macchia di colore [galleria di milano, primi anni '70]
sintesi dei contenuti del sito [contenuto aggiornato al 15 gennaio 2015]
Il sito dell'episteme
Il pensiero
Premessa: lo schema
quadripartito
La rivoluzione
epistemica
La mappa dell'essere
La matrice dei posizionamenti
speculativi
Lo strutturalismo
epistemico
Immediatezza logica e immediatezza
fenomenologica secondo l'episteme
Struttura dell'episteme
L'episteme
L'etica
Critica della legge di
Hume
La teoria del giudizio
universale
Realismo e idealismo secondo
l'episteme
Teoria del linguaggio
La cristologia
La teoria della Trinità
La teoria della libertà
La teoria del destino
La teoria dell'amore
La teoria della
creazione
Creazionismo e evoluzionismo
secondo l’episteme
La filosofia epistemica della
storia
La teoria della tecnica
I fondamenti epistemici del
diritto
Teorie epistemiche del
male
Dimostrazioni epistemiche
dell'esistenza di Dio
Le epistemizzazioni
La critica del
neoparmenidismo
La critica della civiltà della
tecnica e della democrazia
La critica del
transumanismo
La critica del capitalismo e
l'analisi dei totalitarismi storici
La monocrazia angelica
[totalitarismo scientifico]
L’angelologia
L’escatologia angelica
La fine della storia
L'empireologia
Il protocollo omega
Il progetto-episteme
La religione universale
civile
L’epistematica
L'enciclopedia delle scienze
epistemiche
La dottrina delle
essenze
L’esegesi epistemica
L’ermeneutica
cinematografica
Il sito
dell'episteme
Definito delle "dodici dimostrazioni" perché al momento della sua apertura il
sito esponeva dodici dimostrazioni dell'esistenza di Dio, il sito dell'episteme
ha successivamente incrementato il numero delle dimostrazioni [divenute in sei
anni più di 240], esponendo quindi una ipotesi di episteme. Questa è attualmente
racchiusa in 1900 paragrafi [brevi schede], 800 schemi epistemici [che sono,
oltre a schemi e modelli teorici, rappresentazioni grafiche del mondo
soprannaturale, aventi pregi artistici ma costruite sempre con metodo e intenti
"scientifici", cioè non fantasiosi] e 1200 "esposizioni" [che sono paragrafi
esposti in forma orale]. Di notevole pregio è l'elenco dei titoli dei paragrafi,
in 160 pagine, che, letti consecutivamente, danno l'idea della vastità e
ricchezza dei temi affrontati i quali, pur studiati in forma dilettantesca [è
questo il limite dell'opera], incrementano di teoria originale un gran numero di
discipline scientifiche. Sono esposte le dimostrazioni epistemiche
dell'esistenza di Dio e vi è presente un'analisi di alcuni film
[prevalentemente di fantascienza], finalizzata ad individuare in essi elementi
di teoria del soprannaturale. Va sottolineato che in ogni paragrafo e
esposizione il tema studiato, che non si ripete mai, racchiude una teoria
originale.
Il pensiero
Per comprendere il significato di questa riflessione occorre capire che
essa non si inserisce nell'ambito della filosofia contemporanea,
neppure con riferimento al neoparmenidismo di Severino [nè
sarebbe possibile, dato che l'"episteme" comprende ogni altra filosofia
come sua partizione, secondo l'hegelismo]. Il neoparmenidismo è
stato criticato di essere una filosofia inattuale perché studia
il pensiero antico. In realtà la filosofia di Severino è
attuale, perché essa studia l'antico al fine di individuare in
esso la radice della malattia dell'Occidente - la fede nel divenire -,
per comprenderne l'essenza e guarirla [Severino studia ad esempio il
divenire - concetto antico - per comprendere l'essenza della tecnica
moderna]. Il sistema epistemico del sapere, che parimenti, rifacendosi
al platonismo, potrebbe essere considerato una filosofia inattuale, ha
invece un diverso approccio alla filosofia contemporanea [per esso il
nichilismo non consiste nella fede nell'esistenza del divenire, ma
nella sua concezione inadeguata, quale è quella portata alla
luce da Severino]. La filosofia contemporanea considera più
importanti i pensieri che riguardano l'oggetto/gli oggetti più
vicini all'uomo, e tra questi il cosmo apparente: per questo la
metafisica e la teologia vengono oggi superate in importanza e
considerazione dalla cosmologia contemporanea. Ma il cosmo diviene
[secondo un divenire che l'episteme non considera casuale o sregolato].
E per sostenere il peso del trauma del divenire del cosmo [e conoscere
le sue leggi necessarie] l'episteme va alla ricerca del "fondamento"
[di tutta la realtà e del cosmo apparente]. Secondo l'episteme
ipotizzata, la filosofia antica è più importante della
cosmologia contemporanea proprio perché l'oggetto di studio
della prima è più lontano dall'uomo, essendo questo
oggetto il "fondamento" [Dio e la realtà necessaria], e il
fondamento è lontano dall'uomo perché "sta al di
là" [in posizione "meta-fisica"] del cosmo apparente. Ecco
quindi che l'episteme, costituendo un'attualizzazione del platonismo
[come il pensiero di Severino è un'attualizzazione del
parmenidismo] si costituisce come pensiero massimamente attuale,
ricercando e individuando nella realtà metafisica necessaria il
fondamento del cosmo apparente e della scienza moderna, che lo studia.
La filosofia contemporanea considera più importanti i pensieri
che riguardano gli oggetti più vicini all'uomo a causa di quelle
che il Cardinale Ruini chiama "chiusure immanentistiche" [solipsismo]:
egli afferma che il pensiero cristiano deve cercare di far "esplodere"
queste chiusure. L'episteme tenta di farlo, attraverso un pensiero che
studia il creato dal punto di vista [speculativo] di Dio e della
realtà trascendente. L'episteme è infatti lo stesso
pensiero di Dio ["Cristo è l'episteme"]. Secondo l'episteme,
l'uomo contemporaneo subisce uno svuotamento speculativo [come si
spiega anche nella parabola evangelica del seminatore]. La
"verbosità" dell'episteme si giustifica quindi come tentativo di
riempire questo vuoto attraverso un sistema complesso e esaustivo,
finalizzato a giustificare razionalmente le verità di fede.
Premessa: lo
schema quadripartito
La novità essenziale apportata dalla ricerca epistemica in campo teologico
[novità su cui si fonda la teologia epistemica] è lo schema quadripartito. Esso
è l'impostazione del pensiero così come presente in Platone, e abbandonata dalla
teologia cristiana [ad esempio da Sant'Agostino], fino alla cosmologia
contemporanea, che adottano lo schema tripartito. Questo rappresenta la realtà
con tre termini: Dio, mondo [creato] e uomo. Lo schema quadripartito, gravido di
implicazioni speculative, rappresenta la realtà con quattro termini: mondo
necessario [non creato], Dio, mondo creato, uomo. Platone infatti distingue
l'Uno e le idee dal Demiurgo, contemplando una intera realtà [necessaria] non
creata da Dio [epistemicamente: la realtà di Dio o "per" Dio][Sant'Agostino
invece racchiude tutta la realtà necessaria all'interno di Dio, identificando le
idee platoniche con i pensieri di Dio]. Alcune conseguenze di questo schema sono
le seguenti: Dio è realtà determinata; il paradiso [il regno "di" Dio] non è
creato da Dio, ma è posto, come Dio, dalla necessità; Dio non è tutta la
necessità, ma è immerso nella necessità, di cui è il centro; Dio per creare e
per salvare deve rapportarsi alla necessità, e quindi non è del tutto libero;
fatta salva la libertà di Dio, la sua onnipotenza e la sua onniscienza, Dio
quindi agisce all'interno dei vincoli a lui posti dalla necessità; per questo ad
esempio non può salvare l'uomo senza porre all'uomo le condizioni dettate dalla
morale. Altre due conseguenze dello schema quadripartito: il cosmo creato non è
il cosmo eterno, che è il cosmo di Dio e per Dio, e quindi l'aristotelismo [che
contempla un mondo eterno] è compatibile con il cristianesimo [che contempla il
mondo creato]; tutte le filosofie che spiegano il mondo senza ricorrere
all'ipotesi di Dio si riferiscono in realtà al mondo eterno "per" Dio, e non al
mondo [apparente] creato in cui vive l'uomo, e proiettano il mondo eterno nel
mondo creato apparente. L'implicazione più importante di questo schema è il
fatto che esso individua il fondamento della realtà creata nella realtà
necessaria, e, distinguendo tra questa e Dio [che è parte della realtà
necessaria], individua nella realtà necessaria anche il fondamento di Dio. Dio
stesso infatti, come l'uomo, deriva dalla necessità: il fondamento di Dio, che è
la necessità, è quindi, insieme al Dio Creatore, il fondamento dell'uomo.
La rivoluzione
epistemica
Secondo questo paradigma, come l'uomo è a immagine di Dio, così Dio è a
immagine dell'uomo. Applicando inoltre lo schema quadripartito, che distingue
Dio dalla realtà necessaria, come il creato è a immagine della necessità così la
necessità è a immagine del creato. Ecco quindi che attraverso lo studio
dell'uomo e del creato si possono conoscere le forme di Dio e della necessità
[secondo anche la teoria delle idee di Platone, dimostrata da questo paradigma].
Nel contempo, poiché Dio e la necessità sono forme necessarie, la riflessione su
queste consente di conoscere più approfonditamente l'uomo e il creato. Così
l'episteme ha potuto intuire che l'universo apparente è solo una piccola parte
del creato [per la maggior parte non apparente], ha compreso che l'uomo
differisce da Dio, e che quindi l'evoluzione ha determinato Dio mentre il disegno
intelligente [paradigma del creazionismo] ha creato l'uomo. La teologia
epistemica, forma di realismo e di razionalismo, costituisce quindi una critica
della teologia negativa, che afferma Dio come non conoscibile.
La mappa
dell'essere
La mappa dell'essere è la rappresentazione grafica della realtà necessaria,
del creato [apparente e non apparente] e della collocazione del creato nella
realtà necessaria. Il concetto fondamentale di questo strumento, che consente
all'uomo di sapere "dove mi trovo" nella realtà, è il dimensionamento degli
oggetti della metafisica, il quale permette di dare il giusto "peso" ai pensieri
umani. Così la cosmologia contemporanea è meno importante del platonismo, perché
il cosmo apparente e gli infiniti cosmi contemplati da essa sono "piccoli"
[infinitesimali] rispetto a Dio e a Cristo, che li hanno creati, e alla realtà
necessaria, rispetto a cui pure Dio è "piccolo" [infinitesimale]. Questa teoria
delle proporizioni è quindi fondamentale all'uomo per orientarsi nella realtà, e
segna il primato della metafisica sulla cosmologia contemporaea [anche se l'uomo
in paradiso non si rapporterà mai alla realtà necessaria, ma solo al creato
portato in essa].
La
matrice dei posizionamenti speculativi
Questo modello di ricerca epistemica può essere inteso in due modi. In un
primo significato, la matrice posiziona sulle mappe dell'essere i sistemi di
filosofia storica, riconoscendosi che essi sono "tutti veri", perché hanno
ricercato la stuttura di differenti porzioni della realtà [il conflitto tra i
sistemi è dovuto al fatto che essi pretendono che questa porzione di realtà, da
essi studiata, esaurisce ogni altra realtà. Così, ad esempio, quando Severino
dice che il divenire travolge Dio, lo dice perché "ingigantisce" la realtà del
divenire oltre la misura coperta effettivamente dal vero divenire]. In un
secondo significato, la matrice incrocia diverse parti della realtà espandendo
le sue dimonsioni. Questo modello contrasta con quello del rasoio di Ockham. Per
fare un esempio: come esistono le dimensioni della realtà materiale e
spirituale, allora esisteranno un cosmo spirituale e un cosmo materiale, una
tecnica spirituale e una tecnica materiale. Quindi la realtà è ricca di
dimensioni. Esplicarle tutte significa rendere il modello teorico della realtà
più vicino alla verità, e ciò rende più credibile l'essenza del fondamento.
