implicazioni e problemi della distinzione tra dio e il principio
1.] la posizione speculativa
epistemica della distinzione tra dio e il principio [l'esistenza o essere], per la quale dio è causato
dall’esistenza, è implicata [indirettamente] anche dalla distinzione
tra dio e altre realtà eterne [causate, come dio, dal principio], come in
platone, aristotele, e anche eraclito [che distingue tra l’uno, il fuoco, il
cosmo eterno e dio/il fuoco è concetto di retorico, il cui termine di
riferimento scientifico può essere la fonte], oltre che da tutto il pensiero
greco [dice eraclito nel libro "dell'origine": "questo cosmo non lo fece nessuno degli dei ..., ma sempre era, ed è, e sarà":
frammento 2/secondo la razionalità epistemica questa
affermazione è sufficiente per affermare, come secondo
aristotele, che il cosmo è eterno. il cristianesimo dice che il
comso è creato. quindi esistono sia il cosmo eterno sia il cosmo
creato].
2.] se non esistono altre realtà eterne, oltre a dio, si verifica la
realtà concepita dalla teologia tradizionale:
a.] prima della creazione, in
assenza del creato, esiste solo dio, che è soggetto.
b.] dio crea l’uomo.
c.] come dio esiste unicamente,
da solo, senza il creato e un mondo [eterno], così con l’uomo dio dovrebbe esaurire la creazione,
creando l’uomo dentro di sé [come esiste solo dio, così dio
dovrebbe creare solo l'uomo, e non anche un mondo].
d.] invece dio crea, insieme
all’uomo, anche il mondo [mondo/cosmo creato], e pone l’uomo dentro il
mondo/nel mondo.
e.] il mondo creato [cosmo] è
quindi senza una base eterna di riferimento ipostatico [non esiste il mondo
eterno nella teologia cristiana tradizionale], e per questo la teologia
tradizionale cristiana, senza poter giustificare il mondo in base a un
eterno-mondo [ipostasi e fondamento], parla del creato [uomo e mondo] come frutto …
e1.] di genio divino,
e2.] di creatività,
e3.] di fantasia,
e4.] quindi di “mistero”.
3.] la conseguenza di tale concezione è che:
a.] come non esiste mondo eterno,
tecnica eterna, ecc., così nulla garantisce all’uomo che dopo la morte egli
ritroverà il cosmo, la tecnica, ecc..
b.] la bibbia parla di “cieli e
terra nuovi” [ap 21, 1], ma niente garantisce che in questi "cieli nuovi" ci siano ancora le
galassie, le stelle, i pianeti, ecc..
c.] la teologia tradizionale dice
che in paradiso ogni cosa buona terrena viene ritrovata e conservata, ma essa
viene anche trasfigurata, e si presenta in “forma nuova”, e nulla garantisce la
“struttura” di questa novità.
d.] il paradiso è quindi mistero,
perché senza fondamento eterno.
e.] dio stesso non è conoscibile tramite l'uomo: le forme
dell'uomo non appaiono necessarie, ma sono "create con fantasia", e
quindi dio potrebbe non averle. ciò contraddice la parola della
bibbia che dice che l'uomo è a immagine di dio.
4.] nell’episteme invece, [coerentemente a questa parola della bibbia], ad esempio, …
a.] poiché esistono il cosmo eterno e la tecnica eterna, …
b.] così l’uomo è certo che in
paradiso ci saranno il cosmo e la tecnica creati, rinnovati, ma di “stuttura”
“conosciuta”.
c.] come è l'uomo, così è dio, perchè l'uomo è a immagine di dio.
d.] come l'uomo è simile a dio, come l'uomo è in un
mondo, così dio deve essere in un mondo, e il mondo di dio
è eterno. così per la tecnica.
e.] ma se oltre a dio esiste anche un mondo eterno, dio e il suo mondo
eterno sono determinati da un principio esterno ad essi, anche a dio.
f.] tutto questo è una conseguenza del principio epistemico di analogia.
