DIMOSTRAZIONE_177:
DEL CONCETTO
della presente dimostrazione si mostra, in parte, il flusso
di ragionamento che l’ha prodotta. essa ripete in parte argomenti già dati,
riformulandoli. la dimostrazione prende spunto dalla distinzione tra reale e
esistente, formulata nella dim_176, la quale ha suggerito di pensare alla
distinzione tra reale e razionale, e al loro rapporto, nell’aforisma di hegel.
1.] per hegel, ciò che è reale è razionale e ciò che è
razionale è reale. nell’episteme ciò ammette alcune eccezioni, riportate al
punto 2.], e significa che è reale, cioè esiste, ciò che corrisponde allo
sviluppo del principio [l’esistenza_necessaria astratta], ovvero appartiene ad
esso in modo razionale, cioè è una ipostasi [stadio o/e ente] dello sviluppo:
tali sono dio, la tecnica, il paradiso, la fonte, l’evoluzione, l’emanazione, l’uno,
la diade, ecc..
2.] le due eccezioni, qui riportate, all’aforisma di hegel sono
[il discorso anche presuppone dio, fino a quando non lo si dimostra esistente]:
a.] il creato/la creazione è razionale, ma non è reale [cioè esistente/qui “reale”
è inteso come “esistente”], fino a quando non viene creato, cioè non viene portato
ad esistenza/esistenzializzato da dio; b.] le causazioni interne alla caosfera
[di cui una è il creato stesso] sono reali [cioè esistono], ma non sono razionali:
esse solo razionali in quanto [è la loro essenza] sono “irrazionali”, cioè
appunto casuali/contingenti [una rappresentazione delle causazioni interne al
caos è data, ad esempio, dalle bolle di fuoco emergenti sulla superficie del
sole: “magma” caotico/qui il sole è esempio della caosfera]. quindi:
a.] creato = razionale ma non reale/reale come possibilità;
b.] [dentro il] caos = reale ma non razionale/razionale [essenza]
come irrazionale [= contingente].
3.] ora si dice [come nel conclusivo punto 11.]] che anche l’ente-fantasioso
è “reale” [qui reale non è più inteso come esistente, anche se è inteso in modo
diverso rispetto alla dim_176]: l’ente-fantasioso è appunto reale [cioè esiste]
in quanto fantasioso. l’ente-reale, inoltre [e questo è il caso dell’uomo (nel
cristianesimo), ma non può essere il caso di dio], può essere reale come “possibilitato”
ad esistere: l’uomo è infatti [nella prospettiva cristiana] creatura che viene
all’esistenza, reale quando esiste, ed era reale, anche se non esistente, come eterno
pensiero [“idea”] e possibilità di esistere, nelle mente di dio_creatore. dio
invece può essere reale solo o come esistente [ipotesi da dimostrare], o reale
come fantasia, ma non può essere reale come ente che viene ad esistere, perché dio
è definito come eterno: se dio esiste, dio da sempre esiste, non come
possibilità ad esistere [come la creatura], ma come ente che esiste dall’eterno
e in eterno.
4.] a questo punto [riprendendo e contraddicendo in parte l’argomento
della dimostrazione dim_24] si è constatato che non è sufficiente che un
concetto sia reale, razionale, necessario e eterno, perché esso esista, infatti
…
5.] l’uomo [creatura] è nel contempo: reale [come
possibilità di esistere ed eterna idea della mente di dio], razionale [perché, sia
come tale, sia come realmente esistente, viene ad essere completamento razionale/ipostatico
dello sviluppo del principio, su mediazione del creatore], necessario [tutto
ciò che esiste, se esiste, ad esempio l’uomo come eterna idea della mente di
dio, è necessariamente esistente, ad esclusione delle causazioni interne al
caos, “sostanza” della creatura] e eterno [come eterna idea della mente di dio].
tutto ciò è l’uomo, ma esso non esiste fino a quando non è
creato/esistenzializzato.
6.] a questo punto del ragionamento si definisce dio come il
soggetto esistente eternamente come correlato necessariamente all’esistenza_necessaria.
ma questo, che significa partire da dio, è vero se e solo se dio esiste
effettivamente.
