DIMOSTRAZIONE_181: PASCALIANA,
PROBABILISTICA_QUINTA
secondo pascal, la scelta della fede nell’esistenza di dio
non è un puro fatto di ragione, perché la ragione non può dimostrare l’esistenza
di dio. questa scelta è esistenzialistica, riguardando il senso della vita, di
essa ne va della vita, e l’uomo, di fronte alle due ipotesi, se credere o non
credere in dio, non può scegliere di non scegliere: il rifiuto della scelta è
come scegliere di non credere. quindi pascal dice che la scelta di fede può
essere decisa come una scommessa [la quale può essere considerata come una
prova dell’esistenza di dio di tipo probabilistico]: si scommette generalmente
il certo per l’incerto, ed entrambi sono somme di danaro limitate, ad esempio
rischio di perdere una somma di 10 per cercare di vincere una somma di 20. ecco
quindi che, di fronte alla scelta dell’ipotesi di dio, appare razionale
rischiare di perdere 10 [rinunciando ai piaceri della vita, che sono i peccati]
per cercare di guadagnare molto di più di 20, ovvero una “somma infinita”, che
è dio. la scelta appare razionale. d’altra parte, tenuto conto che se dio non
esiste, si perdono i piaceri [moralmente illeciti] della vita, si può fare il
ragionamento contrario: se non scommetto, e godo i piaceri eticamente illeciti
della vita, e dio esiste, perdo tutto [perdo cioè la salvezza]. può aiutare a
rafforzare questo argomento la considerazione secondo cui l’educazione può
realmente rendere minima l’eventuale perdita [se dio non esiste] nella
scommessa, nell’ipotesi di scommettere a favore dell’ipotesi di dio, perché l’uomo
soffre della rinunica ai piaceri illeciti della vita solo se non è correttamente
educato. è anche vero però che questa educazione, per essere efficace,
presupporrebbe di sapere che dio esiste. tuttavia, sottolinea la sacra
scrittura che la rinuncia richiesta non è particolarmente gravosa. inoltre l’essenza
dell’etica non consiste nella rinuncia, ma nel far fruttare i talenti, cioè
nella realizzazione positiva della persona umana, e la rinuncia può essere
considerata come un togliere un impedimento [il peccato come ostacolo al
sacrificio] a tale realizzazione [intesa come potenziamento] dell’uomo. ovvero,
nell’ottica cristiana, si rinuncia ai piaceri inferiori per ottenere piaceri
superiori. per questo il cristiano che scommette quasi non rischia nulla.