commento ad articolo di emanuele severino "quando la tecnica si
arrende alla natura" apparso sul
corriere della sera in data 18 aprile
2010
1.] severino scrive che, rispetto alle catastrofi della
natura, “il potenziale tecnico dell’uomo
non è ancora in grado di fronteggiarle”.
2.] invece severino dice che “sul piano della distruttività tecnica e natura si combattono alla pari”
[facendo l’esempio dell’arma atomica].
3.] severino limita il ruolo della potenza della tecnica
agli “intervalli tra catastrofi minori” [dopo
aver iniziato l’articolo ricordando che per la scienza l’universo finisce come
inizia], intervallo in cui “ha senso
parlare di destinazione della tecnica al dominio del mondo e della capacità di
tener testa alla natura”.
4.] d’altra parte, il fenomeno dell’esplosione vulcanica,
che avviene nel mentre si svolge il processo storico, mostra che qualunque “catastrofe
minore “ può essere una "catastrofe maggiore", ad esempio perché improvvisa e
letale a livello globale.
5.] sempre sul corriere della sera del 18 aprile 2010 si
legge a pag.9 un’affermazione di margherita hack che dice: “non dico che la scienza è
impotente, ma sulla terra così come su molte stelle non tutto è prevedibile”. secondo
gillo dorfles “un semplice velo [la
nube] può essere steso sull’umanità
nascondendo improvvisamente tutto l’enorme potenziale che, di solito, difende l’uomo
dalle catastrofi naturali”.
6.] severino ammette che “oggi la tecnica è impreparata di fronte a sconvolgimenti come quelli
che in queste ore stanno mettendo fuori uso le opportunità offerte dalla
società europea. ma accade così in tutti i processi di una certa durata”,
sembrando dire che la tecnica proseguirà nella sua inesorabile onnipotenza.
7.] il concetto fondamentale che espone severino in questo
articolo è che l’ipoteticità delle leggi di natura ne fa un fenomeno molto più "ribelle"
delle catastrofi, perché se le leggi sono probabilisiche, tutto può accadere in
natura, anche che un sasso vada in su anziché in giù. quindi “la provvisorietà della destinazione della
tecnica la dominio del mondo è ancora più marcata”.
8.] l’articolo non contraddice, se non in parte, la
filosofia di severino. egli ha sempre parlato di onnipotenza della tecnica
[ammessa come distruttività]. I fenomeni naturali la smantiscono [come anche la
manipolazione genetica]. ma severino lo ha sempre detto: l’uomo si volgerà all’eternità
di tutte le cose [da esperire nell’al di là, dopo la morte, senza dio], perché,
per quanto potente divenga la tecnica, il concetto di divenire, che sta a
fondamento di questa potenza, potrà sempre mettere in discussione, come oggi la
natura, questa presunta onnipotenza. un risultato concreto di questa analisi è
che si chiarisce che la tecnica in severino è potente nel senso della capacità
dell’uomo di molestare e arrecare violenza ad altro uomo con la tecnica, e
sono forti i limiti della costruttività della tecnica, non solo in senso
genetico, ma perché appunto la natura distrugge [anche a livello universale]
ciò che l’uomo costruisce.
9.] a questo punto severino non offre la sua filosofia.
denuncia che la fede è ipotetica come la scienza, e si chiede: “ma l’uomo è
destinato ad aver a che fare soltanto con ipotesi e a soppesare con ipotesi il
pericolo da cui è circondato ?".
un filosofo che propone un pensiero forte
sembra qui aver dimenticato il compito della filosofia e, come dice
vigna, ha
frainteso la fede, che non lascia all’uomo il dubbio ipotetico.
fondamentale è
il ruolo dei preamboli della fede e della ragione per la fede. sono le
lezioni
di san tommaso d’aquino e di hegel. l’uomo è per la
certezza e per l'assoluto, e la metafisica
descrive all’uomo un mondo di certezze per l’ad di
là, dopo la morte. inoltre l’al di là è il
fondamento dell’al di qua, che dice all’uomo che il mondo
è in se stesso instabile
ma dio lo rende stabile [provvisoriamente, ma senza sorprese]. la
tecnica non è onnipotente, e questi fenomeni naturali lo
dimostrano. come dice Papa Benedetto XVI non la tecnica ma dio e il suo
amore
proteggono e salvano l’uomo. l’uomo non vive nel dubbio e
nell’ipotesi, ma
nella certezza della verità metafisica. la fede è la
scelta etica di adesione
alla verità [= rivelazione], data per fede perché tutto
l’uomo può conoscere tranne la
decisione di dio sulla sua salvezza, condizionabile con l’etica
e, quindi,
sempre dipendente dalla libertà e della volontà umane
morali. il dubbio è quindi
frutto di ignoranza e di peccato:
a.] ignoranza della necessità del fondamento metafisico dell'essere.
b.] peccato che, allontanando l’uomo da dio, lo fa immergere
nella paura.
10.] la scienza e la tecnica [l'"illuminismo"] sono due meccanismi di
difesa
dai novissimi. questi fenomeni naturali [come descritto nell'analisi
epistemica dei film "segnali dal futuro" e "2012"] sono immagine delle
parole di gesù sulla fine del mondo, la quale avverrà
dopo il giudizio universale, e colpirà solo i condannati. l'uomo
moderno vive questi fenomeni con angoscia, perchè è uomo
di peccato, e quindi anticipa in sè la condizione del
condannato.