[_[[_[[[PREMESSA (p1)
(con schemi epistematici [gnoseologia]: analisi 1
...)
In sede di definizione dell'episteme (della
sua costruzione, classificazione, verificazione e esposizione), si distingue
tra:
- epistematica (analisi 1 ..., della presente pagina),
che
è la scienza dell'episteme, costituita da metodi e procedure (assimilabile al
pensiero);
- episteme
(analisi 2 ..., della presente
pagina),
che è il contenuto
della conoscenza (episteme e mappa-grafica-dell'essere) (assimilabile al
contenuto del pensiero).
Condizione
L'episteme, in quanto sistema
completo della conoscenza, incorpora l'epistematica.
...
prosecuzione
La gnoseologia epistemica è una dottrina che appartiene ad
entrambi questi ambiti di conoscenza:
- intesa come dottrina relativa
alle condizioni della conoscenza, la gnoseologia appartiene all'epistematica (e
determina le condizioni di questa);
- intesa come dottrina relativa allo strumento
conoscitivo di Dio e dell'uomo, la gnoseologia è una sotto-scienza della
cristologia e dell'antropologia, della teologia e quindi della logica,
partizione dell'episteme (scienza di 4° livello).
Nota terminologica:
distinzione tra dottrina e scienza (e uno delle maiuscole)
Per dottrina si intende un ramo della filosofia
e della teologia (ad esempio: protologia, etica, ecc.), che non sono "scienze",
perchè esse utilizzano le razionalità dialettica e epistemica, mentre la scienza
(empirica) utilizza la razionalità scientifica (forme della razionalità: p19).
Ciò non toglie che anche le dottrine si costituiscano come scienze empiriche,
perchè ogni ente sempre "appare" alla percezione: ad esempio, posta una
qualunque realtà "spirituale", l'esistenza determina sempre la sua entificazione
nel mondo empirico-materiale, ed anzi: il mondo empirico-materiale è
l'entificazione di secondo ordine del mondo spirituale.
La scienza-empirica termina con la parola
"logia" (da logos [= discorso, teoria], da legein [= disorrere]): così ad
esempio, la cosmologia, che si suddivide in cosmologia (in senso stretto:
astrofisica e fisica), geologia, biologia, psicologia, ecc. (p9). Ciò pone un
problema: anche l'ontologia termina con la parola "logia", ma l'ontologia non è
costitutivamente una scienza-empirica, bensì è la dottrina intellettiva
dell'essere ((mentre la protologia è la dottrina dell'esistenza, che precede
l'essere: l'esistenza è il principio, l'essere è una complessificazione
"concreta" del suo sviluppo; la protologia precede l'ontologia:
- esempi di ipostasi
dell'esistenza: l'esistenza pura, l'esistenza, il divenire, il nulla (e
l'essere), lo sviluppo, il pensiero (enti astratti) (l'analisi della
determinazione delle ipostasi dell'esistenza - le ipostasi sono i segmenti, o
stadi, dello sviluppo logico-formale del principio - è effettuata dalla matrice
dell'esistenza, parte della matrice dimensionale, p14);
- esempi di ipostasi
dell'essere: l'essere, l'uno (matrice numerica dell'unità di Dio), la
diade (matrice numerica del Padre e del Figlio e delle due nature del Figlio),
la triade (matrice numerica della Trinità), l'emanazione, l'iperuranio, la
fonte, la tecnica, il caos, il proto-Dio e la proto-Trinità, l'Uno, la Diade, la
Triade, il Caos (nella parte più profonda dell'inconscio di Dio) (i termini con
la lettera maiuscola riguardano Dio, e vengono dopo i termini con la lettera
minuscola), ecc. (enti astratti a maggiore complessificazione concreta)
(l'analisi della determinazione delle ipostasi dell'essere è effettuata dalla
matrice dell'essere, parte della matrice dimensionale, p14)).
Il
problema della distinzione tra logos (... logia) come scienza-empirica e logos
(... "logia") come dottrina metafisica (intellettiva) è in fase di definizione.
Segue l'esposizione di schemi volti a distinguere tra conoscenza intellettiva e
conoscenza empirica: questa è funzione della prima (problema-K: segue
...).
Definizione di due principii gnoseologici:
- la fisica serve
alla conoscenza oggettiva della metafisica;
- il linguaggio opera la
mediazione tra sapere-intellettivo e sapere-empirico (superamento del
criticismo).
