proposizioni sul progresso/commento alle filosofie di saint-simon,
fourier e proudhon
1.] nell’episteme, facendosi leva sulla steleologia, il
progresso esiste e può essere perfetto e assoluto, a due condizioni:
a.] ogni uomo è cattolico;
b.] tutti gli uomini realizzano il cristianesimo sulla
terra.
2.] saint-simon formula quello che è un comune pregiudizio
del tempo attuale. come egli dice che la storia è continua successione di
epoche organiche ed epoche critiche [abbagnano e fornero], così oggi si ritiene
che la storia sia una continua, ininterrotta serie di cambiamenti, quando
appare evidente, e gli stessi studiosi dicono, che la civiltà della tecnica è
una tappa ultima e definitiva, dalla quale non si può più uscire [si dice che
il cambiamento attuale è irreversibile]. quindi:
a.] da un lato, si dice che la storia è un cambiamento
continuo, per superare e rendere inattuale la morale tradizionale.
b.] quando però si supera la morale tradizionale e si
affermano valori tradizionalmente immorali, non si dice che potrà accadere
qualcosa di sempre nuovo, o nuovi valori, ma si sottointende che il tempo dei
nuovi valori [tradizionalmente immorali] è proprio qullo definitivo [come la
civiltà della tecnica].
3.] l’idea del cambiamento continuo è quindi una falsa idea,
che serve solo per spostarsi al di fuori della tradizione. una volta al di
fuori della tradizione, l’uomo non ha interesse al “nuovo” [cosidetto “nuovismo”].
4.] fourier afferma l’esistenza del progresso e della
provvidenza. di ciò si è detto al punto 1.].
5.] proudhon pone la storia sotto l’idea della giustizia.
ciò fa capire il senso dell’attuale giustizialismo. si tratta [come per il
capitalismo] di una delle tante ideologie intese come surrogati della verità.
quando l’uomo agisce al di fuori della verità, esaspera una particolare idea
che ne possa costituire un sostituto.
6.] il giustizialismo di proudhon è molto importante, perché
si è detto che l’uomo deve essere selezionato da dio per essere da dio
giudicato adatto al paradiso [non solo e non tanto nel senso di essere adatto o
non adatto, ma secondo il grado di adattamento al paradiso, che è la misura
della santità commisurata alle azioni: mt 16, 27], e tale giudizio avviene nel
giudizio universale. ecco quindi che appare corretto il giustizialismo, inteso
come dominio della storia e della vita da parte dell’idea di giustizia, a condizione
che i giudici interpretino la giustizia come fondata su cristo.
così ogni tribunale deve essere immagine del giudizio universale.
7.] condizione perché ciò avvenga è che il
magistero
ecclesiale riconosca che a cristo appartiene anche il potere temporale,
da
esercitare da parte dei laici [politici] in nome di cristo senza la
mediazione
da parte della chiesa, ma direttamente da parte dello stato, il quale
ha il suo
modo specifico di comunicare con dio, e anche di rendere culto alla
“divinità”, che è cristo considerato dal
punto di vista della ragione concettuale, non
della fede. lo stato è laico perchè fondato su dio inteso non
secondo la fede ma secondo la ragione.