paradosso della storia della filosofia
1.]
...
a.] i filosofi più lontani [antichi] cercano i principii
della realtà, i primi principii, quelli più lontani.
b.] i filosofi più vicini [contemporanei] studiano la
realtà più vicina, cioè il cosmo apparente.
2.] il paradosso consiste nel fatto che il pensiero più
lontano [antico] dovrebbe essere meno evoluto, e quindi trattare della realtà più
vicina [quella apparente], mentre il pensiero più vicino [contemporaneo] dovrebbe essere più evoluto, e quindi
trattare della realtà più lontana, cioè dei primi principii [lontani dalla realtà apparente].
3.] così fa l’episteme.
4.] così non fa il neoparmenidismo, perché esso è forma di
immanentismo: tratta della realtà apparente, che esso solo eternizza.
5.] in base a questo paradisso si constata infatti che ...
a.] il pensiero antico è ontologia.
b.] il pensiero contemporaneo è cosmologia.
6.] la cosmologia del pensiero antico è comunque una forma di
ontologia, perchè è un cosmo eterno, quello divino.
7.] la cosmologia del pensiero contemporaneo riguarda invece proprio
l'universo apparente, che alcuni scienziati [gli scienziati credenti] riconoscono
come creato/creazione.
8.] in questo senso il pensiero contemporaneo riguarda ciò che
è più vicino all'uomo, la realtà che lo circonda.
9.] se anche per un aspetto del pensiero antico i primi principii sono immanenti,
l'uomo antico vede comunque il mondo con gli occhi di dio, cioè
si colloca nell'al di là, come aristotele per il quale il mondo
è eterno, cioè è il mondo di dio.