ipotesi per la confutazione del neoparmenidismo come commento ad
articolo di severino “il tramonto della verità approda nei paesi arabi”
apparso
sul corriere della sera in data 14 aprile 2011
1.] questo articolo è fondamentale perché riassume la tesi
di severino sul nichilismo, consentendo di evidenziarne i limiti. scrive severino:
“… tutto deve essere conformemente alla
Verità assoluta: essa non è soltanto la legge che domina il futuro dei sudditi
dello stato assoluto, ma è la Legge che predetermina e dunque occupa e domina
(oltre al presente e al passato) il futuro di tutte le cose, lo riempie
completamente con sé stessa; e quindi lo vanifica nel modo più radicale, perché,
così riempito, il futuro non è più futuro. ma, insieme, la Verità della
tradizione occidentale è il riconoscimento dell’esistenza del tempo, sopra il
quale pone la dominazione del Dio esso stesso eterno e assoluto. La Verità
assoluta è cioè fede intransigente nell’esistenza e, insieme, nell’inesistenza
del tempo e della storia. dunque è contraddizione estrema”.
2.] il neoparmenidismo si fonda su un fraintendimento: esso
definisce correttamente la concezione nichilistica del divenire, ma è questa
concezione del divenire l’unica che severino conosce ed ammette: poiché è
contraddittoria, severino non la adotta, ma la attribuisce sia al cristianesimo
sia al nichilismo della scienza moderna e del pensiero occidentale. per severino
non esiste un’altra concezione del divenire.
3.] severino definisce il divenire come uscita dell’ente dal
nulla:
a.] l’essere diviene altro da se stesso [prima
contraddizione];
b.] inoltre, [con riferimento al passo dell’articolo sopra
riportato] secondo questa concezione dal nulla può uscire qualunque cosa, per
cui la verità, nella sua previsione di questa uscita, è contraddittoria
[seconda contraddizione]. il “futuro/tempo, che non è più futuro/tempo”, è
insieme volontà che il divenire sia uscita dell’ente dal nulla e previsione di
questa uscita, e quindi “riempimento” del nulla con la previsione dell’ente che
uscirà dal nulla.
4.] la ricerca epistemica offre invece una diversa
concezione del divenire, come uscita dell’ente dall’essere [basata sulla
differenza ontologica tra ente ed essere] e come uscita dell’essere dall’essere
[basata sulla differenza protologica tra essere ed essere, dove l’essere è il principio
astratto di tutta la realtà].
5.] i referenti speculativi di questa concezione sono
heidegger [differenza ontologica e concezione dell’essere astratto come “nulla”:
l’essere astratto, detto epistemicamente "esistenza", non è il nulla, ma è inteso
come nulla da heidegger perché astratto, cioè non concreto, non materiale, non
tangibile] e gennaro sasso, con il concetto di essere parmenideo indifferenziato.
6.] …
a.] poiché l’ente è essere, l’uscita dell’ente dall’essere
non implica contraddizione [soluzione della prima contraddizione di cui al
punto a.] del punto 3.]];
b.] poiché l’essere esce dall’essere, il nulla essendo l’“interfaccia”
dell’essere [una struttura interna all’essere, la differenza tra essere ed
essere interna all’autofondamento dell’essere], esistono delle leggi di uscita
dell’essere dall’essere, dell’ente dall’essere e dell’ente dal nulla [anche
questa uscita è possibile, in quanto il nulla è parte dell’essere], e la
conoscenza di questa leggi predetermina/prevede che cosa può uscire dell’essere/nulla
[soluzione della seconda contraddizione di cui al punto b.] del punto 3.]].
7.] il futuro/tempo è vero futuro/tempo e il divenire è
vero
divenire; la previsione del futuro comporta nella mente, come idea,
ciò che poi
emergerà come realtà concreta [ente]. quindi, fino a
quando l’ente concreto
emerge solo come idea, il futuro non è già riempito.
severino commette l’errore
di usare solo la concezione del divenire che presuppone
l’imprevedibilità formale
[con riferimento a ciò che può uscirvi]
dell’emergere dell’ente dal nulla. il nulla essendo inteso
come luogo in cui
sono assenti le leggi e i legami con l’essere, e quindi essendo
il nulla
identificato sostanzialmente con il caos.
8.] si porta ora un esempio di applicazione di tale
concezione:
a.] l’uomo può fare il bene o il male, e il male può essere
un comportamento immorale.
b.] per severino questa scelta non ha implicazioni, perché l’emergere
dell’imprevedibilità del futuro, essendo senza leggi, non deve implicare delle
conseguenze discriminanti riguardo al bene o al male.
c.] invece un comportamento immorale può provocare una ferita e del dolore:
l’uomo era libero di fare quello che voleva [divenire reale ed effettivo], ma
la conseguenza è coatta [leggi del divenire].
quindi il divenire non è indifferente riguardo al futuro.
d.] per questo quindi il cristianesimo ha un avvenire: perché la
scelta tra la verità e la non verità ha implicazioni, di associazione tra bene
e premio e male e castigo, e questa discriminazione è coattata dalla struttura
della realtà, che non è soggetta al caos e al divenire.
9.] severino pone al termine del tramonto della verità della
tradizione la verità dell’eternità degli enti e dell’inesistenza del divenire,
la cui ammissione comportava la contraddizione della potenza e del rimedio,
cioè della verità della tradizione. ma non si deve giungere al tramonto della
verità della tradizione e del divenire, perché esiste una concezione del
divenire che è non contraddittoria, quella epistemica secondo cui l'ente esce dall'essere indifferenziato.