la concezione della festa nella
modernità [interpretazione di totem e tabù] in relazione al cristianesimo
1.] la modernità è
simulazione del paradiso [mt 11, 12], luogo della disinibizione.
2.] la dimensione
terrena è luogo della proibizione.
3.] il passaggio
dalla terra al cielo avviene nella terra: ciò comporta un cielo senza dio,
perché è il cielo, quindi disinibizione, ma ciò avviene nella terra, luogo
della proibizione: per questo il cielo può affermarsi in terra solo come
negazione della terra, quindi errore, trasgressione, e negazione del principio
della proibizione, dio.
4.] la festa, quindi
[come negli spettacoli televisivi e nelle discoteche] assume un significato
tribale totemico, di festa per l’uccisione del padre, di dio, della
proibizione, ed è festa come liberazione, dalla proibizione e degli istinti.
5.] il canto nel
cristianesimo, come avviene durante la messa, è inconfondibilmente
incompatibile con il canto profano delle feste moderne [quale avviene nelle
discoteche e negli spettacoli televisivi].
6.] ciò non significa
negare il valore della modernità, ma significa prendere consapevolezza della
possessione per dominarla in sé consapevolmente, acconsentendo allo sfogo della
modernità inteso come giusta festa per la liberazione dal male, inaugurata
dall’abbandono del regno del male [che è la modernità] e l’ingresso nel regno
di dio:
a.] come infatti il
regno del male simula il regno di dio,
b.] così il regno di
dio deve inizialmente simulare il regno del male, e con ciò apprezzarne le forme, che
imitano i cieli.
[questo parallelo - punti a.] e b.] - è un nuovo paradigma che deve essere approfondito.]
7.] le feste moderne
sono infatti anticipazioni del paradiso, e come tali devono essere apprezzate
dalla sensibilità cristiana, unicamente deputata a controllare il mondo, e
quindi a consentirne e apprezzarne ogni espressione di libertà e di positività,
anche e in quanto simulativa del regno dei cieli [mt 13, 44; mt 11, 12].