DIMOSTRAZIONE_163: DEZANIANA [DELL’INTERO, DELLA SPERANZA, DEL DESIDERIO_SECONDA, NONA_PARADOSSALE]
la presente dimostrazione dice quanto segue: "l'episteme,
con il suo potere esplicativo, la sua forza persuasiva e la sua
rappresentazione della realtà [soprannaturale], presenta una
realtà soprannaturale che si sostituisce alla realtà
naturale come diretta esperienza dell'uomo [l'episteme si
sostituisce alla realtà_apparente], e poichè quest'ultima
esiste, anche la realtà descritta dall'episteme, ancora
più realistica, esiste, e quindi dio esiste".
l'uomo dice che esiste ciò che appare, e la
realtà_apparente esiste perchè appare. anche la
realtà_soprannaturale appare nell'episteme, e l'uomo la
esperisce come fosse vera. l'episteme offre una esperienza realistica
della realtà_soprannaturale, e questa esperienza è
così forte da apparire più realistica della
realtà_apparente.
in
una omelia [riferimento crono_storico: 8 marzo 2008], mons. renato de zan dice:
“la speranza non è il desiderio che nel
futuro si abbia la vita eterna, ma è questa certezza”. a partire da questo spunto
di riflessione si sono cercate le condizioni perché ciò possa essere detto
riguardo l’episteme e l’esistenza di dio. essi non sono solo una speranza o un
desiderio, ma una certezza, tenuto conto del presente argomento/ragionamento:
1.]
la realtà_apparente è vera realtà [anche se onirica_virtuale], non è [solo] sogno;
2.]
ma l’episteme descrive un’altra realtà [quella vera, fuori del sogno], della
quale si può dubitare che esista, e si cerca di dimostrarne l’esistenza;
3.]
ma l’episteme descrive una realtà razionale, e talmente razionale che, sebbene
la realtà_apparente non sia [solo] sogno, è tale, questa realtà_non_apparente e
…_razionale, per cui essa, la realtà_non_apparente descritta dall’episteme [l’Intero_necessario
e il creato_non_apparente], appare come una realtà ancora più vera della
realtà_apparente, realtà_non_apparente che l’episteme, descrivendola, consente
di esperire: se la realtà_apparente è vera, cioè esiste, poiché la realtà_non_apparente
è ancora più vera [perché più razionale], essa a maggior ragione esiste
[dimostrazione];
4.]
paradossalmente, la realtà_non_apparente, con la forza della sua suggestione,
diventa così la prima realtà esperita dall’uomo, tale da sostituirsi, anche
esperienzialmente [esiste ciò che si esperisce] alla realtà_apparente: potenza realistica
dell’esperienza dell’Intero, consentita dall’episteme;
5.]
questa esperienza della realtà_non_apparente non è un sogno, perché essa è
razionale [per “razionale” non si intende solo coerente, ma soprattutto convincente,
in ordine alla sua plausibilità esistenziale: correlazione tra realtà descritta
e sua necessità di esistere], e la sua esperienza [per questo al punto 1.] si è
detto che la realtà_apparente è vera realtà] è così forte che essa è destinata
a divenire fonte di una esperienza più vera di quella relativa alla
realtà_apparente: questa non è un sogno, è vera realtà, e attraverso l’episteme
la realtà_soprannaturale [non_apparente] diventa una realtà ancora più vera
della realtà_apparente;
6.]
a questo punto la dimostrazione è data: come non si può dubitare dell’esistenza
della realtà_apparente, che si esperisce come vera, perché la si “tocca”, così
non si può dubitare dell’esistenza della realtà_soprannaturale, che con l’episteme
si esperisce [si “tocca”, sia pure in forma schematica] come ancora più vera [più
razionale: punto 5.]] [non solo in senso emozionale, ma perché più razionale
dal punto di vista cognitivo], più vera cioè della prima [della
realtà_apparente], tale da sostituirsi alla prima come fondamento della propria
e della sua evidenza ed esistenza.
7.]
questa dimostrazione è detta paradossale perché sostituisce/permuta, come
diretta e forte esperienza “apparente” [diretta] dell’uomo/per l’uomo, la
realtà_non_apparente, divenuta il mondo_più_vero, con la realtà_apparente, che
non è il mondo dell’errore e dell’opinione [secondo parmenide e anche platone],
ma è mondo_meno_vero [in senso retorico] del primo. accade che l’episteme [l'Intero] si sostituisce
[emozionalmente e cognitivamente] all’esperienza diretta apparente.
prosegue/ripete
la
speranza dimostra l’esistenza di dio, perché esprime il
desiderio di dio come
momento di contatto [fusione esistenziale] tra l’uomo e
l’Intero, di cui dio è
parte, e questo desiderio attiva gli schemi dell’episteme. chi
non desidera dio
non dimostra che dio non esiste, ma solo non vive questo contatto,
rivelato/rilevato
invece da chi lo desidera. questo contatto esiste, perché
l’Intero,
sostituendosi alla parte, incorpora l’esperienza diretta, sua
parte
infinitesimale, e alla fine [qui sta il paradosso] è
l’episteme che risulta la
vera esperienza dell’uomo: accade, così, che la speranza
si capovolge in
certezza, nel senso che il desiderio, che la esprime, è
così forte da sradicare
l’uomo dal dubbio, perché la vera vita dell’uomo e
la sua vera esistenza, e
così esperienza, sta ora in quell’Intero, razionale, in
cui l’uomo si proietta,
pur esso non apparendo, al di là della morte e del suo timore
[timore del nulla]. questa proiezione non
è una fantasia, perché è esperita come
mondo_vero_[razionale]_diretto [anche se non
apparente], includente il mondo_apparente come sua parte
infinitesimale. l’uomo vive nel limite e dubita di
dio: il desiderio e la speranza di dio accendono nell’uomo
l’idea dell’Intero,
e questa idea, esperita, diventa il nuovo luogo in cui l’uomo
vive, non più nel
limite, la vera esperienza della vita, il vero mondo tangibile, e
quindi il mondo
non più dubitabile, perché esperito come realtà
immediata, più vera e sentita
come tale, rispetto all’impressione del limite. quasi una
allucinazione, però
particolare, perché tale da far capire che il vero sogno, il
vero oppio, la
vera allucinazione, è il limite [realtà_apparente], che
però è realtà, per cui il non_limte è
ancora più vera realtà. è l’episteme
[l’Intero] che, sostituendosi al
mondo_apparente, diventa la prima e fondamentale esperienza diretta [e
schematicamente apparente] dell’uomo.
nota
all'obiezione secondo cui questa sostituzione tra episteme e
realtà_apparente avverrebbe solo nel desiderio che esista la
realtà_soprannaturale, indimostrata perchè non apparente,
si risponde rimandando alla dimostrazione dim_168.