proposizioni sulla struttura
psicoanalitica del neoparmenidismo
1.] il neoparmenidismo è un sistema adatto a uomini già culturalmente
formati e educativamente strutturati.
2.] in un adolescente può provocare un blocco del processo di crescita
educativa [negandosi il senso dell’etica], e la sua spersonalizzazione, con il
concetto secondo cui l’uomo è errore, potenza e dominio.
3.] esso [definito in una storia della filosofia italiana “pensiero
minaccioso”] è un pensiero che provoca stati di paura e di ansia, specie nei
giovani, inducendo in essi comportamenti pseduo-difensivi come il nomadismo.
4.] scardina i fondamenti della fede.
5.] produce nichilismo in chi si forma ad esso:
a.] da un lato, chi si forma ad esso tende a decostruire in pensiero
[le certezze].
b.] dall’altro, spesso il soggetto non può accettare/accogliere la
ricostruzione neoparmenidista del sapere.
6.] negandosi l’etica, nega l’impegno al bene, il senso dell’azione,
blocca la storia e il comportamento morale, con un concetto di “eternità del
tutto” che “paralizza” l’essere e la storia.
7.] infatti:
a.] la storia non è un concetto, ma è una pulsione.
b.] questa pulsione si proietta nel concetto di divenire [non è il
divenire che provoca l’azione, ma è l’azione che si proietta nel divenire].
c.] ma, negandosi il divenire, severino nega il senso dell’azione,
chiamando tutte le opere dell’uomo “errore” e “follia”, svuotandole di senso e
identificando anche il bene e l’amore alla violenza. ciò può appagare
intellettivamente severino, ma per l’adolescente che si forma appare desolante.
8.] il pensiero di severino “minaccia” l’uomo con un concetto di
tecnica volontaria, personale, ma indipendente dalla volontà dell’uomo, e poi
colpevolizza l’uomo per questa potenza sfuggita all’uomo, che l’uomo può neutralizzare
negando il divenire.
9.] ma il divenire rimarrebbe come pulsione. ne consegue:
a.] che si avrebbe una pulsione senza concetto, cioè senza riflesso nel
divenire, senza ragione e senza ideologia.
b.] la potenza della tecnica rimarrebbe come pulsione.
c.] e rimarebbe non più a causa del divenire, ma sotto la protezione
del destino, che rivelerebbe all’uomo la necessità della potenza, del dominio e
della violenza, e quindi al loro “bontà”.
10.] ne consegue che si avrebbe la definizione del male come il bene.
non però chiamato male, in quanto posto al di là del bene e del male.
11.] è evidente in questo pensiero l’azione del demone che:
a.] fa cadere l’uomo nel peccato.
b.] lo protegge dalle sue conseguenze morali [negandosi l’etica e dio].
c.] si prospetta per tutti gli uomini, a prescindere dal comportamento immorale,
la salvezza [gioia, gloria].
d.] si incoraggia il male, perché, tolto il divenire, rimane la
pulsione, e la pulsione non è più fermata [scoraggiata] dal deterrente del
giudizio morale e soprannaturale divino, che spinge al bene e all’amore [definiti
da severino forme di violenza, perché severino li identifica al divenire, “lacerazione
dell’essere”].
12.] il demone abita il pensiero dell’uomo e lo filtra, comandandolo
nell’inconscio. esso si trova bene nel neoparmenidismo, perché …
a.] negandosi dio e il divenire, si nega il suo destino infernale.
b.] promettendosi a tutti la felicità, la si promette non solo al
malvagio [che non soffre], ma anche al demone.
c.] edificandosi la civiltà della tecnica, il demone può sognare di
trovarsi in paradiso, proiettandolo in essa.
d.] la Tecnica è il cristo da cui il demone spera la salvezza.
e.] il demone fa cadere l’uomo nel peccato [negandosi il senso dell’amore,
e quindi della carità], e quindi il demone trova in ciò il proprio appagamento/rilassamento
[mt 12, 43-45][nella caduta dell’uomo].
13.] ...
a.] per un professore universitario il neoparmenidismo
può sembrare
una proposta intellettuale positiva,
b.] per un adolescente questo
pensiero
potrebbe essere diseducativo e anche forse profondamente fonte di
alienazione, di angoscia e di un atteggiamento non corretto verso la
vita e il prossimo.