il principio_epistemico_bontadinano della condizione di oggettività
assoluta del conoscere e
la definizione dello specifico filosofico
scrive il prof. Carmelo Vigna:
1.] “l’orizzonte dell’apparire è originariamente ciò cui ogni contenuto va
riferito; perciò è un orizzonte trascendentale [intrascdendibile], cioè
infinito” [pag. 339];
2.] “… E’ vera la tesi gentiliana dell’intrascendibilità dell’orizzonte
dell’atto, dice Bontadini. E’ vera in senso rigoroso, ossia nel senso che è impossibile,
ossia autocontraddittorio, porre qualcosa come al di là dell’orizzonte
dell’atto. Ma questa tesi non comporta affatto che sia impossibile porre
alcunchè di trascendente l’attualità, quando
trascendente sia detto nell’ordine dell’essere [corsivo del sito] e non nell’ordine del conoscere o
nell’ordine intenzionale. La modernità tutta [in modo esplicito e criticamente,
a partire da Kant] e l’attualismo come sua deriva hanno inteso la trascendenza
come una figura speculativa presupposta, cioè come se venisse ad affermare
qualcosa che si dia oltre l’orizzonte del pensare. E invece, la trascendenza,
proprio perchè risultato di una dimostrazione, è una modalità di affermazione
dell’essere che intenzionamlmente non fuorisce dall’orizzonte del pensare. Certo,
l’essere che viene affermato come
trascendente, trascende, nell’ordine dell’essere, anche l’orizzonte del pensare
[corsivo del sito], in quanto il pensare è pure un che di ontico, ossia è
un certo essere [corsivo del sito], diverso, poniamo, dall’essere di un
albero. Ma l’essere che viene affermato, proprio perché affermato alla fine di
una dimostrazione, cioè proprio perché viene posto [pensato] come
necessariamnete appartenete all’orizzonte dell’essere, viene, nel conpempo,
determinato in relazione all’orizzonte dell’apparire e perciò non è un essere
presuppoto. Appunto, è un essere posto” [pag. 343] [Carmelo Vigna, “Il
frammento e l’Intero”, Vita e Pensiero].
tali determinazioni costituiscono
il cuore della gnoseologia_epistemica. esse significano quanto segue:
1.] il pensare non è il
percepire: il primo riguarda l’esistenza/essere, il sostrato esistenziale puro
di ciò che appare, e ciò che appare è la cosa [sia come la cosa che appare sia
l’apparire della cosa, come cosa esso stesso], l’apparire riguarda la percezione
[l’apparire];
2.] da sempre la
ricerca_epistemica ha intuito che l’esistenza, qualità di tutto ciò che appare,
non appare [alla percezione], eppure è predicata dal pensiero, per cui il
pensiero è primariamente meta_fisico, cioè “vede”/conosce oltre la “fisica”
dell’apparire;
3.] quindi, il pensiero “vede”
ciò che non appare: ovvero l’esistenza [in sé] e l’esistenza di ciò che appare;
4.] è soggettivo tutto ciò che
l’uomo può conoscere e soltanto può conoscere: ma l’esistenza non appare, e
l’esistenza dell’esistenza “scavalca” sia l’apparire che la sua esistenza,
consentendo al pensiero di predicare l’esistenza della struttura
[logico_formale] dell’esistenza_pura, la quale è conosciuta come determinante l’esistenza
e anche il suo apparire, non apparenti al soggetto: l’esistenza di Dio e
l’apparire a Dio e per Dio;
5.] quindi, “nell’ordine dell’essere”, pensato dal pensiero, il soggetto
scavalca se stesso, pur sempre in se stesso, fino a conoscere l’Intero, nel
senso della sua forma/struttura_formale/ _ipostatica [in senso hegeliano];
6.] come l’esistenza, intuita dal
pensiero, è intuita differente da se stessa, così essa, applicata all’apparire,
consente di far capire al soggetto che gli oggetti, rientranti secondo
l’apparire alla sua percezione nel suo campo percettivo, non esistono solo come
sua rappresentazione soggettiva, ma esistono anche in modo oggettivo, perché la
loro esistenza è differente da se stessa, e quindi anche da tale
rappresentazione. Così essi esistono in triplice forma:
a.] come apparire al soggetto;
b.] come [identici a ciò: a.]],
apparire ad altri soggetti, e trinitario [la rappresentazione del Padre il
Padre sa essere identica alla rappresentazione del Figlio, identica per
sostanza e forma, ma diversa da essa, cioè “altra”];
c.] come diversi [gli oggetti] da
tale apparire concreto, totalmente astratti, nel campo protonico delle
differenziazioni e complessificazioni dell’esistenza pura, ovvero come
enti_concretamente _astratti [astratto può essere definito ciò che esiste al di
fuori di una sua rappresentazione soggettiva di tipo percettivo/concretamente
astratto significa ogni complessificazione dell’astratto_puro].
7.] si può aggiungere e
concludere: nulla esiste che non sia nell’intelletto [umano o divino], ma non
perché sia posto da esso, ma perché [ad esempio] il principio esiste al di
fuori di Dio, e esiste anche al suo interno, riproducendosi in esso come puro
schema mentale di tipo grafico, e sostanzialmente sentito/intuito come astratto
grazie al vuoto dell’estasi e del piacere;
8.] Bontadini intende dire che il
pensiero, intuendo, ovvero pensando l’essere, e penetrando la sua struttura,
esce dal campo percettivo del soggetto, ma anche dal suo campo esistenziale;
9.] poiché l’esistenza differisce
da se stessa, il pensiero, intuendo ciò, esce esso stesso da se stesso, e con
ciò si fa oggettivo, cogliendo l’esistenza esterna a se stessa, e con ciò
oggettivizzandosi rispetto a se stesso:
a.] condizione dell’auto_uscita da se stesso
del principio, essendo esso auto_fondamento;
b.] condizione dell’auto_uscita del pensiero da
se stesso, accompagnandosi [in matrice] all’auto_uscita del principio:
oggettività_assoluta [del noumeno] pensata dal e nel Soggetto_assoluto.
la definizione dello specifico filosofico
la filosofia non tramonta come
sapere, ma come oggetto del pensiero umano, e ciò non per inerzia, ma perché il
pensiero della necessità porta il demonio ad angosciarsi, percependo esso la
necessità come necessità del proprio destino infernale. per questo c’è la morte
della filosofia: perché essa sentenzia lo stato dell’essere/destino, che è
morte per l’uomo e dannazione per il demonio, che lo possiede.
ciò posto, attraverso questo
paragrafo è possibile comprendere lo specifico del sapere filosofico rispetto al sapere scientifico,
che è stato già detto nel corso di filosofia proposto nel sito come
propedeutica filosofica_[…]:
1.] la scienza studia l’apparire della cosa, ovvero
l’“apparire” in sé e la sua struttura [fisica e cosmologica];
2.] la filosofia [ontologia o metafisica], studia l’esistenza della cosa, ovvero
l“esistenza” in sé e la sua struttura.
inoltre, la scienza è il pensiero della struttura del cosmo e
delle sue leggi, la filosofia è il pensiero dell'Intero e quindi anche della causa
esistenziale del cosmo, il quale è una ipostasi necessaria
dell'esistenza [il cosmo non creato, quello del mondo divino].