trattato di estetica automobilistica
INDICE
introduzione
cap.1: definizione di elemento
estetico e di elemento inestetico. esempi
cap.2: la forma neutra e la forma
particolare [“carattere” o “caratterizzazione”]. linee dritte, curve, miste.
esempi
cap.3: il problema del rapporto tra
estetica e funzione [“funzionalità”]. un esempio
cap.4: cos’è il lusso in estetica. il
problema della produzione in serie delle concept car.
cap.5: definizione del concetto di “lusso di
massa”. l’automobile del futuro: il “modulo-vettore”
cap.6: il
potere economico
dell’estetica. giuslavoristi e designer: il ricatto alle sezioni
stile delle
imprese automobilistiche.
la figura aziendale dello “svem”
[supervisore
all’estetica dei modelli]
cap.7: esempi di forme estetiche e
forme inestetiche. esempi di automobili
esteticamente “perfette”
conclusioni
introduzione
“de gustibus non disputandum”, dice il detto latino, forse
di origine medioevale [come si apprende su wikipedia]. in realtà, circa
l’estetica delle forme [di una donna, o di un uomo, di un quadro o di un
automobile], alcune volte si è d’accordo. per questo i gusti in fatto di
estetica [riguardanti il “bello”] sono anche universali, ed è per questo che
quasi tutti sono d’accordo circa il fatto che un’opera sia un capolavoro, e
solo i capolavori, secondo quasi stringenti criteri, sono ricordati e finiscono
nelle enciclopedie.
inoltre si può dire, con una certa sicurezza, che il
capolavoro dell’arte è prodotto quasi sempre da un genio, o comunque è sempre
frutto sì anche di spontaneità, ma sempre di grande impegno, e di notevole
ingegno. se poi un uomo è un genio, egli saprà creare l’opera d’arte
immediatamente e anche senza fatica. la differenza tra l’arte moderna e l’arte
passata sta proprio nell’impegno: la seconda vuole inquadrarsi in criteri che
sono ricchi di cultura [la divina commedia è una sintesi di tutto il sapere che
precede dante, e chi questo sapere non lo conosce non può né comprendere, né
studiare e apprezzare la sua opera]; la prima si mantiene libera dalle forme, e
può essere frutto più di spontaneità che di rigoroso impegno [preceduto dallo
studio].
c’è un parallelo che si può fare tra forme estetiche di un
automobile e forme estetiche di una donna: entrambe sono forme; entrambi i
corpi sono propri di “macchine” [tale è il corpo umano, come dice cartesio; e
anche l’anima ha la sua forma e funzione, come lo spirito]; in entrambi gli
“oggetti” ci sono parti belle e possibili parti non belle. questo studio
intende cercare criteri “oggettivi” del bello, come si è detto che è possibile
fare, perché un automobile molto bella piace alla maggior parte delle persone e
perché, appunto, non tutte le donne sono ammesse come modelle, o considerate
“di bella presenza”. quindi, al di là del detto latino, in realtà esiste la
possibilità di definire in modo oggettivo il bello e il brutto.
perché questo trattato ? perché l’industria automobilistica
è una delle più importanti di una nazione, per fatturato e numero di posti di
lavoro; dalla sua prosperità ne può dipendere quindi il futuro, e credo di aver
intuito che il successo di un modello non dipende più dalla tecnologia, da esso
racchiusa, che [pur frutto di sforzi da parte di ogni casa] è ormai identica in
tutti i modelli: dipende dall’estetica. questa diviene anche appositamente resa
“brutta” per politiche commerciali o perché una casa automobilistica [come
un’intera nazione] viene “ricattata”; il “bello”, che in sé “non costa nulla”,
viene “fatto pagare”, con alti prezzi, perché considerato di lusso, e quindi da
rendere raro [quanto costa piegare una lamiera in un modo o in un altro ? in un
modo, viene piegata come forma bella, in altro modo, viene piegata come forma
brutta: il costo è identico]. poi c’è anche la questione dei modelli: voluti e
imposti ai designer appositamente come “brutti” dalle dirigenze e dalle loro
politiche commerciali, sia per non far competere tra loro i diversi modelli di
una casa, sia perché si è ricattati e non si vuole disporre appositamente di un
modello troppo competitivo.
