ulteriori determinazioni sulla differenza tra episteme e
platonismo/differenza tra la dottrina platonica delle idee
e la dottrina
epistemica delle ipostasi/con nota sull’hegelismo
1.] è stato riletto il paragrafo sulla
dottrina platonica delle idee della storia della filosofia di abbagnano e
fornero [per i licei: 1992]: risalta quindi in modo evidente la differenza
sostanziale tra le due dottrine delle idee, platonica e epistemica;
2.] ciò che impressiona in questa
lettura è come il platonismo abbia anticipato la natura
ipotetica del sapere
scientifico contempraneo: per platone [non per l’episteme] il
rigore della
conoscenza dipende dalla stabilità del suo oggetto [per
l’episteme, in modo più
semplice, si dice che l’oggetto ha il suo sapere, il quale
quindi, essendo
specifico per esso, è stabile in sé, e anche la
conoscenza dell’oggetto
mutevole si serve, come dice platone, del sapere stabile, perché
il mondo non è
caos (come vorrebbe nietzsche), ma ha delle costanti (per questo si
regge), e queste sono un minimo di
perfetta stabilità, per partecipazione all’oggetto
stabile/in realtà, l'episteme non ha il problema della
"partecipazione", perchè il creato, creato dal nulla, ha
esistenza autonoma da dio, ed essendo stato creato ex_nihilo dal
principio, ha la stessa forma e quindi stabilità del mondo
eterno: è dio che spezza il creato (big bang) per fare emergere
il caos, e così consentire la purificazione dell'uomo dal male
(con la caduta e il sacrificio della "risalita" etica), male che
è incoscio], per cui, egli
dice, il sapere del mondo è “probabile” [opinione]:
in questo “probabile” sta
quella “probabilità” che suggerisce
l’“ipoteticità” del sapere
scientifico contemporaneo/nel platonismo è davvero racchiusa
l'intera storia della filosofia
e della scienza;
3.] anche il platonismo ordina le
idee, che, dice abbagnano, non sono in ordine sparso, ma platone le
gerarchizza
subordinate a un "valore", il Bene, che nelle dottrine non scritte
apparirà più "scientifico" [sostanziale], come Uno:
per l’episteme le idee sono
gerarchizzate, nel modo illustrato nella mappa dell’essere, non
subordinate ad
un valore, ma subordinate all’essere indeterminato [astratto] di
parmenide, considerato
come “prima sostanza” [= principio] in modo scientifco [non
etico_valoriale] [il "Bene" è una determinazione retorica, non
scientifica];
4.] la differenza maggiore tra il
platonismo e l’episteme è che nell’episteme le idee
sono dette ipostasi: esse
non sono più viste in rapporto al mondo [mutevole/creato], come
suoi modelli
ideali, ma costituiscono i pezzi, le parti, gli stadi, gli enti, ... di
un
mondo del tutto indipendente dal mondo umano, costruito con una sua
struttura
rigorosa, geometrica, scientifica, al cui centro sta il demiurgo, che
è il dio
cattolico: inferiore alle idee, perché da esse posto e
successivo in termini
evolutivi, come evidenziato nella mappa dell'essere. ora le idee sono
ipostasi: non entità
eterne e perfette come “modelli” [cioè viste dal
lato del creato, suoi
paradigmi], ma forme di spazio_tempo perfetto, uno e molteplice, con
strutture
vaste, molteplici, riproduttive, non "semplici" [come dice platone], ma
complesse, in altre parole gli oggetti stessi studiati dalla scienza
moderna,
ma perfetti, per la descrizione non solo di un paradiso iperuranico, ma
di cosmi
anche stellari e galattici, estesi in senso cartesiano,
spazio/temporali
assoluti ed eterni, cioè il mondo cosmico all’interno di
cui è posto dio, mondo
trascendente e immanente, e all’interno di cui è posto il
paradiso, che è la
casa tecnologica [studiata dalla domotica, che
è ecclesiologia, dottrina dello stato ed
economia_aziendale] di dio [tempio e tecnica];
5.] platone appare
contraddirsi: dice che le idee sono enti intelligibili colti dal pensiero, che
però le ricorda, avendole già viste
[quindi percepite dai
sensi] quando l’anima si trovava nell’iperuranio [teoria
della reminiscenza]:
quindi anche per platone la contemplazione ideale [delle idee] è
"visione", cioè
percezione sensoriale in paradiso [e non solo intuizione
dell’intelligibile].
