Le tre filosofie del nostro tempo
Nel nostro tempo ci sono fondamentalmente tre posizioni
filosofiche di rilievo:
- quella che crede ancora nel concetto di verità, e che
cerca la verità. Nel nostro tempo gli uomini e le donne che hanno una fede sono
la maggior parte, ma non tutti sentono il bisogno di giustificare razionalmente
il proprio credo. Ciò fa sì che spesso la fede sia vissuta in modo
intollerante. Una cosa, infatti, è sentirsi certi che il proprio credo sia
assolutamente vero, altra cosa è volerlo imporre al prossimo. La filosofia,
portando a pensare l’individuo circa la “ragionevolezza” della propria fede,
non per questo la sottopone a critica, ma può aiutare il credente a possedere
una visione più complessa della realtà, e l’amore per il sapere, proprio della
filosofia, può portarlo ad amare anche chi non appartiene al suo stesso credo.
La filosofia apre alla tolleranza. Questa posizione filosofica è detta della
“metafisica classica” (e vede come suoi principali esponenti nel nostro tempo
filosofi come il Prof. Enrico Berti e il Prof. Carmelo Vigna), non perché chi
la propone si rifà al “passato” (cioè ai filosofi greci), ma perché,
rivalutandoli, essa vuole dare un senso a tutte le posizioni
filosofiche, cercando così di rivitalizzare l’intero patrimonio della storia
della filosofia;
- quella detta del “pensiero debole” (secondo
l’espressione del filosofo Vattimo), la quale legge il nostro tempo, segnato
dalla post-modernità, e vi trova una tendenza a non credere più in una verità
assoluta. O, se essa esiste, il pensiero debole definisce “debole” la
filosofia, nel senso che ha sfiducia che il penisero umano possa attingere alla
comprensione metafisica della realtà, in quanto limitato e imperfetto. E’
questa posizione filosofica lecita, ma svuota di significato tutte le
metafisiche della storia. Se la mente (immagine di Dio), riproduce la realtà,
essa può conoscerla come Dio stesso. Il pensiero debole dubita di tale
somiglianza, e quindi di tale facoltà;
- la terza posizione filosofica del nostro tempo è
“attendista”. Si definisce atea, scettica e agnostica, ma rimane aperta alla
possibilità della metafisica. Vi appartengono spesso spiriti illuminati (come
filosofi quali Bobbio e Abbagnano), che credono nella praticità e pragmaticità
del sapere, soprattutto scientifico (neoilluminismo). Essi sono aperti al
mistero, ma forse sfiduciati che l’uomo possa conoscerlo. Per loro la filosofia
è importante anche come riflessione critica intorno alla vita e saggezza di
vita.
La posizione filosofica che informa questo saggio è la
prima, perché si ritiene che essa sia la concezione della filosofia “obbligata”
dal concetto stesso di filosofia, la quale, nelle pagine della storia della
filosofia, ha senza dubbio manifestato le potenzialità metafisiche del pensiero
umano, il quale (in filosofi come Platone, Aristotele ed Hegel) non ha mai
inteso favoleggiare, ma ha cercato la verità. L’esito di questa ricerca appare
spesso confuso, contraddittorio, incoerente, e anche privo di senso, purtuttavia (come dice Severino) sono quelle pagine che
hanno determinato la storia del mondo. Questa oggi non è dominata dalla
Tecnica, ma dalla “filosofia della Tecnica” (e dalla cieca fede in essa), per
cui si può dire che la filosofia racchiude la reale essenza del potere, anche
politico, per cui certamente la filosofia non è inutile. Chi comanda nel mondo
(i popoli democratici, i politici e gli imprenditori) ha una sua visione filosofica,
che ne determina le scelte. Allora, studiare e fare filosofia significa
decidere il destino del mondo.
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