la tesi dello scritto è che dalla sola estetica dei prodotti
di una industria nazionale, come può essere, importante, quella
automobilistica, può dipendere il successo competitivo di un intero sistema-paese:
i criteri dell’estetica vanno quindi studiati, perché si sappia in modo “oggettivo”
ciò che incontra il favore del consumatore e ciò che da lui verrà senz’altro
scartato.
cap.1: definizione di
elemento estetico e di elemento inestetico. esempi
un elemeno estetico è qui detto una forma bella, in contrapposizione
all’elemento inestetico [causa di inesteticità], che è una forma brutta. si
riportano due esempi, dell’uno e dell’altro tipo [quattro elementi brutti e due
elementi belli], e si cercherà da questi esempi di trarre una definizione di
bello e di brutto.
gli elementi brutti sono: la mascherina e il fanale
anteriore della lancia Y e i fanali della lancia delta e della mercedes classe
A. gli elementi belli sono la mascherina della nuova lancia Y e l’“innesto” del
cofano anteriore della stessa nel corpo complessivo della macchina.
gli elementi brutti sono qui definiti “a spicchio”, “a
unghia”, “a cerotto”: sono forma estetiche calate sopra l’oggetto-massa [il
grosso del corpo dell’automobile], e in esso inserite in modo “esteriore”, come
innestate in modo disarmonico [come se fossero appiccicate sopra di esso come
figurine o adesivi]. gli elementi belli, invece, presentano continuità armonica
e organica con l’oggetto-massa.
un elemento bello può essere definito quindi dalle seguenti
caratteristiche [tra le molte che qui non si è in grado di definire]:
1.] presenta continuità estetica [e quindi armonia] con
l’oggetto-massa;
2.] è esso stesso un elemento bello, anche considerato
separatamente;
3.] il bello è definibile come forma compatta, organica,
affusolata, aerodinamica, lineare, esteticamente compatitile con l’insieme.
negli
oggetti brutti in figura ciò non è evidenziato: sembrano entità poste sopra in
modo non continuo e non compatibile [appunto: “spicchi”, “unghie”, “cerotti”]. la lamiera viene piegata “per fare spazio” ad essi, ma
l’insieme appare come una forzatura artificiosa, che non corrisponde a un
concetto organico e armonioso d’insieme. come si dirà, questa forzatura può
essere il “carattere”, non neutro, della forma, carattere che può intercettare la
personalità del consumatore. ma questo carattere deve essere disegnato come bello.
a volte invece risulta brutto. è fondamentale considerare che la mascherina
bella evidenziata non costituisce l’evoluzione della mascherina brutta: la
prima poteva essere disegnata molto prima e al posto della seconda. ciò non è
tanto evoluzione, ma piuttosto ritardo, perché la forma della Y vecchia, in
figura, appartiene più agli anni ’90 che agli anni 2000.
un elemento brutto è quindi un elemento:
1.] disarmonico nell’insieme;
2.] brutto in se stesso;
3.] ciò che è brutto è ciò che non appare organico, lineare,
affusolato, aerodinamico, armonico, in equilibrata proporzione con le proprie
parti e con l’insieme.
è difficile definire con concetti astratti ciò che è bello e
ciò che è brutto. l’occhio però sa distinguere i due tipi di forme [estetica e
inestetica]. ciò dipende anche dall’intelligenza del soggetto.
cap.2: la
forma neutra e la forma particolare [o “caratterizzazione”]. linee dritte,
curve, miste. esempi
la forma neutra è quella definita come esteticamente
perfetta. se ne mostrano alcune, per poi spiegare dagli esempi il concetto.
seguono quindi esempi di forme neutre, o “perfette”.
le forme neutre sono forme belle senza carattere.
successivamente si mostreranno forme dotate di carattere. queste ultime sono forme
“particolari”. quindi le forme neutre non sono particolari. queste forme, in
figura, hanno caratteri simili: sono tutte affusolate, come se fossero il muso,
o la coda, di un aereo. si mostrerà successivamente che il bello paga
economicamente, e il fatto che tipologie estetiche come la fiat marea berlina
non abbiano avuto successo [lo ha avuto il modello station wagon] è dovuto allo
stesso errore della lancia thesis: si è trattato di un automobile [con lo
stesso muso affusolato della bravo e della brava] di concezione piccola
[dimensionalmente], bella in sé, ma con una brutta coda.
