commento ad articolo di galli della loggia
"quelle distanze con la chiesa" apparso sul corriere
della sera in
data 30 agosto 2009
1.] in questo articolo, galli della loggia afferma che
secondo la sensibilità di alcuni credenti non è essenziale, anche in senso
storico, e quindi è attualmente solo accessorio, alla Chiesa, il suo carattere
istituzionale.
2.] questo aspetto della crisi della fede è legato anche all’incapacità
della teologia tradizionale di elaborare una teologia dell’istituzione, e ciò
essa non può fare, perché l’istituzione è sempre una forma di stato, il quale è
forma della tecnica: la teologia tradizionale considera il creato una invenzione
di dio, e quindi non può considerare, come eterno carattere di cristo, e del
suo corpo, la tecnica.
3.] in alcune espressioni della teologia tradizionale si dice
anche che la chiesa [il vaticano] “non è uno stato”. se fosse uno stato, il
concetto in sé dello stato sarebbe legittimato, ma esso viene invece
storicamente svalutato: in tale svaluzione può essere nascosta una forma
inconscia di tecnofobia. la tecnofobia non è una malattia, essa è dovuta al
fatto che [su questo punto occorre elaborare un apposito paragrafo] l’inferno è
anche tecnologico, e la civiltà della tecnica oggi presenta l’aspetto infernale
della tecnica.
4.] così, anche, l’uomo religioso, e in particolare il
sacerdote si sente a disagio, perché egli è “costretto” nelle “maglie dell’istituzione”: questa “maschera”
imprigiona i vescovi, ed è l’aspetto penitenziale della tecnica: tecnica come
purgatorio [la tecnica è paradiso, purgatorio e inferno].
5.] è invece quindi essenziale alla chiesa il suo carattere
istituzionale, essendo la chiesa forma della tecnica, di cui il tempio è il
vertice.