critica della
concezione neoparmenidista dell'etica [della negazione
neoparmenidista della
prassi]
1.] il concetto centrale di questo paragrafo è complesso.
2.] non si è inteso dire che con questo concetto si è
dimostrata la validità dell’etica, anche se questo concetto va in questa
direzione dimostrativa.
3.] severino non vuole essere [evidentemente] un filosofo
immorale. egli è consapevole dell’importanza dell’educazione per l’uomo [per il
giovane], ma speculativamente nega il valore dell’etica.
4.] in questo paragrafo si sostiene che le due cose sono
inscindibili:
a.] non si può separare la “buona educazione del giovane”
[essendo l’educazione di pertinenza dell’età infantile e adolescenziale] dalla
concezione speculativa dell’etica.
b.] negato il fondamento dell’etica, il quale è [si dice
qui] necessariamente teoretico [quello che il neoparmenidismo nega, con la sua
critica della filosofia della prassi, e con la negazione del divenire,
fondamento della libertà, della volontà, della scelta e della decisione, e
quindi con la negazione della morale], si nega necessariamente il fondamento
dell’educazione, di ogni educazione, della crescita morale del giovane.
5.] due sono i punti fondamentali di questa tesi:
a.] l’uomo, come bambino e poi come adolescente [soprattutto],
necessita costitutivamente dell’educazione per la sua crescita adulta [la
morale come condizione per divenire adulti].
b.] il giovane, condizionato dall’educazione [che sempre
presenta aspetti repressivi, rinuncia al piacere e esortazione/costrizione al
sacrificio] necessita di sapere il senso
dell’educazione.
6.] il neoparmenidismo nega questo senso, e quindi è
negazione di ogni educazione, del valore dell’educazione, risultando quindi
sistema teoretico immorale e diseducativo.
7.] severino direbbe che il neoparmenidismo non può essere
definito immorale, perché si pone al di là dell’etica.
8.] questa appare come una posizione speculativa non corretta.
9.] chi opera il male non può amettere di operare il male.
chi opera il male dirà di operare il bene, e quindi chi operai il male dirà ad
esempio di essere a-morale, e di essere al di là del bene e del male.
10.] ma se la condizione terrena, attuale, più semplicemente
“propria” dell’uomo, è quella morale, come detto nel punto a.] di 5.][si
consideri che questo punto dice che l’aspetto pratico della morale è
inscindibile da quello teoretico puro, legato al senso dell’etica, senso che il
giovane richiede per accettare la repressione, come sua giustificazione],
allora ogni forma di superamento di questa condizione è sua negazione, per cui
ciò che è a-morale, in quanto non è morale, è necessariamente im-morale.
11.] si possono forse ipotizzare alcune spiegazioni a carattere psicoanalitico sottostanti il neoparmenidismo.
esso potrebbe essere la forma inconscia di razionalizzazione di una critica rivolta all’educazione
ricevuta [non accettazione della], protesta che assume a negazione di questa
eduazione, come svuotamento delle ragioni del suo senso allo scopo di
giustificare la trasgressione, che nel neoparmenidismo assume la forma della
liberazione della potenza, della violenza, della tecnica, quindi del peccato.
ciò viene poi censurato [censura della colpa] nella negazione del divenire. il neoparmenidismo è un
sistema immorale e diseducativo, e poiché è la massima forma di negazione del
senso dell’etica, esso è la massima forma del male. questo non solo, come dice
fabro, in senso eretico-speculativo, ma anche in senso strettamente “morale”:
a.] si nega l’etica.
b.] si libera il male.
c.] si nega l'etica per liberare il male.
d.] si può forse ritenere che tutta questa costruzione abbia
questo scopo: l'eterno e il divenire servono per negare dio allo scopo
di negare l'etica e liberare il peccato.
e.] questa costruzione sta a fondamento di ogni teoria che nega la
fede, come la psicoanalisi di freud, il darwinismo e altri sistemi.
12.] per la sua struttura di indulgenza verso il male e il peccato [la
violenza], il neoparmenidismo è funzionale a sostituirsi al
cristianesimo incontrando il favore dell'uomo occidentale, che
ricerca la perversione evitando la colpa.