considerazioni su due critiche alla metafisica da parte di carnap e di marx
[26/08/2008]
1.] la critica di
carnap alla metafisica
riguardo la critica di carnap alla metafisica, su “filosofi
e filosofie nella storia” di abbagnano e fornero [1992, pag. 493] si legge: “… un linguaggio, diceva carnap, consiste di
un vocabolario e di una sintassi: cioè di una lista di parole che hanno un
significato e delle regole che presideono alla formazione degli enunciati e che
indicano come essi devono essere formati con le varie specie di parole. quando non
si tiene conto di questi due fatti fondamentali, si hanno due specie di “pseudo-proposizioni”:
quelle in cui figurano parole di cui si ammette per errore che abbiano un
significato e quelle che si compongono di parole individualmente dotate di
senso ma messe insieme contro la sintassi e quindi formanti frasi prive di
senso. queste due specie di pseudo-proposizioni sono quelle che s’incontrano
nella metafisica antica ma anche in quella più recente. Carnap mostrava come
nella metafisica di heidegger la parola “nulla” venisse assunta come il nome di
un oggetto e trattata come tale mentre il nulla non è il nome di un oggetto ma
semplicemente la negazione di una proposizione come quando si dice “fuori non c’è
nulla” intendendo negare la proposizione che “fuori ci sia qualcosa””.
commento
il linguaggio, nella costruzione di proposizioni dotate di
significato, messe insieme mediante i concetti e un certo “uso” della sintassi,
utilizza differenti codici di comunicazione/espressione [questo “uso”]. i codici
sono i giochi linguistici di wittgeinstein, anche se in realtà non sono “giochi”,
ma più correttamente “usi”. il linguaggio della metafisica utilizza un suo
codice specifico, mettendo insieme, tramite una specifica sintassi, parole come
“essere” e “nulla”, che in differenti codici [come quello utilizzato da carnap]
sono impiegate anche nella quotidianità. segue un esempio di proposizione
metafisica con utilizzo di parole non impiegate nella quotidianità, esempio che
mette in evidenza il codice specifico del linguaggio della metafisica: “l’esistenza-pura
si auto-esistenzializza, e l’auto-esistenzializzazione dell’essere corrisponde
al fondamento come auto-fondamento”.
2.] la critica di
marx al “misticismo logico” di hegel
riguardo la critica di marx al “misticismo logico” di
hegel, su “filosofi e filosofie nella storia” di abbagnano e fornero [1992, pagg.
220-221] si legge: “… marx definisce
questo procedimento “misticismo logico”, poiché in virtù di esso le
istituzioni, anziché comparire per ciò che di fatto sono, finiscono per essere “allegorie”
o personificazioni di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro
di essi. esaminando il “mistero” di questa “costruzione speculativa”, marx,
sulla scia di feuerbach, arriva alla conclusione che essa è il risultato del
capovolgimento idealistico fra soggetto e predicato, concreto e astratto. un
esempio che illustra in modo semplice e scherzoso questo aspetto chiave della
critica marxista lo troviamo nella “sacra famiglia”. mentre l’uomo comune e il
filosofo realista pensano che prima esistano le mele, le pere, le fragole e le
mandorle reali e poi il concetto di “frutto”, il pensatore idealista ritiene
che prima esista “il frutto” e poi, in seguito, a titolo di sue manifestazioni
necessarie e derivate, la mela, la pera ecc. ovviamente, in tal modo, l’idealista
“stravolge” l’ordine delle cose, poiché egli, anziché considerare come soggetto
ciò che nella realtà è soggetto [la mela, la pera …] e anziché considerare come
predicato, o manifestazione derivata, ciò che nella realtà è predicato [la
nozione astratta “il frutto”], trasforma il predicato in soggetto e viceversa,
affermando appunto che prima esiste “il frutto”, che poi si specifica nella
frutta [mele, pere ecc.]. l’idealismo fa dunque del concreto la manifestazione
dell’astratto, e di ciò che vien prima la manifestazione di ciò che vien dopo.
ecco in che senso hegel, dopo essersi costruito il concetto astratto di Spirito
partendo dalla realtà, finisce per fare della realtà la manifestazione dello
Spirito. al metodo “mistico” di hegel, marx … oppone polemicamente il metodo
trasformativo, che consiste nel ri-capovolgere ciò che l’idealismo ha
capovolto, ossia nel riconoscere di nuovo ciò che è veramente soggetto e
veramente predicato”.
commento
che “prima” vengano i frutti concreti [mele, pere, ecc.] e
poi il concetto astratto di “frutta”, cosa che nel testo viene dato per
evidente, è invece un presupposto della ragione del senso comune, che non viene
attestato in realtà dall’esperienza comune, in quanto il concetto astratto di “frutto”
appartiene al vocabolario contemporaneamente ai concetti dei diversi frutti concreti.
si intede dire che l’intuizione del pensiero metafisico comprende, posto il
finalismo aristotelico all’interno della cosmologia, che la frutta astratta realmente
possa precedere i frutti concreti, come “idea”/forma e loro matrice genetica,
collocata nell’essere, posto che l’essere precede il cosmo. infatti l’essere
non è solo [come lo intende la metafisica tradizionale] l’“intero” delle “cose
cosmiche” e il “comune” ad esse, ma è sostanza specifica, di tipo astratto, in
cui l’ente generale [come la frutta] può realmente costituire l’orgine degli
enti specifici [i tanti frutti]. per cui la critica di marx è inconsistente, perché
egli ritiene e presuppone come normale e quindi vero, per il senso comune, ciò
che non può essere considerato normale e vero per la sensibilità e l’intuizione
metafisica, che quel capovolgimento tra soggetto e predicato può effettivamente
operare, non per un non corretto posizionamento del pensiero, ma per leggere l’effettiva
corrispondenza tra essere-astratto [che è sostanza] e cosmo-concreto, dove il
primo è matrice del secondo, come quindi la frutta può essere realmente la matrice
dei frutti.