condizioni generali di
una [della] teoria epistemica della realtà e della conoscenza
integrazione_m139
“… il presupposto naturalistico è l’alterità originaria dell’essere al
pensare” [Vigna, “Il frammento e l’Intero”, Vita e Pensiero, cap7:
Attualismo, problematicismo, metafisica]. Si ritiene che tale definizione sia
impropria, perché la natura è materialismo, e l’essere non è l’apparire: si
deve invece parlare di presupposto esistenzialistico, ed esso è corretto.
nell’epsiteme, la differenza tra
oggetto e soggetto deriva dalla differenza tra oggetto e oggetto:
1.] Heidegger la pone come differenza
tra essere ed ente [differenza ontologica], definisce il primo astratto e
quindi [secondo l’interpretazione di Heidegger data da Severino] “senza
fondamento” e “irrazionale” [la differenza ontologica potrebbe essere
differenza tra concreto_ente e astratto_essere_in_sè, o principio] ;
2.] l’episteme definisce
l’astratto dell’essere_in_sé come auto_fondamento di tutto ciò che esiste e
razionale, ma pone l’ulteriore differenza tra essere ed essere, perché
l’auto_fondamento è insieme fondante e fonfato [differenza protologica tra
l’astratto e l’astratto, cioè sottrazione del principio al principio] [tale
differenza precede quella dell’auto_inclusione];
3.] questa differenza protologica
[la differenza tra il principio e se stesso, nelle sue componenti,
hegelianamente descritte, di essere, nulla e divenire] è il cuore
dell’episteme: su di essa si fonda:
a.] l’assoluta differenza [di
individuazione, non di sostanza e forma] tra le persone trinitarie;
b.] tra il Creatore e le creature
e tra queste [pluralità delle auto_coscienze, negata da Severino]: io sono me
stesso, io non sono te né io sono Dio, tutti siamo esistenza, ma poiché questa
differisce da se stessa [differenza protologica], tutti siamo la stessa cosa e,
insieme, siamo assolutamente differenti;
c.] quindi, la riforma del
principio di non contraddizione [una cosa può essere identica e, insieme,
diversa rispetto a se stessa, in modo ordinato], del principio parmenideo
[l’essere è, ma anche il nulla è, ovvero l’essere può non essere, in modo ordinato]
e l’ammissione del divenire.
testo
tali condizioni sono le seguenti:
1.] l’episteme deve essere una
sintesi tra realismo [teoria del noumeno] e idealismo [teoria del soggetto in
senso gentiliano];
2.] il noumeno non deve risolversi
nel soggetto, ma deve permanere nella sua assoluta oggettività;
3.] il soggetto deve poterlo
conoscere perfettamente, come dice Severino [paradossalmente, giacchè Severino
non crede in ciò che segue]: “il pensiero è come un uomo che deve poter
saltare al di fuori dalla propria ombra”
[oggettività assoluta e contestuale
sua conoscenza assoluta] [se tale condizione non è soddisfatta,
Dio non può essere onnisciente, a meno che tutto non si risolva
in Lui, e così l'uomo si fonde con Lui non secondo la
mistica plotiniana (che per questo è nichilistica), ma secondo
l'annullamento dell'uomo, e la Trinità stessa si annulla,
perchè il 3 esiste solo se l'1 è diverso dall'1: quel "saltar fuori dalla propria ombra" deve potersi realizzare];
4.] la teoria epistemica della
conoscenza deve far prevalere il pensiero [dell’essere] sulla percezione
[dell’apparire], e non deve confondere il pensiero con il linguaggio;
5.] tale teoria deve spiegare il
processo della conoscenza, come contestuale azione tra pensiero, linguaggio e
percezione;
6.] essa inoltre deve spiegarlo
come momento trinitario: non si può risolvere la condizione del punto 3.] esaurendola
in un solo soggetto: ci deve essere l’apporto di tre soggetti [e qui sta il
limite del presente episteme, che non ha saputo usare l’apporto dello Spirito
santo];
7.] la posizione del noumeno non
è forma di naturalismo, perché il naturalismo [da natura] significa physis, e
la physis non è l’archè, che la precede;
8.] la chiusura del
noumeno/oggetto [= esistenza_pura] su se stesso, si riproduce nella chiusura
del soggetto su se stesso, aperto trinitariamente. nella differenza tra le tre
persone sta la differenza tra oggetto e soggetto, condizione per la conoscenza
tra essi e per l’auto_conoscenza delle singole persone;
9.] il fenomeno
è la
rappresentazione soggettiva trinitaria, estatica e erotico_edonistica
[=
piacere nella Carne di Cristo], posta essa stessa come
oggetto, in cui
non si esaurisce il ruolo del soggetto, ma piuttosto quello del
linguaggio [=
Verbo/Figlio] e della percezione. per cui tra il noumeno [che ha una
struttura,
e questa è sia esterna che interna ad esso, ed è
l’Intero fino a Dio] e il
fenomeno [l’Intero come rappresentazione dell’Intero] sta
