DIMOSTRAZIONE_125:
RIVELATIVA_TERZA, RTZ_6
, R_8
alcuni brani dell’auto_biografia di Joseph Ratzinger [ora
Papa Benedetto XVI] “La mia vita” [di Joseph Ratzinger] sono epistemicamente di
fondamentale importanza, non solo in funzione dimostrativa. li si riporta, con
riferimento alla sua fondamentale tesi di abilitazione alla libera docenza [che
segna il destino di Ratzinger], dopo aver presentato la struttura portante
della presente dimostrazione: secondo la teoria della comunicazione di …, il
processo comunicativo presupppone un messaggio, un suo mittente e un suo
destinatario; poiché il messaggio esiste [la rivelazione], dio come mittente
del messaggio esiste [dim_125]. scrive Joseph Ratzinger [pag. 72]: “… in Bonaventura (e, anzi, nei teologi del
secolo XIII in generale) non c’era alcuna corrispondenza con il nostro concetto
di “rivelazione”, che eravamo soliti usare per definire l’insieme dei contenuti
rivelati, tanto che anche nel lessico si era introdotta l’abitudine di definire
la sacra_scrittura semplicemente come la “rivelazione”. Nel linguaggio
medievale una tale identificazione sarebbe stata impensabile. In esso, infatti,
la “rivelazione” è sempre un concetto di azione: il termine definisce l’atto
con cui Dio si mostra, non il risultato oggettivizzato di questo atto. E dato
che le cose stanno così, del concetto di “rivelazione” fa sempre parte anche il
soggetto ricevente: dove nessuno percepisce la rivelazione, lì non è avvenuta
nessuna rivelazione, dato che lì nulla è stato svelato. L’idea stessa di
rivelazione implica un qualcuno che ne entri in possesso … allora la
rivelazione precede la Scrittura e si riflette in essa, ma non è semplicemente
identica a essa. Questo significa che la rivelazione è sempre più grande del
solo scritto. Se ne deduce, di conseguenza, che non può esistere un mero “Sola
Scriptura” (“solamente attraverso la Scrittura”), che alla Scrittura è legato
il soggetto comprendente, la Chiesa, e con ciò è già dato anche il senso
essenziale della tradizione … [si vedeva in questa mia tesi …] … un pericoloso modernismo, che doveva
condurre verso la soggettivizzazione del concetto di rivelazione”. il
soggettivismo non si pone, perché il destinatario del messaggio non è solo il
singolo, ma sono la chiesa e la tradizione, sua struttura. la tesi di
abilitazione di Ratzinger segna il suo destino, perché sarà Ratzinger, come
Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, a costituire
colui che, nella chiesa, è preposto ad accogliere la rivelazione divina
[destinatario]. si osserva, inoltre, che, se tale è la concezione della
rivelazione propria della chiesa, allora non può dirsi che “la rivelazione è
già chiusa” e che “le apparizioni mariane nulla aggiungono alla rivelazione”,
come dicono, forse erroneamente, numerosi brani teologici e ecclesiali. infine
si rileva l’importanza della dottrina ratzingeriana della rivelazione per la
corretta comprensione dell’epistemismo, inteso come parte del progetto
culturale della CEI. Tutto ciò premesso, in riferimento alla teoria della
comunicazione suesposta, e alla dottrina di ratzinger relativa alla
rivelazione, si pone la seguente dimostrazione dell’esistenza di dio:
1.] la bibbia e la rivelazione [sacra scrittura e, ad
esempio, miracoli, apparizioni e sensazioni mistiche ed estatiche] sono un
messaggio, che modifica il destinatario [uomini e donne cristiani]: quindi il
messaggio esiste;
2.] ma se esiste il messaggio, esiste anche il mittente,
cioè dio.
l’obiezione immediata dice che il messaggio, ricevuto
dall’uomo, viene in realtà prodotto dalla psiche umana, come già i miti delle
molte religioni. in realtà, posto che l’uomo è consapevole di se stesso, se un
cristiano accettasse che il messaggio viene da lui stesso, non consentirebbe al
messaggio di modificarlo [cioè di essere un messaggio significativo e
moralmente esigente]: quindi, il cristiano accetta il messaggio, perché lo pone
come comunicato da dio. ma l’uomo ha bisogno di questo messaggio, quindi ha
bisogno di dio. a questo punto la dimostrazione rimanda all’argomento [più
volte ripetuto] della riproduzione di dio nell’uomo: l’uomo necessita di dio,
perché dio esiste, in quanto si è riprodotto nell’uomo e così nel suo bisogno
di dio, dio che è assente nell’uomo, e l’uomo evoca la sua esistenza per averlo
presente dentro di sé.
in conclusione: il bisogno di questo messaggio, che
è la rivelazione_divina, testimonia l’esistenza del suo mittente [dio].
nota
la presente dimostrazione è stata ispirata dallo scritto del
Card. Ruini "Teologia e cultura terre di confine", laddove esso
richiama il testo della tesi ai abilitazione del prof. Ratzinger, ora
Papa Benedetto XVI.