definizione della sequenza diritto-economia e della sequenza
economia-diritto/implicazioni in ordine alla comprensione del neoparmenidismo con riferimento al
dialogo su diritto e tecnica tra irti e severino: le
sequenze diritto-tecnica e tecnica-diritto
definizione della
sequenza diritto-economia
1.] la sequenza decisionale diritto-economia significa che
la mente [diritto] provvede al corpo [economia] in questo modo. l’uomo ha una
sovranità, cioè un potere [“la sovranità appartiene al popolo”: art.1 della
costituzione della repubblica democratica italiana]. come usa l’uomo questo
potere in paradiso, e come lo userebbe, se potesse, in terra ? nel modo
seguente: io comando allo stato di darmi ricchezza, reddito alto, grande
patrimonio, decine e decine di case con piscina e servitù, intere città e
nazioni. lo userebbe cioè in senso monarchico-storico. l’art. 1 della
costituzione della repubblica democratica italiana aggiunge: il popolo ha
sovranità, ma la esercita nei limiti della costituzione. infatti storicamente a
questo potere giuridico, che è potere come controllo della fonte [edenica], cioè dell’economia,
potere di agire sullo stato e sugli uomini per avere ricchezza, è stata tolta
la parte economica. il cittadino non ha il potere di usare la sua sovranità statale per
poter modificare e incrementare la propria condizione economica. un cittadino
non può votare una legge per incrementare il suo reddito da 1000 euro mensili a
1100 euro mensili. al potere giuridico è stata tolta questa possibilità, di
poter incidere sui rapporti economici. cosa rimane di questo potere ? io ho una
sovranità, che è un potere. posso votare ed eleggere un parlamentare. questo
farà una legge. questo parlamentare, che agisce senza vincolo di mandato, non
farà una legge che modifichi la mia condizione economica. quindi io non ho in
realtà alcun potere. il potere giuridico, privato di effetti economici, è un
potere denuclearizzato del suo contenuto primario: il senso del potere è di
realizzare il paradiso, cioè avere ricchezza, e ciò non mi viene consentito. nè
deve essermi consentito, perché se tutti gli uomini decidessero di fare una
legge che assegni a ciascuno una casa con servitù, chi sarebbe questa servitù,
se tutti sono i padroni della casa, cioè i ricchi ? in questo senso il potere democratico è sì stato
svuotato di potere effettivo, ma perché questo potere effettivo, se e in quanto
è democratico, è contraddittorio, perché espressione di una molteplicità di
volontà tutte in lotta tra di loro, tutte esercitate nella forma del dominio e
della sottomissione, tutte quindi finalizzate a fare in modo che un uomo non
lavori e faccia lavorare gli altri, secondo i lavori operativi. se e in quanto
il potere sovrano è democratico, esso storicamente doveva essere svuotato di
potere effettivo, perché un’azione del popolo in senso economico, che realizzi
i desideri [di ricchezza] di ciascun cittadino determinerebbe una
contraddizione, base della disgregazione sociale. vale quindi la contraddizione
storica: potere giuridico democratico = nessun potere economico democratico.
[si sta dicendo che l’identità tra potere giuridico e potere economico può
essere restituita al popolo, con potere effettivo di migliorare la propria
condizione, solo se il popolo rinuncia alla natura democratica, cioè ubiquitaria, di questo
potere.]
definizione della sequenza
economia-diritto
2.] la sequenza decisionale economia-diritto significa che
l’economia determina il diritto. [ciò ad esempio avviene
anche nei
condizionamenti dell’apparato industriale e finanziario sui
governi e sui
parlamenti che fanno le leggi.] storicamente, il potere sovrano del
popolo non
ha avuto un contenuto economico. questa privazione è una
conseguenza/effetto
diretto del liberalismo. liberalismo significa che lo stato,
espressione del
potere del cittadino, non deve avere potere economico, secondo invece
le
previsioni del socialismo. nel liberalismo e nel minimalismo, il
cittadino non
deve/non può usare lo stato, cioè il diritto, per
modificare la propria
condizione economica, condizione che deve essere modificata solo dal
lavoro e
dai rapporti di potere sociali. l’economia è stata intesa
come potere
finalizzato alla disciplina delle pulsioni del popolo attraverso il
lavoro, cioè come strumento di controllo sociale. invece
[secondo il socialismo e il massimalismo] scopo dello stato è
quello di modificare e migliorare, anche a prescindere dalla dinamiche
di mercato, la condizione sociale degli esseri umani. ma ciò non
può essere fatto, perchè essi sono motivati da pulsioni
orientate a successo e ricchezza, e quindi in lotta tra loro, per cui
lo stato deve affidare al mercato la disciplina di queste pulsioni,
gerarchizzandole secondo il merito. lo stato-epistemico realizza una
via di mezzo tra stato [massimalismo] e mercato [minimalismo].
implicazioni in
ordine alla comprensione del neoparmenidismo con riferimento al dialogo su
diritto e tecnica tra irti e severino: le sequenze diritto-tecnica e
tecnica-diritto
3.] l’economia è un aspetto/una componente della tecnica.