Lo strutturalismo
epistemico
L’episteme esprime una forma di strutturalismo. Le strutture nella realtà
necessaria non tolgono la libertà a Dio, ma sono l’“involucro” della sua
identità psichica. La salvezza per l’uomo è il processo di costruzione della sua
identità biografica, che deve risultare nel giudizio universale compatibile con
il paradiso, cioè con le strutture della realtà metafisica che la deve
contenere. Le strutture della realtà necessaria sono dette ipostasi. Esse sono
classificate come protologiche, onto-teologiche e cosmologiche. Le strutture
protologiche sono l’esistenza [principio], lo sviluppo [divenire primario],
l’identità e la differenza e gli algoritmi della logica formale [queste forme
sono l’astratto e costituiscono la matrice protonica]; le strutture dell’essere
e di Dio sono l’Uno, la Diade, la Triade [matrice matematica della Trinità], il
Tao, la monade, l’infinito [matrice dello spazio infinito] e l’eterno [matrice
del tempo eterno] , i numeri e le forme geometriche, Dio, la Trinità, il Verbo
[l’Episteme], lo spirito e l’anima; le strutture del cosmo sono l’atomo,
l’energia [la fonte], la tecnica, lo spazio e il tempo, la materia, quindi
l’universo, le galassie, le stelle e i pianeti [si sta parlando delle strutture
della realtà necessaria, non di quelle del creato]. Le forme dell’essere e del
cosmo sono il concreto. La creazione riproduce in parte queste forme della
realtà necessaria. Forse essa riproduce solo le forme del cosmo.
Immediatezza
logica e immediatezza fenomenologica secondo l'episteme
Nella storia della filosofia contemporanea l'immediatezza logica è il
principio di non contraddizione ["l'essere è e non può non essere"],
l'immediatezza fenomenologica è l'evidenza dell'apparire del divenire. Di qui
l'aporetica originaria del pensiero, perché l'esistenza del divenire contraddice
il principio di non contraddizione. Bontadini la risolve come dimostrazione
dell'esistenza di Dio, che "salva" il divenire, Severino la risolve negando
l'esistenza del divenire [ma Severino usa la fede nel divenire per dimostrare
l'inesistenza di Dio]. Nell'episteme questi termini assumono un significato più
preciso. L'immediatezza logica è la constatazione che, in base al principio
parmenideo, la realtà necessaria esiste [se "l'essere è e non può non essere",
allora l'essere esiste necessariamente, quindi esiste questa realtà necessaria].
L'immediatezza fenomenologica è la chiusura del soggetto-uomo all'interno delle
proprie rappresenntazioni, all'interno dell'apparire. L'episteme usa quindi la
mediazione logica-epistemica per dimostare che la necessità ha una struttura, e
poiché il solipsismo dell'uomo non corrisponde alla necessità, è così dimostrata
l'esistenza di una realtà [quella necessria] altra e diversa dalla realtà
dell'apparire. Dal confronto tra l'immediatezza logica e l'immediatezza
fenomenologica, attraverso la mediazione del pensiero, l'episteme dimostra così
l'esistenza dell'al di là, e quindi la razionalità della metafisica che lo
studia. Dal confronto tra le due immediatezze l'episteme trae anche una
dimostrazione dell'esistenza di Dio, come riportato alla voce sottostante sulle
dimostrazioni epistemiche.
Struttura
dell'episteme
L'episteme viene suddiviso nei tre libri della logica, dell'etica e
dell'olistica. Il primo libro tratta della struttura della necessità e del
creato. Il secondo libro tratta dell'etica [fondamenti]. Il terzo libro dice che
cosa l'uomo deve fare, espone diritto, economia, teroia della tecnica, e tratta
dell'escatologia. Questa suddivisione dell'episteme non è casuale. Infatti Dio
ha "lavorato" per creare la Creazione, e questo "lavoro" di Dio è il fondamento
dell'etica. Dio ha creato con la tecnica, salva con la tecnica e completa la
creazione con la tecnica, per cui l'uomo deve usare la tecnica. Gli scritti
epistemici, costruiti dall'Accademia platonica [una delle istituzioni
contemplate dal progetto-episteme], sono: il piccolo episteme, fondamento dello
Stato [libro divulgativo]; l'episteme maggiore, o sistema epistemico del sapere,
che è il libro dell'Accademia; il grande episteme, che è l'enciclopedia delle
scienze epistemiche; il dizionario epistemico [anche detto dottrina delle
essenze]; il diritto epistemico, o diritto naturale scritto, fondato
sull'episteme.
L'episteme
PARTE_1 [09/05/2013]
1.] nella necessità esiste un soggetto. esso ha gli
attributi di dio, quindi è corretto
definirlo dio. in questa analisi è indifferente che esso sia trinitario.
2.] esso tende a massimizzare la sua utilità [utilitarismo e
egoismo]. egli può creare una molteplicità di suoi duplicati [anime umane e
angeliche: qui si parlerà solo di uomini]. massimizza con essi il suo
benessere, così: loro in paradiso sono felici perché partecipano del suo
godimento; così dio partecipa del loro godimento, e così massimizza la propria
utilità.
3.] la creazione quindi è giudicata razionale, perché utile,
a fronte di un piccolo sacrificio, il “lavoro” per creare [come dice freud, “costo
– divino – in termini libidici”; in più, utilizzo della memoria].
4.] nel caso, dio quindi crea [momento casuale nell’eternità].
5.] dio per creare l’uomo si serve di strutture
[tecnica-croce]: lo scopo della creazione è l’uomo, perché solo l’uomo può
godere; quindi l’uomo è più importante delle altre strutture della creazione
[cosmo]. a prescindere dalle dimensioni [piccole] dell’uomo, il creato
[infiniti cosmi] è grande perché dio è grande [dimensionalmente].
6.] il processo creativo coinvolge la libertà umana, perché dio
è libero e quindi l’uomo è libero. viene salvato solo l’uomo che “fatica”, come
dio per creare “fatica” [opere]. pur essendo l’uomo libero, e quindi
potenzialmente condannabile, la creazione non è soggetta a rischio. dio pianifica
tutto, dalla creazione [inizio] al giudizio. dio predestina le anime alla
salvezza o alla condanna. l’uomo, sottoposto agli “stimoli” di dio [“prove”],
compie le sue scelte. Nel giudizio, la sequenza delle decisioni condurrà a un
giudizio di salvezza o di condanna [indecisioni], che corrisponderà esattamente
alla predestinazione alla salvezza o alla condanna. quindi la creazione non è
soggetta al rischio dovuto alla libertà umana [su cui interferisce il male].
dio ha previsto tutto e l’uomo non fallisce perché nell’uomo è presente il
bene, che lo fa tendere spontaneamente al creatore [a ciò è di ostacolo il
male]. perché l’uomo sia libero, non deve conoscere il suo futuro e la sua
predestinazione.
7.] la creazione, a causa della necessità, comporta la
separazione di dio da dio e così, inizialmente, la separazione dell’uomo da dio;
l’uomo è creato nella dimensione terrena, qui è giudicato sulle opere di
imitazione della “fatica” di dio, e poi è condotto a dio dopo il giudizio [ascensione
dalla “terra” (= antico) al “cielo” (= moderno), simulata – nel male – dalla storia
(= sogno)].
8.] in paradiso si realizza lo scopo della creazione
[vantaggio per l’uomo e così vantaggio per dio]. le anime “scartate” finiscono
nell’inferno.
PARTE_2 [04/12/2014]
1.]
nella realtà necessaria, esiste un soggetto perfetto: questo è dio come
assoluto.
2.]
la realtà necessaria [oggetto: eterna e immutabile] non è tutta riempita di dio:
ma solo dio è soggetto, e quindi solo dio è “assoluto”.
3.]
questo soggetto, “solo” dall’eternità, a un certo “punto” [momento], crea un
altro soggetto, come pluralità di soggetti [angeli e uomini], solo perché la
realtà necessaria gli consente di farlo; e gli consente di farlo entro i limiti
posti a questo soggetto [dio] dalla realtà necessaria.
4.]
questi limiti fanno di dio un “tecnico” [severino]: egli crea come uno scienziato
in laboratorio.
5.]
creando, si serve della tecnica [in paradiso] e crea esternamente a sé.
6.]
poi dio fa cadere l’uomo [il peccato è elemento
funzionale], rendendolo mortale. lo porterà dentro di sè,
tramite il processo della "risurrezione".
7.]
la realtà necessaria non consente cioè a dio di creare
l’uomo direttamente
dentro di sé, già in paradiso. non glielo consente,
perché l’uomo non è uno “stampo”
creato con la “formina” [come i bambini nelle spiagge]:
l’uomo è essere
vivente, quindi legato alla realtà necessaria, e quindi dio deve
crearlo come
se fosse, l’uomo, dio stesso [qui si inseriscono le tesi
epistemiche sul male: in questa similarità, a valenza edipica:
similarità = sostituitività]: un essere indipendente, e
quindi
inizialmente
esterno a dio, come dio [trinitario] è interno e esterno a
sé.
8.]
tutto ciò è tecnico e “strutturale”: nell’artificio tecnico-ambientale con cui
e in cui dio ha creato l’uomo, inizialmente esterno a sé, se l’uomo si rendesse
conto di “dove” è stato creato [cioè di dove si trova attualmente], gli uomini
andrebbero in attacco di panico [shock]: per questo essi vivono, per meccanismo di difesa, come in "sogno",
e credono che esista il mondo, la storia, il progresso, l’evoluzione, il cosmo
stesso [che sono tutti “artifici speculativi", inconsci, concentrati nel concetto di "natura"]. queste cose esistono
non qui, ma solo in paradiso [l’uomo è ora esterno al paradiso].
9.]
tra l’uomo e dio esiste ora un “muro”:
a.]
l’uomo, nell’al di qua, identifica dio con l’al di là.
b.]
dio, nell’al di qua [rispetto a se stesso], identifica l’uomo con l’al di là.
10.]
lo scopo della creazione è, dal lato di dio, completare se stesso con l’uomo
[solo con l’uomo etico: qui si innesta la teoria dell’etica]; dal lato dell’uomo,
è:
a.]
contemplare in paradiso la realtà necessaria.
b.]
dio, e la sua verità.
c.]
se stesso, e la propria verità [la ragione per cui dio lo ha creato, come uomo, in
generale, e ha creato se stesso in particolare].
d.]
godere.
11.]
lo scopo è avere l’uomo in paradiso. concetti come: politica, economia,
diritto, stato, tecnica, moralità, salvezza, religione, sacramenti, etica,
ecc.; tutti questi concetti sono secondari, strumentali e funzionali a questo
scopo.
12.]
per realizzare lo “scopo” [avere/portare l'uomo in
paradiso; posto che la realtà necessaria non ha consentito a dio
di creare l'uomo direttamente in paradiso], dio deve superare due
ostacoli:
a.]
evitare che satana [questo “grosso ragno”], anche portando i malvagi a usare la
tecnica, uccida l’uomo, bloccando il progetto della creazione [e quindi
impedendo il moltiplicarsi degli uomini, che dio non può creare senza la
collaborazione, procreativa, degli uomini stessi]; quindi, problemi: della
storia, della politica, degli equilibri, della pace, delle problematiche
sociali come la fame e la guerra [e, a lato, delle malattie];
b.]
impedire che il peccato personale conduca il singolo uomo, che pure vive socialmente e economicamente, anche nel benessere, alla
perdizione ["problema della pecorella smarrita”, cioè di come recuperarla].
13.]
da questo punto di vista, il "paradigma del figliol prodigo" ha valenza sia
individuale, sia [forse] universale [dove la secolarizzazione segna il momento
in cui l’intera umanità si allontana da dio; e attualmente essa è ancora nella
fase “delle prostitute”].