il pensiero =
Dio_Padre, che si riproduce nel Figlio [linguaggio in senso lato =
pensiero,
linguaggio in senso stretto, percezione]. il piacere della Carne fa acquisire a Dio la consapevolezza che il
noumeno [che
esiste perché si riproduce nel soggetto come nome e idea che da
esso escono
verso la realtà esterna, conosciuta schematicamente e
trinitariamente] è, nella
sua assoluta oggettività, l’astratto irriducibile. ovvero:
la Carne è in Dio
panteisticamente “cosalità”, e in questa appendice
di Dio, coeterna al Verbo,
Dio ha in se stesso un elemento soggettivo di tipo
“esteriore” [un “osso”], e
così Dio, incorporando per identificazione panteistica [limitata
al Verbo e
alla Carne] la “cosa”, può così conoscere il
noumeno come assoluta “cosalità
esteriore” e astrattezza sostanziale. nel
piacere il fenomeno viene ad essere
de_sostanzializzato, e si ritiene che tale sia la condizione
perchè Dio e l'uomo possano intuire che il principio,
cioè l'esistenza, in se stesso è assoluta astrazione,
ovvero essere che è perchè necessariamente deve essere,
ma non come "cosa" [l'acqua di Talete è già physis, e non
più archè, essa è il concreto, non
l'astratto, nè questo è spirito, perchè lo
spirito è nome diverso dall'esistenza, e quindi viene dopo di
essa], bensì come necessità_auto_esistenzializzantesi in
se stessa come pura necessità che qualcosa ci sia, e la prima
cosa è tale necessità stessa. l'Intero poi viene alla
luce, perchè tale necessità contiene la logica, in quanto
è razionalmente soggetta alle leggi della logica [auto_coerenza della necessità].
nota_1
la conoscenza oggettiva [il "saltar fuori dalla propria ombra"] potrebbe realizzarsi così:
1.] l'oggetto è esterno al soggetto;
2.] l'oggetto si riproduce nel soggetto;
3.] nel soggetto si riproduce anche la relazione tra oggetto e soggetto;
4.] quindi dentro il soggetto c'è un oggetto esterno al soggetto;
5.] solo una cosa l'episteme non sa: come può il soggetto sapere
che la cosa di quel nome/idea dell'oggetto [riproduzione della
cosa] sta esterno a lui, se, pur essendo la relazione esterna
riprodotta internamente, non esiste questa relazione se non come
conosciuta in modo interiore;
6.] ma forse questo è un falso problema: ...
7.] ... il soggetto esce dall'ombra, perchè ciò che
è esterno all'ombra si è già riprodotto nel
soggetto con l'ombra e il soggetto, trinitariamente e binariamente: nel
primo caso [Trinità], c'è la relazione tra soggetto e soggetto [tra
Padre e Figlio e tra Figlio_Verbo e Figlio_Carne]; nel secondo caso [due nature di Cristo],
c'è la relazione tra oggetto [ciò che è esterno
all'ombra e che si riproduce nella Carne] e soggetto [Figlio];
8.] come si vede manca il ruolo dello Spirito Santo;
9.] questo è naturalmente di sintesi [anche in senso hegeliano].
nota_2
si riflette sul fatto che un noumeno esterno a Dio non è
condizione di naturalismo ["presupposto naturalistico" come condizione
di esteriorità di un oggetto al soggetto], perchè:
1.] l'archè precede Dio e la physis;
2.] il principio non è cioè la natura;
3.] se un oggetto [che poi nel principio è l'esistenza astratta,
ovvero un oggetto totalmente s_materializzato, ma non si può
parlare per questo di im_materialismo] è differente da Dio,
ciò è condizione perchè:
a.] anche il soggetto sia un oggetto [= esistenza/esistente];
b.] i soggetti/persone siano differenti tra loro e le persone
trinitarie differenti dalle anime_creaturali, tutti rispettivamente oggetti
rispetto a se stessi e anche per se stessi [auto_coscienze].
4.] infine, si dice che dal principio derivano sia la trascendenza che l'immanenza, e che ...
5.] nè la prima nè la seconda sono epistemicamente definite in relazione al Creato perchè ...
a.] pur essendo aperto il problema di capire se la differenza tra
l'esistenza del Creatore e l'esistenza della creatura sia solo in relazione
al loro rapporto con il principio e la fonte, o non anche una
differenza di tipo "qualitativo" [analogia classica], ...
b.] si ritiene che, posta la differenza tra le dimensioni quantitative
tra Dio e il Creato [infinito, ma infinitesimale rispetto a Lui], tale differenza
sia sufficiente per capire che l'episteme è il punto di vista di
Dio e che in nessun modo i principii epistematici e epistemici
[l'epistematica è la scienza dell'episteme] si discostano dal
pensiero cattolico, nè secondo i dogmi e le intenzioni del
magistero_ecclesiale, nè secondo le loro implicazioni di
etica [l'etica_epistemica è solo la spiegazione razionale
(= fondamento razionale) dell'etica_cattolica, e questa è l'unica possibile etica
universale, o "globale", perchè cattolico = universale].