per l’episteme tutto ciò che esiste si riproduce nelle
idee del pensiero [che
sono enti sostanziali di tipo spirituale], nelle parole del linguaggio
[che
esistono anche in modo organico nella mente, come una specie di
"software
energetico"] e nelle rappresentazioni immaginative della percezione:
quindi le
ipotasi, che sono ogni ente del mondo eterno divino [e
dell’essere spirituale
spaziale_infinito e temporale_eterno] sono sia pensate, che dette che
viste: in
quanto pensate, sono intuite anche se non viste, nella dialettica
dialogica tra
pensiero e linguaggio [che può prescindere dall'apparire esterno
alla mente, ma non dalle rappresentazioni immaginative interne], in
quanto trapassante/incarnantesi
[verbo_intelletto_pensiero nella carne_linguaggio e, scalando,
verbo_linguaggio nella
carne_percezione];
6.] la scienza moderna, per
l’episteme, non è “opinione”: stabile è il suo oggetto, per "partecipazione" con
l’oggetto eterno, che l’oggetto creato riproduce, e stabile sono le sue
categorie, che servono per studiare [da parte di dio] l’oggetto eterno, e che
lo scienziato utilizza per studiare l’oggetto creato [come si è già detto,
questo utilizzo è inconscio: perché ciò che lo scienzato vede non è la galassia
creata, in quanto il creato non appare (e così anche la teologia è stata
inconscia): appare la realtà virtuale, quella degli stimoli al cervello del
computer teorizzato da putnam];
7.] quindi, mentre per platone le
idee sono i modelli della realtà apparente, che costituiscono un
ordine per se
stesso, e il demiurgo è inferiore alle idee [per
platone l’uomo deve
contemplare le idee, che sono superiori al demiurgo, e non il
demiurgo], e il
demiurgo viene infatti teorizzato da platone ... [non per una ragione
intimistica, come nel cristianesimo (credo in dio perchè per me
dio è la salvezza), ma ...] ... solo per spiegare il rapporto
tra le idee e le cose, come se il mondo delle idee potesse fare a meno
del demiurgo, introdotto come ipotesi esplicativa/per
l’episteme [che, dopo platone, tiene conto del cristianesimo, e
quindi, trattandosi del deposito della fede, tiene conto di dio
ponendolo al centro dell'episteme] le ipostasi [che
sono formalmente tutto ciò che costituisce il mondo creato, ma
in modo eterno,
perfetto, e anche molteplice e complesso/ad esempio: computer perfetto,
rene
e stomaco perfetti, cervello perfetto, casa perfetta, grattacielo
perfetto, galassia
perfetta, ecc.] formano non solo un mondo per se stesso, ma il mondo per
il
demiurgo, cioè finalizzato al demiurgo, che è il
dio_cattolico, a cui solo l’uomo
deve rendere culto [non all'uno, precedente dio ma come strumentale a
dio, centro dell'essere_necessario e creatore del mondo creato];
8.] nella prospettiva epistemica,
si supera l’ottica platonica, anche perché [viene ora in mente] il
cristianesimo non pone solo l’anima a contemplare le idee nell’al_di_là, ma
anche i corpi [risurrezione], ed è evidente che si superano le perplessità
rilevate a san paolo nell’aeropago da parte dei greci, tenuto conto che il
corpo, di carne, sessuato, è ora perfetto e incorruttibile, per cui l’anima può
incarnarsi in esso in modo perfettamente positivo [la carne e il corpo in paradiso sono il super_uomo];
9.] ciò conduce all’hegelismo:
a.] nell’episteme la materia
informe di platone è il caos, che sta nell’inconscio di dio [o meglio a cui
questo è affacciato, perché il conscio e l’incoscio, luoghi di
rappresentazione, sono “coni” di luce sulla realtà, oltre che riproduttivi
della realtà];
b.] dio plasma il caos con la
matrice cristica [cristo_episteme è la "matrice"], e poi vi fa
derivare la creazione [creatio ex nihilo come
creazione anche dal caos, ordinato dalla matrice_cristo, in cui il
verbo è il
computer_organico_spirituale/per computer si intende la realtà
sintetizzata in un punto, per cui questo è ad "alta
densità" concettuale];
c.] ma il creato [nell’ottica
della risurrezione] non sta per sempre fuori del paradiso: nell’apocatastasi il
creato è “assunto in cielo” [e poiché il paradiso incorpora l’inferno, una
parte del creato viene corrispondentemente fatta cadere in esso, durante questa
assunzione, oggi simulata/anticipata dalla globaizzazione];
d.] dio si sta ricreando con
l’uomo: la matrice cristica si sta clonando con le anime [anche nel corpo], e
perché il processo si compia perfettamente [esso è in fase], l’uomo non deve peccare [introduzione
del cristianesimo nel platonismo: dalla vita contemplativa, rivolta alle idee,
alla vita penitenziale rivolta la demiurgo (costituito e posto dalle idee)];
e.] con l’incarnazione cristica [per il
lato organico_spirituale, proseguita dal clero, che è
olograficamente fuso/unito a
cristo, nel senso che il clero è spiritualmente identificato a
cristo nello
stesso modo della transustanziazione eucaristica] dio, per la propria
clonazione
con l’uomo, sta “leggendo” e “assumendo”
il creato, nella sua panteizzazione
iperuranica nell’al di là [cioè dio si sta
identificando al mondo con l'uomo, e se l'uomo pecca, tale
identificazione cancella l'uomo][la dannazione e l'apocatastasi