un simile errore è stato compiuto per la fiat idea, troppo
stretta, e quindi troppo alta in modo non proporzionale alla larghezza. la fiat
idea poi ha sì un muso neutro, ma è questo troppo pendente [perché l’auto è
alta e va giù di strapiombo], ed è lo stesso della nuova multipla, che ora si
vedrà: l’errore della casa torinese [ora olandese] è stato quello di essere
passata dalla concezione-carattere della multipla [ancora attuale, si sostiene]
alla concezione-neutra, un cui svantaggio è quello dell’alfa romeo 164: così
neutra da apparire anonima. si mostrano ora forme belle dotate di carattere [o
“caratterizzazione”], e poi in seguito le critiche evidenziate. è questo il
tema della “perdita della forma”, evidenziato dai casi golf e lancia Y, con
caratteri, che sono archetipi, che vengono [forse appositamente, a causa di
politiche commerciali] abbandonati, e sostituiti con forme diverse e meno
efficaci [meno belle].
si riportano ora esempi di linee [con riferimento alla
struttura estetica dell’auto considerata nel suo complesso] di tipo: dritto,
curvo e misto. una tesi, qui proposta, è che una forma coerente deve per quanto
possibile evitare le forme miste, e laddove esse ci sono, devono essere
studiate molte bene. un esempio di forma mista coerente è dato dalla vecchia Y;
un esempio di forma mista incoerente è dato dalla nuova lancia delta. seguono i
rispettivi esempi di automobili con forme dritte, curve e miste.
cap.3: il
problema del rapporto tra estetica e funzione [“funzionalità”]. un esempio
nessuna forma di elemento funzionale [ad esempio: il
motore], a meno che non si tratti di un apparato puramente meccanico [come un
albero motore o un pistone; ma anche qui va fatta un’osservazione] prescinde
dall’estetica. quando si disegna un aeroplano, non solo lo si fa aerodinamico
per motivi tecnici [perché un muso “a cubo” non taglia l’aria], ma la consegna
della direzione è questa: “vogliamo un bell’oggetto” [non così, come si vedrà,
accade sempre per l’automobile, secondo mie supposizioni]. anche quando si
progetta la forma complessiva di un armamento, ciò che appare non è solo
strettamente funzionale. un carroarmato, come un missile, sono anche belli a
vedersi, e questo effetto estetico è voluto e studiato, e non corrisponde
strettamente alla funzione tecnica. quando apro il cofano, non vedo un motore
direttamente, ma il suo involucro: tutto è studiato perché ciò che appare alla
vista, anche se interno e nascosto, è comunque bello da vedere.
ecco quindi che
un'automobile ha due caratteristiche:
funziona [lo scopo di un automobile è che le ruote scorrano e
che l’involucro
porti persone e oggetti, e questo con comodità e in sicurezza];
ma è anche un
oggetto bello da guardare. l’osservazione aggiuntiva, di cui
sopra, è che anche
un pistone è bello da vedere, ma la sua forma non è
studiata esteticamente, ma
solo funzionalmente. eppure, anche in questo caso, il pistone è
bello da
vedere. questa corrispondenza spontanea tra funzione e estetica si
ritiene sia
un dato casuale, spiegato in base al fatto che la funzione è
“organismo”, e la
“vita” è sempre “bella”. così
argomenti simili valgono per uno degli strumenti
tecnologici più sofisticati: il computer. l’interno, pur
essendo puramente funzionale
[fatto di microprocessori e circuiti integrati], è molto bello
al vedersi, e l’esterno è sia funzionale sia bello da
vedere: questo
effetto è voluto e studiato.