PARTE_3
L’ipotesi di episteme costruita esprime le seguenti
concezioni speculative:
1.) la distinzione tra Dio e il principio, identificato questo all’essere in
sé, origine di tutta la realtà necessaria, tra cui Dio. Il principio come
esistenza pura, determinando la propria esistenza, è il fondamento come
auto-fondamento. La coerentizzazione logico-formale di tale condizione (fondante
= fondato) determina, per il rispetto dei principii di identità e di non
contraddizione, la strutturazione del principio nell'ente eterno (ovvero la
proiezione in esso della differenza interna al fondamento, così esteriorizzata),
il macro-ente dell'Intero che include Dio. Il divenire, inteso come
auto-esistenzializzazione dell'esistenza (il venire all'esistenza
dell'esistenza dall'esistenza), è quindi il fondamento dell'eterno. La
protologia è la scienza del principio, l'ontologia è la scienza
dell'Intero (ente eterno). La teologia è parte dell'ontologia come Dio è parte
dell'Intero.
2.) il conseguente schema quadripartito, con la
distinzione della realtà in mondo necessario, Dio (il soggetto necessario),
mondo creato (la creazione) e uomo (la creatura). Viene descritta la struttura
di Dio, nucleo dell’essere, e delle diverse ipostasi dell’esistenza (uno,
diade, iperuranio, fonte, tecnica, caos, Dio, Trinità, Cristo, essere, mondo,
cosmo, natura, eden, paradiso, stato, chiesa, ecc./qui la chiesa e lo stato
sono strutture eterne della tecnica presenti in paradiso, e non - come in una
prospettiva hegeliana – la chiesa e lo stato terreni, loro proiezione).
3.) una dottrina del senso: Dio crea l’uomo per
completare la propria natura, e si completa solo con l’uomo etico, cioè con
l’uomo di buona volontà, che imita cioè le condizioni (sacrificali) di Dio e
del processo creativo e salvifico.
4.) la dottrina del giudizio
universale, riconducente il darwinismo al cristianesimo: la selezione
naturale (soprannaturale) è operata da Dio tra le creature, per misurare (con
le loro opere) il loro grado etico di "adattamento" al paradiso (Lc
9, 62).
5.) la dimostrazione dell'esistenza di Dio, condizione
per la descrizione della realtà necessaria includente il soggetto. Le
dimostrazioni sono dette "epistemiche" perchè fondate
sull'episteme, cioè sullo schema quadripartito.
6.) l’attualizzazione integrale dei sistemi di
filosofia storici, operata attraverso un opportuno dimensionamento degli
oggetti della metafisica rispetto alle determinazioni quantitative della
cosmologia contemporanea (contemplante infiniti universi), tra cui il
platonismo, l’aristotelismo e la cosmologia aristotelica (epistemizzazione
ottenuta con l'ipotesi di una cosmologia epistemica). Si formula una
concezione integrale dell’hegelismo, inteso come costruzione neo-biografica
dell’identità di Dio con la creatura umana, consentita dall’incarnazione
cristica, che "assume" in Dio i “dati” della creazione.
7.) i fondamenti dell’etica, intesa come imitazione da
parte dell'uomo della condizione sacrificale cristica attuale.
8.) la dottrina della religione, intesa come
riconduzione del freudismo al cristianesimo, essendo il totemismo, associato al
complesso di Edipo, l’essenza del male, intesa come pulsione dell’uomo a
sostituirsi al Creatore (vengono quindi analizzate le condizioni strutturali
fondanti tale pulsione, anche espresse dalla "struttura originaria"
di Severino). Alla dottrina della religione appartiene la descrizione del
sacrificio cristico attuale e delle condizioni umane che lo devono imitare (ecclesiologia
sacramentale).
9.) la dottrina dello stato, inteso come proiezione
terrena di una parte paradiso. Dalla descrizione dello stato si deriva la
descrizione del paradiso, il quale, essendo “standard”, cioè necessario e
univocamente determinato dal principio (un paradiso inteso come "casa
tecnica" di Dio), consente di descrivere lo stato, cioè ciò che per
essenza lo stato deve essere eticamente. Vengono quindi posti i fondamenti
scientifici del comunismo, del totalitarismo (eticamente corretto) e della
democrazia, istituzioni paradisiache che successivamente vengono proiettate
dall'uomo in terra e nella storia.
10.) la dottrina della tecnica, intesa come struttura
interna al paradiso, proiettata nella tecnologia e nell’economia terrene.
11.) la dottrina del diritto, la quale, dipendendo
dall’etica e dal giudizio universale, deve essere concepita come determinazione
delle condizioni ottimali perché l’uomo possa attuare il sacrificio su cui deve
essere giudicato "adatto" al paradiso, condizioni che devono imitare
quelle di Dio prima della creazione (cioè del suo sacrificio creatore),
condizioni ovvero corrispondenti al benessere paradisiaco e quindi sociale. La
civiltà perfetta deve imitare la “configurazione definitiva” paradisiaca (la
condizione delle anime inabitate in Dio in paradiso), tenuto conto della
specificità della dimensione terrena. I totalitarismi storici hanno imitato il
paradiso (associazione della volontà umana alla volontà di Cristo-“dittatore”),
ma non hanno considerato che la dimensione terrena non è il paradiso, in essa
esiste il male, che agisce sul libero arbitrio, per cui l’uomo deve imitare
Cristo liberamente (Cristo che si proietta nel Leviatano statale), e non per
una imposizione dittatoriale.
12.) la dottrina della storia, storia che, seguendo lo
schema utilizzato da Dante nella Divina Commedia, è stata concepita come
contestuale discesa agli inferi e ascensione al Cielo, rappresentando la
"storia del progresso" il percorso ascensionale dell'umanità nella
storia, e la civiltà della tecnica il paradiso celeste così raggiunto.
Questi sono alcuni dei risultati speculativi ottenuti dalla ricerca
epistemica:
1.) il superamento della filosofia scolastica, con la differenza tra Dio e il
principio, il principio essendo l'essere in sè, l'esistenza semplice e
astratta, e Dio la massima complessità.
2.) l’opportuno dimensionamento degli oggetti della metafisica. Viene così
risolto il problema degli infiniti universi, associato alla periferizzazione e
disorientamento dell’uomo nel cosmo, con la scomposizione infinita di Dio e con
il corretto dimensionamento del rapporto tra cosmo eterno e cosmo creato.
3.) l’attualizzazione integrale di tutte le metafisiche storiche, compreso il
sistema aristotelico.
4.) il senso della vita e il fondamento dell’etica: Dio seleziona l’uomo di
buona volontà per completarsi con lui.
5.) il superamento della provocazione della tecnica con la previsione della
tecnica eterna in paradiso, tecnica di Dio e per Dio.
6.) la soluzione del rapporto tra creazionismo e evoluzionismo, con la
previsione di una evoluzione perfetta (di tipo a-temporale) per Dio e
“pilotata” per l’uomo (secondo il paradigma del disegno intelligente), a causa
del processo creativo.
7.) varie soluzioni del problema del male.
8.) varie dimostrazioni dell’esistenza di Dio, funzionali a dare un senso alla
presupposizione di Dio come complemento necessario dell’uomo (può esserlo
infatti solo se esiste), e quindi alla descrizione dell'essere necessario.
Il tentativo di costruzione di ipotesi di episteme, che si è realizzato,
può riassumersi nelle seguenti proposizioni:
1.) Dio è pagano (nell’episteme si precisa il significato di questa tesi).
2.) Dio non è tutta la necessità, ma è immerso nella necessità, intesa come
struttura.
3.) questa struttura, che è la necessità, nella creazione impone a Dio il
rispetto di determinati vincoli strutturali (il lavoro).
4.) questi vincoli impongono al Dio pagano di farsi "cristiano",
limitatamente al processo della creazione e della salvezza.
5.) in questo senso, e solo in questo senso, pur essendo Dio pagano, l'uomo
può essere salvato solo facendosi cristiano, cioè imitando le condizioni
creative di Dio Creatore.
L'episteme ricerca l'essenza del fondamento, e la trova prima
ancora che in Dio, nella realtà necessaria (fondamento "per" Dio). Il
fondamento è l'esistenza pura, o esistenza in sè, la quale è astratta, e viene
definita "principio". Dio viene definito come l'identità tra
l'esistenza e l'esistenza (identità interna quindi al fondamento), ovvero come
pensiero. Il corpo di Dio è la complessificazione di questa identità, che
avviene insieme all'esistenzializzazione di tutta la realtà necessaria da parte
del principio. Trovare il fondamento, e sottrarlo al divenire severiniano.
Questo è il significato dell'episteme. L'uomo, reso sicuro dell'esistenza del
fondamento ("l'essere è e non può non essere") e di Dio come amore (la
cui esistenza viene dimostrata razionalmente), si sente sicuro nella dimensione
terrena, e cessa di avere paura dell'uomo, della tecnica (usata anche da Dio) e
della morte. Il fondamento dell'etica (imitare Cristo, che è la matrice comportamentale
incarnata) spinge l'uomo al bene, con vantaggi per sè (la salvezza) e per gli
altri (che ricevono il suo amore). L'uomo, come dice la Dottrina Sociale della
Chiesa, deve edificare il regno di Dio in terra. Questo imita il paradiso (come
hanno tentato i totalitarismi storici), ma l'uomo deve rispettare la
specificità della dimensione terrena. Così ad esempio il politico cristiano non
potrà proibire legislativamente l'aborto, se esso è deciso dalla volontà
democratica, ma, lungi dall'abdicare dal governo della polis, applicherà questa
legge, cercando di orientare la società verso i valori cristiani, difesi dalla
Chiesa. Il politico cristiano non deve opporsi alla volontà democratica, quasi
egli dovesse agire in modo violento, ma dovrà farsi promotore di bene e
portatore di speranza.
L'etica
L'episteme individua due fondamenti dell'etica: il sacrificio di Dio nel
creare [il processo creativo richiede a Dio un "lavoro", a causa delle strutture
della necessità, che vincolano l'azione di Dio], che richiede all'uomo le opere
di salvezza [sacrificio] come imitazione di Dio; la sequela di Cristo. Cristo è
la matrice genetica dell'uomo. Incarnandosi, Cristo divine la matrice
comportamentale, e l'uomo deve imitarla per avere la salvezza. La ricerca
epistemica nega validità a un'etica naturale, che non sia l'etica epistemica
stessa, la quale è l'etica cattolica spiegata, giustificata e razionalizzata.
Infatti secondo la ricerca epistemica non è possibile il fondamento di un'etica
senza il sistema del premio e del castigo eterni, portato teorico della
religione. Associata all'etica è la riflessione sul senso della vita. Dio ha
creato l'uomo per completare con l'uomo la propria natura. Dio è perfetto, ma
con l'uomo diventa "più che perfetto". Dio si completa solo con l'uomo etico,
cioè con l'uomo di buona volontà, che con il sacrificio dello studio e del
lavoro imita il sacrificio creatore divino. L'episteme epistemizza il concetto
di super-uomo di Nietzsche. Il super-uomo è l'uomo etico, ovvero il "santo" in
senso cristiano [una santità che si esprime nel dovere quotidiano]. Se l'uomo
vive con umiltà e fa il suo dovere, Dio crea in paradiso il corpo della futura
anima beata. Quest'anima è il super-uomo in senso nietzscheano: essa in paradiso
"crea", ed esprime volontà di potenza. Compito dello stato è costruire il
super-uomo: non un uomo già santo, ma un uomo che, rafforzato eticamente, sa
scegliere tra il bene e il male, tra la santità e il peccato, libero di amare o
di essere egoista.
Critica della legge
di Hume
Per l’episteme la legge di Hume non è vera se si fa riferimento al
cristianesimo. E’ infatti possibile trarre valori da fatti se ci si riferisce al
giudizio universale, che attribuisce alle azioni [valori] il sistema dei premi e
dei castighi [fatti]. Questo sistema spinge l’uomo a orientarsi al bene.
La teoria del
giudizio universale
Nell’ambio dell’episteme molte concezioni tipicamente religiose sono
dimostrate e giustificate razionalmente, e vengono fatte rientrare nella
filosofia e nella teologia [la teologia epistemica è la forma propria della
teologia naturale, cioè della teologia secondo la ragione]. Una di queste
concezioni è il giudizio universale, su cui si fondano l'etica e il diritto.
Riprendendo e facendo proprio il concetto darwiniano di selezione naturale,
l’episteme pone nel giudizio universale il processo con cui Dio seleziona le
anime giudicandole adatte o non adatte al paradiso, e graduandone i meriti. Su
questa graduazione si fonda anche la meritocrazia prevista nel sistema economico
naturale formulato dal diritto epistemico.
