il concetto di causa
ipostatica/in relazione al neoparmenidismo
1.] hegel dice che “ciò
che è razionale è reale”.
2.] la ricerca
epistemica ha riformulato questo concetto.
3.] nella necessità,
è realtà ciò che è determinato dallo
sviluppo del principio [l’essere in sé], perché
funzionale ad esso:
a.] il principio si
sviluppa in modo logico, quindi razionale.
b.] questo sviluppo
determina la realtà degli enti [necessari/escluso il creato].
c.] quindi si dice
hegelianamente che il razionale [la logica dello sviluppo dell’essere]
determina [esistenzializza] la realtà [l’esistenza] degli enti [il “reale” di
hegel]. questa determinazione è epistemicamente detta “causa ipostatica”, perché
l’ente, esistenzializzato [causato], che è eterno [essendo parte della necessità],
è detto “ipostasi”. le ipostasi che costituiscono la realtà necessaria sono in
numero limitato [ad esempio: l’uno, la diade, la tecnica, dio, il paradiso, il
caos].
4.] si distinguono:
a.] la causa finale.
b.] la causa
meccanica.
c.] la causa ipostatica
[che è quella primaria].
5.] non si conosce
il rapporto tra la causa finale e la causa ipostatica. forse si identificano. non
si conosce adeguatamente il significato di causa finale. definire la causa
finale quella secondo cui una statua serve a ornare un ambiente [esempio preso
da wikipedia-enciclopedia on line] appare insufficiente.
6.] la causa
meccanica è quella per cui una palla da biliardo, colpendo un’altra palla
[causa], ne determina il movimento [effetto]: sequenza causa-effetto.
il neoparmenidismo e
il concetto di causa
7.] secondo il
concetto di causa, io dico: “domani andrò in quel luogo perché lo trovo
interessante”. quindi io vado in un dato luogo mosso da una causa, che è l’interesse
per quel luogo.
8.] secondo
severino, invece, io vado in un luogo non per una data causa, ma perché dall’eterno
vi sono andato, vi sono già stato, e io non vado in esso, ma già da sempre sono
stato in esso, e da qui mi reco in esso non per movimento o per una causa, ma solo
ritrovandomi in un luogo in cui sono già, dall’eterno.
9.] ci si chiede:
che cosa ha stabilito le forme dell’eterno, che di volta in volta appaiono ?
severino non lo dice: si limita a dire che queste forme [ad esempio, la
sequenza dei viaggi della mia vita] esistono in eterno.
10.] se non si
spiega che cosa ha determinato le forme dell’eterno, cioè gli enti eterni [il
fatto che ora sono qui e domani sarò altrove], il principio di causalità viene
sostituito dal principio di eternità, che l’episteme associa [senza questa
giustificazione] ad un principio di destinazione, cioè di destino, per cui gli
enti non sono determinati dalla causa, ma da un ingiustificato destino. il
problema è appunto che cosa plasma/forma il destino.
11.] se si applica
la causa al destino, questo, come la causa, può essere libero, e
questo fatto certamente il neoparmenidismo non può contemplare,
perché il neoparmenidismo è una costruzione
finalizzata a togliere significato alla libertà, alla
volontà [e quindi alla
responsabilità], associate da esso al divenire [negato].
12.] ma, sostituito
il principio di causalità con il principio di destinazione, se questo è ingiustificato,
la realtà perde senso. ad esempio:
a.] ha senso che io
mi trovi in un luogo, perché ero interessato a raggiungerlo.
b.] non ha senso che
io mi trovi in un luogo, se dico che vi ero dall’eterno senza spiegare perché mi
trovo proprio in questo luogo [e non, ad esempio, in un altro].
13.] il
neoparmenidismo, quindi, con il concetto di eternità e di destino, …
a.] toglie senso all’etica.
b.] toglie senso
alla realtà.
14.] [ancora un esempio:]
se una palla da biliardo si sposta dal punto A al punto B perchè colpita dalla stecca, secondo il
neoparmenidismo essa si sposta non perché colpita dalla stecca, ma perché la palla
si trova nel punto B dall’eterno, e solo appare nel punto B, dove da sempre si
trovava.
15.] [epistemizzazione:] come detto in precedente
paragrafo,
questa è la condizione del creato terreno portato in paradiso:
questa [quella
della sequenza dei fotogrammi di cui parla severino] è proprio
la condizione della realtà terrena creata, posta in paradiso,
come “memoria”
del creato [memoria di dio e dell’anima beata], e non appare la
condizione del creato terreno
attuale, dove invece è la causa che plasma la realtà,
dandole senso.