ora, accade che l’estetica esterna può incidere sulla
funzione, e la funzione può incidere sull’estetica. si riporta un esempio che
mostra come una funzione, perché sia esteticamente efficace, è risultata nella
golf [anche quella nuova] sia funzionalmente che esteticamente inefficace
[è quello che chiamo “artiglio”]. su questa parte della golf del bagagliaio ho
sbattuto la testa almeno quattro volte [e ho perfino sanguinato, essendo essa tagliente]. in internet molti
consumatori hanno evidenziato e stigmatizzato questo errore, sia funzionale sia
estetico, che però è stato ripetuto nella nuova golf. l’effetto estetico e
funzionale è positivamente efficace, ma vale solo quando il
bagagliaio è chiuso. quando esso viene aperto, la parte qui evidenziata è sia
brutta che molto pericolosa [si pensi all’occhio]. si ritiene che sia stata
mantenuta perché altrimenti veniva stravolto l’effetto estetico complessivo
della parte posteriore dell’automobile [che perlatro è quella cercata dal
consumatore quando questo passa all’acquisto, dando minore importanza a questi
effetti secondari del prodotto in funzione]. l’elemento evidenziato è
configurabile come “disfunzionale condizionato”: esso è disfunzionale sia dal
punto di vista della funzione sia sotto quello estetico solo a condizione di
funzionamento [non a riposo] dei veicolo [condizione del bagagliaio aperto].
cap.4: cos’è
il lusso in estetica. il problema della produzione in serie delle concept car.
il lusso
è tema, economico, sociale e culturale, che riguarda non solo il
bello ma anche l’invidia. è un dato, quindi psicologico,
che corrisponde al
bisogno umano di distinguersi. ogni uomo potrebbe procurarsi una
ferrari. basta
avere in proprietà [magari ereditata dai genitori] una casa del
valore di
150.000 euro e venderla. non c’è quindi, nonostante
l’invidia, una barriera
[normativa] all’eccesso comune ai beni di lusso. un altro
esempio. un uomo, se
ha un lavoro in occidente, guadagna senz’altro almeno 10.000 euro
all’anno, e può
risparmiare qualcosa. può scegliere una villeggiatura di una
settimana al costo
in albergo di 60 euro a notte, oppure andare in un hotel di lusso per
una sola
notte, al costo di 1000 euro. quindi non esiste un divieto legislativo
al lusso
per il ceto medio.
il lusso per i prodotti può riguardare quattro aspetti
[possono essercene altri, che non conosco]: la funzione [non si può, senza
pagare molto, disporre del motore di una ferrari]; il materiale [una giacca può
essere di tessuto molto pregiato, e quindi costoso]; la marca [si fa pagare un
firma famosa: ad esempio, un vestito di valentino o di versace]; infine
l’estetica.
di questi elementi, il terzo e il secondo “non costato
nulla” dal punto di vista della produzione. un tessuto costa perché ad esempio è
raro [in natura, o perchè creato raro appositamente], e una tecnologia costa
perché è costosa intrinsecamente produrla [si pensi a una tecnologia
estremamente sofisticata].
invece, come
detto, la marca e l’estetica non costano nulla,
dal punto di vista della produzione. piegare una lamiera, per la forma
di un
automobile, in un modo [bello] o in un altro [meno bello] non costa
nulla.
eppure il bello viene fatto pagare di più. questa può
essere una delle ragioni
per cui non vengono prodotti in serie le cosiddette concept cars. ogni
concept
car è sempre un oggetto esteticamente bello:
venderlo in massa equivarrebbe vendere a basso prezzo un oggetto che,
per la
sua estetica, dovrebbe essere di lusso. un secondo motivo è
estremamente
delicato sotto il profilo politico-sociale. “mettere in
giro”, anche solo per
farle guardare [anche in modo raro, come le ferrari e le lamborghini]
le concept car equivale a incrementare di qualche punto
l’intelligenza
del ceto medio [parlo del quoziente di intelligenza]. un incremento di
esso
anche di pochi punti può avere questo effetto:
1.] contribuire a rendere il ceto medio meno condizionabile.
2.] ciò ad esempio da parte della pubblicità [che è fondata
sul potere di suggestione, e richiede una popolazione non troppo intelligente].
