definizione delle condizioni per cui l’episteme conosce ciò che attende
l’uomo in paradiso
1.] un errore nella teologia classica è quello di
considerare normale l’attività produttiva dell’uomo nella dimensione terrena e
misterica la dimensione paradisiaca.
2.] in base a un principio epistemico a carattere sociologico,
il luogo naturale dell’uomo è il paradiso. per cui l’attività produttiva dell’uomo
non è normale per la dimensione terrena, ma è rivelativa del paradiso, perché l’uomo
costruisce attorno a sé il suo ambiente naturale, che è il paradiso.
3.] la tecnica come ambiente artificiale è nient’altro che
il paradiso che, costruito dall’uomo come civiltà della tecnica, si sovrappone
alla dimensione terrena naturale.
4.] la normalità della dimensione terrena è il deserto, testimoniato
dagli altri pianeti, che non ospitano la vita.
5.] anche la terra è artificiale, nella misura in cui è
stata progettata da dio per accogliere la vita.
6.] l’uomo vive nel deserto della dimensione terrena, e
costruisce attorno a sé il paradiso con la tecnica.
7.] per cui se l’uomo costruisce i film, ciò significa che
in paradiso ci sono i film.
8.] la stessa cosa per le case, i palazzi, i computer, le
imprese, i mercati, la tecnologia virtuale: tutto questo si trova in paradiso, perché
è costruito dall’uomo nella dimensione terrena, per “arricchirla” di paradiso,
e per proiettare in essa il paradiso, che è la tecnica stessa.
9.] il paradiso quindi non è mistero: ciò che la mente
produce come ambiente, è il paradiso che costituisce il luogo naturale dell’anima,
e che l’anima riproduce pertanto sulla terra.