Realismo e idealismo secondo
l'episteme
L'episteme costituisce una sintesi di realismo e idealismo. Il realismo
dell'uomo deriva dal realismo di Dio. L'esistenza è per Dio il noumeno, a lui
esterno. Anche per Dio il noumeno è inconoscibile, perché Dio non copre la
propria realtà esterna. Il sistema di Severino è una forma di idealismo, perché
Severino descrive il realismo come "l'uomo che salta al di fuori della propria
ombra". L'episteme spiega come ciò sia possibile, cioè come Dio può conoscere il
noumeno a lui esterno. L'esistenza riproduce il noumeno dentro Dio come
fenomeno, dentro Dio avviene l'identificazione [panteistica] tra Cristo-episteme
e il fenomeno, e attraverso questa identificazione tra Dio e il fenomeno, che
riproduce il noumeno dentro Dio, Dio può così conoscere il noumeno [conoscere
nell'episteme significa identificarsi]. Cristo-episteme è la "matrice":
costituisce in Dio l'apparato categoriale della mente di Dio-Padre [è il
"cervello" di Dio ed è la rete estesa come il mare/il mare è l'Intero, che si
riproduce dentro Dio]. L'idealismo consiste nell'intuizione intellettuale
divina: la riproduzione del noumeno dentro Dio avviene contestualmente alla
generazione del Figlio dal Padre [processo eterno e continuo]. Per l'uomo il
realismo epistemico non è ingenuo. Oltre al criticismo kantiano, per l'episteme
la condizione dell'uomo è proprio quella di essere "cervello nella vasca"
secondo Putnam e come rappresentato nel film "The Matrix" [Putnam lo ha detto
solo per paradosso]. Il relalismo è interno secondo Putnam. Gli oggetti sono
reali ma solo perché l'uomo sta dentro la mente della persona trinitaria di
Cristo [la cui rappresenntazione mentale si spiega in base all'idealismo di
Berkeley], e quindi dentro una realtà già filtrata dal Dio unitario della
Trinità [doppia rappresentazione: la prima genera il fenomeno soggettivo, la
seconda genera il fenomeno oggettivo, di cui parla Abbagnano nella sua critica
all'interpretazione del noumeno kantiano da parte dell'idealismo tedesco]. Nella
gnoseologia epistemica la realtà è costituita da tre termini: oggetto, soggetto
e rappresentazione [come prodotto tra oggetto e soggetto]. L'oggetto è
l'esistenza, il soggetto è Dio, la rappresentazione è Cristo-episteme.
Teoria del
linguaggio
Secondo il paradigma della distribuzione trinitaria delle forme conoscitive,
il pensiero [la teologia] corrisponde al Padre, il linguaggio [la filosofia]
corrisponde al Figlio e la percezione [la scienza] corrisponde allo Spirito
Santo. Questo paradigma si giustifica con la considerazione secondo cui la
conoscenza è per il soggetto. Come Dio è pensiero [essendo Dio l’autoidentità
dell’esistenza, ed essendo il pensiero forma di identità e di identificazione],
così si può ipotizzare che le tre forme della conoscenza [pensiero, linguaggio e
percezione] abbiano una distribuzione sulle tre persone trinitarie. Il
linguaggio è per l’episteme forma del pensiero. Infatti il significato espresso
dal linguaggio è pensiero. Mentre il linguaggio dell’uomo è puramente
strumentale, e la sua struttura riflette la strutturazione del pensiero, nel
quale il linguaggio si “incarna”, trapassando in esso e nella percezione, in Dio
il linguaggio è ipostatico, cioè incorpora il pensiero [in Dio il linguaggio è
realtà, come duplicazione ipostatica dell'Intero in forma sintetica], ed è
quindi forma di pensiero più evoluto del pensiero. Per questo nel Figlio si
compie la sintesi della conoscenza divina, e si può definire Cristo
[verbo-episteme-linguaggio] mente del Padre e organo della conoscenza di Dio. E’
questa la teoria epistemica del linguaggio, che spiega così razionalmente il
mistero del Verbo [parola-linguaggio].
La cristologia
Il limite della teologia classica secondo l’episteme è che essa presenta la
figura di Gesù non come il macro-Dio che, essendo il Logos-Creatore [come dice
Papa Ratzinger], crea la Creazione, bensì prevalentemente come il micro-Dio
incarnato nella storia in forma umana. Così i credenti non possono capire come
questo Gesù possa aver creato infiniti cosmi ed essere presente in ogni luogo,
come corpo costitutivo ogni tempio. L’episteme quindi concepisce Cristo come
l’Episteme che crea infiniti universi, e che quindi ha le stesse dimensioni del
Padre. Cristo è in Dio la rete estesa come il mare, essendo il mare l’Intero che
si riproduce, per duplicazione, dentro il Dio trinitario. Nell’episteme Cristo
ha forma umana precedentemente la creazione e l’incarnazione. La teologia
tradizionale attribuisce la natura umana a Gesù solo in seguito all’incarnazione
[“il verbo si fece carne”], ma così cadrebbe in una forma di adozionismo [Gesù
acquisirebbe la natura umana solo in seguito alla creazione e all’incarnazione,
per cui non avrebbe due nature dall’eterno]. Per l’episteme invece Cristo deve
avere le due nature dall’eterno. Cristo, per creare, si separa dalla tecnica
paradisiaca, e viene così “crocifisso” in essa. Egli sarebbe quindi attualmente
ancora crocifisso. Nella dimensione terrena egli muore e risorge, ma nella
dimensione ultraterrena non sarebbe già risorto. Ciò avverrebbe solo durante
l’apocatastasi, processo con cui Dio conduce il creato dentro il paradiso
[essendo la creazione inizialmente creata fuori di Dio]. Nel processo creativo,
Cristo si separa da se stesso, dal Padre [“sono uscito dal Padre”], dalla fonte
energetica edenica [“da oggi non berrò più del frutto della vite”] e dalla
tecnica. La separazione dalla fonte spiega la natura mortale di Cristo e degli
esseri umani, a cui per questo viene proibito l’albero della vita [Gn 3, 22-24].
Con l’apocatastasi Cristo torna a riunirsi alla fonte e a Dio [“torno al
Padre”], e così avviene la risurrezione, di Gesù e degli uomini.
La teoria della
Trinità
L’episteme spiega la natura trinitaria di Dio. Come il principio
[l’esistenza] determina Dio, così Dio, anche identico al principio, determina se
stesso: Dio-Padre e Dio-Figlio. Come il Padre determina il Figlio, così il Padre
e il Figlio determinano insieme lo Spirito Santo. Il processo di
trinitarizzazione si chiude [senza un rimando all’infinito delle determinazioni
ipostatiche] perché si esaurisce il processo dialettico, in senso hegeliano
[Padre-tesi, Figlio-antitesi, Spirito Santo-sintesi]. L’episteme è “filosofia
del Padre”. Il platonismo si precisa perché il Demiurgo è il Dio della
concezione cristiana: centro della realtà necessaria, egli è il Soggetto
assoluto, e gli uomini non devono rapportarsi all’Uno, “scavalcando” Dio [come
in Platone], ma devono unicamente adorare Dio. Come si apprenda dal vangelo,
Gesù può dire che “tutto ciò che il Padre possiede è mio” non nel senso che ciò
che ha il Padre lo ha anche il Figlio, ma nel senso che le proprietà che ha il
Padre sono tratte dalle proprietà del Figlio. La conseguenza di questa
concezione è che nel processo di ipostatizzazione trinitaria prima del Padre
[paradossalmente] viene il Figlio: se Gesù può dire che “il Padre è più grande
di me”, le dimensioni che ha il Padre sono dovute alle dimensioni del Figlio,
unito al Padre trinitariamente [“io e il Padre siamo una cosa sola”]. L’episteme
non è riuscito a delineare un’approfondita teoria dello Spirito Santo.
La teoria della
libertà
La teoria epistemica della libertà spiega la libertà di Dio. Poiché l’uomo è
a immagine di Dio, come Dio è libero così l’uomo è libero. Dimostrata la libertà
di Dio è dimostrata la libertà dell’uomo. Il processo di ipostatizzazione della
realtà necessaria è prodotto dalla condizione di auto-coerentizzazione del
principio [esistenza], dovuto alla differenza logica interna all’auto-fondamento
[il fondante è il fondato, ma nel contempo il fondante non è il fondato]. Questo
processo si conclude con l’esistenzializzazione dell’identità psichica di Dio:
dall’essere-che-è [principio] all’io-sono divino [autocoscienza]. Qui la realtà
è in equilibrio perché il processo è concluso. Ma l’identità psichica divina è
anche identica al principio, presente in ogni ipostasi della realtà. Come il
principio esistenzializza la realtà necessaria, così ora l’identità psichica
divina esistenzializza. Ma la realtà è conclusa. Questa esistenzializzazione è
quindi solo il potenza, e viene definita volontà. La libertà è la condizione
della volontà in potenza di decidere. Dio decide la creazione dell’uomo [per
completare se stesso], e può farlo creando, dal nulla, una sola volta e una sola
umanità.
La teoria del
destino
La ricerca epistemica non è riuscita a risolvere uno dei problemi
fondamentali della teologia, cioè il rapporto tra predestinazione umana,
prescienza divina, destino umano e libertà [libero arbitrio] in Dio e nell’uomo.
L’episteme avanza le seguenti ipotesi sul destino per l’uomo. Il destino è come
una immagine sul futuro dell’uomo. Ma non può esserci immagine dell’uomo prima
della struttura dell’uomo, sulla quale l’immagine è ricavata. Ma la struttura
dell’uomo incorpora la libertà dell’uomo. Quindi il destino dell’uomo, come la
prescienza divina, sono compatibili con la libertà umana [la rispettano]. Per
l’episteme l’uomo è il “replicante” [termine preso dal film “Blade runner”] del
proprio destino, deciso da Dio. Ma l’uomo rimane libero. Infatti l’uomo ha la
medesima libertà che avrebbe se potesse decidere la propria storia insieme a
Dio, come già innestato in Dio. Dio la decide con libertà [entro i limiti
imposti dalle leggi della storia, che sono quelle previste dalla steleologia], e
la scelta di Dio sarebbe anche la scelta dell’uomo [secondo l’armonia delle tre
persone trinitarie, alle quali in paradiso si aggiungono le anime beate,
concordi con Dio]. Ciò genera quello che l’episteme denomina il “paradosso del
dannato” [non risolto]: se il destino fosse deciso insieme da Dio e dall’uomo,
il futuro dannato sceglierebbe la sua predestinazione all’inferno ? A causa del
male [teoria della sfasazione], che incide sul libero arbitrio dell’uomo, l’uomo
può essere libero nella dimensione terrena solo se non conosce il proprio futuro
[destino umano e prescienza divina].
La teoria
dell'amore
L’episteme distingue in Dio cinque forme di amore: affetto
[familiare-trinitario]; amicale [rivolto agli uomini]; innamoramento; agapico
[sacrificale]; erotico. Qual è l’essenza dell’amore di Dio ? Secondo l’enciclica
“Deus caritas est” l’essenza dell’amore di Dio è l’agape [sacrificio]. Ma,
osserva l’episteme, il sacrificio caratterizza solo un breve [istantaneo, in
Dio/miliardi di anni per l’umanità] momento della vita di Dio, la fase
creatrice. Dio è essenzialmente amore come affetto e innamoramento, al proprio
interno. Verso l’esterno, nel corpo di Dio, l’amore di Dio è eros [conosciuto
dai dannati, esterni a Dio]. Nel processo creativo l’amore di Dio, interno, si
schiude [ferita in Dio], perché la creazione è esterna a Dio. Al sacrificio
creatore di Dio, che è il suo lavoro [il dolore della separazione di Dio da se
stesso nella kenosis-svuotamento], l’esistenza [il principio] risponde con
l’esistenzializzazione di nuova esistenza: il creato. Per essere salvato
all’uomo è richiesto, corrispondentemente, la rinuncia al piacere e l’attuazione
di un sacrificio [lavoro]. L’uomo è una parte di Dio, che Dio separa da se
stesso: Dio non trarrebbe alcun vantaggio dall’uomo riunendosi all’uomo [a ciò
da cui si è separato]. Per essere salvato l’uomo deve autorigenerarsi nel
sacrificio del lavoro [la simulazione di questa autorigenerazione è
l’eugenetica]. Ciò consente a Dio di clonare l’uomo in paradiso [emersione del
super-uomo], e così salvarlo. La clonazione umana è una simulazione del processo
salvifico. L’uomo che produce in se stesso con l’etica un “di più” dell’uomo è
il super-uomo [oltre uomo], cioè l’uomo di buona volontà [il santo][un di più
dell’uomo con il lavoro]. Nell’apocatastasi il creato è condotto dentro Dio,
cessa il lavoro di Dio, l’amore di Dio si chiude al proprio interno e i dannati
rimangono fuori di Dio [come messo in luce dalla parabola evangelica delle
vergini], e vengono bruciati dal suo eros.
