commento ad articolo del corriere della sera “croce e gentile,
stranieri in casa” apparso in data 10 novembre 2009
1.] il neoparmenidismo si esprime
in modo spesso ingenuo, con proposizioni che severino comprenderebbe [ad
attenta analisi] essere non corrette, ma non le riconosce tali perché tutto il
suo sisteme si regge sull’errore, per cui ogni proposizione che lo caratterizza
o lo difende deve essere errata. così appare [in modo evidente] nell’articolo
in oggetto.
2.] in questo articolo severino risponde
ai suoi critici. per questi il neoparmenidismo è l’errore, e la verità è ciò
che severino chiama “Contenuto”.
3.] ma severino intende invece il
neoparmenidismo verità e Contenuto, e la posizione dei suoi critici “errore”.
4.] ma severino ammette per
ipotesi la tesi dei suoi critici.
5.] in questo modo egli afferma
che, se il neoparmenidismo fosse errore, si avrebbe comunque questa situazione:
a.] la verità [il Contenuto] è
definita solo come non-errore.
b.] quindi la verità dipende
dall’errore.
c.] quindi la verità pone
eternamente l’errore, l’errore sta [nella sua “magnificenza”, nella sua
“grandezza”] in eterno davanti alla verità, che la verità pone, è condizione
della verità, anche fondante. anche per questo l’errore non potrà mai essere
separato dalla verità, e cadere.
d.] ne consegue che è impossibile
criticare, confutare, far tramontare l’errore, per cui lo sforzo dei critici è
vano.
6.] si tratta di proposizioni chiaramente erronee. rispettivamente [critica a ogni proposizione …] …
a.] nell’episteme la verità è
stata definita come teoria della realtà necessaria, teoria del creato, teoria
della relazione tra realtà necessaria e creato. l’errore nasce in questa
relazione, come male e peccato, disordine e caos nell’universo e nell’uomo. per
la parte in cui la verità è teoria della realtà necessaria, è dimostrato come
la verità, senza la relazione tra necessità e creato, non dipende dall’errore.
è pura positività senza errore. quindi la verità non si costituisce in
dipendenza dall’errore.
b.] la verità non dipende
dall’errore. la definizione della verità non è solo A = NON [NON-A], ma è anche
semplicemente A. la definizione negativa di A è una pura tautologia [DIO = NON
[NON-DIO]], ma non esiste il NON-DIO.
c.] è vero che l’errore è posto
come eterno, ma dopo l’apocatastasi l’errore viene separato dalla verità [come
dice il vangelo di matteo: “la zizzania legatela in fastelli per bruciarla,
mentre il grano deponetelo nel mio granaio": mt 13, 30], mentre nella dimensione terrena la
verità sta unita all’errore, solo provvisoriamente, come dice il vangelo [“non separate il grano dalla zizzania,
perché non accada che, sradicando la zizzania, sradichiate anche il grano”:
mt 13, 29][si tratta di passi evangelici molti avanzati teoreticamente.
si fa uso del principio di non contraddizione - l'uomo fuso col demone
-, e addirittura si elenca quello che potrebbe essere l'ordine
sequenziale della separazione futura apocatastica del demone dall'uomo
salvato: "cogliete prima la zizzania ... il grano invece ...": mt 13, 30.]
d.] dopo l’apocatastasi l’errore
[il demone] viene infernalizzato, ovvero separato in eterno dalla verità, e
fatto cadere. l’uomo in paradiso non può più peccare [“non posse peccare”: s.
agostino].
7.] accade così che l’errore sia
eterno [all’inferno], e realmente la verità [le anime beate] è costituita
eternamente in relazione all’errore [beati a fronte dei dannati], ma l’errore,
separato dalla verità e infernalizzato, posto all’inferno, non è certamente
“magnificente” e “grande”, bensì è collocato nel dolore eterno, pur essendo
termine per la definizione della verità. la ricerca epistemica ha sempre
pensato che i dannati non sono annullati proprio perché di essi hanno bisogno i
beati: questi, per il loro costituirsi, necessitano della distruzione eterna
[infernalizzazione] dei dannati.
8.] a questo punto
dell’argomentazione, si effettua il seguente esperimento mentale:
a.] si immagini di attribuire a
lucifero il neoparmenidismo [anzi, questo stesso discorso di severino].
b.] il risultato è che il
neoparmenidismo si rivela essere il pensiero perfetto [proprio] del demone.
c.] anche il demone [l’errore]
spera di essere eterno [lo sarà], e cerca di essere condizione [magnificente]
della verità [dio]. spera di essere condizione per il costituirsi di dio [se
non può sostituirsi a dio]. cerca di “stare”:
c1.] come “sta” la verità.
c2.] come “sta” l’errore
condizione della verità.
c3.] così potrà “stare” l’errore,
cioè non cadere.
9.] così tutto il
neoparmenidismo, che è la risposta del demone alla propria angoscia per il
proprio destino infernale. la morte per l’uomo. nel neoparmenidismo è
costituito il pensiero del demone, come difesa dalla sua condizione, come
espressione dei suoi desideri [la tecnica come salvezza], come sistema
speculativo volto a criticare il principio di non contraddizione [per il quale
la condanna e la condizione futura del demone sono irreversibili]. si osserva
infine che severino ha sempre negato la verità, definita episteme, ma ora lui
dice che il neoparmenidismo è la verità. ha sempre detto che l’uomo si
costituisce come errore, ma nega che il neoparmenidismo sia errore. sono le
contraddizioni di un pensiero che, essendo errore, non può essere lineare e
coerente. è una forma di censura.