3.] ciò anche sotto il profilo politico.
il bello quindi deve essere tenuto nascosto: le concept car
non devono circolare per strada ! farle vedere significa affinare il senso
estetico, e così rendere la gente più intelligente, più sveglia, meno
condizionabile [da pubblicità e politica].
segue un esempio di concept car.
cap.5: definizione
del concetto di “lusso di massa”. l’automobile del futuro: il “modulo-vettore”
l’estetica, come nel design, non costa nulla. l’oggetto
bello ha un alto prezzo a causa dell’invidia. il ricco vuole essere uno dei
pochi a godere della bellezza. non si può proibire l’accesso ai prodotti per
legge: lo si fa aumentando i loro prezzo. l’equilibrio tra domanda e offerta
non c’entra. alcuni mesi fa un’importante casa automobilistica italiane di auto
di lusso ha detto che “i modelli saranno prodotti in numero contenuto”. questo
perché siano rari, e così considerati preziosi. non costerebbe nulla porre un
motore fiat [che cosa poco: come quello di una panda] all’interno
dell’involucro di una ferrari [che è anche leggero]: si vuole e si impone che
questo tipo di involucro [particolarmente bello perché aerodinamico] abbia solo
motori costosi e sia riservato ad un mercato di lusso.
il concetto di “lusso di massa”, che qui si propone, corrisponde ai seguenti
paradossi:
1.] direzioni di casa automobilistiche che dicono alle loro
sezioni stile: “vogliamo un modello bello ma non troppo bello, uno non troppo
bello, uno anche assolutamente non bello [cioè brutto]”.
2.] disegnatori che disegnano forme molto belle e a cui
viene detto che rimarranno nel cassetto perché si preferiscono forme brutte.
3.] case che scelgono modelli non troppo belli per “stare al
proprio posto” e non competere con modelli di case con maggiore potere
“politico” [nazionale].
4.] consumatori che non possono accedere alla bellezza
perché il bello, che, come si è visto, non costa nulla, viene fatto
appositamente pagare tanto, a causa dell’invidia dei ricchi [decine di milioni
di clienti che posso accedere solo a una “media bellezza”, per il capriccio di
poche migliaia di ricchi].
5.] sistemi-paese che crollano perché i modelli messi in
produzione [per centinaia di migliaia di prodotti della stessa serie] sono
brutti, o “per caso”, o perché voluti e imposti come tali, dalla casa anche
sotto il ricatto della politica [interna ed estera]. con gli spazi vendita dei
concessionari pieni di questi modelli rimasti invenduti [casi: libra, stilo,
marea, nuova croma].
qui non si propone una utopia: basterebbe far votare su un
sito internet ai consumatori i disegni delle sezione stile delle case
automobilistiche per sondare il loro gradimento e imporre “democraticamente” i
modelli più votati alle dirigenze. si pensi a cosa accadrebbe se uscissero dai
cassetti dei disegnatori i modelli che sono stati respinti dalle dirigenze …
il “lusso di massa” è appunto la vendita su larga scala di
beni dal “basso” [nella norma] contenuto tecnologico, ma con una estetica
allettante: come se i modelli della fiat, della lancia e dell’alfa romeo
fossero disegnati dai designer della ferrari e della maserati.
l’“auto del futuro”, che qui si propone, è detta
modulo-vettore. di seguito un modello.
il modulo-vettore presenta le seguenti caratteristiche [modello
berlina]:
1.] grandi dimensioni [5/6 metri di lunghezza per due metri
di larghezza].
2.] prezzo contenuto [non più di 10.000 euro].
3.] motore orizzontale [mio padre mi ha detto che esso è già
stato pensato anni fa. io non l’ho visto in nessuna rivista, né in rete, e non
ho letto di esso da nessuna parte]: i cilindri sono orizzontali e sono
collocati sotto i sedili.
4.] i due vani-cofano anteriore e posteriore sono solo per
apparati di sicurezza e per i bagagli [perché il motore sta sotto i sedili].
5.] le parti dell’automobile sono scomponibili [moduli][questo pone
un problema di meccanica e di resistenza agli urti], sia per ragioni estetiche
[i diversi modelli sono frutto di composizioni di diverse parti, dette moduli], sia per
facilitare ragioni a carattere tecnologico [posso aumentare le prestazioni
cambiando facilmente motore, cruscotto, ecc.].
c’è nel modulo-vettore un innovativo sistema di sicurezza
antinebbia e antivelocità: un segnale a impulsi che comunica con altre auto,
con ripetitori sulle strade e con i satelliti. esso:
a.] comunica agli altri automobilisti a che distanza sta
l’auto in caso di nebbia.
b.] comunica al sistema di rilevazione infrastradale la
velocità dell’automobile, in modo controllarla costantemente e da segnalare
eventuali infrazioni.
segue esempio grafico dell’involucro esterno di un
modulo-vettore pensato anni fa [disegnato da me] come possibile ammiraglia
della fiat.