5.] il problema, nella distinzione
tra dio e il principio [distinzione su cui si basa l’impianto
speculativo dell’episteme], è che essa contraddice la definizione tradizionale
di dio come dell’ente che è necessario in quanto deriva da se stesso e non è
causato da una realtà ad esso esterna. il problema nasce dal concetto
tradizionale di dio. questo concetto, come si dimostra, è anche contraddittorio.
6.] ...
a.] generalmente nella storia del
pensiero, se un ente è causato, è un ente inferiore.
b.] l’ente, che causa, è
considerato “maggiore”.
a.] viene definito “dio”
l’assoluto, cioè ciò che causa e non è causato.
b.] per questo la filosofia graca
è “statica” [prima di plotino], perché concepisce molti eterni, ma non può dire
che questi eterni sono causati. ciò che è causato è creato, o comunque non è
eterno, o è inferiore. in platone, esistono l’uno, le idee e il demiurgo. se il
demiurgo è causato, esso è inferiore, quindi non è causato, eppure tutto
dovrebbe derivare dall’uno.
c.] plotino concepisce il
concetto di causalità dell’eterno: dall’uno promanano le differenti ipostasi
delle emanazioni, esse sono eterne, ma causate.
d.] l'evoluzione è il concetto
moderno, per il quale ciò che viene dopo è perfetto, ed è di maggior pregio di
ciò che viene prima, anche se questo causa ciò che viene dopo.
e.] l’episteme concepisce dio
come ciò che viene dopo, è causato, ma è
ciò che è di maggior pregio, secondo l’evoluzione
e, prima, una emanazione rovesciata, per la quale il dopo è
più perfetto del
prima [contrariamente a quanto detto da plotino]. il prima inoltre non causa il dopo, ma tutto il processo
è posto/sovrastato dall’esistenza,
essere sovrastante, che è “neutra”, non ha pregi, è
una pura necessità ad esistere, la
cui struttura produce la complessità dell’essere fino a
dio, massima
complessità dell'essere.
7.] come si vede, il concetto
epistemico di dio non contraddice il concetto tradizionale di dio, ma pone
nuove ipotesi sull’evoluzione, sull’emanazione, e introduce il concetto di
causalità dell’eterno, come di un eterno causato ma più perfetto della sua
causa:
a.] eterno ciò che causa [il principio].
b.] eterno ciò che è causato [dio].
c.] eterno è il processo della
causazione [la complessificazione dell'essere].
d.] il risultato della causalità
è la perfezione in dio.
e.] dio non è più il concetto
retorico di un ente che è perfetto in quanto causa di se stesso, e causa del creato. senza contare
che in questo caso la perfezione di dio viene definita in rapporto alla
creazione, ciò che non può essere vero, essendo la perfezione di dio tale da
prescindere dalle creazioni da parte di dio. la perfezione di dio è causata dal fatto
che in dio si concentrato tutte le emnazioni dell’essere. dio non è causa della
propria perfezione. questo concetto di auto-causalità non solo è retorico, ma è
anche contraddittorio:
a.] se dio causa se stesso,
b.] è concepibile dio, come causa, separatamente
dall'effetto della propria auto-causalità.
c.] quindi il dio-causa è
separato dal dio-effetto,
d.] e poiché il dio-effetto è
perfetto,
e.] il dio-causa sarebbe meno
perfetto, e come tale causa del perfetto. le contraddizioni sono due:
e1.] un dio-causa imperfetto [perché
il dio perfetto è il dio-effetto].
e2.] un dio-imperfetto che
genererebbe il dio-perfetto, secondo la circolarità del processo auto-causale.
8.] queste sono le contraddizioni
della circolarità del concetto di auto-causalità di dio come ente che determina
se stesso e la propria perfezione, il concetto tradizionale di dio-assoluto,
che non è scientifico, ma retorico e religioso.