definizione del principio analogico fondamentale e della rivoluzione
epistemica
principio analogico fondamentale
la creatura [mondo e uomo creati]
è simile al creatore [dio e mondo non creato] [condizione dell’imago dei: gn 1,
26 – 27: “immagine” e “somiglianza”]:
1.] simile perché uguale;
2.] simile perché differente [non
proprio uguale].
implicazioni: rivoluzione epistemica
in conseguenza del principio
analogico fondamentale, l’episteme [come ha sempre fatto] …
1.] spiega dio con la realtà [apparente] …
2.] per spiegare la realtà [apparente] con
dio …
3.] per spiegare dio con la
realtà [apparente] …
4.] e così in circolo continuo.
nota
è evidente il collegamento con il
principio teologico “credo per capire e capisco per credere”:
a.] punti 1.] e 3.]: capire per
credere;
b.] punto 2.]: credo per capire.
la differenza sta nel fatto che
la rivoluzione epistemica non ha come fine il “credere”, ma
solo il “capire”,
servendosi, per capire, dei contenuti del credere. ma perché
questi possono
essere assunti in blocco ? come si giustifica questa assunzione dei contenuti della fede da parte della ragione ? per
la
ricerca_epistemica non esiste un problema di “credere”, ma
solo di “capire”, invece generalmente si pone un problema di
“credere”: in questa
prospettiva, per spiegare dio con la realtà [apparente] e per spiegare la
realtà [apparente] con dio,
si deve assumere il principio “credo per capire e capisco per
credere”.
ciò che si è inteso dire è che
l’episteme, già sapendo che dio esiste [con le
dimostrazioni, le quali non sempre presuppongono l'episteme stessa], si
è
servito della fede per capire la realtà, e si è servito
della realtà per
razionalizzare la fede [e così ancora, in circolo].