DIMOSTRAZIONE_44: DELLA PERFEZIONE, VIGNANA_QUARTA
, SECONDA_PARADOSSALE
[Milano, 26 dicembre 2006, ore 22:15]
Essa recita: “il
pensiero perfetto sa che Dio esiste,
e il pensiero dell’uomo è perfetto: poiché il
pensiero dell’uomo è [anche] perfetto, in quanto
l’uomo
appartiene all’esistenza, e questa è anche perfetta [come
creata e in_creata,
la prima simile alla seconda], l’oggetto del suo pensiero deve
essere perfetto,
e l’esistenza di Dio, non come ipotesi, ma proprio e solo come
necessità,
ovvero come fattualità esistente, rientra all’interno
della definizione di un
tale oggetto del pensiero e della sua perfezione”.
premessa
scrive il Prof. Carmelo Vigna: “Metafisica e sapere stabile sono, allora, figure
che stanno in circolo: il sapere stabile è la forma necessaria del sapere
metafisico in senso forte, perché solo il sapere stabile garantisce
l’incontrovertibilità assoluta degli asserti; … sapere stabile e metafisica si
convalidano a vicenda”
[pag. XXXVI, Introduzione: sulla verità della metafisica, in Carmelo Vigna, “Il
frammento e l’Intero”, Vita e Pensiero].
Nell’interpretazione epistemica di questo passo, la
metafisica corrisponde all’esistenza_oggetto, e il sapere_stabile al
pensiero_soggetto, pensiero dell’esistenza ma [e questo è il punto decisivo,
fondante la dimostrazione] determinato dall’esistenza, sia come esistenza del
pensiero, sia come suo contenuto [dim_1]. L’episteme emergente ha quindi
accolto e trasformato quanto detto dal teologo Bertuletti, secondo cui “la teoria seguirebbe l’apertura dell’originario,
sarebbe una seconda battuta che ha il compito di formalizzare concettualmente
quanto l’originario annuncia o rivela simbolicamente (evidenza simbolica). E in
questo annuncio o rivelazione sta già quella che lui chiama verità assoluta, da
tenere distinta dall’episteme o dalla verità stabile …” [cap.8: La scuola teologica
milanese e l’evidenza della fede, pag. 526, in Carmelo Vigna, “Il frammento e l’Intero”,
Vita e Pensiero], epistemicamente correggendo questa concezione, interpretando [anche
scritturalmente] questa “rivelazione” non come fede e libertà, ma
come ragione e necessità [secondo Vigna]: non una ragione data da Dio all’uomo,
ma come la ragione umana determinata nel contenuto da quella esistenza che [con
Dio] la determina come esistente [è così che quindi il pensiero può porre qualcosa
fuori dal proprio orizzonte: gli viene “strappato fuori” da quel qualcosa
stesso, che si è posto in esso]: l’essere
determina il pensiero [di Dio e dell’uomo], come ipostasi_struttura, e così anche il suo contenuto, come pensieri_contenuti.
L’essere determina
il pensiero [di Dio e dell’uomo] e l’essere viene prima del pensiero [di
Dio e dell’uomo], e lo determina, determinandosi al suo interno proprio in
quanto ad esso precedente, e quindi in modo assoluamente ogggettivo. Il cuore
della filosofia è la teologia, perché la filosofia corrisponde all’esistenza, e
Dio è al centro dell’esistenza, per cui la teologia, cui corrisponde Dio, è al
centro della filosofia [l’esistenza determina Dio, e così la filosofia (con
l’aiuto della rivelazione) determina la teologia].
dimostrazione
L’esistenza [non creata] è perfetta e, posta l’esistenza
dell’uomo [creato e anche imperfetto], indipendentemente dalla creazione [che
in una dimostrazione dell’esistenza di Dio non può essere presupposta], poiché
tutto ciò che esiste si identifica all’esistenza, che è perfetta [e questo
qualcosa è così perfetto, per partecipazione: partecipazione all’esistenza, non
a Dio], l’uomo, anche imperfetto, è anche perfetto. Nell’uomo è il pensiero,
che quindi è anche perfetto. Il pensiero dell’uomo è perfetto solo se [e
perchè] esso pensa Dio come esistente. Non in senso ipotetico [imperfezione del
pensiero: se il pensiero pensa ipoteticamente, esso è imperfetto], ma come
realmente esistente [perfezione del pensiero]. L’ipotesi dell’esistenza di Dio,
in quanto ipotesi, non appartiene al campo del pensiero, ma della sua
imperfezione, cioè dell’errore. La contemplazione della mera ipotesi di Dio è
un errore [schema_errore_proiettivo, creato da Dio per consentire all’uomo
a_teo di difendersi].
a questo punto ci sono solo due fattualità [non
possibilità]:
1.] o Dio esiste;
2.] o Dio non esiste.
Il pensiero dell’uomo ammette l’ipotesi dell’esistenza di
Dio, quindi il pensiero dell’uomo è costretto, per essere e sapersi come
perfetto, a passare da questa ipotesi alla necessità/ effettualità
dell’esistenza di Dio [in tale passaggio sta la dimostrazione]. Invece,,[in tale passaggio sta la
dimostrazione]logia].n l'osioni, ma non di certo esplosioni cui segue un
ordine.rivata dal big bang. il
pensiero dell’in_esistenza di Dio non può essere perfetto, perché quella
ipotesi lo renderebbe un sotto_pensiero: il pensiero perfetto può solo elevarsi
dall’im_perfezione ipotetica, non abbassarsi al di sotto di essa. né vale
l’idea dell’ipotesi dell’in_esistenza di Dio, perché, come detto nella dim_7,
l’ipotesi contraria [Dio potrebbe esistere] corrisponde a un desiderio
maggiore, la cui scelta da parte del pensiero rende questo maggiormente
evoluto.