DIMOSTRAZIONE_90:
FIDEISTICA_QUARTA
la ricerca epistemica si sta orientando a definire la
ragione umana epistemica come esercizio di fede, modo e forma della ragione
umana possibile, in quanto è epistemica la forma di fede più perfetta esercitabile
da parte dell'uomo, e la ragione, in assenza di Dio, che è l’episteme, può
darsi nell’uomo solo come fede. ciò è necessario, perchè se la ragione si
aggiunge anche solo di poco alla fede, viene svalorizzato il valore conoscitivo
e l'autosufficienza salvifica della fede semplice e popolare: occorre fare
della ragione epistemica accessibile solo un'appendice_speculativa dalla fede,
da definire questa come momento speculativo già perfetto anche solo come fede
dei semplici: la ragione epistemica, la più alta forma della razionalità, sta
al suo interno, perchè non può aggiungersi “esternamente” ad essa: il fideismo
diventa razionalizzato come posizione del rapporto fede e episteme; l'episteme
diventa l'auto_coscienza di una fede resa speculativamente “adulta” perché
perfettamente consapevole di se stessa, e questa è la ragione stessa, propria
di un uomo ancora privo di Dio [= Episteme], cioè strutturalmente privo della
ragione vera. quindi qui si supera l’argomento medioevale del rapporto tra fede
e ragione: la ragione scompare, e tra le molte fedi, prevale la fede cristiana,
epistematizzata. non si può più parlare di armonia tra fede e ragione: c’è solo
la fede. d’altra parte, questo risultato, che pare assordo e gratuito, è in
realtà assolutamente necessario: infatti, nel veggente di Fatima o di Lourdes,
se esiste oltre la fede anche la ragione, ci potrebbe essere il problema che
questo veggente, per il fatto di aver “visto”, non avrebbe più la fede, ma solo
la ragione, nella forma dell’esperienza empirica e sperimentale. quindi,
affinchè nel veggente [ad esempio: suor Lucia di Fatima] sia conservata la
fede, la ragione deve essere tolta, e l’episteme umana umanamente accessibile
deve essere un modo della fede: il modo più assoluto e perfetto [si sta dicendo
che si può essere assolutamente certi, dal punto di vista della ragione, che
l’essere è, ma chi ostenta questa certezza rimane un uomo necessariamente allo
stato dormiente].
La presente dimostrazione differisce dalla dim_38, perché
in questa la fede si trasmette alla ragione, suo riflesso, ora invece si rimane
all’interno della fede, sia per fede, sia per toglimento della ragione.
questa è la dimostrazione: i principii [condizioni]
veritativi di correttezza [empirica o emozionale: senso e significato, e
desiderio/bisogno], completezza e coerenza possono essere applicati anche alla
fede [qui intesa semplicemente e concretamente, esemplificatamente come il catechismo
cattolico, contenuto nel “Catechismo della Chiesa Cattolica”: Libreria Editrice
Vaticana, 1992],e questa come “sistema coerente” viene presentata dalla chiesa
come una spiegazione della realtà già sufficientemente razionale, senza la
mediazione dell’ontologia metafisica [che non può svegliare l’uomo dal sonno:
può solo e deve (questa è la sua funzione) assolutizzare lo stato di certezza
del dormiente/tale è l’uomo nella dimensione terrena], e quindi come sistema
chiuso e spiegazionalmente [= dimostrativamente] auto_sufficiente. ciò che
spiega dimostra [per le funzioni des/def/dim]. certo, la definizione [=
correttezza] dei termini della fede compete alla teologia, che deriva dalla
metafisica, ma si è detto che le condizioni veritative possono agire anche a
coppie [completezza (la fede, in quanto parallela alla ragione, è completa/è la
ragione stessa a livello simbolico, è il simbolo della ragione, è la doppia
ragione in forma di segno, è la ragione invisibile) e coerenza (la fede è un
sistema coerente e perfettamente tale)_].
qui si capovolge la dim_38: ora è la fede ad essere il
riflesso della ragione, e quindi si contempla una fede_conscia come riflesso
della ragione_inconscia, che l’episteme porta a livello conscio.