La teoria della
creazione
Il processo creativo è finalizzato alla creazione degli angeli e degli
uomini. Esso ha prodotto realtà enormi [la creazione e l’universo] perché ha
presupposto la replicazione della realtà necessaria [che è dimensionata su Dio],
la cui riproduzione ha prodotto al centro del creato l’anti-Dio, un organismo
privo di vita, impronta di Dio nel creato. Dalla sua frantumazione frattalica
[miniaturizzazione del creato], Dio ha ricavato Cosmo-Adamo, Cosmo-Eva e
Cosmo-Lucifero, anch’essi strutture organiche gigantesche, dotate di vita e di
autocoscienza, anch’essi scopo della creazione. Poi, dopo la loro caduta,
vengono gli angeli, a immagine di Lucifero, e gli uomini, a immagine di Adamo ed
Eva, progenitori del genere umano. Dio è scomposto ubiquamente in infiniti dei.
Il processo creativo ha coinvolto un solo “dio” [monade creatrice], isolato
dagli altri dei [l’“isolamento della terra” di cui parla Severino]. Questo
isolamento del dio creatore, provvisorio fino all’apocatastasi, lo la reso
mortale [separazione di Dio dalla fonte]. La creazione coinvolge quindi solo una
parte infinitesimale di Dio, e anche dopo l’apocatastasi, con l’ingresso del
creato in Dio, l’interezza di Dio non conoscerà mai la creazione, unita solo al
nuovo Dio-con gli uomini. Dio ha creato agendo sul principio, sulla fonte e
sulla tecnica [il cui vertice è il tempio]. Per questo l’uomo deve esercitare la
funzione sacerdotale liturgica, attingendo ai sacramenti. L’universo apparente è
“grande” rispetto alla “piccolezza” degli uomini perché la sue dimensioni sono
proporzionate alle dimensioni di Cosmo_Adamo. Il creato riproduce la realtà
necessaria, perché solo innestati nel creato, indipendente da Dio e collegato al
principio e alla fonte, creato posto tra Dio e gli uomini, essi sono liberi,
come Dio è libero, essendo innestato nella realtà necessaria.
Creazionismo e
evoluzionismo secondo l’episteme
Secondo l’episteme, l’evoluzione, che nella realtà necessaria viene dopo
l’emanazione trinitaria, ha determinato in modo necessario il corpo di Dio, e ha
determinato in modo necessario in corpo dell’anti-Dio e di Cosmo-Adamo. Dopo la
caduta edenica un corpo umano a immagine diretta di Dio non potrebbe sussistere.
Per questo Dio corregge l’evoluzione degli uomini, integrandola con il disegno
intelligente [creazionismo], che progetta il corpo umano in modo da renderlo
compatibile con le condizioni della caduta.
La
filosofia epistemica della storia
Dal punto di vista speculativo, con inerenza alla storia della filosofia, la
ricerca epistemica vede questa come una dialettica tra epistemismo e nichilismo.
Rientrano nell'epistemismo le filosofie "amiche" dell'uomo, rientrano nel
nichilismo le filosofie "nemiche" dell'uomo. La massima filosofia nichilista
della storia è secondo l'episteme il neoparmenidismo di Severino [nè potrebbe
essere altrimenti], la quale nega Dio, l'episteme e l'etica, e quindi anche la
speranza umana [associata a una responsabilizzazione morale dell'uomo] di poter
arginare il male nella storia, assoggettandosi l'uomo [secondo questa filosofia]
al potere invincibile della tecnica, che è violenza e dominio. Severino sarebbe
nichilista perché sostituisce alla struttura derivata [il creato] la struttura
originaria [la necessità]. La filosofia epistemica della storia è originale
nella misura in cui considera nella storia l'azione di un protagonista che è
stato sottovalutato dalle precedenti filosofie della storia, nel ruolo di
antagonista di Dio e dell'uomo: Satana. La storia dell'umanità nasce nel dolore
perché è inizialmente assoggettata al potere di Satana. Questo potere raggiunge
il suo culmine nella civiltà della tecnica, tecnica in cui Satana proietta il
Cristo da cui spera la salvezza [in questo senso l'episteme dice che la tecnica
è l'Anticristo]. L'apocalisse è il processo con cui l'uomo si separa dalla
tecnica, facendo tramontare la civiltà della tecnica, nascendo alla storia come
super-uomo, realizzato nella santità cristiana. IL futuro dell'umanità dopo
l'apocalisse è di una pace plurimillenaria fino al ritorno di Cristo nella
parusia. Qui non avviene una scontro con l'Anticristo, scontro che è del nostro
tempo, e che si risolve in base alle ipotesi steleologiche. Nella parusia
avviene il giudizio universale, che conclude la storia. La storia è movimento
verso la tecnica e movimento verso Cristo. La vita di Gesù è il paradigma della
storia: come Cristo è asceso al Golgota e alla Croce, così l'umanità ascende al
regno dei cieli simboleggiato dalla tecnica, essendo il paradiso [la "buona
novella del Regno"] la tecnica [simboleggiata dalla Croce cristiana: "T"]. Poi,
come Dio si è separato dalla tecnica per creare, così l'umanità deve far
tramontare la civiltà della tecnica [apocalisse come distacco dalla Tecnica,
cioè dall'Anticristo del Leviatano tecnologico], e vivere la tecnica solo come
liturgia sacramentale, che [nella forma non apparente della liturgia celeste] è
usata da Dio per creare e per salvare.
Per l'episteme la storia come movimento
epocale non esiste. Essa è infatti il sogno dell'ascensione dell'umanità
all'Eden celeste. In base alle ipotesi steleologiche, l'episteme teorizza la
"retroversione" della storia. Dopo l'apocalisse attuale ritornano in forma
invertita le epoche della storia: dal 1900 al 1800, dal 1700 al 1600, con i loro
costumi; così via fino alla nuova antichità del regno di Dio in terra, fino al
"deserto" neo-antico del ritorno di Cristo.
La teoria della
tecnica
L'uomo non
può temere la tecnica, perché in paradiso esiste la tecnica di Dio e per Dio [ad
esempio in eden esiste il computer divino: anche Dio usa il computer e l'ha
usato per creare]. Il fatto che Dio usi la tecnica [espressa dalla "T" della
croce cristiana] guarisce l'uomo dalla tecnofobia, ma non comporta una
giustificazione della tecnica. Infatti Dio per creare ha usato la tecnica ma
anche si è "separato" dalla tecnica [concetto questo fondamentale nell'ipotesi
di episteme costruita], per cui la necessità ha risposto a questa separazione
crocifiggendo Cristo nella tecnica [in paradiso]. La crocifissione terrena di
Cristo riproduce questa sua condizione metafisica. Così la civiltà della tecnica
di cui trattano Severino e Galimberti altro non sarebbe che una "simulazione
liturgica", ovvero l'imitazione che l'umanità fa dell'uso che Dio fa della
tecnica per creare e per salvare [tecnica sacramentale]. Come Dio per creare e
per salvare deve separarsi dalla tecnica, così - dice l'episteme - l'umanità
deve far tramontare la civiltà della tecnica, con cui gli uomini imitano la
liturgia celeste non apparente [nell'episteme il tempio è il vertice della
tecnica].
I fondamenti
epistemici del diritto
L’episteme individua il fondamento del diritto [che è precetto e sanzione]
nell’azione creatrice di Dio applicata alla tecnica paradisiaca [lo stato].
L’uomo deve imitarla [fondamenti dell’etica]. Il diritto è una restrizione
dell’etica. Ed è quella restrizione che riguarda l'etica [il comportamento
sacrificale di Dio e dell’uomo, creatori] applicata alla tecnica [diritto
costituzionale dello stato e diritto dell’economia: dei mercati e delle
imprese]. Il primato del diritto appartiene nell’episteme al diritto pubblico
[costituzionale], perché il diritto privato presuppone la sanzione, la quale può
essere applicata solo dalla giustizia statale [non può esistere una giustizia
privata]. Il diritto è una forma di etica, perché, se chi applica la sanzione lo
fa per non incorrere a sua volta in una sanzione, chi applica questa seconda
sanzione [in un rimando all’infinito] è mosso infine dallo “spirito della
legge”. Così ogni uomo segue le leggi naturalmente. Il vero diritto è quello
naturale, perché anch’esso ha la forza di imporsi. In ogni epoca della storia
[anche nelle dittature] il diritto ha potuto essere rispettato perché si rifà
sostanzialmente ad una idea di giustizia, e per questo è rispettato e seguito
[nella storia sono possibili scostamenti dalla giustizia, come nei
totalitarismi]. Il diritto storicamente afffermatosi, quindi, non è il diritto
positivo, ma è lo stesso diritto naturale. Il diritto positivo [storico] è il
diritto naturale mediato dalla politica. La storia è un processo [inizialmente
doloroso] di convergenza del diritto positivo al diritto naturale, che realizza
la perfetta giustizia. Alla fine della storia tramontano il diritto e lo stato,
e gli uomini sono tutti religiosi e subordinati alla religione e all'etica.
Questa in sintesi la teoria epistemica sui fondamenti della filosofia del diritto:
a.]
[assimilandosi lo stato a un organismo vivente: ciò mi deriva dalla visione del
leviatano/stato come “uomo gigante”: forse la copertina a un libro di hobbes],
i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sono assimilabili,
rispettivamente, a cervello, sistema nervoso periferico e corpo, e sistema
immunitario o azione di feedback dello stesso sistema nervoso.
b.]
la struttura del diritto [precetto e sanzione] è come quella del rapporto tra
sistema nervoso [pensiero] e sistema immunitario [azione di correzione per le
deviazioni che “attaccano” l’organismo].
c.]
[anche con riferimento al punto 8.] sottostante] il diritto pubblico [=
costituzione] è il software che fa “funzionare” [un sistema operativo che fa
“girare”] lo stato inteso come hardware [riferimento alla concezione di irti
dello stato come “macchina delle macchine”].
2.]
si è detto che diritto naturale e diritto positivo non sono del tutto opposti,
anzi …. questo in tre modi:
a.]
il diritto positivo è esso stesso diritto naturale, perché il diritto che si
pone e si impone storicamente è sempre ispirato [nelle sue linee essenziali] a
una idea di giustizia [perfino, a ciò, anche il nazismo: hitler è razzista perché
crede sia “giusto” esserlo].
b.]
mentre si dice in tutti i testi di diritto che il diritto naturale non ha la
forza per imporsi, invece esso si impone, come diritto positivo: perché anche
la giustizia deve imporsi, per arginare il male, e quindi il diritto positivo,
quando si impone, lo fa come diritto naturale [“diritto del cielo incarnato in
terra”].
c.]
che il diritto positivo sia esso stesso diritto naturale è dimostrato dalla
definizione propria della sanzione [che è la “forza”, autoimpositiva, del
diritto]: tutelare un interesse significa fare il “bene”, quindi perseguire il
Bene, quindi realizzare la giustizia.
3.]
sono stati distinti i concetti di stato e di antistato, per distinguere l’idea
di giustizia “vera” da quella “capovolta”, che è appunto la presenza del “male”
nel diritto [ad esempio, “la giustizia del razzismo”, che è appunto
anti-giustizia]. ciò lo si è collegato al dibattito su diritto e tecnica tra
severino e irti.
