proposizioni sui paradigmi del dimensionamento e della miniaturizzazione
1.] le dimensioni del cosmo disorientano l’uomo.
2.] si è detto in precedenti paragrafi che le dimensioni del
cosmo sono quelle di una “casa” adatta all’“uomo” cosmo-adamo, e che esse
appaiono grandi per gli uomini perché questi sono costruiti nel cosmo secondo
il principio della “miniaturizzazione”.
3.] così, ad esempio, come l’atomo è molto piccolo per l’uomo,
così l’uomo è molto piccolo per il cosmo. ma nel contempo il cosmo è molto
piccolo per dio, e così anche per il paradiso. questo è il paradigma della
miniaturizzazione: ciò che è grande, è comuque piccolo per ciò che è ancora/molto più
grande.
4.] la teologia contemporanea, a causa delle dimensioni del
cosmo [apparente], e degli infiniti cosmi [creati], non ha saputo collocarvi un “paradiso”
e un “inferno”, giungendo a dire che queste realtà non sono fisiche.
5.] essa inoltre per questo è giunta a svalutare la teologia
medievale, considerata nel senso della teologia dantesca, cioè di una
cosmologia del soprannaturale di tipo “fisico”, opponendovi una teologia del “non
luogo”. ciò non perché questa sia superiore o la prima superata, ma perché messa
in crisi dalla cosmologia contemporanea, i cui infiniti cosmi sembrano superare
ogni altra fisicità plausibile delle realtà ultraterrene.
6.] ma la forza della cosmologia contemporanea sta proprio
nel suo fisicismo. per cui la teologia della rappresentazione dell’al di là si
è fatta debole, in senso “fisico”, non per evoluzione speculativa, ma per crisi e debolezza
rispetto alla cosmologia contemporanea.
7.] i paradigmi epistemici del dimensionamento e della
miniaturizzazione risolvono questo problema, restituendo alla teologia la sua
dimensione fisica:
a.] gli infiniti cosmi creati sono infinitesimali rispetto
al cosmo non creato eterno, a dio e al creato non apparente [celeste].
b.] gli infiniti cosmi creati sono infinitesimali rispetto
al paradiso e all’inferno, sia non creati che creati.