4.] la differenza tra la concezione neoparmenidista della
tecnica e quella epistemica è che questa, pur comprendendo la prima [di cui non
si è riusciti finora a dare una comprensione essenzialistica, data la sua
complessità/per il neoparmenidismo la tecnica è capacità di realizzare scopi], si
incentra sulla definizione della tecnica come macchina, meccanismo, e anche
“ambiente” [secondo galimberti]. la ricerca epistemica cioè offre una
definizione della tecnica come "struttura".
5.] nella civiltà della tecnica l’uomo realizza il paradiso
in terra. questo concetto è molto specifico e preciso: realizzare il paradiso
in terra significa modificare la terra secondo l’ambiente del paradiso. quindi
apparire [estetico] di ambienti tecnici, artificiali, ad esempio gli studi televisivi di
colore “azzurro” [il cielo].
6.] in questo modo l’uomo si colloca in paradiso, trapassa
la morte proiettivamente, supera quindi la nausea del senso di morte,
collocandosi inoltre al di là del bene e del male [il paradiso], cioè al di là
dell’etica, come dio, come già anima beata realizzata. insieme a questo
apparire del paradiso, appaiono anche il purgatorio, che spiega il duro lavoro in
condizioni di schiavitù, e l’inferno [ad
esempio con la pena capitale]. l’apparire del
purgatorio e dell’inferno come ambienti tecnici spiega la tecnica come fonte di
dominio, violenza, ansia e quindi la tecnofobia come reazione a ciò. non c’è
collocazione positiva in paradiso senza apparire anche dell’inferno. [per
questo anche, necessariamente, il progresso comporta storicamente sempre anche
la distruzione/cosiddetto aspetto negativo e, quindi, ambiguo della tecnica e
del progresso.]
7.] l’umanità sta divenendo sempre più soggetta
alle
pulsioni, conseguenza dell’incremento demografico, della crisi
economica e
della secolarizzazione, anche come scristianizzazione [il cristianesimo
è sublimazione, catarsi e esorcismo]. a questo processo
corrisponde
quindi un ruolo sempre maggiore dell’economia come controllo [a
ciò serve la
meritocrazia], e il capitalismo si trasforma in tecnocrazia, secondo le
previsioni del neoparmenidismo.
8.] sostituendo all’economia la tecnica, le sequenze
decisionali diritto-economia e economia-diritto si trasformano nelle sequenze
diritto-tecnica e tecnica-diritto.
9.] il capovolgimento del rapporto tra diritto e tecnica nel
rapporto tra tecnica e diritto, dove la tecnica, come prima l’economia [cioè il
capitalismo], condiziona il diritto, è spiegato nel neoparmenidismo come
capovolgimento tra mezzo e fine e tra ideologie e tecnica, dove quelle
ideologie [intese come fine], che prima pensavano di servirsi della tecnica
[intesa come mezzo], ora sono asservite alla tecnica, divenute fine, mentre le
ideologie sono il suo strumento.
10.] l’uomo con il potere sovrano democratico non può
decidere la condizione del proprio benessere, ma decide la tecnocrazia, perché,
se egli non può modificare la propria ricchezza, può però trarre piacere dal
proprio corpo, e inoltre modifica l’ambiente della dimensione terrena in quello
paradisiaco, cioè ad esempio l’ambiente di lavoro. in questo modo ci si colloca
già in paradiso, e si placa l’ansia inconscia per la morte e per l'assenza strutturale di salvezza].
11.] a questo punto dell’argomentazione si può introdurre la
pulsione di morte [freud], che l’economia serve a controllare, disciplinando i
comportamenti con il lavoro: ora la controlla la tecnica, modificando
l’ambiente di vita e di lavoro in senso paradisiaco.
12.] proprio la civiltà della tecnica realizza l’ideologia
del neoparmenidismo [un aspetto questo non conosciuto da severino]:
l’ambiente del paradiso apparente, creato dalla tecnica, viene
percepito come
“eterno” [il paradiso è il luogo naturale
dell’anima beata, salvata e quindi eterna in senso positivo]; il
neoparmenidismo
è la filosofia dell’eterno, eterno realizzato
esteticamente [estetica e
psichiatria] dalla tecnica, intesa come ambiente simul_paradisiaco.