La
struttura fondamentale dell'episteme: lo schema quadripartito
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Nella storia del pensiero lo schema quadripartito (mondo divino,
Dio, mondo umano, uomo) è già stato applicato. Platone, ad esempio (ed è
l'applicazione fondamentale, per la quale si può dire che la filosofia platonica
è in assoluto la più evoluta, essendo in difetto rispetto a Plontino solo per la
"staticità" cui sono soggette le ipostasi metafisiche della realtà divina),
distingue tra l'Uno e il Demiurgo, e tra il Demiurgo e l'iperuranio, per cui si
può dire che Platone pone la distinzione tra Dio e le altre realtà necessarie
(definite più sopra: mondo divino e reale-in-creato, al cui centro l'episteme
pone Dio).
La filosofia cristiana, invece, ha utilizzato lo schema
tripartito: Dio, mondo umano (creato) e uomo. Questo schema ha posto il problema
della compatibilità delle dottrine non cristiane (Aristotele, Spinoza, Hegel,
ecc.) con il cristianesimo.
La reintroduzione epistemica dello schema
quadripartito consente di determinare tale compatibilità: posto uno schema
terico della realtà (Aristotele, Spinoza, Hegel, ecc.), tale per cui la realtà
del mondo non viene fatta derivare dal processo creativo di Dio, allora tale
schema non si riferisce al mondo umano (creato da Dio), ma al mondo divino (non
creato da Dio), riflesso negli schemi di Dio che, ereditati dall'uomo, sono (in
modo inappropriato) proiettati nel mondo (umano) apparente. Ciò significa che
Aristotele, Spinoza ed Hegel, in quanto trattano di un mondo non creato (secondo
la creatio-ex -nihilo), non stanno trattando del mondo umano, ma del mondo
divino, proiettato in quello umano.
Lo schema quadripartito spiega
l'origine del mondo: esso non è frutto dell'originalità di Dio (non esiste
"fantasia" nel processo creativo: tutto è razionalità e "struttura"), ma deriva
dal fatto che, come Dio è collocato all'interno di un mondo (concetto "esteso"
di mondo: esistenza, essere e cosmo ...), così l'uomo, e il mondo umano deriva
dal mondo divino.