4.]
si è quindi introdotto [collegando diritto e storia] il concetto della
convergenza storica del diritto positivo verso il [pieno] diritto naturale;
idea da dimostrare nella storia: il diritto deve dimostrare, storicamente, di
essere “più forte” della tecnica [prevalenza della giustizia sulla prepotenza
umana, pura, che solo si serve del potere della tecnica].
5.]
si è introdotta la concezione dell’“aggancio” [che dimostra la sovrapposizione,
parziale, tra diritto positivo e diritto naturale]: come aristotele definisce
l’uomo “animale politico”, così la ricerca epistemica ha definito l’uomo un
“animale giuridico”, perché portato naturalmente [= inconsciamente] a seguire
le leggi [“aggancio” tra inconscio - individuale e collettivo - e normatività].
questo nel senso che l’uomo non obbedisce alle leggi solo perché minacciato
dalle sanzioni, e ciò appunto conforta il potere storico del diritto naturale
[o positivo], che è esso stesso positivo [o naturale].
6.]
si è introdotto il concetto della prevalenza dell’importanza del precetto
[prima componente della norma giuridica] sulla sanzione [seconda componente
della norma giuridica]; è stata definita la seconda in funzione del primo; e
quindi è stata criticata la concezione di kelsen [propria della società
americana, “senza stato”: minimalismo libersita].
7.]
rifacendosi a questa, si è compreso che il fondamento del diritto e dello stato
è l’etica, di cui il diritto è una restrizione [con eccezioni: norma fuori
campo etico; etica fuori campo normativo]: infatti, come il vigile urbano può
“chiudere un occhio”, così sia i cittadini, sia il giudice che il poliziotto
scelgono liberamente di eseguire le leggi [e di obbedire allo stato]. questo
fatto ha implicazioni su due punti:
a.]
non è vero che il diritto “si impone” [quindi non esiste alcun “diritto
positivo”/ paradossalmente, quindi, esiste solo il diritto naturale, obbedito
perché voluto e accettato, liberamente, secondo l’idea di giustizia], perché la
stessa imposizione del diritto [come la sovranità] è frutto di una libera
scelta [di chi subisce o di chi esegue];
b.]
e quindi, come non esiste un “potere dello stato”, non esiste allo stesso modo
un “potere della tecnica” [critica del neoparmenidismo].
8.]
si è introdotto il concetto di primarietà del diritto pubblico sul diritto
privato [in tutti i testi giuridici si dice il contrario, privilegiandosi una
concezione “liberale” del diritto; questa "avversità" verso lo stato
la si è attribuita a componenti edipiche del giurista: crisi dello stato =
uccisione del padre = uccisione di dio/grande stato]. infatti, non c’è diritto
[anche privato, come un contratto] senza sanzione, ma l’applicazione della
sanzione avviene da parte della magistratura, che è un potere pubblico [anche
negli stati minimalisti liberali]; quindi il diritto privato presuppone
l’esistenza dello stato, e per questo "è preceduto" dal diritto
pubblico.
9.]
si sono compresi i limiti della democrazia nel concetto di “sovranità reale”
[riferita al potere economico e a un “diritto economico”] e quindi nella
separazione moderna tra diritto e economia [critica al capitalismo].
10.]
si è introdotta una nuova forma di governo, definita:
a.]
monocrazia [= sintesi di monarchia e democrazia: come il potere delle anime
beate in paradiso/sinonimo di “cristocrazia”].
b.]
sofocrazia [in opposizione alla tecnocrazia, essa dà potere non alla scienza,
ma alla filosofia, secondo le intenzioni del platonismo, definito
epistemicamente come possibile “ideologia ufficiale” dello stato].
c.]
totalitarismo scientifico [esso “realizza il cielo in terra” – il paradiso
essendo “totalità psico-tecnica”/come vogliono i totalitarismi storici –, ma
con la considerazione che “la terra non è il cielo”/quindi: accoglimento della
democrazia nello "stato giusto"].
11.]
in parallelo e in aggiunta al diritto naturale, sono stati formulati i concetti
di "diritto pubblico naturale" [con l'idea di una costituzione
naturale/"giusta"], con riferimento allo "stato naturale"
[giusto = cristiano/anche con l'idea che anche nello stato cristiano,
"perfetto", entro certe condizioni e limiti è lecito l'aborto: ad
esempio, per la salute della madre, non potendo l'etica imporre alla donna il
martirio]; e il concetto di economia naturale o "giusta"
[essenzialmente, la cosiddetta "terza via", o "economia sociale
di mercato", riformulata nell’episteme nello “standardismo”].
12.]
si è concepito uno “stato universale”: come la chiesa è una sola e unitaria nel
mondo, essendo cristo “uno”, così dovrebbe essere per il potere
temporale/recupero e fondazione giuridica della concezione dantesca dello
stato].
Teorie epistemiche
del male
La ricerca epistemica ha prodotto quindici teorie del male. Le due più
importanti sono le seguenti. La teoria della sfasazione dice che l'uomo è
incompatibile con Dio [e quindi destinato all'inferno, a meno del progetto di
salvezza divino] perché Dio ha creato con un atto di sacrificio, mentre l'uomo è
stato creato in fase inerziale della sua volontà [l'uomo nasce senza compiere un
sacrificio], per cui la volontà di Dio, in atto sacrificale, è incompatibile con
la volontà dell'uomo, che nasce inerziale. La teoria della struttura originaria
[la più importante teoria del male] dice che Dio ha tratto l'uomo dalla
necessità. La necessità codifica [conosce] solo Dio, per cui l'uomo, tratto
dalla necessità dall'atto creatore di Dio, viene dalla necessità sovrascritto
[sovrapposto] a Dio. Di qui la "pulsione totemica" [analizzata da Freud in
"Totem e tabù", ponendo il padre terreno al posto del Padre celeste] dell'uomo a
sostituirsi al Creatore [a-teismo], e la sostituzione [compiuta da Severino]
della struttura derivata [il Creato] con la struttura originaria [la realtà
necessaria in cui è posto Dio].
Dimostrazioni epistemiche
dell'esistenza di Dio
Non si possono riassumere qui le più di 240 dimostrazioni epistemiche
dell'esistenza di Dio costruite in sei anni dalla ricerca epistemica.
"Epistemiche" significa fondate sullo schema quadripartito. Si riportano le due
ultime dimostrazioni.
Dio esiste se si dimostra che esiste un soggetto nel piano
della realtà necessaria: se vi esiste, questo soggetto è necessario, ed esso è
Dio. Ma un soggetto esiste. Infatti il creato non può essere del tutto isolato
dalla necessità, e questo soggetto è quindi l'uomo stesso. Poiché quindi esiste
un soggetto [l'uomo contingente] nella necessità, deve esistere in essa anche un
soggetto interamente necessario, che abbia i caratteri dell'uomo ma non sia
contingente come l'uomo: questo soggetto è il soggetto interamente necessario,
cioè Dio.
Un'altra dimostrazione si basa sul rapporto tra la frase di Leibniz e
Einstein [il loro medesimo interrogativo] "perché c'è l'essere anzichè il
nulla ?" [immediatezza fenomenologica] e la frase parmenidea "l'essere è e non
può non essere" [immediatezza logica]. Quest'ultima frase pone l'essere
necessario. La prima frase constata che al posto dell'essere apparente dovrebbe
esserci il nulla. E poiché l'essere è necessario, questo nulla, relativo solo
all'apparire, è posto nella necessità. Ecco quindi che deve esistere una causa
che ha posto l'essere dell'apparire al posto del nulla collocato nell'essere
necessario. Quest'ultimo non può essere questa causa, perché in relazione ad
esso è posto il nulla di questo apparire, e non il suo essere. Questa causa è
quindi solo una libera volontà, e la volontà che pone l'essere dell'apparire al
posto del nulla è Dio, che trae l'essere dal nulla.
Le epistemizzazioni
Nel linguaggio della ricerca epistemica, "epistemizzare" un sistema
filosofico storico significa ricondurlo all'episteme, limitarne le asserzioni al
suo autentico oggetto di studio, e quindi dimostrare la validità del suo portato
teorico. L'ipotesi di episteme elaborata ha quindi epistemizzato i seguenti
sistemi di filosofia storica: platonismo [recupero dello schema quadripartito],
aristotelismo [distinzione tra cosmo eterno e cosmo creato], neoplatonismo
plotinico [distinzione tra uno matematico platonico e uno divino plotinico, e
quindi ipostatizzazione dall'uno come trinitarizzazione dal Padre], criticismo
kantiano [applicazione del kantismo a Dio], idealismo hegeliano [incarnazione
cristica], spinozismo [panteismo cristico], marxismo [con il materialismo
cristologico e la teoria dell'Anticristo] attualismo [trascendentismo dell'Io
trascendentale, che è Cristo], psicoanalisi freudiana [con il Padre celeste al
posto del padre terreno in "Totem e tabù"]. L'episteme ha inoltre formulato una
soluzione originale per gran parte del problemi filosofici storici.
La critica del
neoparmenidismo
Secondo l'ipotesi di episteme costruita, il sistema filosofico di
Severino riproduce gli accadimenti edenici della storia degli angeli,
essendo il neoparmenidismo il pensiero di Lucifero nel momento della
sua decisione di attingere alla fonte edenica per la seconda volta
[quella che ne avrebbe provocato la metamorfosi nel mostro di Satana].
Lucifero, dopo la prima caduta, dovuta al suo ingresso nella fonte
energetica edenica, doveva essere sicuro che non sarebbe caduto
["divenuto"] ulteriormente, e formula il neoparmenidismo, "ricordato"
da Severino. Il neoparmenidismo appare proprio nel tempo della
civiltà della tecnica, quando gli uomini devono sceglere se
attingere all'albero della vita [la tecnica e la legislazione sulla
vita: aborto, eutanasia, fecondazione assistita, fame, guerre, pena di
morte, sistema capitalistico, quindi consumismo e edonismo]. Il mercato
riproduce l'eden [i prodotti e le informazioni sono i frutti edenici].
Questa impostazione della filosofia della storia e del suo rapporto con
il neoparmenidismo di Severino conferma e dimostra l'attualità
di questo filosofo, il cui sistema esprime perfettamente l'essenza del
tempo attuale. Così la "follia dell'angelo" [titolo di un libro
di Severino] è per Severino quella dell'angelo posto da Dio a
protezione dell'albero della vita, mentre per l'episteme essa è
la follia del principe degli angeli, Lucifero, "tentato" dal
neoparmenidismo, secondo il quale il divenire, cioè la caduta,
non è possibile, e come Lucifero è stato tentato da esso,
così oggi l'umanità, di fronte alla scelta della
legislazione sulla vita, che riproduce l'albero della vita. La critica
epistemica del neoparmenidismo è esposta su due punti, che sono
le sue due partizioni: la teoria del divenire e la teoria degli eterni.
Con riferimento al primo aspetto, Severino sostiene che la prescienza
di Dio, riempiendo il futuro di "essere", rende impossibile il divenire
dal nulla. Quindi l'uomo, posto di fronte alla scelta tra Dio e il
divenire, scelgie quest'ultimo per la propria potenza, e fa tramontare
l'ipotesi di Dio. Secondo l'episteme, invece, il divenire dal nulla
è possibile anche con la prescienza di Dio, perché questa
conosce le leggi del divenire, prevede ciò che esca dal nulla,
ma una cosa è l'essere come previsione, altra cosa è il
vero essere futuro, che ugualmente esce dal nulla. Non tutto può
provenire dal nulla, e la concezione secondo cui dal nulla può
provenire ogni cosa [anche la sostituzione dell'uomo a Dio con la
tecnica] è "follia". Con riferimento al secondo aspetto, il
divenire non è contraddittorio [non viola cioè il
principio di non contraddizione], perché l'ente diviene e nel
contempo rimane se stesso. Questo è infatti il carattere
dell'esistenza, il principio, che si autoesistenzializza da se stessa
[l'esistenza dell'esistenza dall'esistenza]. Questo carattere, per il
quale l'esistenza proviene da se stessa [il fondamento è
autofondamento], si trasferisce a ogni ente esistente, da essa posto
[necessario e, con la mediazione di Dio, creato]. Nella sua critica a
Severino, l'episteme critica anche la filosofia della tecnica di
Galimberti. Essi dicono che la tecnica è onnipotente. Ma, come
dice Ruggenini, l'uomo nella dimensione terrena è impotente
[limitato e finito]. Non è quindi possibile che la tecnica,
prodotta dall'uomo, sia onnipotente.
