confutazione del neoparmenidismo come commento ad articolo di emanuele severino "il mondo nasce da un
rifiuto. niente cambia, per l'eternità. ogni cosa è destinata a tornare: è questa la fonte del sapere" pubblicato sul corriere della sera in data 1 luglio 2013/metafora della
 cassettiera e paradigma della puntosfera [insiemistica epistemica]

 
1.] è una tesi epistemica che la metafisica tradizionale non ha gli strumenti concettuali per confutare il neoparmenidismo, e che né severino né i suoi critici sanno, in definitiva, che cos’è l’essere, di cui parlano.
2.] severino lo intende come l’insieme di tutto ciò che esiste: ogni ente, nell’esatta configurazione in cui appare, è eterno. quindi non è possibile la creazione dal nulla dell’ente, né il suo divenire [mutamento]. quindi non esiste un dio creatore [creatore dell’essere dal nulla].
3.] si introducono tre strumenti concettuali per confutare questa tesi.
4.] il primo è l’impianto fondamentale della metafisica epistemica: l’essere è astratto, e necessità ad esistere. esso non va rappresentato. com’è noto nelle tesi dell’episteme avanzata [tesi questa assente nella metafisica tradizionale, che identifica dio con l’essere semplice. per l’episteme invece dio sta al termine della necessità e del suo sviluppo, ed è massima complessità; tesi questa esclusa dalla teologia tradizionale, per non entrare “in competizione” con la complessità del mondo attuale], l’essere si caratterizza con l'origine del piano della necessità, piano su cui è collocato dio, e che esclude [all’inizio del ragionamento: l’incominciamento del pensiero] la considerazione del creato. l’essere è quindi pura ed astratta necessità ad esistere, e dio è la sua condizione logica di auto identità.
5.] l’essere è definito come “principio”, ed ha una struttura che è insieme monistica e dualistica:
 
a.] l’essere è uno.
b.] l’essere è autofondamento [fondamento di sé: fondato e fondante].
c.] quindi è uguale a se stesso e diverso da se stesso.
d.] condizione di coerenza del principio è l’esistenza del divenire come ente che insieme è identico a sé e diverso da sé.
 
6.] queste dunque le prime tesi che confutano severino: l’ente che appare diviene per consentire al principio la propria condizione di coerenza. come si osserva, senza questa premessa notevole [l’essenza del fondamento, che non sta in dio e che fonda anche dio], non si può confutare il neoparmenidismo.
 
metafora della cassettiera

cassettiera

7.] per severino l’essere [il piano dell’apparire] è, nella sua totalità attualmente non apparente, come una cassettiera i cui cassetti sono tutti aperti: emerge la totalità degli enti e di tutte le configurazioni del loro apparire [lo spostamento di un automobile dall’inizio della strada alla fine della strada, e così di tutti gli atomi dell’universo], che vengono infatti definite eterne.
8.] per confutare questo schema, si introduce il modello della puntosfera [che sta alla base dell’essere olografico e dell’universo olografico introdotti, in modo originale, dall’episteme].
 
paradigma della puntosfera

partetutto
 
9.] secondo questo paradigma, la parte interna al tutto deve anche essere identica al tutto, e questo sia dal punto di vista dello spazio [concetto di infinito attuale: l’infinito concentrato in un punto] sia dal punto di vista del tempo [concetto di eterno attuale: l’eterno concentrato in un istante].
10.] quindi tutta la cassettiera [il tutto secondo lo spazio e il tempo] è identica a un singolo cassetto [la parte secondo lo spazio e il tempo]:
 
a.] è possibile solo l’apparire isolato e finito di un singolo ente, perché in esso è concentrato il tutto, e se esso non divenisse, mutando configurazione, si avrebbero molte parti, e quindi molti “tutto” [ciò che peraltro la metafisica epistemica non esclude, per altre tesi].
b.] è possibile solo l’apparire isolato e finito di un singolo ente in un dato istante e quindi il suo immediato scomparire e divenire, perché in quell’istante si concentra l’eterno [eterno attuale], per cui non si ha un prolungamento dell’ente nel tempo, in quanto in quell’istante è concentrato  l’eterno [inteso come “il tutto secondo il tempo”].
 
11.] infine, c’è la considerazione della costante: nel divenire una parte rimane se stessa [la legna diviene cenere ma è la stessa sostanza/essere che da legna diviene cenere, così come l’uomo muta nel corpo ma non nell’autocoscienza, essendo l’anima eterna come semiretta, dal momento della sua creazione in poi]: questa costante è dovuta al fatto che la cassettiera/tutto è calata/“incarnata” nel cassetto/parte, per cui la parte si estingue [concentrandosi in essa il tutto e l'eterno, questo in un solo istante], ma il tutto, in essa calato/incarnato, rimane costante e non muta.