Nota
Come specificato in seguito (p6), per
linguaggio, in Dio (e quindi nell'uomo) non si intende la parola o la scrittura
o lingua parlata (che sono forma della tecnica), ma la forma della realtà che
appare alla percezione: il fatto che alla percezione appaia una galassia è una
"comunicazione". Infatti, la percezione consiste di due elementi: l'apparire
inteso come campo dell'apparire (il semplice apparire senza enti: la sensazione
del campo visivo), e l'apparire degli enti in esso e delle loro forme, che sono
l'apparire stesso (come dicono i soggettivisti), ma che anche si distinguono dal
semplice apparire del/nel soggetto (infatti, se il sole fosse solo una mia
rappresentazione, non solo potrei sognarlo come apparente di giorno e di notte,
ma di fatto gli imporrei di apparire di notte, come riesco a fare
nell'immaginazione fantastica e nella realtà virtuale e artistica: è evidente
che se il sole non si comporta secondo i desideri del soggetto, che tenderebbero
a manipolare la sua rappresentazione, il sole che appare è una sua costruzione,
che nasconde "dietro" di essa l'oggettività di un ente che, sfuggendo al
controllo del soggetto, manifesta la sua "indipendenza esistenziale" da esso).
L'apparire della forma dell'ente all'apparire del soggetto è un tipo di
linguaggio, ed è il modo primo di darsi del linguaggio (infatti, che senso ha
che, nel mondo divino, a Dio appaia una forma, se non il fatto che questa forma
è per lui linguaggio ? se fosse solo forma-empirica, non si comprenderebbe quale
sia il "significato" di tale forma. Tutto ciò che esiste deve anche apparire, ma
appare con una forma, questa forma ha un significato/epistemizzazione della
proposizione metaforica di Gadamer: "l'essere, che può venir compreso, è il
linguaggio"). Il linguaggio della realtà apparente ha un significato: esso dice
a Dio (e all'uomo) la struttura ipostatico-esistenziale sottostante all'ente che
appare, e tale struttura, quanto più è complessa, tanto più manifesta la sua
lontananza dal primo principio. Dio è la forma più complessa, ed è infatti
l'ente posto al termine dello sviluppo del principio.
Nota
Non
si distingue tra conoscenza divina e conoscenza umana: questa è a immagine della
prima.
Nota
Kant sembra trascurare il ruolo del linguaggio: questo
potrebbe servire a superare i tre limiti posti dal criticismo alla conoscenza
(epistemicamente definiti: limiti intrinseci al processo conoscitivo, che
valgono anche per Dio, se non fossero superati):
- primo limite: l'oggetto è separato dal
soggetto (solipsismo del soggetto);
- secondo limite: il dato, inteso come
informazione, che va dall'oggetto al soggetto, e che tramette a questo
l'informazione dell'oggetto, di fatto non è l'oggetto (concezione in parte
nichilistica [derivata dal peccato di conoscenza, che è l'introiezione della
fonte] della conoscenza come "introiezione" [anche totemica], da integrare in
senso idealistico e trinitario);
- terzo limite: la rappresentazione che il
soggetto ha dell' oggetto, è interiore al soggetto, e quindi non è
l'oggetto;
A causa di questi limiti, di fatto il soggetto non conosce
l'oggetto oggettivamente.
Definizione epistemica:
[principio-gnoseologico-fondamentale]
Secondo Parmenide (corretto e
epistemicamente così interpretato) ("è la stessa cosa essere e pensare"), la
conoscenza assolutamente oggettiva dell'oggetto (esteriore) da parte del
soggetto (interiorità) è data dalla perfetta identificazione tra il soggetto e
l'oggetto (condizione gnoseologica del pantesimo/panteismo
cristologico/idealismo): io conosco perfettamente un sasso, se "divengo" questo
sasso. Ciò è consentito nel Logos cristico, perchè la sua seconda natura è un
oggetto materiale (il "corpo").
Applicando la matrice, sono previsti:
- livelli di panteizzazione spirituale (della prima natura divina) (e
sono i principali);
- livelli di corpo-spirituale.
Naturalmente, il
panteismo cristico non è la definizione primaria del Logos: il Logos opera la
panteizzazione, ma non si riduce a questa. Grazie alla fondamentale riforma del
principio-di-non-contraddizione, si evita l'idealismo esclusivo. Infatti, la
conoscenza è strumentale al soggetto, e non già il soggetto (che è persona) si
riduce alla sola conoscenza. Il soggetto è identico all'oggetto, per conoscerlo,
ma è anche diverso dal soggetto (ciò che è consentito dallo s-doppiamento del
soggetto. Tale ipotesi è rigorosa: da un lato, il principio dello s-doppiamento
sta alla base dell'"esplosione" ipostatica, fonte del molteplice a partire
dall'unitarietà del principio; dall'altro, l'episteme ha da sempre concepito la
conoscenza come funzionale al soggetto [che non è innanzitutto pensiero, ma
identità personale], e non ha mai pensato di ridurre il soggetto all'oggetto,
che il primo conosce, e non già "serve": critica del principio
antropico).