La critica
della civiltà della tecnica e della democrazia
Nell’episteme il paradiso è la tecnica. Secondo la sociologia epistemica
l’uomo tende a riprodurre attorno a sé il paradiso, perché il paradiso è
l’ambiente naturale dell’anima. Per questo, essendo il paradiso la tecnica,
nella storia appare la civiltà della tecnica [che Severino chiama paradiso della
tecnica. Ma Severino, essendo ateo, non può ammettere che il paradiso della
tecnica apparente è proprio l’imitazione storica del paradiso celeste, essendo
il paradiso la tecnica]. Facendo apparire il paradiso nella storia l’uomo si
sente come trapassato nell’al di là, e placa così il suo timore della morte.
L’uomo contemporaneo rimuove infatti il pensiero della morte, non perché essa
sia un trauma o oggetto di paura, ma perché essa viene banalizzata, e nella
secolarizzazione non viene più intesa come trapasso nell’al di là. L’uomo
infatti, attraverso la tecnica, è come se già fosse trapassato nell’al di là, il
paradiso imitato dalla civiltà della tecnica. Come Dio per creare ha usato la
tecnica e si è separato dalla tecnica, così l’uomo deve usare solo la tecnica
liturgica, attingendo ai sacramenti, e deve staccarsi dalla tecnica, facendo
tramontare storicamente la civiltà della tecnica, per vivere quel “digiuno” [dal
consumismo e dall’edonismo] che è condizione essenziale per potersi accostare
all’eucaristia. Come la tecnica e lo stato sono l’essenza del paradiso, così la
democrazia esiste anche in paradiso. Nella democrazia l’uomo ha la sovranità. Ma
Dio è attualmente separato dalla tecnica, e per questo rende proibito all’uomo
l’albero della vita. Per questo la sovranità [potere dell’anima] è proibita
all’uomo, e se l’uomo la usa si generano i conflitti storici e sociali, come
dice Hobbes. Secondo il paradigma del Leviatano, ripreso dall’episteme, l’uomo
deve quindi trasferire la sua sovranità al sovrano [monocrate e decisore unico],
nella monocrazia epistemica [imitata dai totalitarismi storici]: così l’uomo
esercita il suo potere democratico e nel contempo si separa da esso. Con il
trasferimento della sovranità nel re, un re il cui potere è assoggettato al
diritto naturale [stato di diritto], cessano i conflitti tra gli uomini, che
sono conflitti per il potere.
La critica del
transumanismo
La critica epistemica del transumanismo riprende e completa la critica della
civiltà della tecnica. Per l’episteme anche Dio utilizza l’intelligenza
artificiale [computer divino]. Così l’uomo, a immagine di Dio. Il computer umano
è innestato nel sistema di unità organica, non apparente. Il trasumanismo, con
le sue protesi bioniche, applicate artificiosamente al corpo dell’uomo [chip
sottocutanei, occhiali per la “realtà aumentata”], fa apparire strutture già
esistenti e non apparenti all’uomo [perché l’uomo vive nella realtà virtuale,
essendo “cervello nella vasca” secondo Putnam]. Questo perché Cristo per creare
si è separato dalla tecnica, e nell’apocatastasi Cristo si riunisce alla
tecnica, e quindi l’apparire all’uomo della tecnica dà all’uomo l’idea [“il
medium è il messaggio”], che egli si trova già trapassato nell’al di là, luogo
in cui la tecnica appare all’anima beata come paradiso. La tecnofobia si spiega
col fatto che la tecnica è presenta anche nell’inferno [la dannazione è
crocifissione nella tecnica], per cui l’apparire della tecnica nella dimensione
terrena crea angoscia [la tematica epistemica dell’alienazione], perché viene
codificato dall’uomo come infernalizzazione. Ecco perché per l’episteme insieme
al “paradiso della tecnica” emerge nella dimensione terrena anche l’“inferno
della tecnica” [come pena capitale, guerre, armamenti, fame prodotta dal
capitalismo, catena di montaggio, sociologia industriale: la tecnica come
ambiente alienante; protesi bioniche transumaniste]. L’inferno è per l’episteme
una parte del paradiso celeste. Severino ha per l'episteme trascurato di
analizzare la tematica dell’inferno, parte dei novissimi centrale nel
cristianesimo. Per esso, la fonte di angoscia per l’uomo è l’inferno, non il
nulla, come invece intende Severino.
La critica
del capitalismo e l'analisi dei totalitarismi storici
Al di là delle implicazioni steleologiche sul sistema economico, che, a causa
di esse, non potrebbe più essere espressione del capitalismo, la ricerca
epistemica ha portato una critica al capitalismo che, rifacendosi al marxismo e
all’hegelismo, ha un carattere teologico [marxismo teologico]. In questo senso
la teologia epistemica è una forma di teologia della liberazione. Nella storia
dell’umanità la tecnica si presenta come ambiente industriale e finanziario, in
cui gli uomini proiettano inconsciamente il corpo [nelle aziende] e il sangue
[nel denaro] di Cristo. Sul Leviatano tecnologico dello stato e dell’economica
viene così proiettato il corpo di Cristo, la cui “materialità” spiega il
materialismo dialettico di Marx [la dialettica consiste nel fatto che la storia
è il processo di costruzione della nuova biografia di Dio con gli uomini, gli
uomini sono posseduti dai demoni, e Dio respinge nella storia questa
possessione, assunta in Dio dall’incarnazione cristica, nei conflitti e nelle
guerre]. Nella plutocrazia occidentale contemporanea si realizza l’essenza
dell’Anticristo, imitazione di Cristo [la statua di cui tratta il capitolo 13
del libro dell’Apocalisse], per la quale gli imprenditori, condizionando lo
stato, si identificano ad esso. Lo stato è [secondo] corpo di Cristo [il primo è
la Chiesa], quello umano-carnale-materiale, per cui l’imprenditore che si
appropria dello stato diventa l’anticristo. Questo è il Grande Fratello [Cristo
è infatti “fratello” degli uomini], che si transustanzia lizza nei prodotti e
nelle informazioni del mercato globale [l’Eden], attingendo al quale gli uomini
simulano l’eucaristia, e così l’introiettano il “corpo” dell’imprenditore,
identificato a quello di Cristo [Anticristo]. Nella dialettica tra signoria e
servitù [Hegel], tra principe [l’imprenditore] e popolo [l’umanità
tecnolatrica], l’imprenditore pecca perché si sostituisce a Cristo, il popolo
pecca perché simula i sacramenti [recandosi ad esempio negli ipermercati la
domenica invece di andare a messa], entrambi peccato perché, esercitando la
funzione [parasacerdotale] della civiltà della tecnica, simulano la liturgia
celeste, per dare a sè stessi la salvezza sacramentale al posto di Dio. Il
consumismo e l’edonismo attingono così all’albero della vita e all’albero della
conoscenza, resi da Dio proibiti [perché Dio, per creare, è attualmente separato
dalla fonte]. I totalitarismo storici [fascismo, nazismo e comunismo sovietico]
sono tentativi di superare il capitalismo, restituendo al diritto il primato
sull’economia. Essi imitano il sistema di governo naturale [giusto], ma lo fanno
in modo improprio [violento]. Questo perché il dittatore, simulazione di Cristo
e della futura anima beata [il super-uomo], non tiene conto del male, che agisce
sul libero arbitrio, e rende la libertà umana parzialmente dissimile dalla
volontà di Dio. I totalitarismi riproducono il paradiso senza considerare che la
dimensione terrena, nella quale vive l’uomo, non è il paradiso. Anche la
democrazia è una forma di totalitarismo, nella quale il “dittatore” è ogni
cittadino, e le costituzioni repubblicane devono quindi limitarne la sovranità
perché la società non si disgreghi. La democrazia sceglie la civiltà della
tecnica come paradiso [e inferno] della tecnica in cui realizzare ogni desiderio
anche contrario alla volontà di Dio [come per la legislazione sulla vita]. E’
quindi una dittatura contro Dio. L’ultima forma di totalitarismo è la civiltà
della tecnica, nella quale la pervasività della tecnica [l’emergere del paradiso
nella storia] genera alienazione nell’uomo [facendo apparire la tecnica come
inferno [aborto, eutanasia, precarietà e durezza del lavoro, fame nel mondo,
guerre, pena capitale, edonismo di massa]. Per queste ragioni la ricerca
epistemica, pur non sottovalutando la seconda guerra mondiale
nell’interpretazione del libro dell’Apocalisse, è portata a identifica
l’Anticristo nella “pace” della plutocrazia capitalistica occidentale, estesa
con la globalizzazione in tutto il mondo. L’Anticristo è la Tecnica, alienante,
di cui parlano Severino e Galimberti. Anche Cristo è forma della tecnica:
l’anticristo ne è la simulazione.
La monocrazia angelica
[totalitarismo scientifico]
La monocrazia angelica è il sistema di governo secondo il diritto naturale.
Essa è sintesi di monarchia e democrazia, ed è detta angelica perché sono i
demoni a tentare gli uomini all’illegalità, per cui la sanzione ha una natura
esorcistica [angelica in opposizione al condizionamento demonico]. La monocrazia
è detta totalitarismo scientifico perché realizza il totalitarismo in modo
eticamente corretto, cioè riproduce il paradiso [che è “totalità” psico-tecnica]
tenendo conto della specificità della dimensione terrena, nella quale gi uomini,
soggetti al male, esprimono una libertà parzialmente opposta a Dio. La
democrazia la realizza, e la monocrazia la rispetta. La monocrazia è una
monarchia perché gli uomini, essendo ancora proibito l’albero della vita,
trasferiscono la loro sovranità [potere sulla vita] al re [monocrate] come a
Cristo [Leviatano], e così cessano i conflitti tra gli uomini [che sono
conflitti per il potere, causati dal male, che agisce sulla volontà, per cui tra
gli uomini non può realizzarsi nella dimensione terrena l’armonia tra le volontà
che è caratteristica del paradiso]. I giuristi formulano il diritto naturale
scritto, secondo i bisogni degli uomini, che sono primari e secondari. Quelli
secondari [secondo la scala di Maslow, della realizzazione di sè stessi] sono
conflittuali, e vengono regolati dalla meritocrazia [fatti salvi alcuni
privilegi, come la trasmissione ereditaria delle proprietà]. La meritocrazia
realizza il socialismo. Il comunismo avviene solo con riguardo alle proprietà
dello Stato, divise tra i politici-militari. Questi hanno il potere esecutivo,
ed eseguono le direttive degli accademici-giuristi. La concezione politica
propria dell’episteme è quella di Dante [monarchia universale]. Nei testi di
letteratura si dice che questa concezione era ai tempi di Dante inattuale. La
concezione universalistica di Dante è invece sempre rimasta attuale: il papato è
ancora universale [anche dopo la comparsa del protestantesimo e
dell’anglicanesimo]. Nella storia vive in ogni epoca della storia l’idea
dell’impero. Ad esempio, il conflitto tra le monarchie europee nella modernità è
conflitto per il prevalere, cioè per affermarsi come “impero” universale [così
la Francia di Napoleone]. Il colonialismo inglese era per l’impero britannico.
Le due guerre mondiali e la guerra fredda sono state combattute per il prevalere
di una parte sull’altre, e gli Stati Uniti d’America, rimasti prima
dell’affermarsi della Cina come unica grande potenza, si sono rifatti all’idea
dell’antico impero romano. L’idea dell’impero universale è quindi sempre
attuale, ed essa potrà realizzarsi nell’Europa se questa aprirà i propri confini
al mondo intero, per estendervi il proprio stato di diritto.
