sui concetti di normalità e stranezza dell’esistenza e le sue
implicazioni per la vita quotidiana/
il principio della compenetrazione degli
stadi/strati della realtà
le presenti considerazioni si
collegano con quelle esposte nei paragrafi m313.html_[…] e m315.html_[…].
nella vita quotidiana l’uomo è
assuefatto ad una concezione della realtà, che gli fa sembrare normale [ovvio] tutto
ciò che lo circonda: il pianeta terra, la galassia “via lattea”, le galassie, gli
universi, gli atomi, le molecole, ecc./tutto questo per l’uomo è naturale, è ovvio,
ma poi l’astronomia [assumendo un linguaggio metafisico] esce da questa presunta
normalità, si accorge della “stranezza” dell’apparire, e dice: “non dovrebbe esserci il nulla al posto
dell’essere ?”. così è infatti, come si dimostrerà in seguito. già
parmenide diceva che “l’essere è e non
può non essere”,
quindi non deve esistere il nulla, ma l’essere, cioè
l’essere_necessario deve necessariamente esistere: invece,
quell’essere, che
secondo l’astronomia non dovrebbe esistere, non è
l’essere in sé [che l'astronomia, in quanto scienzia, non
può conoscere], ma è la materia
apparente, la cui forma contingente manifesta [metafisicamente] che non
dovrebbe esistere, che è cioè “strano” che
esista, in quanto materia
contingente.
in base ai principii della
metafisica_epistemica [di facile intuizione e accoglimento], la realtà è una
sola, essa non è doppia o molteplice, non esistono molte realtà, tra loro
parallele: la realtà è una ed una sola, perché deriva da uno ed un solo principio:
l’essere_che_è [parmenide]. la realtà è data dalla compenetrazione gerarchica
tra i tre stadi dell’essere: l’esistenza [1], l’essere/mondo [2] e il cosmo
[3], in cui il dopo si ricalca sul prima: il cosmo [3] si ricalca
sull’essere/mondo [2], e l’essere/mondo [2] si ricalca sull’esistenza [1]. il
principio della compenetrazione gerarchica ha la seguente implicazione:
1.] l’esistenza [1], in quanto
derivante dal principio, ha una struttura geometrica rigorosa;
2.] l’essere/mondo [2], in quanto
ricalcato sull’esistenza [e derivato dal principio], ha anch’esso una struttura
geometrica rigorosa;
3.] il cosmo [3], in quanto
ricalcato sull’essere/mondo [e derivato dal principio], ha anch’esso una
struttura geometrica rigorosa, per cui, in base alla sua struttura geometrica
rigorosa, non è ammessa in esso la presenza/esistenza di ammassi galattici
disposti casualmente, o di grumi di “polvere”: questi ammassi non possono inerzialmente
[cioè da soli] esistere: il principio non li esistenzializza.
questa è la struttura della
realtà_necessaria, e non esiste [inerzialmente] altra realtà che la
realtà_necessaria. non esistono [inerzialmente] altre realtà ad essa parallele,
autonome, “strane”, come la polvere o gli ammassi galattici e stellari disposti
casualmente. tutto ciò anche esiste, e deve essere spiegato: si dice, appunto,
che può esistere, come parallelo alla realtà_necessaria, solo il creato in
quanto essere_creaturale:
1.] sull’esistenza [1] si
ricalcano l’essere/mondo [2] e il cosmo [3]: parimenti, in essi non esistono
realtà “strane” [come stelle e pianeti disposti casualmente, o tante esplosioni
casuali come i big bang]: tutto ciò non può esistere inerzialmente [cioè non
può essere esistenzializzato dal principio], perché la struttura geometrica
rigorosa ed essenziale della realtà_necessaria, discendente dal principio, non
ammette l’esistenza di realtà contingenti;
2.] ma, allora, da dove
provengono le realtà “strane” che appaiono nell’universo apparente [come i
grumi di polvere e gli ammassi galattici disposti casualmente, e gli infiniti
universi e i loro casuali big bang] ? la risposta sta nella dimostrazione
dim_4_[…]: tutto ciò non è ammesso come esistente da solo, inerzialmente, cioè
esistenzializzato direttamente dal principio [che esistenzializza inerzialmente
solo la realtà_necessaria], per cui solo il dolore, come azione e sforzo
sacrificale, di una volontà creatrice, può averlo tratto all’esistenza: l’atto
creatore di dio_creatore.