DIMOSTRAZIONE_138: GNOSEOLOGICA_SECONDA, DELL’IMMEDIATEZZA [E DELLA
MEDIAZIONE], V_15, ESISTENZIALISTICA_QUINTA, FIDEISTICA_SETTIMA
la presente dimostrazione è
importante, perché, pur riproducendo un argomento già molte volte dato, mette
in relazione il concetto di struttura originaria = sapere originario =
fondamento = immediatezza_logica [principio di non contraddizione] e
immediatezza_fenomenologica [principio di evidenza] [concetti della gnoseologia
neo_scolastica della scuola di Bontadini e Vigna], con la struttura
fondamentale del criticismo kantiano = il sistema dell’apparato categoriale
della mente umana/… perché la struttura originaria del sapere, di cui parla
vigna, conosce se stessa in quanto tale, e questa mediazione, data dal criticismo
kantiano, può facilitare e condurre il ragionamento dimostrativo, che media tra
essa e il cominciamento del sapere, che può essere inteso come il dato filtrato
dalle categorie kantiane [= la struttura originaria del sapere].
nel libro “Il frammento e
l’Intero”, al capitolo VI della Parte Prima, Vigna scrive [pag.135]: “…, rivolgersi a Dio non è stato da sempre il desiderio d’ogni uomo assediato
dalle forme ostili della vita, e il desiderio d’ogni uomo che sperimenta, anche
solo per un attimo, l’inquietudine del proprio cuore ?”. prosegue: “Ma un
interrogativo così fatto non presuppone forse che Dio esista ? … in effetti, io
presuppongo che dio esista. Credo, cioè,
nella sua esistenza … Tutti, infatti, muoviamo da certe convinzioni, quando
istruiamo una indagine, cioè tutti crediamo in qualcosa. E questo vale anche,
anzi vale ancor di più, quando indaghiamo intorno a Dio … se per cominciare
un’indagine si dovesse abbandonare qualsiasi convinzione prelimiare, nessuna
indagine sarebbe possibile”. questo presupposto dell’indagine e della
ricerca, da cui [dice Vigna] non prescinde la stessa scienza_moderna nel suo
metodo, è il “cominciamento” a cui si è accennato nella dim_126, il quale, dice
Vigna, il ragionamento dimostrativo deve ricondurre al fondamento, ovvero alla
struttura originaria del sapere [di cui si è detto sempre nella dim_126 e
all’inizio]. distinguendosi tra intuizione fenomenologica e intuizione
epistemica, finora sempre usate come sinonimo, si può considerare come
intuizione epistemica [base della presente dimostrazione, la quale quindi non
viene definita fenomenologica/si dovrebbe quindi restringere la classificazione
della dimostrazioni fenomenologiche, perché esse fanno in realtà riferimento
più all’intuizione epistemica del pensiero che a quella associata alla
percezione, finora identificate] il fatto che il presupposto all’esistenza di
dio, di cui sopra ha detto Vigna, il “credere” personale, è in realtà la
dimostrazione stessa dell’esistenza di dio [il presupposto al discorrere su dio,
che è l’esistenza di dio, è la dimostrazione stessa di dio, cioè questa è data
dallo stesso discorrere] [quindi la pura fede è prova di dio], per la ragione
più volta detta: se dio non esistesse, non avrebbe senso la domanda su dio, per
cui dio è il presupposto di se medesimo [dio]. poiché la domanda su dio ha
senso, dio esiste. il presupposto come cominciamento della ricerca è il credere
in dio e il bisogno di discorrere intorno a dio. ma già questo presupposto non
deve essere ricondotto dimostrativamente alla struttura originaria del sapere
[se non nel modo in cui si sta facendo] perché questa è l’esperienza immediata,
e quel presupposto, il credere, è esso stesso appartenente a tale struttura: la
metafisica epistemica è quella mediazione, che serve al criticismo
[epistemico: l’apparato categoriale, allargato alla teologia per il tramite del
linguaggio, inteso questo apparato come verbo_matrice], per spiegare come il
soggetto sia costituito di quell’apparato categoriale che incorpora, come una
sua categoria, la fede in generale, e la fede_cristiana in particolare, intesa come
la fede in senso stretto e per antonomasia: sistema di credenze molteplici,
unitarie e coerenti, massimizzanti il senso della vita e l’appagamento del desiderio,
in prospettiva presente [etica come equilibrio dei desideri e degli appagamenti]
e futura, come proiezione paradisiaca della massimizzazione del desiderio e del
suo soddisfacimento, che rompe l’equilibrio etico senza più limitarlo, e così
svolgente una funzione [psico_]terapeutica all’uomo terreno [limitato qui ma
non più limitato nell’al_di_là]. tale mediazione più volte è stata identificata
nella riproduzione dell’essere oggettivo in dio_soggetto, e di questo
nell’uomo, che così ha dentro di sé l’idea di dio e il bisogno di dio, che si proietta
nel presupposto vignano: la fede.