[“fiat dantesca”].
cap.6: il
potere economico dell’estetica. giuslavoristi e designer: il ricatto alle
sezioni stile delle imprese automobilistiche. la figura aziendale dello “svem”
[supervisore all’estetica dei modelli]
perché i poteri forti [come qui si suppone] prendono di mira
i giuslavoristi ? perché una piccola modifica di un contratto nazionale di
lavoro può rendere più flessibile, e così più competitivo, l’intero tessuto
industriale di una nazione. essi quindi “vanno fermati” [dai poteri esteri, che
possono ricattare una nazione “debole” come l’italia]. lo stesso potere [come
si è visto] lo avrebbero i designer di una impresa automobilistica, che dà
lavoro [tramite l’indotto], in italia, a centinaia di migliaia di lavoratori. il
successo di una industria automobilistica dipende, come detto, dalle forme
dell’automobile, e da esso può dipendere la prosperità di un’intera nazione. ma
essi non sono ostacolati. infatti non hanno “potere”: i bei disegni che
propongono finiscono nel cassetto; le dirigenze richiedono modelli non troppo
belli, anche brutti, che non siano “troppo competitivi”: ai consumatori non va
“regalato” il bello e la casa, in termini di quote di mercato, deve “stare al
suo posto”.
ma può accadere [anche se lo si esclude per la maggior parte
dei casi] che un modello sia messo in produzione con errori estetici non voluti.
si mostrano tre modelli di automobili che si suppone abbiano provocato la crisi
della fiat nei primi anni 2000.
il supervisore all’estetica dei modelli [“svem”] è una
figura lavorativa, che io introduco, esperta di estetica automobilistica, che
corregge i disegni, evidenziando forme belle e forme brutte.
cap.7: esempi
di forme estetiche e forme inestetiche. esempi di automobili esteticamente “perfette”
conclusioni
si è sottointeso in questo piccolo trattato [che è uno
scritto realizzato da un consumatore di media cultura automobilistica] che è
possibile realizzare e produrre modelli automobilistici che possono sempre
incontrare il giusto estetico del consumatore, e anche venire incontro alle sue
esigenze di prezzo. occorre che il disegnatore conosca le “leggi
dell’estetica”.
si è detto che è possibile costruire il modello perfetto, e
che non è giusto che politiche commerciali impongano alle sezioni stile delle
case modelli “al ribasso”. in che senso non è giusto ? ne va anche
dell’economia di una nazione, se, come in italia, essa dipende tanto, sia
economicamente che per una questione di immagine e di prestigio internazionale,
dalla sua industria [storica] “di punta”: quella appunto automobilistica.
ma c’è di più. si riscontrano, al di là di quelle che
possono essere politiche aziendali, veri e propri difetti. ne faccio alcuni
esempi. una casa “forte” come la mercedes non è sotto ricatto. essa ha
sbagliato il frontale della vecchia classe A. mio padre non ha comprato un
modello volvo perché “troppo alto”, e un nuovo modello fiat perché “troppo
basso”. la golf invece [che ho fotografato nel saggio: quella con l’“artiglio”,
che tante botte mi ha dato …] consente un’opportuna regolazione del sedile, e
aveva in dotazione una vasta gamma di sedili.
ma queste sono questione tecniche, anche complesse. invece,
si può quasi dire, l’estetica è
“facile”. questo è quasi un “trattato da
bar”: la
gente al bar, se appassionata di automobili, sa distinguere ciò
che piace, alla
vista, da ciò che non piace. economicamente l’estetica
paga, e non è accettabile
che un’impresa, da cui può dipendere il destino di una
nazione, scelga [appositamente]
modelli brutti per le più diverse ragioni. alla fine, se prevale
la bellezza,
può accadere che l’impresa non venda molto. occorre allora
scegliere tra un
sistema economico che spesso premia ignoranza, invidia e bruttezza,
com’è il
capitalismo, e un modello di sviluppo alternativo.
[saggio creato nei
giorni 1 e 2 febbraio 2014]
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