è simile, se non identica, a quando sul desktop si invia un
documento nel cestino];
f.] la conseguenza [anche
politica] è che l’uomo può essere santo e salvato solo se consente a dio di
vivere nell’al di qua, nel modo che si sta preparando per l’al di là: cioè
l’uomo deve [non nel clero, ma nei politici, non una religione usata dalla
politica, ma la religione specifica della politica] anticipare il paradiso, e
cioè consentire a dio di dominare il mondo anche in senso politico [si dice
infatti “cristo regni”];
g.] l’hegelismo è inquadrato
platonicamente nel senso che il creato viene portato nell’al di là: cioè quel
mondo che platone avenva rifiutato come mondo della copia e dell’opinione,
viene ad essere cristianamente trasfigurato e assunto nel mondo delle idee
[trasposizione spazio/temporale soprannaturale contemplata scritturalmente, di
cui al passo biblico 1 cor 15, 24: “…;
poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre …”,
qui "egli"
è cristo, il "regno" è il creato, e il "consegnare"
significa l’ascensione
apocatastica del creato dal caos all’iperuranio [una risalita
dall'inconscio di dio], innestato nel suo sito
edenico specifico/come si osserva, l’episteme offre la corretta
interpretazione della
sacra_scrittura, perché questa è un codice che solo la
filosofia può decifrare/la filosofia (tutta la filosofia:
nietzsche, schopenhauer, ecc.) è una rivelazione come epifania
cristologica: se la teologia è il cuore della filosofia, mentre
il padre corrisponde alla teologia, cristo corrisponde ala filosofia,
perchè solo la filosofia, e non la teologia, studia l'Intero, e
cristo_epi_steme copre l'Intero];
h.] l’aspetto specifico
dell’hegelismo è che l’ascensione non viene attuata se non dopo il
completamento della clonazione cristica, che si compie ora, e quindi prima della
trasfigurazione inerziale, deve operarsi la trasfigurazione sacrificale del
creato, anticipata dagli uomini come costruzione del regno di dio, in senso
cristiano_cattolico: trasfigurazione/cambiamento sociale;
i.] ma proprio questo senso il
magistero ecclesiale non conosce, esso non sa e non può dire
ciò che gli uomini
possono e devono edificare [prima la civiltà della tecnica, poi
il suo
tramonto, perché non accada (metaforicamente) che al ritorno di
cristo anche solo un qualche
edificio o una montagna "si ergano" sopra la superficie della
terra]: sono l’episteme e lo stato che dicono agli uomini checosa
essi devono costruire e in che modo;
l.] l’hegelismo è quindi la
preparazione del creato [immanenismo epistemico], operata dagli uomini, per l’incontro futuro con dio.
nota in riferimento al
paragrafo m261.html_[…]
in riferimento al paragrafo m261.html_[…],
viene ad essere confermato quanto si è rilevato a proposito
dell’improponibilità attuale del platonismo nella concezione della cosmologia
contempranea [che ipotizza infiniti universi e che identifica l’universo con
tutto ciò che esiste], osservando che la teologia contemporanea non dice più
che il paradiso e l’inferno sono “luoghi fisici”, ma solo “condizioni” [così si
espirme il catechismo della chiesa cattolica, per il quale il paradiso è “vita
perfetta” con cristo e l’inferno è la condizione di lontananza da dio]. si può
dire che, se la cosmologia moderna, con l’universo stellare e galattico, ha
messo in crisi la rappresentazione tradizionale del “cielo” [quella dantesca],
la cosmologia contemporanea [con gli infiniti universi, che “inghiottiscono” il
cielo] ha portato la teologia tradizionale ad abbandonare la rappresentazione
“spaziale” del mondo soprannaturale, essendo stato il concetto di spazialità
interamente “occupato” dalla cosmologia. alla crisi della rappresentazione
fisica del paradiso è associata la crisi del platonismo, che, dice abbagnano, “è
sparito come corrente filosofica specifica”. tutto ciò non è solo effetto della
cosmologia, ma anche dello schema tripartito [dio, mondo, uomo], per il quale
la teologia non ha saputo spiegare se il paradiso è eterno [l’iperuranio di
platone], o creato come l’eden biblico, il paradiso terrestre, inizialmente
[fino al VI secolo d.c.] identificato col paradiso celeste. lo schema
tripartito non può identificare uno spazio co_eterno a dio, e quindi la
teologia dice che il cielo è dio stesso:
1.] il cielo non è luogo fisico,
perché ogni luogo è “occupato” dal mondo infinito della cosmologia;
2.] il cielo è dio stesso, perché
non si può identificare un “luogo fisico spaziale” all’interno di dio.
ne deriva la seguente condizione
euristica_epistematica [che corrisponde alle parole del prof. Possenti sulla
necessità di una rappresentazione dell’al_di_là, nel modo delle illustrazioni
alla divina commedia]: la metafisica epistemica [che
adotta lo schema quadripartito, per il quale il paradiso è luogo fisico non
solo per le anime ma anche per dio, perché l’uomo, immagine di dio, sta in un
mondo in quanto dio sta in un mondo] deve costituirsi non solo come prosa
scritturale, ma anche come opportuna schematizzazione, anche grafica, per
rappresentare graficamente le realtà soprannaturali e il loro corretto rapporto
dimensionale con il cosmo creato.