7.] prima di giungere alla conclusione [dimostrazione], si
analizza tale definizione di dio: rispetto alla definizione dell’uomo [ente/soggetto:
reale, razionale, necessario e eterno, ma non per questo esistente], la
definizione di dio mostra che dio non è reale come l’uomo [reale come idea
eterna di dio e possibilitato ad esistere], perché …
a.] l’uomo è una possibilità di dio [uomo come creatura];
b.] ma dio non è [solo] una possibilità dell’uomo [è tale, ad
esempio, nelle religioni “non vere”/ma anche qui dio è inteso come reale, non
come fantasia, e quindi in un certo senso ogni religione “è vera”, nel senso
che crede a un dio esistente eternamente, non a un dio (seppur non fantasioso)
che sia creato dall’uomo].
si è detto infatti al punto 3.] che dio o è reale come
esistente o è reale come fantasioso, ma, essendo definito come eterno, in
quanto esistente [non come idea eterna dell’uomo, ma come realtà eternamente esistente],
dio non può essere una possibilità ad esistere. la conclusione dimostrativa
presuppone la definizione di dio come soggetto non solo eternamente esistente,
ma anche [come detto al punto 6.]] necessariamente esistente [cioè “correlato
necessariamente all’esistenza_necessaria”]. l’obiezione è che dio è tale “se
esiste realmente”, e ora la conclusione dimostrativa risponde a questa obiezione.
8.] si è pensato che non si può giungere all’esisenza di dio
partendo da dio, ma si può giungere ad essa partendo dall’esistenza_necessaria.
9.] a questa non si riesce [qui] correlare il/un soggetto
all’essere_necessario [se fosse possibile sarebbe dimostrata l’esistenza di
dio], ma ora si compie una piccola “rivoluzione”: infatti, se ciò non è possibile,
si comprende però che ogni concetto ha una senso e una funzione, determinata
dall’esistenza_necessaria: tramite questa determinazione si ricava dunque l’esistenza
di dio dalla sola definizione di dio [con la differenza rispetto all’argomento
ontologico, che tale deduzione è mediata dall’essere_necessario, che non è (solo)
dio].
10.] quindi si dimostra l’esistenza di dio completando la
definizione di dio [e il ragionamento si conclude con una nota]: poiché dio è
pensabile come una struttura della realtà/essere_necessario, ovvero secondo la
definizione di cui al punto 6.], è l’essere_necessario che ha determinato
questa definizione del concetto di dio, e lo ha fatto per una ragione [senso e funzione
del concetto], perché appunto questa è l’essenza di dio [ritorna la distinzione
tra reale e esistenza, di cui alla dim_176, ora risolta non più nel pensiero
dell’uomo, ma nel concetto oggettivo e funzionale, e nella necessità che lo
determina]: dio è pensabile come realmente esistente, cioè come necessariamente
esistente [anche se dio non esistesse (ma questo ora non lo si può più pensare,
perché non corrisponde alla funzione del concetto di dio), è comunque pensabile
come tale], perché la necessità pone un tale concetto di dio, e lo pone perché questo
concetto corrisponde all’essenza di dio. non si tratta di presupporre l’esistenza
a una definizione di dio, che già incorpora l’esistenza di dio [come fa sant’ansemo
nell’argomento ontologico], ma si tratta di rifarsi ad un principio esterno a
dio [la necessità come essere_necessario], che determina il senso, il
significato e la funzione dei concetti, e dio è appunto soggetto reale,
razionale, necessario e eterno, ed eterno non come possibilità [come è l’uomo],
ma come esistenza attuale, perché dio realmente esiste. dunque dio esiste, perché
la sua definizione incorpora la sua esistenza, essendo inteso dio come
struttura della realtà, e lo fa a causa della funzione di tale concetto di dio,
determinata dalla necessità dell’essere_necessario, come pone i concetti e la
loro pensabilità reale [pensiero del concetto di dio inteso come struttura necessaria
della realtà].
11.] la nota si apre tenuto conto che anche l’ente-fantasiso
è reale, razionale, necessario e eterno, secondo la sua funzione, ma non è
pensato come struttura della realtà, per cui non ci si deve chiedere se dio
esiste, ma ci si deve chiedere invece perché l’uomo può dubitare dell’esistenza
di dio.
nota
di ciò viene data dalla teologia questa spiegazione: l’uomo
deve poter dubitare di dio [per l’ateo l’inesistenza di dio può essere anche vitalmente
essenziale], per essere libero da dio, ad esempio libero dall’etica, che dio
impone, e libero dalle [false] rappresentazioni di dio. quindi, poiché l’esistenza
di dio si ricava dal puro concetto di dio, necessariamente esistente, secondo
la sua definizione, rispetto all’essere_necessario, che pone la correlazione funzionale
tra concetto-reale di dio e realtà-esistente di dio, l’ateo è colui che non
pensa il concetto di dio o lo pensa in modo non corretto.