impostazione di una critica alla filosofia di
severino
[20/08/2008]
per l’uomo la filosofia di severino è per tre ragioni “minacciosa”:
1.] vuole dimostrare l’inesistenza di dio e la necessità
storica dell’ateismo.
2.] promette l’infinita potenza della tecnica, cioè un “dio”
nell’al di qua, sostituto del dio dell’al di là, e quindi l’immortalità all’uomo,
garantita a prescindere dall’etica, svuotata di senso.
3.] promette il dominio inevitabile della tecnica come
violenza che, se non è esercitata, è subita.
si cerca ora di confutare questa triplice “minaccia” con la
filosofia, in modo semplice e per quanto possibile immediato:
1.] è sempre possibile e razionale il pensiero della realtà
necessaria e, in essa, di un soggetto necessario, cioè dio. questo pensiero non
è “tradizionale”, perché riguarda l’eterno.
2.] questo dio sottopone l’uomo a un giudizio, il quale
giustifica l’etica.
3.]
la violenza è
determinata dal male e vuole ostacolare le opere di salvezza dell’uomo.
4.] scopo dell’uomo è fare il bene liberamente, in relazione
al giudizio, fino a quando il male lo consente.
questo significa che l’uomo deve perdere di vista la “minaccia”
paralizzante del male, perché lo scopo non è vivere “bene”, nel benessere, ma
liberamente sottoporre la propria azione al giudizio di dio, fino a quando il male
consente la libertà dell’uomo e l’espressione da parte dell’uomo delle sue
opere di salvezza. tutto il resto [“il male; la violenza della tecnica; il suo
dominio e la sua potenza; la (presunzione della) sua infinita potenza; l’inevitabile
minaccia della tecnica; la necessità assoluta e inevitabile dell’ateismo, per
la quale è impossibile credere ancora a dio”] deve essere interpretato come un’“ombra”
che vuole minacciare l’uomo, e che può minacciarlo solo se l’uomo si abbandona
a tale suggestione, consistente in un puro errore speculativo. severino sa
usare pensieri “forti” che suggestionano con la forza “apparente” della loro esattezza:
compito della ragione è dimostrare la loro erroneità. è, ad esempio, evidente che
non ci si può sempre sottrarre alla minaccia della tecnica, ma lo scopo dell’uomo
non è fuggire di fronte alla minaccia o opporsi ad essa, bensì operare positivamente
il bene finchè gli è possibile, con il solo scopo di sottoporsi al giudizio di dio.
nota
scrive carlo augusto viano: "...
dalla filosofia neoscolastica che più aveva interloquito con
l'idealismo gentiliano si sviluppò una forma di oggettivismo
minaccioso e di nichilismo che vedeva nella storia moderna una sorta di
gran processo di decadimento [il testo rimanda alla nota 36, in cui si legge ...] ... è stata
questa la parabola che ha condotto severino dalle posizioni di
bontadini a quelle che consistono in una formulazione neoeleatica della
metafisica di heidegger"
[carlo augusto viano, va' pensiero. il carattere della filosofia
italiana contemporanea, giulio einaudi editore, torino, 1985, p.85].