considerazioni su una concezione speculativa
del buddismo
1.] secondo il buddismo l’uomo espia nella propria vita,
nella prigionia del proprio corpo, vite precedenti, in cui l’uomo si è
macchiato di colpe [non si conosce il nome di tale concezione, forse è la metempsicosi].
2.] ciò dimostra che la mente umana, come con la modernità,
può collocare l’uomo [per allucinazione cognitiva] nell’al di là, avendo la
mente la mappatura dell’Intero.
3.] la concezione buddista infatti rispecchia la concezione che
il dannato avrà per se stesso, come colui che espia le colpe della vita
terrena, la quale è adesso.
4.] come il dannato dirà “espio ciò che ho vissuto prima”,
così l’uomo moderno si colloca già nell’al di là, e può così formulare la
concezione buddista, parlando di una vita precedente [che è in realtà l’oggi,
al di qua, rispetto al domani dell’al di là].
5.] la concezione buddista conferma cioè che l’uomo, come
nella modernità, può retrospettivamente collocarsi già nell’al di là, e postosi
nell’al di là, vive le vite precedenti [secondo il buddismo] come il dannato
vivrà nel ricordo della dimensione terrena, la quale è ora.
6.] il buddismo cioè dimostra la concezione epistemica, e la
parola paolina [2 tim 2, 18: “… i quali
hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta …”]
secondo cui l’uomo può sentirsi come già risorto, cioè al di là del bene e del
male. a ciò serve il trapasso epocale, nel quale l’uomo [nel 2000 d.c.] “risorge”
proiettivamente.
7.] in particolare l’uomo vive …
a.] se ricco, come già salvato, nell’al di là.
b.] se povero, come già dannato, nell’al di là.