... prosegue (problema-K)
Ciò posto, riguardo ai tre
processori della conoscenza (pensiero, linguaggio e percezione, che
costituiscono, insieme, la mente), essi potrebbero operare nel modo che
segue:
- il pensiero (racchiuso nell'intelletto) opera per intuizione
(che può essere analitica- semplice, sintetica-composta,
sistematica-complessa/da questo punto di vista, il ragionamento deduttivo è una
sequenza sintetizzata di intuizioni, la logica-matematica è totalmente
intuitiva). L'intuizione (o scintilla-noetica-esistenziale: panteizzazione) è la
base della conoscenza, ed è la panteizzazione proto-ontica tra il soggetto e
l'oggetto. Il pensiero coglie l'esistenza (pensiero), la forma (linguaggio) e la
sostanza (percezione): queste tre determinazioni strutturano l'ente;
- la
percezione (racchiusa nella mente e nella sensitività) rappresenta l'oggetto
all'interno del soggetto;
- il linguaggio (percezione della forma e della
sostenza come forma/essa stessa) ha la funzione di "spezzare" la
rappresentazione all'interno del soggetto (perchè: anche la sostenza appare come forma),
facendo sì che, percependo il soggetto la propria rappresentazione interiore
dell'oggetto come "altra", in parte, dal soggetto stesso (ad esempio: provo
emozione nel vedere una galassia e quindi io sono la galassia, ma non riesco a
spostare la galassia, pur spostandomi con la rappresentazione della galassia:
quest'ultima, in parte, pur essendo mia, non mi segue ...; vedo il sasso e lo
porto via, vedo un gigantesco masso e lo porto via con la tecnica; vedo la
terra, ma non riesco a spostarla ...), quest'ultimo comprende a livello di
pensiero che l'ente percepito è "altro" dal soggetto (che opera la sua
panteizzazione/identificazione a livello della percezione) e quindi esistente in
modo oggettivo al di fuori di lui.
Tale alterità del soggetto dalla
propria rappresentazione è possibile perchè la conoscenza presuppone due
soggetti (tre ...), ciascuno altro rispetto all'altro e identificato
panteisticamente con l'oggetto (p3).
Riguardo al problema del
dato-empirico, si deve tenere in considerazione che:
- il soggetto è
espanso per tutto l'oggetto (sovrapposizione: principio retorico- scientifico
della "rete estesa come il mare"), posti però i limiti dovuti al fatto che Dio
non è presente nel campo esistenziale puro (analizzato dalla
matrice-dell'esistenza) (come si può osservare nella mappa-dell'essere, la
panteizzazione-gnoseologica-cristica si ferma all'uno), ma questo si rirpoduce
comunque identico all'interno di
Dio (ed esistono un Dio interno e un Dio esterno: il proto-Dio-ontico);
- il
soggetto si "schiude" (metafora-significante) e si apre all'oggetto ("sono
uscito dal Padre e torno nel Padre");
- il soggetto certamente anche
incorpora l'oggetto ("ritorno al Padre") (introiezione corretta).
Principio (esegetico-gnoseologico ed esegetico-logico)
Tutto ciò che
il Figlio dice e fa, riguarda la Creazione, ma la struttura dell'azione del
Figlio trova le sue basi nella realtà in-creata (esempi: incarnazione,
crocifissione, risurrezione, ecc.).
... prosecuzione (dall'inizio del
paragrafo)
Il fatto che la gnoseologia epistemica sia racchiusa da entrambi
questi due ambiti logico-conoscitivi (epistematica e episteme) garantisce la
circolarità, l'auto-referenzialità e, quindi, l'auto-fondazione del pensiero
epistemico (tutte condizioni da dimostrare).
Nota
La mappa-dell'essere
(grafica) è una rappresentazione grafica dell'esistenza, che ha i seguenti
scopi:
- collocare il Creato (e i suoi infiniti universi) all'interno
delle realtà trascendenti e divine;
- mostrare le corrette proporzioni tra le
diverse zone dell'esistenza trascendente e creata;
- descrivere la struttura
dell'esistenza;
- collocare Dio all'interno dell'esistenza;
- supportare
il senso dell'episteme (p23).