L’angelologia
Mentre Cristo è matrice genetica degli uomini, lo Spirito Santo è matrice
genetica degli angeli. Come lo Spirito Santo è “colomba” [come si apprende dai
Vangeli], così gli angeli sono angeli-colombe. Nell’episteme lo Spirito Santo è
realmente colomba, nel senso che è l’animale presente nella Trinità. L’episteme
può così studiare la struttura trinitaria del corpo dell’uomo [ad esempio, le
mani e i piedi sono le ali dello Spirito-colomba]. Gli angeli rivolgono allo
Spirito Santo un culto specifico [religione angelica], differente da quello
umano a Cristo [cristianesimo]. La storia degli angeli si conclude con
l’ingresso di Lucifero e degli angeli che lo seguono nella fonte edenica
energetica, che lo schiaccia e lo trasforma in Satana. Così tutti gli angeli,
rimasti senza macro-corpo [essendo Lucifero caduto], rimangono senza corpo, e
per questo vengono detti “puri spiriti”. La storia degli angeli e dei demoni si
incrocia con quella degli uomini [come illustrato nel film “2001: odissea nello
spazio”, in cui gli angeli e i demoni sono definiti extraterrestri]: gli angeli,
insieme all’agiocrazia, guidano la storia umana, e i demoni condizionano il
comportamento degli uomini. Per questo la monocrazia epistemica è detta
“monarchia angelica”. Le forze dell’ordine dell’apparato statale esorcizzano
l’azione dei demoni con la sanzione, parte del diritto. Esse sono “potenze
angeliche”.
L’escatologia
angelica
L’escatologia angelica si incrocia con la storia degli uomini. Gli uomini
alla fine della storia [forse tra diversi milioni di uomini] costruiscono con
l’ingegneria genetica gli ovuli per l’incarnazione in essi della stele angelica,
che fa apparire i corpi degli angeli. Come gli ebrei all’inizio della storia
costruivano le piramidi egizie, così alla fine della storia gli uomini
costruiranno gigantesche piramidi per contenere gli ovuli angelici, come uteri
per la crescita degli embrioni angelici. Queste piramidi sono apparse nella
scena finale del quinto episodio del film “Guerre Stellari” [l’imputo della
città sulle nuvole], nella piramide di Las Vegas con il raggio di luce che esce
dal suo vertice [raggio che riproduce la stele angelica], e nelle piramidi del
film “Blade Runner”.
La fine della storia
La fine della storia vede tutti gli uomini essere religiosi, appartenere
all’ebraismo, al cristianesimo e all’islamismo. Ebraismo e cristianesimo si
uniscono, ritorna la circoncisione, e tutti gli uomini sono subordinati al Papa.
Tutti gli uomini sono ebrei e adottano la liturgia cattolica. Questo avviene tra
migliaia di anni. La cristianità universale dura forse diversi milioni di anni,
poi avviene nella pace il ritorno di Cristo. Gli angeli portano gli ultimi
uomini nel luogo dove avviene il giudizio universale, dove avviene la
risurrezione di tutti gli esseri umani per essere giudicati.
L'empireologia
Attraverso la rivoluzione epistemica e la sociologia epistemica, l’episteme
può dire che cosa attende l’uomo in paradiso. La dimensione terrena è infatti
“deserto”, e tutto ciò che l’uomo produce [imprese, i mercati, la tecnica, i
computer] è imitazione del paradiso [si troverà in paradiso: o come realtà
eterna, o come realtà creata, ma sempre ipostatica, cioè associata
strutturalmente alle ipostasi della realtà necessaria]. Quindi si può ipotizzare,
ad esempio, che in paradiso ci sarà il cinema, non nel senso che si vedranno i
film, ma nel senso che l’anima beata sarà protagonista di film da essa creata, e
le altre anime saranno le comparse [così reciprocamente]. In paradiso ci sono i
social network [con il proprio profilo]: per contattare famigliari, amici e
tutto il genere umano. Il paradiso viene descritto dall’episteme attraverso il
confronto tra la configurazione standard [Dio innestato in paradiso, che è la
tecnica] e la configurazione definitiva [Dio con le anime in paradiso], simile
alla prima per le anime, e modello del sistema politico terreno perfetto [giusto
o naturale]. Nella dimensione terrena l’uomo ha desideri infiniti, perché
l’anima è già trascendente e, incarnata in un corpo finito e limitato, ha
desideri infiniti. Ciò spiega la volontà di potenza dei totalitarismi [tentativi
di realizzare il paradiso in terra: il vero paradiso]. L’uomo sulla terra si
libera dall’alienazione proiettando ogni suo desiderio infinito nel Cielo.
Il protocollo
omega
Nella ricerca epistemica si è convenuto di denominare "protocollo omega" una
particolare condizione di riservatezza del sapere, che viene racchiuso
all'interno del mondo accademico e non divulgato. Questa condizione di
"correttezza dialogica", in cui si è ritenuto che sia corretto la non diffusione
di alcuni contenuti speculativi, è dovuta al fatto che questi possono essere
particolarmente sensibili, per cui è opportuno che non siano resi noti al di
fuori dell'università. Rientrano all'interno del protocollo omega le seguenti
discipline scientifiche: steleologia; cosmologia epistemica; demonologia
epistemica; sessuologia epistemica, per la parte derivante dall'antropologia
teologica e empireologica.
Il progetto-episteme
Il progetto-episteme è un programma di riforma delle istituzioni politiche e
economiche nazionali, europee e internazionali. Esso potrebbe non costituire una
utopia se la steleologia dovesse essere una disciplina corretta. La steleologia
è una delle discipline epistemiche soggette a protocollo omega. La descrizione
delle istituzioni politiche e economiche che potrebbero presidere al governo
della globalizzazione è racchiusa negli scritti precedenti il sito
dell'episteme, scritti non soggetti a divulgazione. Il progetto-episteme prevede
la costituzione di istituzioni che realizzino la monocrazia epistemica, forma di
sintesi di monarchia e di democrazia [come il potere di Cristo e delle anime in
paradiso]. Una di queste istituzioni è l’Accademia di Platone, denominata
Accademia assiale, da ASSE [Accademia Statale delle Scienze Epistemiche]. Essa,
con sede a Mestre, sarebbe posta gerarchicamente sopra l’ONU, da trasformare in
stato sovrano. I continenti e le nazioni sarebbero i livelli federali dello
stato universale. Come infatti la Chiesa, anche lo Stato è corpo di Cristo, il
quale è uno, unico, unitario e universale. L’Accademia assiale costruisce
l’episteme [che non è opera di un singolo uomo, ma viene costruito dal corpo
accademico], e quindi anche il diritto epistemico [diritto naturale scritto]. Il
mondo universitario costruisce anche il diritto positivo, costituito dal diritto
naturale mediato dalla scienza politica. All’ONU [che nello stato universale
significa “ordine normativo unitario” e “organizzazione normativa universale”]
viene riservato il potere esecutivo. I politici militari eseguono le direttive
dell’Accademia, e sono controllati da essa. L’ideologia politica epistemica ha
un nome che attualmente è riservato, come i nomi dei principali “organon”
[organismi di governo] politici. La capitale dello stato universale è a
Reykjavik, in Islanda, per via della sua collocazione geografica.
La religione
universale civile
L’episteme pone i fondamenti della religione universale civile. Essa è una
forma di religione New Age resa compatibile con il cattolicesimo. Non è una vera
religione, e non ha natura sacramentale. E’ una simulazione “ludica” della
religione, ed è la religione civile dello stato, auspicata nel dialogo tra
Ratzinger [allora cardiale] e Marcello Pera. Questa religione, che espande la
funzione sacerdotale, ha lo scopo di esorcizzare la pulsione tecnologica cui è
soggetto l’uomo, che lo porta a imitare la liturgia celeste nella civiltà della
tecnica. Si esercita in templi aperti e grandiosi, che consentono all’uomo la
libera espressione dell’arte, della poesia e della funzione “estetica” della
tecnica [la quale imita il paradiso].
L’epistematica
L’episteme è un sistema rigoroso anche nella forma espositiva. La scienza che
costruisce l’episteme è l’epistematica. La scienza dell’episteme sarebbe
l’“epistemologia”, ma questa nella storia della filosofia è la filosofia della
scienza [scienza che è una parte dell’episteme/la scienza moderna è una parte
della scienza epistemica. E’ infatti logico che la cosmologia, trattando del
cosmo reale e non del cosmo virtuale apparente, sia più una fisica intesa in
senso cartesiano che simile alla fisica moderna]. Si è quindi convenuto di
definire la scienza dell’episteme con il nome di “epistematica”.
L'enciclopedia delle scienze
epistemiche
Carattere dell'enciclopedia delle scienze epistemiche è il diverso sistema di
classificazione delle discipline scientifiche rispetto a quello alfabetico. Essa
riprende questo sistema di classificazione dal sistema epistemico del sapere,
per poi ampliarne le voci. Questo sistema segue la mappa dell'essere. Esso
gerarchizza le discipline in base al loro oggetto. Come l'esistenza precede
l'essere, e l'essere precede il cosmo [l'essere è matrice del cosmo], così la
sequenza delle discipline [il loro sistema di classificazione] è il seguente:
protologia, ontologia, cosmologia [discipline dell'oggetto]. Qui poi si
inseriscono le discipline del soggetto [Dio], nel modo seguente: protologia [il
cui oggetto è l'esistenza, cioè il principio], ontologia, teologia, cosmologia,
cristologia, oppure protologia, teologia [Dio appartiene alla struttura del
principio come sua autoidentità], ontologia [o onto-teologia], cristologia,
cosmologia, tecnologia, e quindi empireologia. Quindi la prima disciplina è la
protologia, che include la logica e la matematica. Tutto ciò con riferimento
alla sola reltà necessaria, che l'episteme studia in garn parte escludendo la
considerazione della Creazione.
La dottrina delle
essenze
La dottrina delle essenze, o dizionario epistemico, ricerca l'essenza delle
cose. Si riporta ad esempio l'essenza epistemica della tecnica. Il modo in cui
questa essenza è espressa fa capire il linguaggio con cui si esprime l'episteme,
linguaggio che non pare possa essere scavalcato in ordine alla comprensione dei
fenomeni. L'uomo è un apparato di carne, non diverso da un robot [come lo
intende Cartesio, "pilotato" dall'anima]. Quindi l'uomo è forma della tecnica
[l'io autocosciente non appartiene all'uomo, ma all'anima]. Nella realtà
necessaria esiste la tecnica. In essa, il "prodotto protonico" tra oggetto
[esistenza] e soggetto [Dio] dà luogo a due diverse essenze: quello dal punto di
vista del soggetto dà luogo all'uomo; quello dal punto di vista dell'oggetto dà
luogo alla tecnica, rivestimento "robotico" dell'uomo. La Chiesa stessa, come
apparato istituzionale, è "corpo robotico" di Cristo, come appare dagli
indumenti dei preti e dei vescovi.
L’esegesi epistemica
L’episteme ha prodotto fondamentali interpretazioni di alcuni passi biblici.
Carattere dell’esegesi epistemica è di utilizzare la sacra scrittura per
spiegare l’episteme e di utilizzare l’episteme per spiegare la sacra scrittura.
E’ una forma di esegesi “metafisica” [filosofica].
L’ermeneutica cinematografica
L’episteme ha prodotto le interpretazioni epistemiche di alcuni film,
prevalentemente di fantascienza, per individuare in essi elementi di teoria del
soprannaturale. Se ne riportano tre. La scena finale del film “Star Trek. The
motion picture” rappresenterebbe gli accadimenti edenici, con Adamo ed Eva
tentati da Lucifero [Viger]. Il film “Il nome della rosa” [di cui Umberto Eco ha
nascosto il significato] rappresenterebbe la fine del cristianesimo a causa
della rivoluzione sessuale, simboleggiata dal riso e dall’incendio della torre,
simbolo fallico. Il film “Blade runner” è importante per tre aspetti: da esso
l’episteme trae la concezione dell’uomo come “replicante” del destino costruito
da Dio; la scena del replicante che uccide il suo “creatore” [lo scienziato
genetista] mostra la pulsione totemica dell’uomo orientata contro Dio [di cui
tratta Freud in “Totem e tabù” ponendo il padre terreno al posto del Padre
celeste]; le torri della città all’inizio del film mostrano il paradiso celeste
come regno della tecnica.