la concezione di roma in dante
e nel libro dell'apocalisse/la concezione dello stato nella teologia
tradizionale con riferimento alla dottrina
sociale della chiesa/la
concezione epistemica dello stato
1.] una parte della problematica della storia della salvezza
dipende dalla concezione e dal destino dello stato:
a.] l’impero romano perseguitava i cristiani, attentando
alla sopravvivenza della chiesa.
b.] irti definisce lo stato macchina delle macchine: dalla
concezione dello stato deriva la concezione della tecnica, e viceversa.
c.] oggi la tecnica si sostituisce a cristo e alla chiesa.
d.] l’europa è in crisi.
e.] l’europa è stata definita da monti come anticipazione
dell’autorità mondiale di cui tratta il papa Benedetto XVI nell’enciclica “caritas
in veritate”.
f.] lo stato è detto in crisi.
g.] la storia dell’umanità è storia dell’idea dell’impero in
ogni epoca: ad esempio, il conflitto tra le monarchie moderne nazionali è conflitto per
il prevalere le une sulle altre, cioè per affermarsi come impero nel mondo. così
nei totalitarismi storici e nella guerra fredda.
la concezione di roma in dante
2.] dante considera l’impero romano come strumento per l’evangelizzazione
del mondo.
la concezione di roma nel libro
dell'apocalisse
3.] il libro dell’apocalisse [anticipando i temi “apocalittici”
delle concezioni della tecnica di severino e di galimberti] concepisce roma
come l’anticristo.
la concezione dello stato nella teologia
tradizionale con riferimento alla dottrina sociale della chiesa
4.] lo stato [come messo in luce nella concezione del
leviatano di hobbes] è quindi un concetto ambivalente. la chiesa non ne coglie
l’essenza epistemica, ne riconosce l’importanza sociale e lo considera come uno
strumento voluto da dio per il conseguimento del bene comune tra i popoli.
la concezione epistemica dello stato
5.] nella concezione epistemica lo stato è una ipostasi di
cristo, struttura della tecnica. esso è quindi simbolo del potere di dio, e per
questo gli uomini se ne appropriano [mt 11, 12]. dalla soluzione storica dell’ambivalenza
del concetto dello stato, corpo di cristo appropriato dal male [mt 11, 12] e
trasformato in anti-stato, corpo dell’anti-cristo [ap 13, 15], può dipendere il
bene per gli uomini nella storia:
a.] al leviatano [così come formulato da hobbes] gli uomini trasmettono la loro sovranità per
trovare la pace. in questo modo essi rinunciano al loro potere e lo
trasmettono al ricco. da qui discende la concezione privatistica dello
stato, che struttura le monarchie storiche, e questa è stata
definita nella ricerca epistemica la condizione dell'anti-cristo, forma di appropriazione dello
stato da parte di un solo uomo, il re, che costruisce ii prioprio
corpo come anima beata che subordina a sè tutta
l'umanità, come in paradiso, assimilandosi al corpo di cristo,
spazio pubblico così privatizzato.
b.] nella concezione epistemica dello stato gli uomini trasmettono al
leviatano il loro potere, essendo esso immagine di cristo, ma esso
è retto da un sovrano che è vicario dei cittadini stessi,
i quali quindi esercitano in lui il loro potere, che così conservano democraticamente, per cui il leviatano,
che è lo stato, rimane spazio pubblico e corpo di cristo a
vantaggio del genere umano. la rinuncia alla democrazia è solo
indiretta, e ha il significato di trasmettere il proprio potere a
cristo, essendo il potere temporale sospeso in dio e così proibito nell'uomo [gn 3,
22-24], e reso legittimo da dio per gli uomini solo se esercitato in nome di cristo,
vero e unico leviatano [stato come forma della tecnica] che
deve governare il mondo, in nome di dio e degli uomini, essendo retto dai politici, suoi vicari laici.