
il potere di salvarlo, ma in realtà per il principio di non contraddizione non
può salvarlo, per questo il progetto della tecnica di severino è follia, ed è
efficace solo come sogno: la tecnica [e le televisioni] come oppio dei popoli:
esso è follia, la presunzione che non esistano limiti al potere della tecnica,
perché satana deve oltrepassare il limite del suo destino: il "muro di pietra"
[titolo dell'ultimo libro di severino], che per severino è l’episteme, per
satana è il muro del suo carcere [Gd 6]. come negli ultimi tempi gli uomini
creeranno gli ovuli genetici per l’incarnazione degli angeli, che sono gli
angeli_colombe, grandi come città, che usciranno dalla piramidi, così i demoni
vorrebbero uscire ora da dove si trovano, tramite la manipolazione genetica, e
poiché non possono, escono proiettivamente nelle macchine, nei robot, nelle
bambole delle bambine e del grande fratello mass_mediale e quindi nei personaggi
televisivi [gli uomini di spettacolo e di successo riproducono i santi], e
infatti un uomo che lavora alla catena di montaggio prova estasi, essendo
assoggettato a oniricità demoniaca. la civiltà della tecnica crea le macchine e
l’interfacciamento reale/virtuale, perché in esso il demonio possa uscire dal
suo carcere [Gd 6], placando l’angoscia.
Il cristiano, consapevole di essere
fuso con un organismo [macro_organico: cosmo_lucifero e cosmo_satana], che prova
angoscia [la quale è sperimentabile direttamente nell’esposizione alle fobie
(vertigini, aracnofobia, ecc.) e nella visione dei film horror], deve vivere
senza pensare al demonio, ma in armonia con la natura, usufruendo della
misericordia di dio anche per usufruire di ogni piacere della vita, anche del
peccato e abbondantemente del peccato. Il super_uomo è colui che sa vivere
questo difficile e sereno equilibrio. non si mostreranno le dimensioni
universali di cosmo_satana, come la sessuologia cristologica anche la
demonologia non è necessario evidenziarla in questa sede. riguardo all’articolo
di ernesto galli della loggia, egli scrive: “[la cultura occidentale come …]
universo … postcristiano”. che cos’è il post_cristianesimo [che è un sogno]
? è questo: dice la scrittura: “non vidi alcun tempio, perché il Signore era
il tempio” [Ap 21, 22]. L’uomo crede di essere già nell’al_di_là [il
trapasso epocale del 2000 è stato inconsciamente vissuto come trapasso mortale e
risurrezione], e nell’al_di_là non c’è più bisogno delle strutture liturgiche di
salvezza. c’è la tecnica, ma inerziale e non più penitenziale: “post” significa
“dopo al_di_qua”, essendo già nell’al_di_là. dice il Card. Ruini: “svegliatevi”,
cioè uscire dal sogno. ma l’umanità non potrà voler affidarsi al clero, se
questo non stabilizzerà uno stato forte e anche idolatrico, necessariamente
tale, che cioè renda culto ai politici [classe dirigente dei partiti, sottratta
al voto popolare], come agli stessi santi, perché sia dato sfogo all’idolatria
demoniaca e al peccato del popolo, per la liberazione esorcistica di esso dal
demonio, causa della divisione tra gli uomini, ripresa dai telegiornali per
addormentare l’uomo occidentale, nel cui sogno viene ad essere placata la sua
angoscia, e quella di satana e dei demoni. il modo in cui il clero parla di
satana è ancora inadeguato, perché il demonio struttura positivamente la
personalità e l’identità degli uomini, e tutto il sogno del processo storico
[divenire storico_epocale], per cui ogni discorso sul demonio è “urtante” per la
sensibilità dell’uomo [che definisce se stesso “moderno”, e “contemporaneo”,
cioè già in paradiso, eterno presente]: lo stato deve appropriarsi della
demonologia, affinchè ad esempio nelle parate militari di tutti gli eserciti del
mondo, nella simulazione delle guerre del passato, e nella celebrazione da parte
dei politici delle liturgie della tecnica, possa proiettarsi il demonio, e così
uscire dall’uomo e liberarlo dalla possessione.